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Autore: Miranh    20/01/2013    2 recensioni
Ciao! Eccomi qui, come promesso, a postare il secondo libro! Mi scuso per il tempo passato! Dunque, in questo seguito troverete tutti i protagonisti finalmente cresciuti e pronti ad affrontare ciò che il destino ha in serbo per loro. Spero vi piaccia! Un saluto a tutti!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 15. “ Le Terre di Nessuno ”

 

 

L'aria era calda e umida, i raggi del Sole cocenti, ed il terreno secco, con l'alta erba china, in attesa dell'arrivo delle piogge. Intere mandrie si riunivano attorno alle poche sorgenti d'acqua rimaste. Luogo ideale per dissetarsi. Luogo ideale per le dispute. Luogo ideale per i predatori.

Una piccola mandria di zebre, che era stata attirata da un'invitante pozza d'acqua, ora si spostava velocemente, inseguita da un giovane leone, dal pelo grigiastro e la criniera rossastra. Il suo unico intento era quello di spaventare le prede e non di catturarne una. Il suo compagno, dal pelo marrone chiaro e poco più grande d'età, giaceva infatti sul fianco esterno e si preparava per l'agguato finale. La caccia si concluse in modo propizio.

I due si ritirarono sotto l'ombra di un albero a divorare la loro preda.

<< Questo sì che è stato un bel colpo, Khendo. Era tanto che non mangiavamo zebra >>

<< Sì, è vero. La sua carne è squisita >>

<< La prossima volta toccherà a me stare sul fianco esterno, eh >>

<< Senz'altro, Hydo. Io di sicuro non ce la faccio più >>

<< Eh, eh...Pigrone! >>

<< Ah, sì? Non vedo l'ora di vederti al mio posto, e poi vedremo chi sarà il vero pigrone... >>

<< Ah! Non io di certo... Tu corri veramente solo quando c'è Uru di mezzo >>

Khendo arrossì: << Non è vero! A proposito...Pensi che sia tornata a casa? >>

<< Non so. Può darsi >>

<< ..... >>

<< Che c'è? Hai una faccia... Scommetto che temi che lei abbia trovato un compagno >>

<< Sta zitto! Non sono affatto preoccupato per quello. E poi ricordo che lei stessa ha affermato di non voler trovare nessuno durante il viaggio >>

<< Sarà... Ma sei sicuro di questo? Guarda che, se te la portano via, non venire a frignare da me >>

<< Ti sembro il tipo? >>

<< No, ma sei molto imprevedibile a volte... Secondo me dovresti smetterla di pensare a lei. Perché non cerchi qualcun'altra? >>

<< Non se ne parla! Lei è la principessa >>

<< E con questo? Non mi dirai che la conquisterai solo per ottenere il potere? Se la farai soffrire non contare più su di me! >>

<< Che stai dicendo, Hydo? >>

<< Ascolta, Khendo... Lascia che le cose seguano il loro corso. Sono sicuro che la tua ansia sia causata anche da qualche altro motivo, oltre che dal tuo interesse per Uru... Ogni giorno affermi di voler far visita a tuo padre, eppure per qualche ragione non ci vai mai... Ma non sei costretto a dirmi tutto. Solo non voglio vedere soffrire nessuno di voi due. D'accordo? >>

Khendo chinò il capo sospirando: << Va bene... >>

Hydo sorrise: << Mangiamo ora, prima che la carne diventi fredda >>

 

Dopo il pasto si riposarono per alcune ore. Al loro risveglio la mattina aveva varcato le porte del pomeriggio. Terminarono di mangiare la poca carne rimasta della zebra e ripresero il loro cammino. Attraversarono vasti territori sabbiosi, ampie vallate incorniciate da alberi ed erba, fino a che incrociarono le rive del fiume che scorreva in direzione delle Terre del Branco. Al termine del lungo viaggio raggiunsero i confini della loro terra natia. Hydo era deciso a proseguire oltre, mentre Khendo era insicuro. Quella si sarebbe rivelata una perfetta occasione per incrociare le desolate Terre di Nessuno, su cui si raccontavano diverse storie intimidatorie. Il re aveva incaricato alcuni sudditi di sorvegliarne i confini più aperti, per assicurarsi che gli esiliati non facessero ritorno. Ma a Khendo la sola idea di toccare il suolo di quelle terre con le proprie zampe lo faceva rabbrividire. Hydo notò la sua cupa espressione:

