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Autore: Lily_and_the_Marauders    19/01/2013    1 recensioni
Odi et amo. Quare id facim, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio, et excrucior.
-Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai.
Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.- bisibigliò a se stesso, traducendo quelle righe.
Eh, sì. Non c'erano dubbi. Quel tizio aveva sicuramente pensato a lui mentre la scriveva.
Beh, forse no..Anzi, sicuramente non era così. Oh, doveva smetterla di fare questi pensieri assurdi!

Fan Fiction ambientata nella quarta stagione, qualche mese dopo l'episodio di Natale.
Kurt e Blaine meritano il loro 'Happy Ending'.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.

Nescio, sed fieri sentio, et excrucior.

 

Era la quinta volta che rileggeva quei due versi dall'inizio e ancora non si capacitava del fatto che si ritrovasse nella stessa, identica e penosa situazione del poeta.

-Odio e amo. Per quale motivo io lo faccia, forse ti chiederai. Non lo so, ma sento che accade, e mi tormento.- bisbigliò a sè stesso, traducendo quelle righe.

Eh, sì. Non c'erano dubbi. Quel tizio aveva sicuramente pensato a lui mentre la scriveva.

Beh, forse no..Anzi, sicuramente non era così. Oh, doveva smetterla di fare questi pensieri assurdi!

Si alzò dal letto portandosi dietro quel foglietto di carta dove aveva appuntato giorni fa la poesia. Ormai se la portava ovunque, quasi sperando che gli desse una soluzione al problema, un motivo valido per chiudere l'argomento nel cassetto 'Problemi irrisolti ma non importanti'.

Il fatto era che quel pezzettino consumato di carta non gli donava nulla di tutto questo, casomai aumentava le domande, i pensieri e i suoi film mentali al riguardo.

Sbuffando raggiunse la cucina, aprì il frigo e storse il naso accorgendosi che non c'era un bel niente.

Avrebbe voluto strozzare la sua coinquilina in quel momento, ma non c'era. L'aveva lasciato a morire di fame e a crogiolarsi nei suoi pensieri malsani per andare a provare e riprovare quell'assurda canzone.

Va bene, non era poi tanto assurda. Lui avrebbe dato via il suo autografo di Lady Gaga (che non possedeva) per essere al posto dell'amica.

I momenti di depressione lo portavano sempre a progettare omicidi che non avrebbe mai messo in atto nella vita reale. Forse.

Sbuffò per l'ennesima volta, rovistando tra gli avanzi in dispensa ma non ottenne niente e si costrinse ad andare verso il divano.

Acciuffò il telecomando e per i primi dieci minuti fece zapping tra i canali.

Possibile che diano solo il football? pensò.

E fu quel pensiero a farlo sorridere un po'.

 

-Io e Blaine amiamo il football. Cioè, Blaine ama il football, io amo le sciarpe-

 

Una vocina nella sua testa gli stava intimando di smetterla di sorridere come un idiota, gli puntava il dito contro minacciosa.

Ma lui non sembrava darle ascolto. Poi se ne sarebbe pentito, come sempre.

Il ricordo di Blaine era così dolce e con lui anche il ricordo di quelle parole buttate lì per caso e rimaste impresse nel cuore.

Il suo sorriso. Bontà Celeste, il suo sorriso era adorabile.

Beh, in Blaine tutto era adorabile. E anche attraente. Molto, molto attraente.

Accidenti, quel ragazzo aveva il potere di ammaliarti in due secondi.

 

Smettila. Smettila. SMETTILA, KURT!

Tu lo odi, ricordi? lo odi. lo uccideresti. lo bruceresti insieme a tutti i suoi tubetti di gel.

 

Oh, quello stupido gel che imprigionava i suoi capelli.

I suoi bellissimi capelli.

I suoi capelli ricci e neri.

 

Vuoi ucciderlo Kurt, tu vuoi davvero ucciderlo.

Vuoi far fuori lui e i suoi maledetti papillons.

 

Oh, la sua mania per i papillons era adorabile.

Gliene aveva regalato uno appena due Natali fa.

Adorabile.

 

Kurt, la tua sanità mentale è a rischio.

Tu non stai bene, no. SMETTILA. Non puoi continuare a sognare la sua voce.

