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Autore: IvanAipom93    19/01/2013    3 recensioni
Non era certo in programma ma ormai l'ho scritta... una sorta di breve aneddoto immaginario, per stimolare la fantasia su come potrebbe cambiare, in determinate situazioni di tensione, il carattere del personaggio che in Nero e Bianco mi è più piaciuto: Georgia. Nulla di impegnativo, anche perché non è da me scrivere cose del genere... ma ormai è andata. Piccola - com'è che si chiama? - "one shot" (o almeno credo), in obliquo sulla ConfidenceShipping (AshxGeorgia). Non uccidetemi...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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«Beartic non è più in grado di combattere. La vittoria va all'allenatrice Iris, che passa al prossimo round!»

Un applauso infranse la tensione dell'incontro. Mentre la rivale esultava, Georgia fece ritornare nella sfera il suo Pokémon ormai esausto. «Dannazione...», disse stringendo le parole tra i denti.

«Questa volta hai vinto, ma la prossima non ti andrà così liscia, perché io e i miei Pokémon ti surclasseremo, cara la mia Maestra Drago!»

«M-ma io non sono ancora una Maestra Drago...»

«Fa lo stesso. Nella prossima occasione subirai una cocente sconfitta!»

«Sarà... comunque, ti ringrazio per il bell'incontro, Georgia!»

«Certo, certo... ci vediamo» - dileguò quasi il discorso - «Ciao ciao!»

«Non doveva andare così...», aggiunse sottovoce. Si voltò e imboccò il tunnel per uscire dall'arena, tradendo una singola lacrima che le discese sul volto.

«Tra poco la prossima sfida: Melanie contro Ash! Rimanete ai vostri posti, pronti per godervi un nuovo spettacolo!», urlò l'annunciatore mentre la ragazza si incamminava fuori. Ash, entusiasta per la continuazione del torneo, stava giungendo in anticipo sul campo lotta, quasi di corsa, nello stesso tunnel. La sua espressione non tradiva altro che eccitazione per la prossima battaglia a cui partecipare.

Proseguendo incessante fino alla soglia del varco, incrociò Georgia e notò il suo sguardo inconsuetamente basso. Per quanto non la conoscesse in modo approfondito, l'aveva vista sempre determinata, decisa, quasi sprezzante, mai triste oppure delusa da qualcosa. Accortosi della sua inusuale espressione, si girò verso di lei.

«Ehi, Georgia! Qualcosa non va?»

«Eh?», rispose sorpresa dell'intervento. «Non ho niente. Né te ne dovrebbe importare.», aggiunse alquanto distaccata.

«Aspetta, sei sicura? Mi sembri triste! Che ti è successo?»

«Ti ho detto che non ho niente, va bene?»

«A me sembra che tu abbia qualcosa! Vuoi dirmi perché sei così giù?»

«Ti ho detto e ti ripeto ancora che è tutto a posto!»

Per tutta risposta Ash iniziò, preoccupato e intestardito come tipico del suo carattere, a seguirla.

Spighetto, seduto sugli spalti per assistere alla competizione cui non aveva preso parte, scorse che Ash, da che stava entrando sul terreno, aveva fatto dietrofront; poiché mancavano solo una quindicina di minuti alla prossima sfida, si chiese cosa mai spingesse uno come lui ad allontanarsi quasi all'ultimo momento. Pensò immediatamente di richiamare l'amico, forse distratto. Discese subito le scale dello stadio, raggiungendo Ash alla fine del tunnel.

«Che cosa combini, Ash? Tra poco inizia il tuo incontro e tu te ne vai all'improvviso?»

«Non me ne sto andando all'improvviso! Stavo seguendo lei!»

«Seguivi Georgia? E perché?»

«Ho visto che piangeva e volevo sapere cosa le fosse successo!»

«Davvero?», disse l'intenditore, osservando l'Annientadraghi. Si mise davanti a lei per fermarla simbolicamente. «Come mai staresti piangendo? Qualcosa non va?»

«Adesso smettetela», reagì lei molto stizzita e coi nervi a fior di pelle. «Non sto affatto piangendo, non inventate sciocchezze! Sto bene, aver perso non mi fa nulla!!», tuonò.