<< Alla fine hai deciso cosa fare? >> gli domandò;

Khendo annnuì: << Andrò da mio padre... >>

<< Te la senti? >>

<< ...sì >>

<< Se vuoi ti aspetto. Poi torneremo insieme alla Rupe >>

<< No. Prosegui pure senza di me. Potrei anche restare per molto tempo da mio padre. Non ti conviene restare. Porta i miei saluti ad Athena e a tua sorella. Vi raggiungerò più tardi >>

<< D'accordo. Ci rivedremo stasera allora >>

<< Ah! Dimenticavo... Fai gli auguri ad Athena da parte mia. Tra non molto tu e lei diventerete genitori >>

Hydo abbassò lo sguardo con un tenero sorriso: << Grazie, Khendo >>

<< Figurati. Chi l'avrebbe mai detto che saresti stato tu il primo a diventare padre? Vecchio furbacchione. Sembra ieri che ci rincorrevamo nella savana per combinarne una delle nostre... >>

<< E già...Anch'io faccio ancora fatica a crederci. Sono così contento...Non vedo l'ora che i miei piccoli nascano >>

<< Ti dispiace se mi farò chiamare zio come Helya? >>

Hydo rise felice: << “ Zio Khendo ”... Non suona male >>

Fecero un'ultima risata insieme, dopodiché si salutarono e proseguirono in direzioni differenti.

 

Alle pendici delle immense rocce della Rupe dei Re, le leonesse del branco si erano riunite a riposare dopo la caccia, sdraiandosi sulle pietre rese calde dai raggi solari, mentre il re Mohatu era andato in ricognizione in altri luoghi. Helya andò vicino ad Athena, la quale stava ferma in piedi a fissare l'orizzonte pensierosa.

<< Dovresti riposare di più >> disse Helya << Specialmente ora che sei nel bel mezzo della tua gravidanza >>

Athena sorrise, guardandosi il ventre prominente: << Lo so, ma non ci riesco. Hydo torna qui raramente, ma l'ultima volta ha promesso che sarebbe venuto uno di questi giorni, e che sarebbe rimasto anche fino a dopo il parto. Sono così felice... >>

Helya la guardò teneramente: << Non vedo l'ora di diventare zia. E non dimentichiamoci che anche Uru tornerà a momenti. Sarà entusiasta della notizia >>

<< Già. Spero che torni presto. Mi manca tanto... Secondo te ha trovato qualcuno? >>

<< Sicuramente! Sono certa che tornerà accompagnata da un bel leone >>

<< E tu, Helya? Quando pensi di sistemarti? >>

<< Ah, io sto bene così! >>

<< Non è vero... Che mi dici di quei due leoni che hai conosciuto tempo fa? Erano entrambi cotti di te >>

<< Sì, ma... Nessuno di loro mi entusiasmava. Erano un po' troppo narcisisti per i miei gusti. Volevano solo farsi notare. Preferisco un tipo più semplice e simpatico >>

<< Tanti auguri, allora >> ridacchiò Athena << Non è facile trovarlo >>

<< Lo so, accidenti... >>

Volsero nuovamente lo sguardo alle terre attorno la Rupe e intravidero la lontana sagoma di Hydo, che si stava avvicinando.

<< Hydo! >> Athena ed Helya scesero dalla Rupe e gli corsero incontro felici.

 

...Oltre ai confini delle Terre del Branco,vi erano aree consumate dalle intemperie e dal fuoco, dove la flora tenta di aggrapparsi invano con le proprie radici al terreno poroso e rosso, e la fauna, per quanto possa, cerca di compensare la propria fame, che scava e marcisce il corpo fino alle ossa...

