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Autore: ladyme    21/01/2013    5 recensioni
Le tue mani mi salvarono.
Ed è una cosa che quando la saprai ti verrà da sorridere, di un sorriso incerto e non capiente. Ma se solo provassi ad essere me, se solo cominciassi a guardare l'amore come lo guardo io capiresti. Ogni tuo gesto avrebbe potuto salvarmi, e mi salvò, perché tu mi toccavi con i sentimenti.
È stato scritto su un pezzo di carta stropicciato e posato vicino a quel bouquet di rose bianche, gelsomino e glicine, cosicché chiunque avrebbe pensato che fosse un messaggio dello sposo, tranne lei che avrebbe riconosciuto quella calligrafia disordinata tra mille.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Just like our last kiss
Forever the name on my lips
Last Kiss – T. Swift

 

 

 

Le tue mani mi salvarono. 
Ed è una cosa che quando la saprai ti verrà da sorridere, di un sorriso incerto e non capiente. Ma se solo provassi ad essere me, se solo cominciassi a guardare l'amore come lo guardo io capiresti. Ogni tuo gesto avrebbe potuto salvarmi, e mi salvò, perché tu mi toccavi con i sentimenti.

 

È stato scritto su un pezzo di carta stropicciato e posato vicino a quel bouquet di rose bianche, gelsomino e glicine, cosicché chiunque avrebbe pensato che fosse un messaggio dello sposo, tranne lei che avrebbe riconosciuto quella calligrafia disordinata tra mille.

La truccatrice rifinisce il leggero trucco mentre Stana ad occhi chiusi rilegge mentalmente quel biglietto.

«Che cosa tenera ti ha scritto Michael!» sussurra Tamala, Stana di riflesso apre gli occhi e si volta verso l’amica. «Dai sono una delle tue migliore amiche e damigella d’onore, non puoi nascondermi certe cose». Stana alza gli occhi.

«Nathan è arrivato?» chiede voltandosi verso l’amica. Lei scuote la testa in segno di negazione. «Quell’uomo è sempre in ritardo, com’è possibile?».

«Puoi non pensare a Nathan almeno oggi? È il tuo matrimonio, non il suo». Stana annuisce mordendosi il labbro inferiore, oggi diventerà la signora Rook. Ride. «Perché ridi?».

«Nulla». Nella sua mente, al contrario, si ripresenta l’immagine di quando ha detto a Nathan che si sarebbe sposata e che il suo fidanzato si chiamava Michael Rook, lui subito era rimasto immobile poi era scoppiato a ridere, che strane coincidenze ti procura la vita aveva sussurrato. «Mia madre è di là?» chiede Stana indicando la stanza oltre la porta, Tamala annuisce.

«Si sta finendo di preparare insieme alle altre due damigelle, anzi potresti spiegare loro che io sono la più importante tra le damigelle?». Stana ride. «È l’ora del vestito».  

Panico. Eccitazione. Ansia. Gioia, Disperazione.

Stana si alza in piedi, ma le gambe sembrano cederle si appoggia all’amica sorridendo, deve ricordarsi di respirare.

A passi incerti raggiungono l’altra stanza, l’abito bianco è posto su un manichino al centro, in modo che non si rovini.

«È stupendo Stana» sussurra sua madre, lei annuisce, ma in realtà lo odia. Sì, improvvisamente lo trova troppo bianco, troppo gonfio, il pizzo lungo le maniche è troppo retrò, mentre la gonna in raso è troppo vuota. «Cosa c’è tesoro?» chiede la madre preoccupata.

«Nulla mamma, sono solo un po’ agitata».

Sua madre e Tamala l’aiutano a vestirsi, quasi fosse un rito: le calze a rete bianche, la giarrettiera usata di sua madre, la sottoveste voluminosa, poi l’abito semplice in raso, la giacchetta in pizzo delicato, il bracciale imprestato da Tamala

«Manca qualcosa di blu!» dice Tamala allontanandosi all’improvviso dalla sposa. «C’è qualcosa di usato, qualcosa d’imprestato, ma manca qualcosa di blu. Come ho fatto a dimenticarmene?».

«Oltre ai miei occhi potrei avere qualcosa io di blu». Nathan entra nella stanza sorridente, si ferma ad ammirare Stana come la notte ammira le stelle. «Sei stupenda».

