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Autore: fullmetalQUEEN    07/08/2007    6 recensioni
Central City, 2008. Artemis Goddwinn e Jay Darlow sono due alchimiste, in segreto. Amestris è governata da un tiranno di nome Pride, aiutato dai suoi scagnozzi, strani individui tutto marchiati dal segno dell'uroboro. Jay e Art decidono quindi di aprire il portale e tornare indietro nel tempo, esattamente nel 1922, per capire cosa è realmente successo. NOTA: Questo è una storia che non ha alcun collegamento nè con il film nè con la fine originale della serie animata.
Deserto caldo, deserto freddo. Era davvero sicura di odiare entrambi? O doveva fare distinzioni per quegli occhi così maledettamente simili eppure così diversi? Tremò di nuovo e, stavolta se ne accorse.
«Hai paura di me, non è così?»
Pairing un pò complicati, ma nel finale saranno sicuramente Win/Ed e RoyAi^^
Genere: Generale, Drammatico, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata! La Jay è tornata (NOOOOOO ndTutti) _ _" dai, stavolta è una fic seria ù_ù sono orgogliosa di questa storia per come sta venendo perchè ho deciso che sarà piuttosto malinconica (soprattutto per la storia delle due protagoniste)e il genere è, probabilmente, quello che rieco a meglio descrivere. La dedico con tutto, tutto, tutto il mio cuore alle ragazze che hanno commentato la mia prima fic, Quando il Fuoco diventa Acciaio, l'Acciaio diventa Fuoco e soprattutto alla mia amouV Love, alias Giulia, che non è altri che Artemis Goddwinn. La ringrazio tanto perchè mi sopporta sempre (il che non è facile XD) e perchè è lei che mi spinge a scrivere questa fic per cui sto sudando 7 camicie e 7 cervelli XD Ringrazio in partenza tutti coloro che perderanno quei 5 minuti per leggerla e spero di avervi incuriosito, almeno un pò, da spingervi a leggere il primo capitolo.
Cercherò di dare spazio a tutti i personaggi, bene o male. Kissu, 'tebayo <3

