Say my name
Il Tokyo Dome.
Appena entrato,
quando ancora era vuoto e tutti gli operai si stavano dando da fare per
permettere loro di esibirsi, Hyukjae non era riuscito a carpire la grandezza e
l’importanza di quello che sarebbe successo da lì a poco nella sua
vita.
Aveva un solo
pensiero che ronzava, incessante, da quando aveva aperto gli occhi quella
mattina.
Ci
siamo.
Alzò la testa e
vide migliaia di luci spente, che quella sera sarebbero state accese per
illuminare loro.
I Super Junior.
Il gruppo su cui
nessuno avrebbe scommesso un dollaro, formato dagli scarti della SM
Entertainment. Il gruppo che nel giro di sei anni aveva conquistato l’Asia e
l’Europa. E, l’acciuga più famosa della Corea se lo sentiva, avrebbe presto
conquistato il mondo.
I
membri erano sparpagliati sul palco, chi a contemplare il vuoto, chi a
scherzare, chi a seguire personalmente i lavori. Nemmeno a dirlo, Leeteuk era al
telefono, probabilmente tentando di risolvere l’ennesimo problema. O, ancora più
probabile, stava parlando con Sora, sua pseudo moglie nel programma We Got Married.
Lanciò
un’occhiata a Donghae, che si trovava dall’altro lato del palco a scattare
fotografie, e non riuscì a trattenere un sorriso. Donghae, suo fratello, non sarebbe cambiato mai. C’era una
ragione se il pubblico amava EunHae.
Una ragione, a suo parere, molto semplice e che non aveva bisogno di tante
spiegazioni: loro due trasudavano affetto.
I loro abbracci,
i loro sguardi, i piccoli gesti erano pregni di un sentimento che solo poteva
essere immenso e dolce affetto.
Onestamente, in
un primo momento si era sentito confuso e spaventato. Quando i Super Junior
erano ancora agli inizi e i fans avevano iniziato a notare l’interazione e la
complicità tra lui e Donghae, si era quasi convinto di essere innamorato del suo
compagno.
Non era uno
sciocco.
Sapeva
dell’esistenza dell’omosessualità e, da quando aveva cominciato a far parte del
mondo dello spettacolo, l’aveva vista e toccata con mano più volte.
Le
cose erano cambiate quando aveva incontrato l’amore vero. Aveva capito che ciò che lo legava a
Donghae era completamente diverso. In anni e anni non aveva ancora trovato un
termine adatto per descriverlo.
Ma
era certo che non si trattasse di amore.
L’amore
lo aveva fatto soffrire, gli aveva dilaniato il cuore e gli aveva dato la
sensazione di aver perso tutto. Donghae, e di questo Hyukjae era certo, non gli
avrebbe mai fatto nulla del genere.
Una mano leggera
si posò sulla sua spalla e una figura alta poco più di lui gli si affiancò.
Leeteuk
sorrideva e i suoi occhi emozionati, coperti in parte dalla frangia ramata,
erano persi a guardare gli spalti vuoti.
“Ce l’abbiamo
fatta, Hyukie...”
Lui sorrise e
annuì. Sapeva perfettamente a cosa il Leader dei Super Junior si stesse
riferendo.
Loro due erano
tra quelli che avevano sofferto e lottato di più durante gli anni della
preparazione, fra persone considerate sempre migliori e un debutto che sembrava
non dovesse arrivare mai. E quando poi era arrivato, erano stati in grado di
sormontare tutti i problemi che si erano parati loro davanti: gli scandali, i
fraintendimenti, la separazione da Hangeng
e Kibum...
Però, finalmente
erano lì.
Al Tokyo Dome.
Niente SM Town a spalleggiarli.
Solo
loro.
Dopo anni, finalmente, il sudore e le
fatiche stavano per essere ripagati nel migliore dei modi.
Beh, si disse
Hyukjae, non per nulla erano the last men
standing.
***
Non
era il loro primo concerto, né sarebbe stato l’ultimo. Non era la prima volta
che il mare di luci blu zaffiro brillava e si muoveva per loro. Ma quella sera
tutto era speciale. Prima di salire sul palco per la sua performance, Eunhyuk
fece riemergere Hyukjae solo per un momento.
Guarda,
mormorò
tra sé e sé mentre ancora le luci del palco erano spente e si metteva in
posizione, tutto questo è per noi.
Mai
come in quei momenti apprezzava il
suo nome d’arte: gli permetteva una percezione della realtà molto più netta e
cristallina.
Poi,
in pochi istanti, Eunhyuk prese il sopravvento.
L’occhio
di bue lo illuminò e tutto prese vita.
***
Sorry,
Sorry Answer non
era stata una scelta ovvia. E neppure facile.
Un po’ perché
adorava incitare la folla a urlare il suo nome – come predeva What’s my name, la sua solita
performance da solista -, un po’ perché era una performance sicura: ballava,
cantava, saltava da un lato all’altro del palco, in pieno stile Eunhyuk.
L’Eunhyuk non
sexy e tanto, tanto divertente.
