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Autore: TimOFF    21/01/2013    3 recensioni
Valery è arrivata in Ohio per uno scambio culturale, ospite della famiglia Anderson, con Blaine che deve fare i conti con la distanza che lo separa da Kurt. Valery troverà in lui un vero amico, che la aiuterà ad integrarsi in quel contesto per lei così nuovo. Il suo ingresso nel Glee Club la porterà a trovare nuovi amici, magari ad innamorarsi e, più di ogni altra cosa, a conoscere un po’ meglio se stessa.
***
Nota dell'autrice: Tutti noi che amiamo Glee in qualche modo abbiamo immaginato come sarebbe farne parte. Questa è come immagino sarebbe la mia storia.
Compariranno quasi tutti, sia di Lima che di New York!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Jake Puckerman, Marley Rose, Nuove Direzioni, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO – Mrs. Brightside


 
Bussai alla porta.
«Signorina Pillsbury, è permesso?»
«Ciao! Tu devi essere Valery! Accomodati, ti stavo aspettando!»
Chiusi la porta dietro di me e mi avvicinai alla donna che mi sorrideva. Il Preside Figgins mi aveva consigliato di passare qualche ora con lei, per le prime settimane, in modo che mi aiutasse nell’approccio alla nuova scuola.
Mi sedetti alla sua scrivania: era impossibile non notare che ogni cosa era sistemata con una simmetria disarmante.
«Allora Valery, il preside Figgins mi ha detto che sei qui per lo scambio culturale! Raccontami come mai hai fatto questa scelta così coraggiosa!»
Mi guardava con un viso dolcissimo e non potetti fare a meno di provare simpatia per quella donna.
«Beh, avevo voglia di provare un’esperienza nuova, che spezzasse un po’ la routine della mia vita. Lo so, ho solo 16 anni, ma ho sentito l’esigenza di cambiare qualcosa. A scuola sono sempre stata molto brava, e appena mi hanno offerto questa possibilità non ho potuto fare a meno di accettarla. Un anno negli Stati Uniti! Sarei stata una folle a rifiutare!»
«Certo, è davvero una grande opportunità! So che sei ospite della famiglia Anderson. Come ti sei trovata?»
 
Arrivai nell’Ohio una settimana prima. Il viaggio dall’Italia era stato tranquillo, per quanto possa considerarsi tranquilla una traversata oltreoceano per una ragazza che soffre di vertigini. Ma non ho avuto attacchi di panico, quindi direi che non potevo pretendere di meglio. All’atterraggio trovai Blaine e la sua famiglia che mi aspettavano con un cartello con su scritto il mio nome. Mi avvicinai un po’ intimidita e vidi quattro sorrisi enormi che mi venivano rivolti. La paura svanì all’istante. Fin da quando ero piccola, sono sempre stata una di quelle persone a cui basta una piccola spinta per trovare coraggio: quei loro sorrisi furono un enorme spinta.
 