Prologo // La Scienza Proibita



Aveva sempre odiato i fast food. Ma senza di essi, sarebbe stata disoccupata, con una vita disastrata da mandare avanti. Scuola e lavoro. Era sempre così, da due anni prima. Da quando quei tiranni avevano preso possesso di Amestris, uccidendo la vita di quel paese. Il tiranno in assoluto, Pride, era un essere che pareva non morire mai. Poi era accompagnato da altri esseri singolari che, lei lo sapeva o meglio, se lo sentiva, non erano umani.
Ma la sua vita era cambiata, da quando era entrata a contatto con l'alchimia, la scienza proibita. Lei e Art, due amiche che in comune avevano una vita che odiavano e la classe che frequentavano a scuola, erano riuscite a scovare, a casa di quest'ultima, dei libri d'alchimia, volumi salvati dalla Rivoluzione avvenuta nel 1928. Adesso era il 2008 e quei volumi proibiti erano diventati il loro sfogo, il loro tempo libero.
La dittatura aveva reso cieca la gente, che era arretrata fino al medioevo, dove tutto quello che potevano sapere era la religione e il culto della propria città. Loro due, invece, avevano deciso di dare una svolta alla propria vita e cercare qualcos'altro oltre a qualche cosa di illusorio, che non aveva alcun fondamento logico, nel mondo.
Era su queste ragioni che avevano cominciato a studiare l'alchimia, che era l'unica cosa che le distraeva dallo stato del loro Paese e delle loro vite. Poteva ricordare bene, quando insieme avevano cominciato a trasmutare piccole cose: bambole, trenini, palloni e giocattoli di ogni genere per i bambini che non se li potevano permettere. Erano diventate alchimiste provette in poco tempo.
Finito il turno. Si stava cambiando, quando nel modesto fast food dove i lecchini di Pride si strafogavano, fece la sua comparsa proprio lui, accompagnato da due dei suoi scagnozzi preferiti: Envy e Lust. La ragazza strinse i pugni, digrignando i denti e guardandoli con odio.
Pride dimostrava sì e no una ventina d'anni ma, che lei sapesse, era sempre stato lui il signore di Amestris. E lei aveva già 15 anni. No, non era umano. Raramente il dittatore faceva la sua comparsa in città, almeno quanto raramente si faceva vedere al suo popolo.
Era un ragazzo non altissimo e dai lunghi capelli biondi, raccolti in una coda alta dietro la nuca, fatta eccezione per alcuni ciuffi davanti agli occhi. I suoi occhi erano color miele, anche se parevano vuoti e su una delle spalle correva uno strano tatuaggio, un uroboro. Tutti si inchinarono e chi, ignaro o in segno di protesta, fu costretto a farlo e dolorosamente. Pride era dotato di considerevoli poteri telepatici.
Era l'ora di farla finita. Non sopportava più la vista di quel modo assurdo di entrare nelle loro vite. Se avessero scoperto che era un'alchimista, sarebbe stata probabilmente la fine per lei e per Art.
E questo Jay lo sapeva bene. Piegò quindi il capo una volta incrociato lo sguardo di Pride, furiosa con lui e furiosa con chi gli aveva permesso di ascendere al potere. Il dittatore se ne andò, permettendo così a Jay di raggiungere l'enorme casa di Art. Ansimante, bussò.
«Jay! Stai bene, grazie al cielo!» esclamò una ragazza, quella che aprì la porta e le saltò letteralmente al collo. Erano semplicemente i due opposti: Jay, non molto alta, i lunghi capelli lisci e biondo cenere e gli occhi blu mare; Art, più alta dell'amica, lunghissimi capelli mori che lasciava spesso sciolti e occhi color del ghiaccio. Tremava, ma cercava di non darlo a vedere. «Ho temuto... il peggio...» Probabilmente era circolata òa notizia della comparsa di Pride nel fast food dove lei lavorava a tempo pieno.
«No, sta' tranquilla; probabilmente era solo un giro di ispezione.» chiarì Jay, tentando di tranquillizzarla. Una volta dentro, le due si rifugiarono in soffitta, dove Art nascondeva i libri sull'alchimia. «Art, su quei libri c'è scritto nulla sull'uroboro?» chiese pensierosa, ripensando al tatuaggio che aveva visto disegnato sulla spalla di Pride.
«Non ricordo, possiamo controllare...» proferì l'amica, mentre salivano le scale «Voglio sapere com'è lui
«Non c'è molto da dire; è un ragazzo di almeno vent'anni, biondo, occhi dorati ma... persi nel vuoto. Maledettamente persi nel vuoto. E ha il disegno di un uroboro sul braccio, anzi sulla spalla.»
«E' per questo che ti interessa?»
«Sono quasi sicura che Pride sia un homunculus. Quello che c'era scritto negli appunti che abbiamo trovato la settimana scorsa, ti ricordi? Diceva che gli homunculus...»
«... sono trasmutazioni umane fallite, il cui corpo è privo di anima, anche se ha la mente. Mi ricordo.» concluse Art, pensierosa.
«Insomma, sono esseri quasi immortali, no? E Pride spadroneggia su di noi da molto più che vent'anni, sono 80 anni che chiunque sente dire il suo nome rabbrividisce.»
«Cosa stai tentando di dire?»
«Voglio dire che, se trovassimo il modo di tornare nel passato ed evitare che qualche pazzo tenti la trasmutazione umana sulla persona che era Pride quando era in vita...»
«... potremmo evitare che il nostro tempo sia pieno di guerre e morti. Possiamo provare a cercare qualcosa al riguardo. Bisogna vedere se è realmente possibile quello che stai dicendo, Jay! Non è una cosa tanto semplice!»
«Ma è l'unico modo che abbiamo per sopravvivere, ti pare?»
Calò il silenzio. I genitori di Jay e uno dei suoi due fratelli erano morti per mano di Envy e Art questo lo sapeva. Era per questo che lei odiava così tanto Pride e tutti i suoi scagnozzi.
Si misero alla ricerca di qualsiasi cosa che potesse dar loro una porta sul passato. Fin quando presero un libro, ormai letto e straletto, da dove caddero dei fogli. Si guardarono, allibite e cominciarono a leggerli.
«... portale della verità...?» fece Jay, inarcando le sopracciglia, mentre Art continuava a leggere.
«Così pare. Sembra che si apra soltanto se viene effettuata una trasmutazione umana.» e detto questo, rabbrividì: di fatto, la trasmutazione umana era uno dei più grandi tabù dell'alchimia. «Jay, non possiamo far...»
«Non è detto che la trasmutazione umana possa essere fatta solo su dei cadaveri, per le persone morte.» fece l'altra, evitando gli occhi spaventati dell'amica. Ne parlava come se fosse un'esperienza personale. «Se provassimo a trasmutare un essere umano ancora vivo, non dovrebbe essere così spaventoso, non credi?»
«E se non funzionasse?»
«Un contraccolpo.» si limitò a dire.
Calò ancora il silenzio. Poi Jay si alzò e cominciò a tracciare un cerchio alchemico.
«Che stai...?»
«Non ti chiedo di seguirmi, ma se trovassi il modo di salvare mamma, papà e Harry lo farò!» disse, continuando imperterrita il suo lavoro.
«Chi si occuperà di Max?» Max era il fratellino minore di Jay, l'unico sopravvissuto insieme a lei. «Se tu non dovessi tornare... o se ci fosse il contraccolpo...»
«Tu te ne occuperai, so che lo faresti.»
«Scordatelo, io verrò con te.»
Jay sorrise, poi finì di tracciare l'enorme cerchio, aiutata da Artemis.
«Se la caverà, allora. Almeno saprà che sua sorella è morta tentando di salvare Amestris.»
«Odio profondamente questo tipo di discorsi, Jay.» ribattè stizzita l'altra, mentre si inginocchiava, attendendo che anche l'amica fosse pronta e le desse il via.
«Guarda che non sei obbligata...»
«Sta' zitta e cominciamo.»
«Va bene, ora!»
Un'esplosione di luce invase la stanza, mentre una specie di portale appariva di fronte ai loro occhi.
«Jay, c'è una cosa a cui non abbiamo pensato!»
«Cosa?»
«E se Pride non fosse un homun...»
Troppo tardi, erano state entrambe risucchiate.




  
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