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Autore: LlamaDash    18/01/2013    3 recensioni
Cosa succede quando un assassino mette in dubbio la sua stessa personalità, la sua fermezza e i suoi princìpi?
Quando le ore in sua assenza diventano eterne, e i ricordi si fanno troppo pesanti per essere mantenuti. Forse, è solo un assassino innamorato.
-Row.
Genere: Avventura, Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia batteva sui tetti. Firenze era bellissima anche d'autunno, il cielo grigio le dava un fascino misterioso. Pochi raggi di sole filtravano attraverso le nuvole, ma abbastanza da riflettere le immagini dei palazzi circostanti nelle pozzanghere per strada. I suoi occhi, marroni come la terra brulla dei campi toscani, scrutavano minuziosamente tutti i passanti. Era appollaiato su un balcone davanti al Campanile di Giotto, con gli abiti umidi e il mantello che assecondava le brevi folate di vento.
"Machiavelli mi aveva giurato sarebbe passato di qua..." 
Ormai erano ore che si trovava lì, quella posizione stava diventando scomoda. Le gocce scivolavano lente sui schinieri in cuoio, e nonostante l'appiglio fosse scivoloso, lui rimaneva perfettamente in equilibrio.
"Che stia davvero facendo il doppio gioco e mi abbia dato delle informazioni false?"
Non fece in tempo a finire la frase che qualcosa trasse la sua attenzione. Non era un templare, neanche un Borgia, bensì il rinomato inventore DaVinci, che si stava avviando verso una piccola stradina buia dietro un palazzo.
"Leonardo? Solitamente rimane tutto il giorno chiuso nel suo studio... Dove starà andando adesso?"

Ebbe subito l'impulso di seguirlo, ma poi si bloccò. Non poteva farsi sfuggire la preda che gli aveva segnalato Machiavelli. Si fermò per qualche istante, combattuto. Leonardo stava per sparire dietro al vicolo, e se non lo avesse seguito non avrebbe mai scoperto dove era diretto.
"Al diavolo Machiavelli, se sono rimasto le ore ad aspettare qui inutilmente ora posso anche andarmene."
Detto questo, risalì velocemente la facciata del palazzo. Prediligeva pedinare le persone dall'alto, i tetti erano sicuramente molto più sicuri. Iniziò così a seguire il suo amico, non avendo la minima idea di dove lo stava portando, ma soprattutto si domandava perchè si interessava così tanto degli affari del DaVinci.
"No, Leonardo non potrebbe mai essere un traditore"
Aguzzò la vista, e notò che portava qualcosa in mano.
"E' troppo piccola per essere un'arma bellica per i nemici"
Non era una cassa, neanche un progetto, era un... un... Leonardo rallentò il passo, sembrava guardarsi intorno come alla ricerca di qualcuno. Rimase qualche minuto fermo a girare su sè stesso, quando ad un tratto sobbalzò e si diresse spedito verso una figura sconosciuta. Intanto da sopra i tetti, l'altro osservava tutta la scena nei minimi dettagli. La sua visuale però venne bloccata dal palazzo che si trovava davanti, non riuscendo così a capire chi fosse quella persona con la quale si era incontrato un minuto prima Leonardo. Decise di avvicinarsi ad un montacarichi lì vicino, anche se non aveva l'aria di essere molto stabile. Ora poteva ammirare la scena direttamente sotto di lui: il suo caro amico tra le braccia di una giovane donna, in atteggiamenti abbastanza intimi. Lei teneva tra le mani un mazzolino di betulle che sicuramente erano il 'pacco misterioso' che portava in mano Leonardo durante il tragitto. I due continuavano a baciarsi, e dal montacarichi, lui osservava. Non sapeva se sentirsi sconvolto, dispiaciuto, amareggiato o tradito. Ma per cosa? Loro due erano solo amici, l'uno un donnaiolo e l'altro un uomo di scienza. Eppure più li guardava, più qualcosa dentro lui ribolliva. D'un tratto il legno sotto di lui scricchiolò. Fece in tempo a guardare in basso che la trave cedette, e si ritrovò a cadere a mezz'aria cercando un appiglio. Riuscì ad aggrapparsi ad un fregio di una finestra pochi metri prima di arrivare a terra, e atterrò incolume sopra i resti legnosi del montacarichi. Cercando di allontanarsi il più velocemente possibile dal luogo dell'incidente però, non poté non girarsi verso Leonardo. E i loro sguardi si incontrarono. DaVinci alzò un braccio in segno di saluto.
"Amico mio! Anche tu qui!"
Si avvicinarono, Leonardo mano nella mano con la sua morosa.
"Eccolo, il grande Ezio Auditore da Firenze! Lei è Caterina."
Fece Leonardo in segno di presentazione verso lei.
"Lieto di conoscerla."
Replicò Ezio, anche se non era poi così tanto felice come dava a mostrare. Anzi, non l'avrebbe proprio voluta conoscere.
"Cosa ti porta da queste parti?"
"Stavo svolgendo un incarico per conto di Machiavelli. Tu invece vedo che ti dai da fare."
Disse Ezio accennando alla ragazza, con ironia.
"Bè, sai com'è... è da tanto che non ci incontravamo, non sei aggiornato delle mie imprese!"
"Già, forse avrei dovuto!"
Disse Ezio con sarcasmo, anche se in fondo un filo di verità c'era. Caterina tirò Leonardo da una manica e guardò verso l'attracco delle barche.
"E' arrivato Leonardo, sbrigati!"
Poi corse via verso le imbarcazioni.
"Scusami, è tornato suo padre dai suoi ultimi affari di lavoro, lo hanno tenuto lontano da Firenze per molto tempo. Ci vediamo Ezio!"
"Ti verrò a far visita nel tuo laboratorio, ho delle cose da mostrarti!"
E così, con un gesto della mano si congedarono. Ezio rimase con il braccio alzato mentre osservava Leonardo e Caterina mentre si allontanavano. Un vuoto incolmabile e una sensazione di freddo gelido si impadronirono di lui. Una parte di sè stesso se ne stava andando, forse quella a cui teneva di più. Lo riteneva uno di quelle cose che sicuramente e indiscutibilmente sarebbero rimaste esclusivamente di sua proprietà. Ma proprio quel giorno, si rese conto che forse non era tanto ovvio come lo riteneva lui. Tutti quei sentimenti stavano uscendo fuori all'improvviso perchè non si era mai posto il problema.
Leonardo questa volta se ne stava andando per davvero.


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Questa è la mia prima fanfiction, e su chi farla se non il leggendario Auditore?
-Row.


 

  
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