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Autore: Camilla L    20/01/2013    8 recensioni
Un giorno come tanti che si trasforma nel più importante della vita di Emma...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Emma & Federico

 

Oggi pomeriggio andrò a studiare a casa di Federico Stuani, uno dei ragazzi più fighi della mia classe, anzi mi correggo: Federico è, senza ombra di dubbio, il più figo in assoluto.

E' stata la professoressa di chimica a volerlo, altrimenti dubito fortemente che potesse mai accadere una cosa del genere. Ha diviso l'intera classe in coppie e poi ha abbinato ad ognuna un argomento su cui lavorare. Da quando siamo stati abbinati, il mio compagno ed io, abbiamo parlato pochissimo, giusto il minimo indispensabile per accordarci sui nostri pomeriggi di studio...questo sarà il primo di una lunga serie, la relazione andrà consegnata a fine anno e siamo solo a Gennaio.

Tra poco suonerà la campanella che sancirà la fine delle lezioni e l'inizio del pomeriggio più strano della mia vita. L'idea di restare da sola con lui mi provoca una lunga serie di strane emozioni, una parte di me non ne vedeva l'ora (chi non vorrebbe stare un intero pomeriggio con Federico Stuani?), ma sono anche terrorizzata dal dover restare a stretto contatto con lui per più di cinque minuti. Non mi è ancora molto chiaro cosa ne pensa lui al riguardo, suppongo che la cosa gli sia del tutto indifferente, un compagno vale l'altro, l'importante è che il progetto venga bene e, possibilmente, senza dover passare troppe ore insieme. Suppongo, anche, che sia stato preso parecchio in giro dai suoi amichetti per via di questa accoppiata, speriamo solo che non faccia la stessa cosa lui con me per tutto il pomeriggio; non lo ha mia fatto a dire il vero, a differenza dei suoi amici, ma non sono affatto tranquilla, è pur sempre il più figo della scuola che ospita quella che puntualmente è derisa da tutti.

Al suono della campanella il mio cuore inizia a battere all'impazzata, sicuramente verrà da me tra qualche secondo per decidere le ultime cose e...

-Emma?-mi dice, poco dopo.

Ma da quand'è che sa il mio nome? Ero convinta che per lui fossi semplicemente “Picotta la balenotta” come lo sono per il resto dei miei compagni.

-Si!-rispondo, ormai priva di salivazione.

-Ti va bene per le quindici oggi pomeriggio? O per te è troppo presto?-mi chiede molto gentilmente.

-Va benissimo, non preoccuparti.-

-Sei sicura? Non abiti così vicino, non vorrei farti fare tutto di corsa quando potremmo benissimo trovarci un po' più tardi.-

Ma da dove esce tutta questa premura nei miei confronti?

-Non vado a casa, mi sono portata un panino e lo mangerò al parco.-spiego velocemente.

-Veramente? Ma perchè non me l'hai detto? Ti avrei invitata a pranzo a casa mia, pranzo quasi sempre da solo, non sarebbe stato un problema. Se vuoi venire possiamo sempre dividerci quello che mia madre ha preparato per me. -mi spiega serenamente.

Come mai mi parla come se fosse un mio vecchio amico? Chissà dove sarà il trucco? Forse vorrà invitarmi per raccontare poi a tutti gli altri ogni boccone che ha mangiato Emma Picotta “la balenotta” a casa sua...no, grazie!

-Non preoccuparti, stare al parco mi piace.-

In realtà odio quel parco, ma mi sembrava l'unica risposta sensata che potessi dare...

-Si, ma non credo che sia così rilassante pranzare seduta su una panchina.-nota.

-Non preoccuparti, davvero, per mangiare un panino una panchina andrà più che bene.-

-Non ti va proprio di venire a casa mia e di dividere il mio pranzo con me?-insiste.

-Ci vediamo oggi alle quindici.-taglio corto.

-Guarda che non mi dispiace e a me non cambia molto che tu venga ora o tra un ora, non credi?-mi chiede.

Ma perchè insiste così tanto?

-Veramente, Stuani, non insistere!-dico, leggermente scocciata dalla sua insistenza.

-Come vuoi, io volevo solo essere gentile, a dopo.-dice, voltandosi di scatto e allontanandosi da me, come se gli avessi fatto chissà quale offesa.

Che volesse veramente essere gentile senza un secondo fine? Sono talmente abituata ad essere presa in giro che vedo lo scherzo idiota anche quando non c'è. Devo assolutamente rimediare.