«Incredibilmente bene, signorina Pillsbury. Blaine è davvero un ragazzo simpatico, ha cercato di farmi sentire subito a mio agio, e ci è riuscito davvero! Anche i suoi genitori sono davvero molto cordiali, non potevo aspettarmi di meglio!»
Mia madre era molto in pensiero, prima della mia partenza, temendo che sarei stata affidata a chissà quale famiglia di depravati e psicopatici. Ebbi bisogno di ore di telefonate su Skype per riuscire finalmente a tranquillizzarla che non ero capitata in un covo di briganti.
«Ne sono felice, Valery. Allora, affrontiamo il motivo per cui sei qui: hai un anno davanti a te e dobbiamo scegliere quale percorso affrontare, in modo che tu riesca ad integrarti al meglio e a… divertirti! Allora, cosa ti piacerebbe fare?»
Mi porse un fascicolo con tutte le attività extrascolastiche cui avrei potuto partecipare; le materie di studio le avevo già stabilite con il preside Figgins, per cui mi restava da decidere come impiegare il resto del tempo al McKinley High.
Diedi uno sguardo al fascicolo: la lista era incredibile. Nella mia vecchia scuola avevamo a stento un paio di squadre sportive, e qualche corso, come teatro o informatica.
Vidi subito che c’era quello che mi interessava.
«Vorrei entrare nella squadra di pallacanestro, gioco da quando sono piccola, mi piacerebbe tanto.»
La signorina Pillsbury mi guardò sorpresa ed entusiasta.
«Uno sport di squadra è perfetto per integrarsi! Parlerò subito al coach Bennett, sarà felice di averti con lui! C’è altro?»
Ritornai a guardare la lista, e mi ricordai le parole di Blaine.
«Beh, Blaine mi ha detto che c’è un Glee club, qui. Da dove vengo non c’è nulla di simile, ma ecco… amo cantare, quindi: perché no?»
La Pillsbury emise una sorta di versetto di gioia, prese il telefono e compose a memoria un numero.
«Will, amore! Puoi raggiungermi un attimo in ufficio? Grazie!»
Passarono qualcosa tipo 15 secondi, e un uomo in camicia e gilet si affacciò dalla porta.
«Eccoti! Valery ti vorrei presentare il professor Schuester, si occupa del Glee Club! Will… ti ho trovato il dodicesimo componente! Evviva!!»
 





Camminavo per i corridoi del McKinley accanto al professor Schuester. Ero un po’ distratta, ma credo mi stesse raccontando di come avessero vinto le Nazionali di Chicago l’anno prima, del diploma di alcuni dei ragazzi, dei provini per i nuovi componenti. Io nel frattempo annuivo ogni tanto e mi guardavo in giro: quell’edificio era incredibile. Insomma, rispetto agli standard cui ero abituata!
«Valery, mi stai ascoltando?»
Mi riscossi imbarazzata. Il professor Schuester mi guardava divertito.
«Mi scusi, sono solo un po’ sopraffatta da tutte queste novità. Cosa mi ha chiesto?»
«Se sei pronta per un provino!»
Lo guardai terrorizzata. Non avevo pensato al fatto che la mia richiesta di entrare nel Glee Club prevedesse ovviamente un provino.
«Io, beh… sì, immagino di sì!»
«Perfetto! Allora oggi alle 15.00, in aula canto!»
Si allontanò senza nemmeno aspettare una mia conferma. Sembrava felice di avermi, come se gli avessi evitato chissà quale problema. Percorsi il corridoio e mi avvicinai a quello che immaginavo fosse il mio armadietto. Era così strano avere un armadietto!
«Ehi, Val!»
Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con un sorridente Blaine.
«Allora, come sta andando il primo giorno?»
«Direi bene, ho fissato le materie da seguire con il preside Figgins e la signorina Pillsbury ha detto che parlerà con il coach Bennett per farmi entrare nella squadra di pallacanestro e… alle 15.00 ho il provino per il Glee!»
Blaine mi rivolse un sorriso accecante e mi prese per mano.
«Sono contento! Dai, andiamo a mensa, devo presentarti un paio di persone!»
 




«Ragazzi, lei è Valery! Viene dall’Italia ed è mia ospite. E oggi farà il provino per il Glee!»
Blaine mi presentò ai suoi amici: non era passato nemmeno un giorno dal mio arrivo ed ero seduta al tavolo con alcuni dei ragazzi del Glee Club, e a quanto mi era sembrato, era un tavolo piuttosto ambito, come se quei ragazzi fossero piuttosto “popolari”.
Mia madre è inglese, e mi hanno cresciuta bilingue, quindi per fortuna non avevo difficoltà nel seguire le loro conversazioni. Era il contenuto che mi sfuggiva un po’, non conoscendo le persone delle quali stavano parlando: Kurt e Rachel a New York, Finn nell’esercito, e altri in altri posti. Stavo iniziando a sentirmi un po’ fuori posto.
Poi una ragazza si rivolse direttamente a me, credo si chiamasse Marley.
«Valery, raccontaci qualcosa di te! Com’è l’Italia?»
Vi ricordate cosa dicevo a proposito delle piccole spinte? Ecco, anche quella fu una spinta al momento giusto. Mi ritrovai a parlare di me a dei perfetti sconosciuti, della mia scuola, della mia famiglia, della mia città, persino del mio ragazzo, o meglio ex-ragazzo, che non condivideva affatto la mia scelta di partire per un intero anno.
«E quindi abbiamo deciso di lasciarci, lui mi ha detto che non era disposto a restare in una storia a distanza per un anno, alla nostra età. Non ha avuto tutti i torti, credo che alla fine sia stata la scelta migliore, per entrambi.»
Mi si formò un sorriso amaro: ripresi a guardare il mio piatto, come se fosse la cosa più interessante del mondo. Parlare di quella storia ancora faceva un po’ male, la ferita era abbastanza fresca. Blaine si accorse del mio stato d’animo e cambiò subito argomento.
«Ok, gente! E’ quasi ora del Glee!»
 