 

Oh, la sua voce.

Gli mancava terribilmente.

Gli mancava sentirlo canticchiare qualche canzone di Katy Perry, gli mancava duettare con lui.

La sua voce profonda che, ogni volta, gli faceva venir voglia di saltargli addosso.

 

Kurt, non puoi andare avanti così.

Basta! Devi chiuderla, devi dimenticarlo.

 

Ma come? Come poteva anche solo pensare di farlo?

 

Ti ha tradito Kurt.

 

Ecco.

Sì, beh, l'aveva tradito. Che schifo il tradimento.

Gliel'aveva confessato alla loro prima uscita a New York.

Blaine aveva vuotato il sacco, Kurt sapeva che era venuto a New York per dirglielo perchè trattenere un segreto così orribile è difficile e di certo non da lui.

Lui che era la persona più buona su questo Pianeta, lui che aveva amato Kurt fin dal primo istante. Lo stesso Blaine che aveva usato una canzone come scusa per stargli più vicino, lo stesso che gli aveva detto 'Tu mi emozioni, Kurt' e subito se ne era uscito fuori con un bacio. Lo stesso Blaine a cui si era donato, in cui aveva riposto tutta la sua fiducia, lo stesso Blaine che amava fino alla follia. E proprio quel Blaine l'aveva tradito in un momento di debolezza e di lontananza. Era venuto a New York per dirglielo, si era scusato in tutte le lingue del mondo. Lo stesso Blaine che Kurt aveva lasciato in lacrime nel viale alberato e, con più freddezza, proprio tra le mura del McKinley.

Quel Blaine, proprio quello che nonostante tutto a Natale era passato a trovarlo, aveva duettato con lui per non tradire quell'accordo mai fatto.

Blaine, il suo Blaine.

Kurt quel giorno avrebbe voluto abbracciarlo, dirgli che non importava, che lo amava ancora.

Ma non ce l'aveva fatta.

Avrebbe voluto sorridergli, avrebbe voluto ringraziarlo per essere venuto a passare il Natale con lui, avrebbe voluto sfogarsi e piangere per la notizia di suo padre.

L'avrebbe davvero voluto se solo l'irritazione non gli avesse attaccato lo stomaco ogni volta.

Perchè lo odiava, la vocetta aveva ragione. Però continuava ad amarlo, proprio come diceva Catullo.

Una parte di lui avrebbe voluto schiacciarlo, urlargli in faccia il suo dolore e la sua delusione, l'altra parte si limitava a sfogliare l'album di foto e perdersi ancora nei suoi occhi. E non sapeva spiegarsi il perchè di quelle sensazioni così differenti. Era così che passava le giornate, a fare il vegetale sul divano per cercare di dare un senso alle domande, per cercare una spiegazione logica che in realtà non esisteva.

Perchè le cose stavano così e basta. Kurt non avrebbe potuto fare altro. Era passato un mese da Natale e Blaine gli aveva mandato qualche messaggio a cui Kurt non aveva risposto. Non voleva mollare anche se la resistenza era debole.

Si autoconvinceva a lasciarlo perdere per poi tornare a fantasticare su di lui.

E alla fine si pentiva per averci pensato, per aver gettato altro tempo, si malediceva per ritornare, puntualmente, a guardare le foto e piangere.

Non era una situazione normale, non lo era affatto. E anche Rachel, pur non essendo mai a casa, se ne era accorta.

Aveva provato a distrarlo, lo aveva portato a fare shopping o a passare il tempo nel Centro Benessere consigliatole da Isabelle. Tutto questo lo aiutava, davvero.

Solo per qualche ora però, poi i pensieri tornavano insieme al sorrisone di Blaine.

E Rachel si sentiva impotente, Kurt lo sapeva.

Parli del diavolo e spuntano le corna pensò a quel punto lui, quando sentì la porta scricchiolare.

-Ehi, Rachel! La prossima volta che mi lasci senza cibo ti denuncio- le urlò, seppellendo poi la faccia nel cuscino.

-Puoi sempre alzarti e comprartelo da solo!- era questa la risposta che Kurt si aspettava ma, sorprendentemente, non arrivò. Non sentì nessun rumore di passi e neanche la risatina tipica made in Berry.

