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Autore: jewelish    21/01/2013    6 recensioni
Il Tokyo Dome. Punto d'arrivo di una grande carriera. I pensieri e le speranze di Hyukjae, di fronte al palco più importante della sua vita.
Dalla storia: "Aveva un solo pensiero che ronzava, incessante, da quando aveva aperto gli occhi quella mattina. Ci siamo."
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eunhyuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Say my name

 

 

 

 

 

 

 

Il Tokyo Dome.

Appena entrato, quando ancora era vuoto e tutti gli operai si stavano dando da fare per permettere loro di esibirsi, Hyukjae non era riuscito a carpire la grandezza e l’importanza di quello che sarebbe successo da lì a poco nella sua vita.

Aveva un solo pensiero che ronzava, incessante, da quando aveva aperto gli occhi quella mattina.

Ci siamo.

Alzò la testa e vide migliaia di luci spente, che quella sera sarebbero state accese per illuminare loro.

I Super Junior.

Il gruppo su cui nessuno avrebbe scommesso un dollaro, formato dagli scarti della SM Entertainment. Il gruppo che nel giro di sei anni aveva conquistato l’Asia e l’Europa. E, l’acciuga più famosa della Corea se lo sentiva, avrebbe presto conquistato il mondo.

I membri erano sparpagliati sul palco, chi a contemplare il vuoto, chi a scherzare, chi a seguire personalmente i lavori. Nemmeno a dirlo, Leeteuk era al telefono, probabilmente tentando di risolvere l’ennesimo problema. O, ancora più probabile, stava parlando con Sora, sua pseudo moglie nel programma We Got Married.

Lanciò un’occhiata a Donghae, che si trovava dall’altro lato del palco a scattare fotografie, e non riuscì a trattenere un sorriso. Donghae, suo fratello, non sarebbe cambiato mai. C’era una ragione se il pubblico amava EunHae. Una ragione, a suo parere, molto semplice e che non aveva bisogno di tante spiegazioni: loro due trasudavano affetto.

I loro abbracci, i loro sguardi, i piccoli gesti erano pregni di un sentimento che solo poteva essere immenso e dolce affetto.

Onestamente, in un primo momento si era sentito confuso e spaventato. Quando i Super Junior erano ancora agli inizi e i fans avevano iniziato a notare l’interazione e la complicità tra lui e Donghae, si era quasi convinto di essere innamorato del suo compagno.

Non era uno sciocco.

Sapeva dell’esistenza dell’omosessualità e, da quando aveva cominciato a far parte del mondo dello spettacolo, l’aveva vista e toccata con mano più volte.

Le cose erano cambiate quando aveva incontrato l’amore vero.  Aveva capito che ciò che lo legava a Donghae era completamente diverso. In anni e anni non aveva ancora trovato un termine adatto per descriverlo.

Ma era certo che non si trattasse di amore.

L’amore lo aveva fatto soffrire, gli aveva dilaniato il cuore e gli aveva dato la sensazione di aver perso tutto. Donghae, e di questo Hyukjae era certo, non gli avrebbe mai fatto nulla del genere.

Una mano leggera si posò sulla sua spalla e una figura alta poco più di lui gli si affiancò.

Leeteuk sorrideva e i suoi occhi emozionati, coperti in parte dalla frangia ramata, erano persi a guardare gli spalti vuoti.

“Ce l’abbiamo fatta, Hyukie...”

Lui sorrise e annuì. Sapeva perfettamente a cosa il Leader dei Super Junior si stesse riferendo.

Loro due erano tra quelli che avevano sofferto e lottato di più durante gli anni della preparazione, fra persone considerate sempre migliori e un debutto che sembrava non dovesse arrivare mai. E quando poi era arrivato, erano stati in grado di sormontare tutti i problemi che si erano parati loro davanti: gli scandali, i fraintendimenti, la separazione da Hangeng  e Kibum...

Però, finalmente erano lì.

Al Tokyo Dome. Niente SM Town a spalleggiarli.

Solo loro.

 Dopo anni, finalmente, il sudore e le fatiche stavano per essere ripagati nel migliore dei modi.

Beh, si disse Hyukjae, non per nulla erano the last men standing.

***

Non era il loro primo concerto, né sarebbe stato l’ultimo. Non era la prima volta che il mare di luci blu zaffiro brillava e si muoveva per loro. Ma quella sera tutto era speciale. Prima di salire sul palco per la sua performance, Eunhyuk fece riemergere Hyukjae solo per un momento.

Guarda, mormorò tra sé e sé mentre ancora le luci del palco erano spente e si metteva in posizione, tutto questo è per noi.

Mai come in quei momenti  apprezzava il suo nome d’arte: gli permetteva una percezione della realtà molto più netta e cristallina.

Poi, in pochi istanti, Eunhyuk prese il sopravvento.

L’occhio di bue lo illuminò e tutto prese vita.

***

Sorry, Sorry Answer non era stata una scelta ovvia. E neppure facile.

