Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |      
Autore: Lau04    20/01/2013    5 recensioni
Titolo Provvisorio]
(1. Home - Thorin/Bilbo) "Dopo quasi un anno lontano dalla Contea, il suo concetto di ‘casa’ aveva acquisito una nuova, imprevista, sfumatura."
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Bilbo, Thorin Scudodiquercia
Note: Missing Moments, Movieverse, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prompt: Casa, Cambiamento
 
Beta –  Elly Lune
Pairing –  Thorin/Bilbo
Rating –  Verde
Genere –  Angst
 
Note: spoiler (vago accenno al finale del libro)
 
Canzone – Echo di Jason Walker
 
 
 

Home

 
 
Durante il suo lungo viaggio verso la Montagna Solitaria, Bilbo Baggins non aveva mai smesso di pensare alla Contea.
Nelle prime settimane non sognava altro che essere di nuovo lì, nel suo accogliente buco-hobbit a Hobbiton, con la pipa in mano a disegnare cerchi di fumo sull’azzurro del cielo, nel suo studio chinato su mappe e libri o in cucina a preparare la seconda colazione della giornata.
Per poche ore, quelle in cui riusciva ad addormentarsi come un sasso per lo sfinimento, la sua parte Baggins gioiva nel potersi abbandonare all’illusione di non aver mai messo piede fuori dalla porta di casa, né tantomeno di aver permesso ad alcun nano indisciplinato di mettergli sottosopra la cucina e svuotato la dispensa.
Nel suoi sogni non c’era nessun contratto, nessuna chiave, nessuna Montagna Solitaria e nessuna Fornace con le Ali, con artigli grandi come ganci da macellaio e denti affilati come spade, pronta ad abbrustolirlo in meno di un secondo con il suo fiato infuocato. Né tantomeno una combriccola di tredici nani con aspirazioni tanto ambiziose quanto suicide, guidata da Gandalf il Grigio.
Tuttavia il suo Piccolo Paradiso gli veniva strappato dalle mani ogni mattina, quando i primi raggi dell’alba iniziavano ad infastidirlo, insieme alle chiacchiere dei nani già svegli e pronti a riprendere il viaggio, costringendolo a svegliarsi mentre confabulava con voce impastata un “Mmh, devo aver dimenticato di chiudere le tende” o qualcosa di simile.
Solo allora si rendeva conto che non c’erano tende o finestre da chiudere, né un letto con coperte in cui rifugiarsi dai fastidiosi raggi del sole, né il buon odore di lavanda che riempiva le stanze del suo amato buco-hobbit, ma c’era qualche coperta su cui dormire e rifugiarsi dall’umidità del mattino, l’erba e la nuda terra come giaciglio ed un vago odore di carne nell’aria, probabilmente i resti della cena.
I dieci minuti successivi Bilbo li spendeva per lo più a borbottare maledizioni contro di sé, lasciando a briglie sciolte la sua parte Baggins, finché Bofur o qualche altro nano gli passava gentile una mano tra i ricci scompigliati per dirgli che era ora di ripartire.
Fu così per l’intero primo mese trascorso lontano dai verdi prati della Contea.
 