Solo silenzio. Kurt attese immobile con la speranza che la sua migliore amica facesse capolino con un sorriso e una vaschetta di ciambelle in mano, ribadendo il fatto che avrebbe dovuto fare lui la spesa.

Ma Rachel non lo raggiunse in sala e Kurt si alzò valutando alcune opzioni.

O era così stravolta da essersi accasciata a terra per un pisolino, o non era lei. Però, pensandoci, un ladro sicuramente non avrebbe aperto con garbo la porta.

Inoltre nessun altro aveva le loro chiavi di casa.

Doveva essere per forza Rachel, solo che Kurt non si spiegava la situazione.

Però in quel periodo c'erano molte cose che non si spiegava, quindi..

-Rachel! Sei per caso morta sul pavimento? Non voglio cadaveri in casa, lo sai. Puzzano- provò a sdrammatizzare.

Non parlò nessuno, Kurt aveva il cuore in gola. Prese un cuscino pensando troppo tardi che come arma sarebbe servita a ben poco.

All'improvviso gli vennero in mente diecimila modi assurdi per far fuori un aggressore usando solo un cuscino.

Avanzò lentamente. Sembrava la scena di un Thriller, se la sua parte razionale non gli avesse detto di non farlo, sarebbe scoppiato a ridere.

-Chiunque tu sia, hai scelto davvero un pessimo momento per attaccare. Non sono nel pieno delle mie facoltà mentali e motorie- annunciò, arrivando finalmente davanti alla porta. Senza neanche guardarlo, sferrò una cuscinata in faccia all'aggressore urlando qualcosa come -Ma posso farti fuori con un cuscino!-

Alla peggio Rachel l'avrebbe torturato.

Ma non era Rachel ovviamente, nè un ladro. La voce che lo raggiunse, che lo pregava di togliergli il maledetto cuscino dalla bocca, ghiacciò Kurt sul posto.

Piano, molto lentamente, spostò l'ammasso di piume che rischiava di soffocare la persona davanti a lui.

-Come sei entrato?-

-Rachel mi ha dato le chiavi, l'ultima volta.-

Maledetta Rachel.

-Perchè sei rimasto sulla porta?-

-Stavo combattendo con la tentazione di fuggire via e nascondermi in una fogna. Poi ti sei alzato e non ho trovato la forza di muovermi- disse, trasudando sincerità.

Kurt non sapeva davvero che fare. -Blaine- Disse il suo nome quasi piagnucolando.

Questo ragazzo non poteva piombare lì senza avvisare, non poteva perchè il cervello di Kurt era già messo duramente alla prova tutti i giorni dalle foto e ritrovarselo ora lì avrebbe fatto scoppiare una guerra nella sua testa.

-Perchè sei venuto?- gli domandò, cercando di non non guardarlo negli occhi. Perchè guardarlo negli occhi faceva crollare tutto quel muro che aveva costruito in quei mesi, dalla rivelazione. I suoi occhi lo mettevano sempre k.o.

-Non lo so..- mormorò lui, afflitto. -Ho preso il primo aereo per New York senza pensarci, avevo bisogno di rivederti. E' da Natale che non parliamo, hai ignorato i miei messaggi..-

-Come se non sapessi il motivo- sbuffò, scostandosi. Si avviò verso la sala con lui che lo seguiva.

E ora? Cosa avrebbe fatto Kurt Hummel?

Avrebbe continuato con quell'indifferenza glaciale o avrebbe ceduto?

La verità è che Kurt Hummel si trovava nella confusione più totale anche se cercava di non darlo a vedere.

Quando Blaine era venuto da lui a Natale, il giovane Hummel era rimasto stordito dalla sua presenza e, in più, era preoccupato da quello che Burt gli aveva detto.

In conclusione aveva parlato poco e interagito ancora meno con lui, dopo il duetto sulla pista di pattinaggio.

Era arrabbiato sì, era furioso con Blaine. Ma, sinceramente, tutta quella rabbia aveva smesso di aumentare con il tempo e aveva ceduto il posto a più amore di prima (cosa totalmente illogica, si era detto).