In quanto intenditore, Spighetto afferrò subito il bandolo della matassa e incalzò la ragazza con una domanda diretta. «Quindi è stata colpa della sconfitta, non è vero?»

«Non...» lei tremava leggermente, provando a trattenere reazioni eccessive. «... non sono il tipo che se la prende per una stupida sconfitta!»

«A quanto pare, però, lo stai facendo.»

«Sparisci, sottospecie di intenditore.», disse controllandosi ben poco, sull'orlo di una crisi di nervi.

«Ho notato che ti allenavi col tuo Pokémon fino a poco prima dell'incontro», cominciò a motivare Spighetto.

«Sì, ci siamo allenati molto.», motivò lei.

«Molto quanto?»

«Sono un'allenatrice seria, e mi sono allenata a fondo per una competizione del genere!», rispose con aria snervata.

«Credo di aver capito...

… devi esserti allenata davvero tanto, come dimostra il fatto che stavi facendo quello fino a pochi minuti prima del match. Perciò, devi avere accumulato una grande tensione e delle alte aspettative per questo torneo. Dico bene?»

«E quindi?»

«È normale scaricare tutta la tensione accumulata dopo la fine delle scariche di adrenalina, non preoccuparti!»

«COSA VORRESTI DIRE? NON SONO IL TIPO CHE SI METTE A PIANGERE PER UNA STUPIDA SCONFITTA!!!», disse Georgia infuriata.

«È una cosa naturale, non una debolezza. Il corpo ha bisogno di un modo per scaricare la tensione!»

«D-davvero?»

«Ma certo!», le disse con tono caldo e rassicurante.

«Quindi è... una cosa... normale?» La ragazza cominciò a convincere sé stessa a rilassarsi e a smettere di trattenere tutta quella tensione.

«Sì, fidati! Liberati pure, e non preoccuparti!»

«Se... se lo dici tu...»

Georgia fu finalmente persuasa a lasciarsi un po' andare, a dispetto del tradire il suo consueto carattere, vista la particolarità del momento. Iniziò a piangere quasi silenziosamente, versando lacrime tutt'altro che amare, che quasi facevano piacere anche a lei perché le permettevano di sfogarsi dopo aver fatto resistenza per almeno una decina di minuti – e non era certo stato facile. Dopo qualche istante alzò la testa, si guardò davanti e si gettò tra le braccia di Ash ancora in lacrime, forse perché cercava una spalla su cui piangere, forse perché nonostante tutto lo trovò in quell'attimo il più rassicurante tra i presenti, forse per strano segno di gratitudine verso colui che con tanta testardaggine l'aveva seguita per capire perché fosse giù.

Il ragazzo, preso in un gigantesco abbraccio, fu a dir poco sorpreso dal gesto rimanendone quasi paralizzato, e voltò lo sguardo verso Spighetto come per chiedere cosa dovesse fare. L'intenditore gli sussurrò “Su, prova a consolarla!”; nonostante un grande imbarazzo Ash fece il possibile, e un po' goffamente ricambiò con qualche carezza per quantomeno provare a darle un sostegno sincero.

 

 

 

«Per me, ora, è il momento di andare» disse Georgia, finalmente tranquilla e padrona dei propri istinti.

«Certo, ci vediamo!», rispose Spighetto. «E ricorda che puoi rivolgerti a noi se hai bisogno di aiuto, qualche volta!»

«Non ho certo bisogno del vostro aiuto!», controbatté con allegria e superiorità.

«E se fate parola a qualcuno di quello che è successo, giuro che vi mando a far compagnia agli amici del mio Beartic.», continuò minacciosa come non mai.

«N-non c'è rischio!», disse l'intenditore, con le spalle al muro. «S-sappiamo che è stato solo un caso particolare e nessuno dovrà saperlo!»

«Bravo, bene così.», affermò soddisfatta. «Oh, e tu...» - si rivolse ad Ash - «Vedi di non fare più il testardo e cerca di non seguirmi di nuovo», gli disse guardandolo negli occhi ed appoggiandogli la mano sulla guancia come per un'ambigua carezza.

«Sì, scusami!», rispose imbarazzato.

 

«Comunque grazie, amico.», finì a bassa voce. «Ciao ciao!», salutò allontanandosi.

 

 

 

«Certo, che caratterino!»

   
 
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