-Stuani, fermati, per favore!-lo richiamo, mentre tento di rincorrerlo.

-Non puoi sforzarti di chiamarmi Federico? O hai intenzione di chiamarmi per cognome tutto il pomeriggio?-mi chiede, dopo essersi fermato.

In effetti non ha tutti i torti, lui lo sforzo di chiamarmi Emma lo ha fatto.

-Ok, Federico! Se non è troppo tardi vorrei accettare il tuo invito.-dico sorridente.

-Hai capito che non c'era niente di losco dietro al mio invito?-chiede, mentre mi mostra ancora il suo meraviglioso sorriso.

-Scusa, ma sono sempre un po' titubante in questi casi.-

Come se mi fosse successo altre volte di essere invitata a pranzo da un qualsiasi compagno di classe, maschio o femmina che sia...

-Non devi avere paura di me, sono un bravo bambino!-continua a sorridere.

-Se lo dici tu!-sorrido anch'io.

Inizia a piacermi la sua compagnia...

-Ti avviso che dovremmo farcela a piedi fino a casa, di solito vengo in scooter, ma mia madre ha pensato bene di sequestrarmi le chiavi per ben due settimane.-mi spiega, mentre mi fa strada ed iniziamo a camminare.

-Allora non sei un così bravo bambino.-

-A volte faccio qualche eccezione.-

-Ma cos'hai combinato per farla arrabbiare così tanto?-

-Diciamo che ho fatto un paio di cose che non le sono molto piaciute.-

-Non sei perfetto come dai a vedere.-mi sfugge.

-Direi proprio di no!-sorride ancora.

Dio! Quant'è bello quando sorride...ed è pure simpatico!

-Non credo che tu faccia sempre tutto quello che piace ai tuoi genitori. Sarà capitato anche a te di averli fatti arrabbiare qualche volta.-continua.

-Praticamente ogni giorno! Quando capirò come si fa ad accontentare mio padre sarò già sposata e con almeno un paio di figli.-commento.

-E tua madre?-mi chiede.

-Scusami, forse sono troppo invadente, ma sono tre anni che siamo in classe insieme e mi sono reso conto solo ora che quasi nemmeno ti conosco.-aggiunge subito.

-Non fa niente, solo che mi stai stupendo, non conoscevo questo tuo lato loquace e curioso.-gli faccio notare.

-Io sono così, loquace e curioso, come hai detto tu, solo che con quella massa di idioti che ci ritroviamo come compagni di classe fatico un po' ad essere me stesso al cento per cento, non ne vale la pena.-

-Wow! La stessa identica cosa che penso io!-commento stupita.

-Forse avremmo dovuto conoscerci meglio già dal primo anno.-commenta anche lui.

-Credevo che Alessio e gli altri scemi fossero tuoi amici.-

-Ma per carità, al di fuori dall'orario scolastico non mai incontrato nessuno, se non per caso e tu sei la prima che viene a casa mia.-mi confessa.

-E perchè stai sempre con loro se pensi questo? In effetti mi sei sempre sembrato un altro tipo di persona rispetto a loro, ma credevo che almeno ti stessero simpatici.-

-Non è che abbia molte alternative, in classe non siamo molti maschi e a me sono capitati loro, io farei amicizia anche con le ragazze, ma ho sempre paura di essere frainteso, come hai fatto tu prima e così seguo la massa.-

-Una massa di idioti, appunto!-sottolineo.

-Qualcuno non è così male, dai!-

-Chi, Marco Sutti? Quello che non sa nemmeno distinguere la destra dalla sinistra ed è arrivato in terza liceo solo perchè è il figlio di un famoso avvocato?-

-Non è così rincoglionito!-

-No...qualcosa in più!-aggiungo.

-Beh, tu sei la migliore amica di Miss Tristezza!-

-E chi sarebbe? La Betta?-chiedo.

-E chi altro? Sarà una buona e brava ragazza, ma è impossibile che in tre anni non abbia mai avuto nessun motivo per sorridere.-risponde.

-Non posso darti tutti i torti e poi fare un discorso che non riguardi lo studio con lei è impossibile.-racconto.

-Che vita triste!-commenta ridendo.

-E' la vita che vorrebbe che facessi mio padre.-aggiungo.

-Scusa!-dice, prontamente.

Che tenero, si preoccupa anche per me.

-Non preoccuparti, non potevi saperlo. Mio padre è un graduato militare e diciamo che usa quei metodi rigidi anche con noi, ma per fortuna mia madre è totalmente diversa e riesce a fargli capire che non può sempre pretendere il massimo in ogni cosa che facciamo.-

-Deduco che tu abbia dei fratelli.-dice.