Il tradimento faceva schifo. L'aveva sperimentato sulla sua pelle. Ma non c'era cosa peggiore, per Kurt, di non avere Blaine al suo fianco.

Kurt era comunque convinto di essere nel torto quando pensava che, se anche Blaine gli avesse sparato o lo avesse torturato o provocato un male maggiore, sarebbe stato sempre Blaine ai suoi occhi. Non ci sarebbe mai stato risentimento o voglia di non rivederlo mai più, non avrebbe smesso di pensare a lui e non avrebbe smesso di amarlo.

I primi tempi forse, i primi tempi poteva esserci rabbia, quella rabbia che si prova quando una persona di cui ti fidi ti tradisce, la voglia di lanciare qualche bicchiere e fare il drammatico, ma mai l'avrebbe lasciato andare. E questo era dimostrato dal fatto che fare il sostenuto non gli serviva a niente, che anche dopo ore ad autoconvincersi sarebbe comunque crollato davanti ad un suo messaggio o ad una sua foto.

E Kurt non potè non ripetere ancora dentro di sè la poesia di Catullo.

Si guardò intorno in cerca di qualcosa per distrarsi; sapeva che il ragazzo lo stava fissando ma Kurt non voleva alzare lo sguardo.

-Usciamo- annunciò alla fine.

Fece strada a Blaine e per dieci minuti buoni camminarono in silenzio, tra la folla di persone.

Poi raggiunsero un posto più tranquillo e Blaine non si trattenne più. -Senti Kurt. Mi dispiace. Io..davvero, non so più come dirtelo. Ho sbagliato, è stato l'errore più grave che io abbia mai fatto e mi dispiace. Non ti chiedo di capirmi o di perdonarmi, non ti chiedo di impegnarti a far tornare tutto come prima ma, per piacere, guardami. Ti chiedo soltanto di guardarmi, potrò sembrarti una macchia ripugnante ora Kurt ma io ho bisogno che tu mi stia a guadare. Puoi non dirmi niente o puoi insultarmi ma, per favore, non fare l'indifferente-

E Kurt lo fece, alzò lo sguardo per incontrare il suo. Come aveva previsto, gli occhi di Blaine lo mandarono in confusione ma allo stesso tempo scioglievano ogni dubbio e risolvevano ogni problema. Per la prima volta dopo settimane si sentiva leggero perchè era consapevole del fatto che non poteva stare ancora senza di lui.

Blaine sorrise e, Bontà Celeste, gli era mancato da morire il suo sorriso. Lo sguardo di Blaine si illuminò e disse un frettoloso -Resta lì- prima di sparire tra la gente.

Kurt rimase un secondo spiazzato poi decise di mettersi a sedere su una panchina. In un certo senso sapeva di fare la cosa giusta.

E ne avette la conferma quando vide ricomparire Blaine con una chitarra in mano (Dio solo sa dove l'aveva presa) perchè in quel preciso istante la sua pancia lanciò un segnale d'allarme. Un tornado di svolazzanti bestioline si era impossessato di lui mentre guardava Blaine con tanto d'occhi.

Credette di esserselo immaginato ma sbattè un paio di volte le palpebre e lui era ancora lì, in ginocchio. Per terra.

Kurt arrossì all'istante e, come prima con il cuscino, la sua testa si affollò di milioni di soluzioni differenti a quell'evento.

Blaine era incurante degli sguardi che i passanti gli regalavano. Guardava solo Kurt in attesa di qualche segnale, di un 'vai a quel paese' magari. O qualcosa del genere. Ma Kurt non fiatò, si era momentaneamente dimenticato di come si mettevano in fila le parole. Mentre cercava qualcosa di logico da dire (possibilmente non 'sei splendido' o smielosità del genere), Blaine diede inizio allo spettacolo. Iniziò a cantare, sì, a cantare. In mezzo alla strada. Voleva metterlo in imbarazzo? Perchè se era così ci stava riuscendo alla grande. Okay, a New York ce ne sono una marea di artisti che per far soldi si mettono a cantare in mezzo alla strada ma di certo Blaine non aveva quello scopo in testa. Kurt si accorse che i passanti si stavano fermando e a quel punto arrossì ancora di più e distolse lo sguardo, posandolo sul cestino dell'immondizia accanto alla panchina. Teenage Dream. Era quella la canzone che Blaine stava cantando. La prima che gli aveva cantato. Kurt, in quel momento, sperò davvero che non fosse l'ultima.