Un po’ perché adorava incitare la folla a urlare il suo nome – come predeva What’s my name, la sua solita performance da solista -, un po’ perché era una performance sicura: ballava, cantava, saltava da un lato all’altro del palco, in pieno stile Eunhyuk. 

L’Eunhyuk non sexy e tanto, tanto divertente.

Per questo, quando gli era stato suggerito di creare una coreografia per Sorry, Sorry Answer era stato titubante.

Era...diverso. Serviva molto più impegno, molto più carisma.

Aveva deciso di farlo solo quando aveva capito che, nel caso in cui tutto fosse andato bene, sarebbe stata un’esibizione fantastica. Epica.

Ed effettivamente...

Le urla dei fans non lasciavano spazio a dubbi. Stava andando bene.

Mentre si muoveva, in maniera molto più sinuosa e morbida del solito, sfruttando le luci soffuse, usando le ballerine come degli accessori, sentì l’eccitazione intossicante attanagliarlo e, per qualche breve istante, dominarlo.

Quando la cravatta, la giacca e il cappello volarono via ebbe paura, per un attimo, che il palco sarebbe stato distrutto da quel coro di urli e grida. Nonostante l’espressione sensuale e determinata, dentro di sé sorrise.

Non hanno idea di quello che sta per arrivare.

Le voci di Kyuhyun, Ryeowook e Yesung accompagnavano i suoi passi verso il centro del palco. La camicia bianca finì a terra e un nuovo boato accolse quel suo gesto. Il microfono, retto da una semplice asta, lo aspettava per amplificare la sua voce, ma sarebbe stato solo un altro accessorio per i suoi passi.

A un certo punto, le mani delle ballerine furono sul suo corpo, ma non fu quello che rischiò di fargli perdere i sensi.

Fu la sensazione di trovarsi su un precipizio. In quel momento tutti stavano urlando il suo nome, e lui ballava, e mai come allora sentì di essere importante. Voluto.  Una volta aveva sentito sua fan dire che quando ballava sembrava essere il re del mondo. Finalmente Eunhyuk capì cosa volesse dire quella ragazza. Erano i suoi passi, il suo corpo, il suo sguardo che, in quel momento, ammaliavano il pubblico.

Non Leeteuk, con la sua aria da eterno Peter Pan; né Siwon con il suo corpo statuario e la mente di un bambino, o  Kyuhyun con la sua voce graffiante.

Era lui.

La folla incitava e urlava per lui.

Quando l’ultima nota della canzone si perse tra il fragore del pubblico e le luci si spensero, un sorriso cristallino ed emozionato illuminò il viso di Hyukjae.

Per pochi minuti era stato il dominatore del mondo.

***

L’ultima canzone del concerto era sempre stata quella con più potere emotivo. Generalmente tutti loro si lasciavano andare alle lacrime, un po’ per scaricare la tensione, un po’ per dimostrare ai fans che anche loro avevano la capacità di farli emozionare.  

Ma lui era preparato e determinato a non piangere. Per una volta voleva essere forte e lasciare il palco con un sorriso. Niente lacrime a spezzare la sua voce. Eunhyuk se lo impose.

Quindi rimandò indietro il nodo che gli si era formato in gola mentre cantava e fece il giro del palco per salutare tutti gli ELF. Riuscì anche a resistere alla faccia stravolta dalle lacrime del leader.

Però...non era assolutamente preparato a quello che sarebbe successo dopo.

A un certo punto tutte le luci blu cominciarono a muoversi, formando un’enorme onda zaffiro che si alzava, si abbassava e attraversava tutto lo stadio. La osservò, ammaliato e ipnotizzato, e sentì tornare, prepotente, il groppo in gola che aveva ricacciato prima.

Si guardò attorno e vide che gli occhi dei suoi compagni erano umidi di lacrime, fatta eccezione per Leeteuk che ormai piangeva senza vergogna, coprendosi la bocca con una mano per cercare di fermare i singhiozzi e l’emozione.

Anche Sungmin e Kyuhyun, i più algidi e meno propensi a lasciarsi andare di fronte a tutti, non erano riusciti a trattenersi.

Quando l’onda finì, tentò in qualche modo di ringraziare il pubblico, ma la voce gli tremava troppo e le parole non volevano saperne di uscire o di riprendere un ordine logico nella sua mente.

Era... troppo.

Intenso, bello, sublime.

Dedicato a loro.

Dopo l’inchino finale e il giro del palco, tutti tornarono nel backstage, abbracciandosi e piangendo.

Leeteuk lo strinse forte, ancora emozionato e commosso.

“Ci siamo riusciti, Hyung...”

 

“Sì, Hyukie. Ci siamo riusciti.”

 

 

 

 

Se conosci i Super Junior non puoi non restarne affascinata.

Questa fanfiction è un semplice tributo a Eunhyuk: il mio modo di vederlo, le sensazioni che mi trasmette e le ragioni che mi hanno spinto ad ammirarlo come artista e come persona.

Un enorme grazie va a Tata (_Sushi_: se non avete letto la sua fanfiction, fatelo!) che mi ha fatto venire la voglia di cimentarmi nel mondo dei SuJu :)

Un bacio a tutti!!  

 

 

   
 
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