«Ragazzi per chi non la conoscesse, lei è Valery! Vai, coraggio, facci sentire che sai fare!»
Mi alzai dalla sedia alle parole del professor Schuester. Guardai Blaine per cercare un po’ di incoraggiamento e lui semplicemente annuì fiducioso.
«Beh, allora… Evito di parlare, che sono un po’ agitata. Un po’ tanto, direi! Vorrei cantarvi un pezzo che amo molto, ne ho fatto un arrangiamento acustico un po’ di tempo fa. Penso lo conosciate, è Mr. Brightside dei Killers.»
Sentii qualche applauso di assenso. Presi la chitarra che Blaine mi aveva dato in prestito. In realtà non so precisamente quando ho iniziato a suonare, non ho nemmeno mai preso lezioni. Però ad un compleanno i miei mi regalarono una chitarra e iniziai da autodidatta, per scoprire che in realtà mi veniva piuttosto semplice.
E iniziai a suonare, e le persone davanti a me quasi non c’erano più.
Ognuno di noi ha qualcosa nella propria vita con cui si sente perfettamente a suo agio: sai che in quel momento stai facendo esattamente quello per cui sei stato costruito. Non mi è mai importato troppo di quello che gli altri pensavano di me, se la mia voce potesse piacere o meno, se pensassero che sono una brava chitarrista oppure no. Ma in cuor mio ho sempre saputo di esserne in grado e, più di ogni altra cosa, amavo farlo: prendere la chitarra e cantare, poche cose al mondo mi davano una gioia comparabile a questo. Quindi al diavolo il giudizio degli altri, era una cosa che facevo per me, e penso che la mia gioia nel farlo fosse quantomeno visibile, se non contagiosa.
Signor Latopositivo: la mia migliore amica mi diceva sempre che questo titolo mi era stato cucito addosso, e non a caso quella era la mia canzone preferita.
 
 





Spazio dell'autrice (so che si usa farlo, quando si ha qualcosa da dire!)

Ciao a tutti! Mi chiamo.... Valeria, se non si fosse capito! Questa è la mia prima fanfiction in assoluto, ed è decisamente un esperimento. Amo scrivere, ma più di ogni altra cosa, amo leggere, quindi cerco sempre di mettere su carta quello che mi interesserebbe leggere a mia volta.
Ma non ho mai scritto fanfiction, quindi non ho idea di quanto effettivamente possa piacere quello che scrivo.
Quello che ho in mente è costruire un personaggio in cui riversare gran parte di me e di quello che vorrei essere, e lasciarlo interagire con il contesto di Glee.

Quindi vi chiedo una mano per questo prologo: recensite, fatemi sapere quello che ne pensate, e se può essere una storia che vi può interessare... ancora devo scrivere il resto della storia, voglio prima vedere come viene accolta, per poi immergermi nella scrittura!

In più vi dico che ogni capitolo avrà come titolo una canzone, che trovo adatta come accompagnamento per la lettura, sia come testo che come genere! Quindi se volete, seguite il mio consiglio per ogni capitolo!!!

Beh, nient'altro da dire! a presto!

V.    
  
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