Qualcuno intorno a loro bisbigliava, altri li fissavano ammirati. Accidenti, i Newyorkesi i fatti loro non se li facevano proprio, eh!

-Blaine, Blaine..Ci guardano tutti..- provò a dirgli, sempre senza guardarlo, ma non venne ascoltato. -Avanti, Blaine..Oddio, ma quel tipo sta scattando delle foto! Dai, alzati! I tuoi pantaloni! Blaine, questi ci fissano. Alzati-

Nulla, Blaine stava canticchiando allegramente e con così tanto amore che effettivamente era impossibile non fissarlo.

Kurt non voleva sbirciare le reazioni passanti quindi l'unica cosa che gli rimaneva da fare era prestare attenzione al ragazzo che aveva di fronte.

Il cuore gli mancò un colpo, era una visione così assurdamente perfetta e così familiare che avrebbe volentieri pianto se non ci fosse stata tutta quella gente.

E si chiese, Kurt, come aveva resistito tutto quel tempo senza di lui. Il tradimento era stato accantonato in quel momento, ci sarebbe stato tempo dopo per riparlarne.

Tutto quello che aveva intenzione di fare era restare fermo lì ad ammirare le sue dita mentre sfioravano le corde della chitarra, sentire la sua voce armoniosa e avvolgente toccare ogni nota. Era davvero sciocco ma, se avesse potuto, sarebbe rimasto lì per sempre.

Poi la canzone terminò. Let's put your hands on me, in my skin-tight jeans. Be you teenage dream tonight.

Uno scroscio di applausi interruppe quell'idilliaco momento, la gente fischiava soddisfatta. Qualcuno più audace si avvicinava a Kurt per dirgli -Spero che dopo questa lo perdonerai, amico-

Ma lui non fece caso a tutto ciò perchè Blaine lo stava ancora scrutando, curioso.

A quel punto perchè non farlo? Chi se ne importava della folla? Kurt Hummel non si doveva lasciar condizionare, no?

Proprio per questo volò tra le sue braccia, tra le braccia calde e accoglienti di Blaine. Proprio per questo lo strinse forte giurando e spergiurando che non lo avrebbe lasciato andare ancora, non avrebbe fatto il sostenuto nè messo su qualunque tipo cosa che potesse dividerlo da lui.

E lo baciò.

 

***

 

Stavano seduti più o meno da dieci minuti in un bar poco lontano da Central Park, dopo quel bacio Kurt aveva assunto una sfumatura piuttosto violacea.

Immobili, ognuno sulla sua sedia, non sapevano cosa dire, da dove iniziare il discorso.

In realtà c'era un argomento da affrontare, lo sapevano entrambi, e dovevano affrontarlo presto. Solo che, stranamente, nessuno aveva voglia di tirarlo fuori.

Blaine aveva approfittato di quel momento in cui Kurt teneva la testa bassa per poterlo osservare meglio, capire cosa gli passasse per la testa e chiedersi se fosse stata una buona idea tutto quel teatrino. Okay, c'era stato un bacio ma Blaine non sapeva quanto potesse essere servito. Insomma, poteva essere stato un raptus momentaneo, Kurt forse se ne stava proprio pentendo, forse avrebbe dovuto lasciarlo in pace e vivere la sua vita. Lontano da lui. Tutte quelle ipotesi lo mandavano in tilt, più di quanto non lo fosse già.

-Quindi?- domandò Kurt con uno slancio di coraggio, interrompendo i dilemmi interiori di Blaine.

-Quindi cosa?-

-Che facciamo?-

-Non lo so.- concluse Blaine, amaramente.