-Si, ne ho due. Una sorella più grande ed un fratello più piccolo e tu?-chiedo a mia volta.

-No, sono solo io e, a dire il vero, non ho nemmeno un padre.-mi risponde.

-Non lo sapevo.-commento, impossibilitata a dire altro, più parliamo e più mi rendo conto di non conoscerlo affatto.

E' ancora più figo di quanto pensassi!

-Forse dopo conoscerai mia madre.-mi dice poi.

-Mi farebbe piacere.-

A chi non farebbe piacere conoscere la donna che ha dato vita a cotanta meraviglia?

-Prima che tu la conosca ti devo dire un paio di cose che la riguardano.-mi ragguaglia.

-E cioè?-

-Innanzitutto che è molto probabile che sia ancora parecchio incazzata con me, perciò se la vedrai un po' scostante sappi che ce l'ha con me e non con te.-inizia.

-Per lo stesso motivo per cui sei appiedato?-chiedo.

-Esattamente!-

-E poi?-chiedo curiosa.

-Poi che lei non è come tutte le altre madri.-afferma.

-In che senso, scusa?-

Non ci sto capendo niente!

-Ecco, vedi, lei non ha l'età che hanno tutte le madri dei ragazzi della nostra età, diciamo che sembra più mia sorella che mia madre.-mi spiega.

-Si incazza come tutte le altre madri, però.-constato curiosa.

-Forse anche di più!-sorride di nuovo.

-Quanti anni aveva tua madre quando sei nato?-chiedo ancora.

Ormai il ghiaccio è rotto e in pochi minuti abbiamo recuperato tre anni.

-Ne aveva appena compiuti sedici.-risponde.

-Oddio, ma era più giovane di noi.-commento.

-So solo che è rimasta incinta l'estate tra la prima e la seconda liceo, non ama molto parlare di quel periodo così ho smesso di fare domande già da diversi anni.-mi racconta, come se ormai rispondesse alle mie domande direttamente dalla mia testa.

-Comunque siamo arrivati!-mi dice subito dopo, indicandomi un portone dall'altro lato della strada.

Casa sua è un appartamento in un piccolo palazzo alla periferia della città, si nota subito che non è stato fabbricato recentemente, ma tenuto con cura nel corso degli anni. Nonostante dobbiamo salire solo al secondo piano usiamo comunque l'ascensore e questo mi imbarazza non poco...è un luogo un po' troppo ristretto per i miei gusti!

Quando entriamo noto subito una parte della tavola da pranzo apparecchiata per uno e un biglietto sopra il piatto rovesciato che ricopre la pietanza.

-Ti piace la pasta al sugo di pomodoro?-mi chiede appena scopre il piatto.

-Si, certo!-risponde.

Fossi anche stata intollerante al pomodoro o a qualsiasi altro ingrediente l'avrei mangiata comunque, quando mi ricapiterà di riavere un invito del genere?

-Ti avviso che la pasta è leggermente diversa da quella che mangi di solito, sono celiaco e non posso mangiare tutto quello che vorrei. Sai cosa significa?-mi spiega.

Ed io che ho pure scherzato sulle intolleranze, pensare che credevo che quello crudele dei due fosse lui.

-Si, so cosa significa, ma non importa, sarà buonissima comunque.-rispondo leggermente imbarazzata.

-Dopo ti andrebbe di dividere anche una pizza surgelata? Scusa, ma non sono un gran cuoco e oltre a quello che si può fare col forno a microonde non vado.-

-Posso anche mangiare il mio panino se vuoi, per me va benissimo.-

-Vorrei dividere con te anche quello, ma proprio non posso.-scherza sul suo problema.

-Non sapevo ci fossero cibi come pasta e pizza fatti apposta per i celiaci.-commento.

-Ci sono, ma dubito che siano buoni come quelli “veri”, mia madre dice di si, ma ho sempre avuto la sensazione che lo dica per non farmi sentire troppo deluso.-

-Non puoi avere un termine di paragone perciò tieni buona l'opinione di tua madre.-

-Da oggi avrò anche la tua.-dice, fingendosi minaccioso.

-Non te la darò mai!-

-E perchè?-chiede amareggiato.

-Perchè se ti dicessi che fanno schifo ci rimarresti male e se ti dicessi il contrario non ci crederesti come fai con tua madre.-rispondo.

-Non mi stai più simpatica come prima.-

Oh, mamma! Ora si finge anche imbronciato...io.lo.adoro!

