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Autore: Dazel    22/01/2013    4 recensioni
Aprì la porta della loro camera da letto e restò di sasso sulla soglia, fissando qualcosa che mai si sarebbe aspettato di trovare lì. Petali di rose rosse ovunque, come in un dozzinale film di serie B, stoppini di candele aromatizzate accese e un vassoio con sopra qualcosa di simile a una colazione, o a una merenda, a terra.
Non ebbe il tempo di capire cosa esattamente stesse accadendo là dentro, perché un paio di mani calde si posarono sui suoi occhi, e un bacio altrettanto bollente gli raggiunse il collo.
[ JongKey ♥ ]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Jonghyun, Key
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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What I mean when I say “love”

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Era stata una mattina come molte, quella.


Kibum si era alzato presto - come al solito - e aveva preparato il caffè per lui e il suo ragazzo, che si sarebbe svegliato qualche ora dopo; aveva sfogliato il quotidiano con scarso interesse, controllato e risposto ad alcune mail, ed infine aveva finito di prepararsi per andare a lavorare.


Era stato assunto solo da qualche mese nel piccolo ufficio di consulenza immobiliare, e sebbene la paga fosse buona e le sue colleghe molto gentili, non aveva problemi ad ammettere che lo detestava. A suo dire era «Noioso in modi inimmaginabili», dal momento che, quando non c’erano clienti il massimo della gioia era trovare qualche gossip succoso sulle riviste scandalistiche, e quando c’erano, ascoltare le loro mille richieste impossibili.


Kibum lo trovava stressante, più di qualsiasi altra cosa.


Il momento migliore della giornata era quando tornava a casa; quando aprendo la porta vedeva il suo ragazzo chinato sul tavolino di vetro a scrivere e riscrivere lo stesso testo di chissà quale canzone, con la sua espressione imbronciata ed adorabile, la punta della penna tenuta stretta tra le labbra. Kim Jonghyun era un buon motivo per desiderare che il momento di rientrare a casa arrivasse presto.


Quel giorno però, quando Kibum aprì la porta del suo appartamento, notò immediatamente che c’era qualcosa che non andava, o meglio, che non c’era qualcosa, o qualcuno, che invece avrebbe dovuto proprio essere lì.


«Jonghyun?» Kibum lo chiamò ad alta voce, iniziando a slacciarsi la giacca nera. Aspettò un paio di istanti, ma tutto quello che sentì fu il silenzio. Per cui ci riprovò. «Jjong...?»


Era strano che non ci fosse. Jonghyun lavorava in casa, essendo un cantante, e quando non c’era per via di qualche impegno era solito ad avvertirlo sempre prima, perché Kibum aveva la tendenza ad andare nel panico se qualcosa non rispondeva ai suoi programmi. Non gli piacevano gli imprevisti, anzi, li odiava con tutto sé stesso.


Però Jonghyun non c’era, non lo aveva avvisato e la casa era vuota e silenziosa.


Appese la giacca e sospirò con pesantezza, camminando con passo lento per il salotto e trovandolo vuoto. Il divano era in ordine, così come il famoso tavolino, che in genere era ricoperto di bozze e fogli accartocciati.


Raggiunse la cucina, e nel lavandino non trovò bicchieri da sciacquare, né cibo lasciato in qualche piatto, in attesa di una seconda possibilità; non trovò nemmeno il rubinetto gocciolante, cosa che detestava e che Jonghyun dimenticava sempre di chiudere bere.


«Ma dove diavolo s’è cacciato?!»


Kibum non era un tipo paziente, né tranquillo. Era un po’ paranoico, forse, ma preferiva non darlo a vedere. Ogni volta che la sua preoccupazione gli sfuggiva al controllo e iniziava a dare nel panico, copriva tutto con una bella arrabbiatura, mostrandosi offeso e indisponente. Era la sua tecnica, per non dare a vedere quanto in realtà fosse preoccupato.


Non sempre riusciva. Anzi, quasi mai.


Si morse un labbro, cercando di non pensare a dove potesse essere Jonghyun (quindi: in ospedale, rapito da un’organizzazione di terroristi, spiaccicato contro l’asfalto, o peggio ancora, in mezzo alle gambe di qualche seducente signorina) e continuando a perlustrare la casa, angolo dopo angolo.


Aprì la porta della loro camera da letto e restò di sasso sulla soglia, fissando qualcosa che mai si sarebbe aspettato di trovare lì. Petali di rose rosse ovunque, come in un dozzinale film di serie B, stoppini di candele aromatizzate accese e un vassoio con sopra qualcosa di simile a una colazione, o a una merenda, a terra.


Non ebbe il tempo di capire cosa esattamente stesse accadendo là dentro, perché un paio di mani calde si posarono sui suoi occhi, e un bacio altrettanto bollente gli raggiunse il collo.