-Ascolta- azzardò l'altro, dopo qualche secondo. -Per me è stato difficile questo periodo, Blaine. Sono successe un sacco di cose tutte insieme che, sul serio, non mi aspettavo. Mi prendo la mia parte di colpe, però..-

-No, Kurt. Tu non hai colpe per quello che è successo.- lo interruppe Blaine, scuotendo leggermente la testa. -Sono stato io-

-Ma io non c'ero Blaine! Io ti ho lasciato lì, da solo, e non mi sono preoccupato di te!-

-E' naturale che tu non l'abbia fatto! Eri stato assunto da Vogue, eri a New York..-

-Tu non l'avresti fatto al posto mio.- e di questo Kurt era più che sicuro. Blaine non l'avrebbe interrotto nel bel mezzo di una conversazione per raccontargli dei suoi successi lavorativi ed elogiare tutto ciò che c'era di bello in quella città quando sapeva che l'altro era rinchiuso a Lima, da solo.

-Neanche tu mi avresti tradito se fossi stato al posto mio! Io sono diverso da te, Kurt..Quello era il tuo momento e io non l'ho capito, ho preso la tua indifferenza come carenza di affetto mentre in realtà non era così. E ho commesso questo errore.-

Kurt storse il naso..Davvero non lo avrebbe tradito? Se Blaine non gli avesse prestato tutte le sue attenzioni, se fosse stato impegnato in un'altra città e Kurt si fosse sentito trascurato, davvero sarebbe rimasto fedele? Era brutto da pensare ma..forse anche lui sarebbe caduto nella trappola come Blaine.

Era già successo no? Per carenza di affetto, tutti quei messaggini con il tizio di 'Belle Note'. Non era stato un tradimento ma, se ne rendeva conto solo ora, era sbagliato perfino quel gesto.

-Lo avrei fatto, Blaine.- concluse, abbassando la voce.

-Cosa?-

-Avrei fatto la stessa cosa, se mi fossi sentito trascurato come è successo a te, se fossi stato nella tua stessa situazione. L'avrei fatto anche io.-

Kurt non seppe spiegare quali emozioni passarono sul viso di Blaine in quell'istante ma non era arrabbiato nè deluso da quella rivelazione.

-Non dico che sia giusto. Non lo è affatto, anzi, il contrario. Ma, conoscendomi, l'avrei fatto se ci fosse stata occasione. Non spontaneamente.-

-Io non l'ho fatto spontaneamente-

-Lo so- disse Kurt abbozzando un sorriso.

Calò il silenzio tra di loro per qualche minuto, anche se nel bar c'era molta confusione. Sedie che si spostavano strusciando sul pavimento, gente che chiacchierava davanti ad una tazza di cioccolata..

-Ehi, Kurt..-

Lui alzò gli occhi per guardarlo, aveva ancora il sorrisetto a dipingergli il volto. Blaine si spostò in avanti di qualche millimetro, verso di lui.

-Ecco..Ti ricordi due Natali fa?- gli domandò, sorridendo.

Kurt arrossì -Tengo l'anello sul comodino, se vuoi saperlo-

Gli occhi di Blaine guizzarono e sembrò più intenzionato a proseguire. -Beh..Volevo farti sapere che quelle promesse sono ancora valide, lo saranno sempre-

Le farfalle tornarono a svolazzare nella pancia di Kurt che decise di fare il finto tonto. -Quali promesse? Credo..Credo di non ricordarmele..-

Blaine sorrise e lentamente allungò una mano verso la sua. Kurt la strinse.

-Vedi..Ti ho promesso di amarti sempre. Di difenderti quando so che hai torto, di sorprenderti. Di rispondere sempre alle tue chiamate, non importa cosa stia facendo. Poi ti ho promesso di farti i biscotti almeno due volte l'anno e..di baciarti- deglutì mentre vedeva chiaramente le guance di Kurt diventare viola -quando e dove vuoi.-

A quel punto Kurt non sapeva se ridere o piangere.

Buffo come due ore prima non si sarebbe neanche lontanamente aspettato di ritrovarsi in quella situazione e, soprattutto, di riuscire ad eliminare ogni dubbio.

-Va bene anche adesso?- chiese.

-Cosa c'è che non capisci della parte 'quando vuoi'?- ridacchiò Blaine, guardandolo con dolcezza. Si avvicinò ancora un po' fino a far sfiorare le loro labbra.

Niente a che vedere con quella sottospiecie di bacio che Kurt gli aveva dato prima, in mezzo alla folla. Questo era un mix meraviglioso di dolcezza ed evidente gioia.