 

Dopo aver pranzato, aver discusso un po' su quali cibi siano più buoni ed essere riuscita, con mia immensa soddisfazione, a non dare nessun giudizio in merito, iniziamo la nostra relazione di chimica...

-Io odio chimica!-commenta, dopo solo cinque minuti che siamo sui libri.

-Anch'io! Preferisco di gran lunga altre materie.-aggiungo.

-Abbiamo molte cose in comune.-commenta.

-Non lo credevo possibile.-commento anch'io.

-Credo che la professoressa non abbia fatto a caso le coppie.-dice poi.

-Tu credi?-

Sono sempre più sbalordita da questa giornata!

-Ne sono quasi convinto! Se noti bene, tutti gli altri abitano vicini o sono comunque amici, a parte noi. Secondo me ci ha messi insieme perchè siamo gli unici due che hanno il massimo dei voti in tutte le materie eccetto che nella sua ed oltre a questo deve aver visto altro che ci accomuna.-risponde.

-In effetti mi sono chiesta perchè non mi abbia messo con la Betta o qualche altra ragazza.-

-Spero che tu ti stia divertendo più con me che di come avresti fatto con lei.-si augura.

-Questo è poco, ma sicuro. Lei non mi avrebbe nemmeno fatto pranzare, tempo perso, ci saremmo chiuse nella sua stanza per pomeriggi interi a leggere e rileggere noiosi libroni.-

-Io ho ringraziato il cielo di non essere in coppia con Marco o Alessio, avremo passato tutto il tempo a giocare alla Play Station o altre cose così istruttive.-

-Tutto sommato siamo stati fortunati.-azzardo.

-Di più!-aggiunge sorridendo felice e inchiodando i meravigliosi smeraldi che ha al posto degli occhi nei miei.

-Mi togli una curiosità?-dico, ancora un po' imbarazzata.

-Tutte quelle che vuoi?-

-Come mai tua madre ti ha punito?-chiedo curiosa.

-Perchè ieri sera ho dato dell'idiota al suo fidanzato.-confessa.

-Veramente? Non ti ci vedo a fare una cosa del genere.-

-E' quello che penso di lui e ci tenevo a farglielo presente.-aggiunge.

-Non è che sei solo geloso? Insomma, hai avuto tua madre solo per te per tutta la tua vita, sarebbe più che logico.-

-Ti sei laureata in psicologia?-chiede, senza scherzare.

-No, è quello che penso e ci tenevo a fartelo presente.-dico seria e riprendendo una sua frase di poco fa.

-Comunque è quello che pensa anche mia madre.-

-Noi donne siamo un passo più avanti!-scherzo, sperando che apprezzi.

-Se ne siete convinte voi! Comunque mia madre mi ha quasi perdonato, altrimenti non mi avrebbe lasciato il suo solito biglietto sul piatto.-scherza anche lui.

-Avrà capito che il tuo è solo stato un momento da bambino capriccioso.-scherzo ancora.

-Credo che chiederò alla professoressa di fare la relazione con Betta, sarà più divertente.-dice, iniziando a ridere seguito da me.

 

Il pomeriggio vola via senza nemmeno che me ne accorga, stare insieme a lui è molto, ma molto più piacevole di quello che pensavo. La sua bellezza esteriore è solo una millesima parte della fantastica persona che è dentro. Il Federico che ho conosciuto oggi è molto diverso da quello che credevo di conoscere e, devo aggiungere che, non smetterò mai di ringraziare la professoressa di chimica per aver fatto in modo che accadesse tutto questo.

 

 

10 anni dopo...

 

Oggi è il giorno del mio matrimonio, sono al settimo cielo, nessuno è mai stato più felice di me in questo momento. Da quel pomeriggio di Gennaio di dieci anni fa sono cambiate molte cose: non sono più stata Emma Pacotta “la balenotta”, per nessuno. Da quel giorno divenni Emma, la migliore amica di Federico e poco dopo la sua fidanzata. Da allora siamo diventati inseparabili, ogni momento della nostra vita lo abbiamo condiviso.

Tra qualche ora sarò la signora Stuani, nessun nome mi sembra più azzeccato per me.

L'ospite d'onore del nostro matrimonio sarà quella professoressa che ebbe la fantastica idea di farci studiare insieme, ha permesso al mio sogno di diventare realtà, alla mia favola di essere vissuta, nessuno merita più di lei la mia riconoscenza.

 

Emma Picotta Stuani

   
 
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