«Sei arrivato!». Stana scende di corsa dal piccolo piedistallo in cui l’avevano fatta salire e gli va in contro di corsa, l’abbraccia sollevandola da terra, un piccolo giro su loro stessi ad occhi chiusi, l’uno a respirare il profumo dell’altro, l’uno a sentire l’altro. «Sei qui» sussurra.

«Sembri una stella, sei la sposa più bella del mondo». E lei sa che lui in quel momento non sta mentendo come tutti gli altri.

«Hai detto che hai qualcosa di blu» dice Tamala intromettendosi, Stana si allontana da Nathan con un semplice passo. «Cosa?». Nathan cerca nella tasca interna della giacca per qualche secondo, nella sua mano compare una catenina in oro bianco con un ciondolo a forma di goccia in zaffiro blu. «Wow… È stupenda».

«Permetti?» chiede a Stana, lei annuisce. Nathan si sposta alle sue spalle, i capelli raccolti facilitano il lavoro, le appoggia delicatamente il ciondolo sulla pelle, Stana lo accarezza mentre lui chiude le due estremità dietro al suo collo. «Always» le sussurra all’orecchio.

Stana alza gli occhi verso i suoi azzurri come il cielo, poi capisce e chiude gli occhi.

«Sei perfetta tesoro, a Michael prenderà un infarto vedendoti».

«Speriamo di no, se no come fai stanotte senza di lui?» chiede Tamala facendole l’occhiolino, Stana arrossisce. «Okay vado a vedere a che punto sono le bambine e i paggetti».

«Mamma potresti andare con Tamala? Ho bisogno di stare un attimo sola, devo elaborare la cosa», sua madre annuisce accarezzandole il viso.

«Vado anch’io o non troverò più posto nelle prime file» dice Nathan sorridendo.

«No, non andare» dice Stana prendendogli la mano. «Rimani con me o scappo». Nathan ride, si siede sul divanetto lì vicino e le fa segno di sedersi su di lui. «Il vestito si rovina». Lui alza gli occhi verso di lei, Stana gli si siede in braccio incrociando le braccia intorno al suo collo pur rimanendo ad una giusta distanza.

Cala il silenzio, si guardano negli occhi. Nathan sorride, Stana cerca di capire se è sincero o no.

Da dentro al corpetto tira fuori un foglietto e lo porge a Nathan, lui sposta lo sguardo lontano da lei.

«L’avevo buttato nel cestino» dice mordendosi il labbro.

«Tamala l’ha recuperato pensando che fosse di Michael, anzi tutti hanno pensato fosse suo, ma io no». Stana cerca di recuperare il contatto visivo ma non ci riesce. «Nathan guardami». Lui si volta e sospira. «Sono parole bellissime e…».

«No, ferma Stana. Non voglio parlare di quel biglietto, non dovevo neanche scrivertelo. Oggi è il tuo giorno, oggi è il giorno di Stana&Michael e non di stupidi biglietti senza un senso».

«Ha senso Nathan, ha più senso di tutte le parole di questo mondo». Stana gli prende la mano e la stringe forte. «Se solo…».

«Se solo te l’avessi detto prima forse oggi non ti sposeresti?». Stana abbassa lo sguardo. «Lo sappiamo entrambi che tra di noi sarebbe solo un bellissimo errore, ma pur sempre un errore, ci abbiamo provato, ma siamo troppo giusti l’uno per l’altro per poter stare insieme».

«Lo sai che è la cosa più insensata che tu abbia detto?» chiede Stana con gli occhi lucidi, si alza in piedi.

«Forse non dovevo venire» sussurra Nathan portandosi le mani davanti al viso. «Non ce la posso fare».

«Sono io quella che si sta per sposare, non tu! Quindi dimmi che cosa devo fare Nathan, perché io non ce la posso fare a prendere una decisione». Nathan si alza in piedi la guarda, fa per parlare ma poi richiude la bocca, si guarda intorno; con un movimento secco e su Stana, la bacia come aveva fatto molte volte, con la stessa passione e con lo stesso desiderio, le morde il labbro inferiore, mentre con le braccia la stringe forte a sé, poi con un altro gesto, altrettanto secco, si stacca da lei e la fissa negli occhi.