Gli erano mancati i baci di Blaine, gli era mancato terribilmente il fatto di mettere una mano tra i suoi capelli e giocare con i ricci immobilizzati da una quantità industriale di gel. Gli erano mancati i suoi occhi di un colore non definito, il suo collo, le sue mani.

Gli era mancato Blaine.

-Sei un ottimo baciatore- gli sussurrò sulle labbra.

-Lo so- rispose l'altro guadagnandosi uno schiaffo sul braccio. -Giusto per informarti, sappi che stiamo dando spettacolo, Kurt-

-Mi piacciono gli spettacoli.-

-Non credevo ti piacesse il fatto che la gente ti fissi a bocca aperta confabulando qualcosa che non puoi sentire- disse, senza staccare la fronte dalla sua.

Kurt mugugnò qualcosa e interruppe il contatto con Blaine, si girò verso la gente che li guardava -Allora? Non c'è niente di più interessante al momento?-

Come se non fosse accaduto niente, tutti tornarono alle proprie faccende.

-Meglio andare via da qui- fece Blaine, alzandosi e lasciando il conto sul tavolo.

Kurt annuì e lo seguì fuori dal locale premurandosi di lanciare un'occhiataccia agli spettatori indiscreti.

Come si sentiva leggero in quel momento, stentava anche a crederci.

Si aggrappò alla mano di Blaine non appena furono in strada, come se temesse di perderlo ancora.

-Vieni, andiamo a casa. Se Rachel non mi vede si preoccupa-

Blaine annuì, sorridente, per poi aggiungere -Mi sei mancato-

Kurt arrossì (arrossiva molto facilmente in sua presenza) -Anche tu, Blaine-

Poi, insieme, sparirono nel caos di New York.

 

 

 

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Beh, buonsalve Gleeks! ♥

Intanto vi ringrazio immensamente per essere arrivati a leggere fin qui.

Produrre questa Fan Fiction è stato un vero parto *si asciuga la fronte*, per prima cosa perchè, per quanto sia ossessionata dalla mia Klaine, non ho mai provato a scrivere su di loro, e poi perchè avevo immaginato questa storia in così tanti modi differenti che per arrivare a quest'ultima versione ce ne è voluto di tempo.

Passando al capitolo..Il periodo in cui è ambientata la Fan Fiction è durante il corso della quarta stagione, dopo il duetto Natalizio e quindi dopo la rottura della coppia. *piange*

Allora, iniziamo col dire che penso sul serio le parole che ho fatto dire al mio Kurt, ovvero penso che se lui si fosse ritrovato solo e depresso a Lima, senza le dovute attenzioni del suo ragazzo, avrebbe ceduto alle avances di un ipotetico terzo e quindi commesso l'errore di Blaine. Questo perchè ho sempre visto Kurt come un ragazzo desideroso di ricevere le giuste attenzioni, soprattutto da Blaine e, insomma, errori del genere per quanto orribili possono commetterli tutti. Quindi il perdono avviene soprattutto in base a questa riflessione. Spero di non avervi deluso o fatto chiudere la pagina ancor prima di finire. :)

La poesia. Ehm, nasce quasi tutta l'idea dal vecchio Catullo che mi ha ispirata non poco. Mi piace particolarmente questa poesia e la ritenevo adatta alla situazione. 

Le promesse. Sfortunatamente non sono state inventate da me, ma, come i personaggi, dai mitici (e odiosi in questo periodo) RIB. Hanno deciso di tagliare la scena proveniente dalla terza stagione (episodio natalizio), ma credo lo sappiate tutti :3

L'immagine. Ecco, questa l'ho trovata su web e mi è parsa fantastica, calzava a pennello con tutto ed è da lì che è nato il titolo, perchè io CREDO nel 'vissero felici e contenti' soprattutto per quanto riguarda la Klaine. 

Eeee, nulla, non ho altro da dire. Vi ringrazio ancora per aver aperto e letto, mi auguro davvero che abbiate anche apprezzato, in caso contrario le recensioni negative saranno comunque ben accette. ^^

Non mi resta che darvi la buona notte!

A presto (spero),

vostra Lily.


 

   
 
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