Col trascorrere dei giorni, il tempo e la distanza, oltre che i frenetici accadimenti che lo avevano coinvolto e travolto di volta in volta, avevano reciso il continuo ripetersi di quell’illusione nelle sue notti – ormai il piccolo hobbit non aveva più bisogno di sentirsi al sicuro rifugiandosi nel ricordo del suo accogliente buco-hobbit.
Non era una questione di avere coraggio e stringere i denti, né tantomeno di abituarsi a vivere senza tutte le comodità a cui era sempre stato avvezzo e neanche l’essere riuscito ad accettare una svolta tanto drastica quanto imprevedibile alla sua vita; aveva semplicemente trovato un posto in mezzo a quella allegra compagnia.
Durante il viaggio, lo hobbit ebbe fra le mani più di una possibilità per mettersi in gioco, così da confermare più volte quello che Gandalf aveva già anticipato: il loro Scassinatore aveva molto da offrire, più di quanto potessero credere tutti i nani e Bilbo stesso.
Finalmente sentiva di appartenere a quello scapestrato gruppo  – e l’essere un hobbit non sembrava più un problema, dopotutto. Bilbo aveva coraggio, inventiva e voglia di fare da vendere, la fortuna non sembrava certamente mancargli e nemmeno le buone occasioni per dimostrare il suo valore – e di quelle se ne presentarono parecchie.
Pure l’orgoglioso Principe di Erebor, Thorin Scudodiquercia, aveva dovuto rimangiarsi le sue dure parole nei confronti del piccolo hobbit – soprattutto dopo che quest’ultimo si era dimostrato disposto di sacrificare la sua stessa vita per proteggerlo.
Mi dispiace aver dubitato di te.” Gli aveva detto, sinceramente pentito – e quella volta a Bilbo mancò un battito.
Col passare dei giorni la sua parte Baggins, insofferente e sempre pronta a borbottare qualcosa in dissenso, sembrava essersi ritirata fino a data da destinarsi in un angolo della sua testa, lasciando a briglie sciolte l’indole Tuc di Bilbo, che ormai da anni pareva essersi assopita.
Non suonava più così vergognoso alle sue orecchie sentirsi, in qualche modo, più Tuc che Baggins – il ché era cosa ben strana, se si fosse stati dei rispettosi hobbit della Contea, com’era Bilbo.
Così, insieme al timoroso Bilbo Baggins della Contea, era cambiato completamente anche il suo concetto di ‘casa’.
 
Ma quella non fu l’ultima volta che lo hobbit dovette ricredersi.
 
Dopo quasi un anno lontano dalla Contea, il suo concetto di ‘casa’ aveva acquisito una nuova, imprevista, sfumatura.
Ora l’idea di ‘casa’ portava con sé il ricordo di un forte profumo di terra mista a muschio, di una voce simile ad un terribile rombo di tuono, di uno sguardo tagliente e dalle sfumature di un pallido azzurro, simile a ghiaccio e di lunghi capelli corvini impregnati dell’odore della pioggia. Aveva sottili labbra esperte, circondate da una morbida barba che ricopriva anche le guance, mani tanto grandi quanto delicate, un ampio petto contro il quale accucciarsi nelle fredde notti invernali, quando il vento non la smetteva di fischiare tra gli alberi e non lo lasciava dormire, e un nome da sussurrare sottovoce con devozione più e più volte, mentre il mondo sembrava fermarsi per qualche ora soltanto per loro.
Ogni bacio sembrava essere il primo – gentile, adorante, una promessa silenziosa scambiata sulle labbra.
Ogni bacio sembrava essere l’ultimo – affamato, umido, un desiderio insaziabile sussurrato tra morsi bisognosi.
Nella notte nessun marchio, graffio, bacio o morso riuscì mai a lasciare un segno indelebile su Bilbo come la roca voce del Re dei nani che continuava a ripete dolci confessioni nella sua lingua natia, dalla cadenza dura e graffiante.
Sotto i logori panni dei loro letti improvvisati, si concedevano di indugiare per lunghe ore nella fragile illusione di un futuro prossimo da condividere insieme a Erebor, ricostruita nel pieno del suo splendore, l’uno a fianco all’altro – il Re sotto la Montagna ed il suo amato sposo. Una sciocca utopia che li cullava la notte, facendoli addormentare uno tra le braccia dell’altro.
 
Tuttavia non c’era nessun ‘e vissero felici e contenti’ ad attenderli sulle soglie di Erebor,
 
ma una tomba nelle profondità della montagna,
 
un cuore frantumato in mille pezzi
 
ed una Casa, che Casa più non era.
 
 

I don't wanna be down and
I just wanna feel alive and
get to see your face again
once again
 
Just my echo,
my shadow…
 
 
Hello, hello
anybody out there?
 
 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Lau04