«Vado a cercare posto, non voglio perdermi neanche un attimo della cerimonia». Un ultimo bacio sulla fronte e un sorriso prima di sparire.  Stana si lascia cadere sul divanetto, non deve piangere o il trucco le colerà.

«Stana, è ora» dice suo padre comparendo sulla soglia. «Tutto bene, piccola?». Stana annuisce sorridendo.

«Papà se ti dico di lasciarmi perché voglio scappare impediscimelo» dice infilandosi le scarpe e sistemandosi il vestito. «Prometti?».

«No, Stana, se non ti vuoi sposare io non ti obbligherò». Proprio le parole che non voleva sentirsi dire. «Ma non succederà, perché tu ami Michael». Annuisce, è vero lo ama. «Il salone è pieno, sei pronta?».

«Sì».

Tamala sta sistemando i paggetti e le bambine con i cestini pieni di petali in fila, mentre le due damigelle si sistemano gli abiti, il fratello di Stana la guarda arrivare con amore.

«Pronti?» chiede il maestro di  cerimonia, Stana annuisce.

Le porte del salone si aprono i bambini entrano spargendo petali come caramelle divertendosi, pochi metri dietro ci sono le due damigelle che a passo veloce percorrono la sala, seguite da Tamala sotto braccio al fratello di Stana e infine entra lei, tutta la sala si alza in piedi a renderle omaggio, le ragazze e le donne si voltano a commentare il vestito, mentre Stana si tiene stretta a suo padre cercando il viso di Michael, quando lo trova improvvisamente tutto le sembra giusto, quello è il luogo dove deve trovarsi e quelle è il suo futuro.

La cerimonia è veloce, niente grandi discorsi solo le parole più importanti suggellate da un lo voglio e lacrime di gioia.

Stana è ancora girata di spalle, la sua mano stringe forte quella di Michael, eppure sente sua madre piangere come anche Tamala, sorride al pensiero che loro siano così felici per lei, ma il fato vuole che qualche fila dietro ci sia anche un uomo in lacrime, la donna vicino a lui lo trova tenero, sono pochi gli uomini che si commuovono ad un matrimonio pensa, senza sapere che non sono lacrime di commozione ma lacrime di disperazione, ha perso la donna della sua vita e non ha fatto nulla per fermarla.

«Tutti in piedi, sono lieto di presentarvi per la prima volta il signore e la signora Rook». Gli invitati applaudono, Nathan scoppia a ridere, si è perso il momento del bacio e ne è contento, ma ora non può rimanere impassibile a quel cognome che apparteneva a loro due in quelle notti clandestine sotto le lenzuola. Ride mentre Stana attraversa nuovamente il salone, ma questa volta sottobraccio a suo marito.

Marito…

Nathan la guarda allontanarsi, sorride, spera che quella che stanno girando sia l’ultima stagione di Castle, poi esce di corsa dalla sala insieme agli altri invitati, ma invece di seguirli al rinfresco lui esce dalla struttura ottocentesca, va alla ricerca della sua macchina, vuole solo andarsene, sta troppo male, ma è quando cerca le chiavi nella tasca e trova un biglietto che si lascia letteralmente cadere a terra.

 

Nel tuo non capire le mie parole, mi sembrava di trovare chi poteva ascoltare i miei silenzi; nel tuo non esserci trovo l'immensità di me e la capacità di riempire le giornate.

Ma non basta, tu sei quel tanto che mi manca ancora… e che mi mancherà

 

Stana sorride davanti al fotografo, è felice, Michael la rende felice eppure in ogni scatto in ogni momento di quella festa lui manca, aveva ragione, se n’era andato senza salutare, eppure in realtà lui l’aveva salutata con quella risata, lei l’aveva percepita o forse cercata, lì si erano detti addio come amanti, come artefici della propria felicità, ma soprattutto come Stana e Nathan.

 

 

Rebecca Is Here:

*si nasconde sotto il tavolo* oh shit, non dovevo dirvelo!

Salve, come potete notare non ho ascoltato gli avvertimenti di ieri sera e ho scritto questa Stanathan, dai quest’anno ho la maturità non mi basta come punizione? xD

Mi è piaciuto scriverla, perché il mio desiderio di farla finire male era contrastato dal voler Stana e Nathan insieme, quindi è venuto fuori questo mix complicato.

Grazie di aver letto

Baci Becky

 

 

 

 

   
 
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