«Ben tornato~» sussurrò Jonghyun, avvolgendo le braccia attorno alla sua vita da dietro e continuando a dargli bacini ovunque gli capitasse. Kibum arrossì un po’, preso alla sprovvista, e cercò di recuperare la sua logica che - un po’ per la sorpresa e un po’ per l’improvvisa vicinanza del ragazzo - se n’era partita per una lunga vacanza nel paese “Libido”.


«Jjong... Che cosa dovrebbe significare tutto questo?»


Jonghyun non rispose, lo fece girare nell’abbraccio e baciò le sue labbra con dolcezza, spingendolo con delicatamente verso l’interno della stanza. Kibum non oppose resistenza, si fidava del suo ragazzo e, con un prologo del genere, c’era poco spazio all’immaginazione su cosa Jonghyun avesse intenzione di fargli. E la cosa non gli dispiaceva affatto.


Continuarono a baciarsi, sempre più approfonditamente, mentre le mani di Jonghyun gli accarezzavano i fianchi, alzandogli la camicia bianca e leggera che indossava, scoprendogli la pelle e facendolo rabbrividire per il contatto.


«Mmh~ Jjongie...!» ansimò Kibum, staccandosi dal bacio e passandogli le dita trai capelli. Iniziò a chiedersi se non fosse una data speciale, tipo anniversario o cose simili, e non se ne fosse completamente scordato. Anche se la cosa gli sembrava strana, dal momento che lui aveva una memoria ferrea per certe cose.


Jonghyun si leccò le labbra, prima di sorridere in un modo adorabile e abbassare un po’ la testa. Sii infilò una mano in tasca e ravanò alla ricerca di qualcosa. «Bumie, ascolta...»


E Kibum aveva vissuto scene simili troppe volte per non sapere cosa stesse per accadere.


Solo che questa volta non era uno scherzo. Non era un gioco. Questa volta era vero.


Deglutì a vuoto, mentre Jonghyun si inginocchiava e apriva il palmo della sua mano, dove luccicava un sobrio anellino in oro bianco. «... So che è abbastanza ridicolo, soprattutto per me, ora, ma... Credo che siano passati già abbastanza anni da quando stiamo assieme, no? Tra noi le cose vanno alla grande, e ormai sono due anni che conviviamo, quindi direi... Insomma, alla fine, è solo una cosa così, per formalizzare... Io credo sia carino, ecco, che noi due-» prese una pausa, per cercare le parole. Era imbarazzato, felice, forse un po’ spaventato, ma era il suo Jonghyun. E gli stava chiedendo qualcosa di veramente meraviglioso. «Ecco. Credo che dovremmo sposarci. Perciò... Vuoi? Vuoi sposarmi, Bumie?»


Kibum lo abbracciò, inginocchiandosi anche lui, stringendolo forte e baciandolo velocemente sulle labbra. «Dio, che cretino che sei!» mormorò, commosso. «Secondo te? Ah, Jonghyun...! E’ ovvio che voglio sposarti! Cavolo, cavolo, sì!».


Jonghyun sorrise - era andata bene. Ovviamente. Non aveva mai sospettato il contrario. O forse sì. Ma era durato un attimo solo, davvero.


Si strinsero forte, baciandosi, e poi Jonghyun si staccò e afferrò l’anellino. «Fattelo mettere, adesso. Da bravo...!»


Kibum gli porse la mano e Jonghyun gli mise l’anello. «Ci sta decisamente bene.»


«E quando saranno dure, sarà anche meglio~» sorrise Kibum felice, baciandolo ancora, a stampo.


«Oh, sì~» Jonghyun gli diede un morsetto sul collo, sorridendo e sentendosi invaso da un’euforia mai provata prima di allora. Kibum lo sposava. Era suo, per sempre, al diavolo quel tizio carino che quasi non sembrava coreano che continuava a provarci con lui! Kibum era suo. Suo.


Gli piace tremendamente il suono che quelle parole avevano nei suoi pensieri.


«Quindi, che ne dici se... Ora festeggiamo?» soffiò Jonghyun nel suo orecchio, spedendo brividi lungo tutto il corpo di Kibum.


«Direi che sarebbe davvero un’idea grandiosa~»


Fine


Note • Una shottina davvero corta e fluff! Era da un po’ che non mi lasciavo andare a qualcosa di davvero dolce, dopo tutti i drammi recenti! Per ciò avevo voglia di scrivere qualcosa di così e l’ho fatto... Inoltre ne ho approfittato anche per testare un programma nuovo :P
Vi mando un bacione e grazie a tutte le ragazze che continuano a leggermi e seguirmi, a commentare e così via ♥ Siete la mia forza~
   
 
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