 

L'orrido panorama di quella terra confinante si presentò agli occhi di Khendo come una terrificante sfida, impossibile da abbattere. Si fermò proprio difronte ad un enorme tronco secco, che a malapena si sorreggeva con l'aiuto di un paio di tratti di terra fangosa. L'ansia gli causò il tremolio del corpo. Conficcò gli artigli nel terreno e strinse i denti. Fece un profondo respiro e, una volta superate le prime paure, salì sul tronco scricchiolante e raggiunse con cautela l'altra sponda. Ma più procedeva, più quel luogo appariva logoro e solitario. Gli enormi rami di alberi morti e bruciati sembravano grossi artigli pronti ad afferrare e dilaniare la propria preda. Il terreno traeva nutrimento dalle ossa di carcasse consumate da avvoltoi. In fondo vi era un grosso termitaio roccioso, che sovrastava quelle distese deserte. Khendo deglutì, cercando di farsi coraggio, e si diresse laggiù.

In mezzo alle varie rocce del termitaio si riuscirono a distinguere le sagome di alcuni leoni. Fra questi vi era una giovane leonessa, dai lineamenti seducenti e gli occhi blu, che andò incontro al nuovo arrivato:

<< Khendo, fratellino! >> lo salutò con gioia;

<< Laira! >> il giovane ricambiò il saluto, dopodiché si diressero verso i leoni del branco: << Ehi, ragazzi, Khendo è qui! >> esclamò la leonessa.

I leoni volsero lo sguardo: << Ah, il piccolo Khendo... >> il leone più grande si alzò seguito dagli altri.

Khendo salutò gli amici e i fratelli rimasti uno ad uno, i quali rimasero sorpresi dal suo strabiliante cambiamento: << Incredibile come sei cresciuto. La principessa sarà sicuramente già caduta ai tuoi piedi! Ah, ah... >>

<< Non direi proprio... >> rispose il giovane;

<< Suvvia...Raccontaci un po'. Come sta lei? E' cresciuta bene vero? Pensa che porto ancora i segni della zampata che mi diede quando era ancora piccola... >>

<< Sì, Rodos...è diventata ancora più bella. Ma non l'ho ancora conquistata >>

<< Interessante...Nostro padre non sarà affatto contento >> e rise assieme agli altri;

Laira si fece avanti: << Perché non tacete un po', voialtri idioti? Lasciatelo stare. Ha viaggiato tanto per arrivare qui. Povero Khendo, sarai stremato... >>

<< Attenta a come parli, Laira >> disse un altro << La tua gentilezza ti costerà caro un giorno... Cosa ci guadagneremo noi da questa storia? Intanto lui si gusterà la vita di un re >>

<< Bah! Siete peggio dei cuccioli! Se non la piantate vi aggiusto io! >>

<< Oohh...Che paura... >> ghignarono gli altri, tornando a riposarsi.

Khendo abbassò inquietato lo sguardo. Laira lo consolò: << Su, non starli a sentire... Non hai nulla di cui preoccuparti. Ti invidiano solo perché quel villano di nostro padre ti ha costretto a farti piacere la principessa. Ma credimi, nessuno di loro si dimostra degno come te per tale incarico, col carattere che si ritrovano... >>

Khendo le sorrise: << Grazie, Laira... Per fortuna ci sei tu qui, altrimenti non oso neanche immaginare come sarebbe andata >>

Laira gli rivolse un sorriso mesto: << Non c'è bisogno che tu mi ringrazi, fratellino. Sai, a dire il vero anch'io ti invidio un po'... Hai avuto la possibilità di viaggiare e di esplorare tanti luoghi. E inoltre, con la scusa di dover stare vicino alla principessa Uru, hai potuto evitare di trascorrere la maggior parte del tempo in queste orride terre >>

<< Ma...Perché non te sei andata allora? Avresti potuto farlo, proprio come hanno fatto Kamau e Akin >>

<< Sì, è vero... A differenza di Zhymu, io e gli altri possiamo anche andarcene da qui. Le sentinelle piazzate dal Re per fortuna ci lasciano stare, però... >>

<< Però? >>

<< So bene che che il nostro vecchio non è altro che un leone vile, taccagno ed assassino. Molti dei nostri fratelli hanno finito per smarrire la propria coscienza per causa sua. Forse mi prenderai per una povera scema, ma...Nonostante ciò lui resta pur sempre mio padre in fondo. Non me la sento di abbandonarlo a se stesso >>

Khendo rimase ammaliato da quelle parole: << Sei una brava leonessa Laira...Fortunato colui che ti sposerà, anche se ti confesso che mi sentirei un tantino geloso se qualcuno ti portasse via >>

La giovane rise imbarazzata: << Su ora non esagerare, bell'imbusto >>

<< Ah, ha...Però sul serio...Cerca di trovar un po' di tempo per te stessa. Queste terre non giovano affatto alla tua salute e alla tua bellezza >>

<< Uhm...Grazie. Terrò a mente questo consiglio >> gli strizzò un occhio e lo condusse verso il grosso termitaio.