Per questo,
quando gli era stato suggerito di creare una coreografia per Sorry, Sorry Answer era stato titubante.
Era...diverso.
Serviva molto più impegno, molto più carisma.
Aveva
deciso di farlo solo quando aveva capito che, nel caso in cui tutto fosse andato
bene, sarebbe stata un’esibizione fantastica. Epica.
Ed
effettivamente...
Le urla dei fans
non lasciavano spazio a dubbi. Stava andando bene.
Mentre si
muoveva, in maniera molto più sinuosa e morbida del solito, sfruttando le luci
soffuse, usando le ballerine come degli accessori, sentì l’eccitazione
intossicante attanagliarlo e, per qualche breve istante, dominarlo.
Quando
la cravatta, la giacca e il cappello volarono via ebbe paura, per un attimo, che
il palco sarebbe stato distrutto da quel coro di urli e grida. Nonostante
l’espressione sensuale e determinata, dentro di sé
sorrise.
Non
hanno idea di quello che sta per arrivare.
Le
voci di Kyuhyun, Ryeowook e Yesung accompagnavano i suoi passi verso il centro
del palco. La camicia bianca finì a terra e un nuovo boato accolse quel suo
gesto. Il microfono, retto da una semplice asta, lo aspettava per amplificare la
sua voce, ma sarebbe stato solo un altro accessorio per i suoi passi.
A
un certo punto, le mani delle ballerine furono sul suo corpo, ma non fu quello
che rischiò di fargli perdere i sensi.
Fu
la sensazione di trovarsi su un precipizio. In quel momento tutti stavano
urlando il suo nome, e lui ballava, e mai come allora sentì di essere
importante. Voluto. Una volta aveva
sentito sua fan dire che quando ballava sembrava essere il re del mondo. Finalmente Eunhyuk capì
cosa volesse dire quella ragazza. Erano i suoi passi, il suo corpo, il suo
sguardo che, in quel momento, ammaliavano il pubblico.
Non
Leeteuk, con la sua aria da eterno Peter Pan; né Siwon con il suo corpo
statuario e la mente di un bambino, o
Kyuhyun con la sua voce graffiante.
Era
lui.
La
folla incitava e urlava per lui.
Quando
l’ultima nota della canzone si perse tra il fragore del pubblico e le luci si
spensero, un sorriso cristallino ed emozionato illuminò il viso di
Hyukjae.
Per
pochi minuti era stato il dominatore del mondo.
***
L’ultima
canzone del concerto era sempre stata quella con più potere emotivo.
Generalmente tutti loro si lasciavano andare alle lacrime, un po’ per scaricare
la tensione, un po’ per dimostrare ai fans che anche loro avevano la capacità di
farli emozionare.
Ma
lui era preparato e determinato a non piangere. Per una volta voleva essere
forte e lasciare il palco con un sorriso. Niente lacrime a spezzare la sua voce.
Eunhyuk se lo impose.
Quindi
rimandò indietro il nodo che gli si era formato in gola mentre cantava e fece il
giro del palco per salutare tutti gli ELF. Riuscì anche a resistere alla faccia
stravolta dalle lacrime del leader.
Però...non
era assolutamente preparato a quello che sarebbe successo dopo.
A un certo punto
tutte le luci blu cominciarono a muoversi, formando un’enorme onda zaffiro che
si alzava, si abbassava e attraversava tutto lo stadio. La osservò, ammaliato e
ipnotizzato, e sentì tornare, prepotente, il groppo in gola che aveva ricacciato
prima.
Si guardò
attorno e vide che gli occhi dei suoi compagni erano umidi di lacrime, fatta
eccezione per Leeteuk che ormai piangeva senza vergogna, coprendosi la bocca con
una mano per cercare di fermare i singhiozzi e l’emozione.
Anche Sungmin e
Kyuhyun, i più algidi e meno propensi a lasciarsi andare di fronte a tutti, non
erano riusciti a trattenersi.
Quando l’onda
finì, tentò in qualche modo di ringraziare il pubblico, ma la voce gli tremava
troppo e le parole non volevano saperne di uscire o di riprendere un ordine
logico nella sua mente.
Era... troppo.
Intenso, bello,
sublime.
Dedicato a loro.
Dopo l’inchino
finale e il giro del palco, tutti tornarono nel backstage, abbracciandosi e
piangendo.
Leeteuk lo
strinse forte, ancora emozionato e commosso.
“Ci siamo
riusciti, Hyung...”
“Sì, Hyukie. Ci siamo riusciti.”
Se conosci i Super Junior non puoi non restarne affascinata.
Questa fanfiction è un semplice tributo a Eunhyuk: il mio modo di vederlo, le sensazioni che mi trasmette e le ragioni che mi hanno spinto ad ammirarlo come artista e come persona.
Un enorme grazie va a Tata (_Sushi_: se non avete letto la sua fanfiction, fatelo!) che mi ha fatto venire la voglia di cimentarmi nel mondo dei SuJu :)
Un bacio a tutti!!