<< Dov'è lui? >> le domandò Khendo;

<< Dove pensi che stia quello sciagurato? Si è rintanato per bene nelle profondità di questo schifoso ammasso di rocce. Esce solo quando gli portiamo da mangiare. Vieni, seguimi >>

<< Non esce mai da lì? >>

<< Ultimamente no... All'inizio trascorreva fuori gran parte della giornata. Io e lui facevamo sempre due passi insieme. Non faceva altro che parlarmi del suo immortale risentimento nei confronti di coloro che vivono alla Rupe dei Re. Il che era segno di un po' di vitalità rimasta in lui. Ma ora... Si è rinchiuso là dentro. Da quando ha avuto notizia della morte della regina Aura >>

<< Cosa? >>

<< Sì, è così. Da quando ha saputo della sua morte è peggiorato parecchio. Non so il perché. E' come se fosse morto sia fuori che dentro. Mangia poco ed ha assunto anche un aspetto orribile. A volte entro per accertarmi che non sia morto davvero. Solo a me permette di entrare ora, mentre gli altri restano fuori. Spero solo che vederti lo faccia stare un pochino meglio e che non sia tanto scorbutico da mandarti via >>

Khendo si angustiò.

Trovarono l'apertura delle buie grotte e vi entrarono. L'interno era ancora più fetido dell'esterno. Radici e ragnatele fungevano da decorazioni per le pareti e l'aria era piuttosto maleodorante. Riuscì solo a fare qualche passo subito dopo l'entrata, ma l'intenzione di proseguire oltre svanì, lasciando posto al timore.

Laira si girò a guardare il fratello: << Che fai ancora lì? Su, sbrigati >>

Ma lui non si mosse e chinò il capo titubante.

<< Khendo... >> gli si avvicinò << Le prime impressione sono difficili da superare. Te la senti di venire, oppure preferisci aspettare? >>

Il giovane diede un'ultima occhiata all'uscita. Fece un respiro profondo e infine decise di proseguire.

Superarono una stretta galleria e giunsero all'interno. Era una grossa sacca d'aria sotterranea. In alto vi erano stalagmiti vuote all'interno e con aperture all'estremità, che permettevano il passaggio della luce.

Uno strano scricchiolio fece sobbalzare Khendo. Una grossa sagoma si muoveva in mezzo ai cumuli di fango e volse gli occhi scintillanti verso i due fratelli. Khendo si piazzo dietro la sorella maggiore.

<< Laira...sei tu? >> una voce debole e roca tagliò l'aria.

<< Sì, padre, sono io >> rispose risoluta la leonessa;

<< Chi c'è con te? >> il tono della voce aveva assunto una fioca aria minacciosa;

<< C'è tuo figlio >> Laira arretrò e spinse Khendo in avanti, il quale si ostinava a restare nascosto <> gli bisbigliò.

<< Ma è parecchio che non lo vedo >> sussurrò Khendo;

<< E allora? Ecco il momento per colmare le distanze >> e lo mandò verso il padre.

<< C-ciao, papà... >> balbettò il giovane;

Zhymu lo osservò e uscì lentamente dall'ombra. Khendo rabbrividì. La sua maestosità non era cambiata per niente. Ma le sue attuali condizioni fisiche

gli conferivano un aspetto terrificante. Il pelo aveva perso la sua luminosità, gli artigli e le zanne erano completamente sporgenti, le costole e gli zigomi scavati, la foltissima chioma sporca e arruffata. Il grigio brillante e intimidatorio degli occhi spiccava netto in mezzo a tanta ombrosità. Rimasero fermi a fissarsi per un minuto interminabile. Infine Zhymu sfoderò un temibile sogghigno:

<< E' bello rivederti, figlio mio... >>

Khendo deglutì, e si preparò ad affrontare suo padre....

  
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