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Autore: Tayr Seirei    22/01/2013    14 recensioni
E' una favola natalizia. (E sì, lo so che Natale è passato. La cosa strana è che posti una cosa del genere a gennaio piuttosto che a luglio.) Racconta di peluche smarriti, di una fredda sera della Vigilia, di tazze di cioccolata calda e di, graditissime, seconde possibilità.
Nondimeno, di un incontro davvero piacevole e fortuito, in una strada deserta, fra due ragazzi con occhi dello stesso strano, splendido viola.
Talvolta, quello che perdi viene a cercarti con le sue gambe.
Sì, insomma, è una luuunga oneshot Puzzle davvero mooolto fluff, vi consiglierei di tenere del sale accanto alla tastiera. Poi non dite che non vi avevo avvisato. X°
- Tra l'altro, se ricordate la sorpresa per i miei lettori annunciata in precedenza, beh... nelle note troverete tutte le spiegazioni! ^O^
Ci si prende per mano e si avanza.
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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F:ti regalerò un bacio, ti va.rtf




Singhiozzi.
La casa era vuota.
Eppure, qualcosa singhiozzava nell'ombra.
Una giovane stella si incuriosì; le dispiaceva sempre quando qualcuno piangeva, specie se di notte - una notte bella come quella, poi!
Tutto le stelle sue sorelle si erano messe d'accordo per rischiarare il cielo come non mai; sulla Terra faceva freddo e, se fossero riuscite a scaldare anche solo un minimo i loro eterni spettatori con le loro piccole luci, tutte le stelle sarebbero state felici.
Non era una notte in cui versare lacrime, quella. E dunque la giovane stella decise che, chiunque stesse piangendo, avrebbe fatto il possibile per consolarlo.
I suoi occhi d'argento scrutarono quella casa piccola ma non misera.
Nessuna luce veniva dall'interno, né alcun altro rumore, a parte i tristi singhiozzi.
Pareva quasi che tutti se ne fossero andati, dimenticandosi qualcuno alle spalle.
Guardò con più attenzione e... oh!, ecco chi piangeva!
Era un orsetto di peluche, abbandonato sul davanzale di una finestra.
Singhiozzava mesto e senza pause, come se niente potesse lenire il suo dolore.
- Orso! - Chiamò la giovane stella, curiosa - Perché stai piangendo?
Il peluche la degnò appena di uno sguardo, prima di tornare al suo pianto.
- P-perché... - esordì, la voce rotta dai singhiozzi - M-mi hanno lasciato qui. Il mio p-padroncino e la sua famiglia se ne s-sono andati via, ma senza di m-me!
- Oh! - Esclamò la giovane stella, capendo il perché di tanto dolore - Ma... perché? Il tuo padroncino non ti desiderava più?
- Certo che mi voleva! - Replicò, d'un tratto piccato, l'orsetto con veemenza, ritrovando la grinta. - Non è stata colpa sua. La madre ha insistito per mettere tutti i giocattoli - i miei fratelli - negli stessi scatoloni, e così ha dovuto fare. M-ma... - E qui tornò a singhiozzare - P-purtroppo, chi ha preparato i pacchi non è stato molto attento. Mi hanno appoggiato qui e... basta. E poi... se ne s-sono andati...
- Capisco. - Annuì grave la giovane stella - Ma il tuo padroncino non si è accorto di nulla?
- Non ne avrebbe avuto modo. - Spiegò l'orso, cupo - Quel giorno era andato a salutare i suoi amici, com'era giusto. E' tornato poco prima che partissero, quand'era ormai tutto pronto e la casa chiusa. Si fidava dei genitori, credo... Non mi aveva portato con sé proprio per non rischiare di dimenticarmi in un giorno simile. - L'orsetto sorrise amaro - Ero il suo peluche preferito, sai?
- Doveva volerti molto bene, allora... - La giovane stella si mordicchiò un labbro. Che storia triste. E dire che mancavano pochissimi giorni al Natale; non voleva certo che il povero orsetto lo passasse abbandonato lì!
Non poteva restituire l'orsetto al suo padrone, senza sapere chi lui fosse o anche DOVE fosse, ma qualcosina per aiutarlo si poteva fare.
- Senti, orso... - esordì, sorridendo, rassicurante - Mancano pochi giorni al Natale, ricordi? Dato che sei così triste, mi piacerebbe farti un regalo per tirarti su di morale. Che ne dici? Non posso restituirti il tuo padroncino, ma potrei donarti qualcosa. Quindi... cosa vorresti?
L'orsetto rifletté; avrebbe potuto, forse, ritrovare il suo padroncino da solo. Ma per farlo e poter rimanere sempre con lui poi, gli sarebbero occorse alcune cose. - Se davvero sei disposta a farmi un regalo, stella, mi piacerebbe avere un'anima.
La giovane stella rise, una risata che era come il tintinnio dei cristalli. - Ma mio caro orso, tu ami e sei riamato; e chiunque sappia amare e venga riamato a sua volta, ha già un'anima. Questa proprio non ti manca!
- Davvero? - Disse lui, sentendosi finalmente un po' rincuorato. Quella era certo la migliore notizia gli avessero mai dato. Avrebbe amato il suo padroncino per tutto il tempo! Però doveva anche arrivarci, da lui... - Allora, stella, mi servirebbe solo un'altra cosa. Io desidero...


Una camera buia.
Finestra chiusa, tende tirate, solo la luce azzurrata del PC acceso sulla scrivania a rischiarare un minimo quella che sembrerebbe la tana di una talpa.
Bucce di brioche e caramelle sparpagliate qui e là, il letto sfatto, una valanga oggetti casuali sparsi sul tappeto - riviste, il modellino di un aereo incompleto, barattolini assortiti, un mucchietto di carte, una bottiglia d'acqua crudelmente separata dal suo tappo -. E... no! Credetemi, è meglio non aprire quel cassetto. Ma sì, quello da cui sporge un calzino spiegazzato. Facciamo finta di non averlo visto, va'.
Tutto impregnato dell'odore di topo mort- vabbé, non esageriamo. I barattoli di vernice aperti si fanno sentire, e anche la colla fresca del modellino. L'aria è secca e viziata - d'altronde quella stanza non vede luce del sole da qualche giorno.
E lui, lì. Sdraiato supino su quel letto incasinato, le coperte tirare fin sopra la testa, una PSP come unica compagnia.
E' Yuugi Mutou. Sedici anni, prima superiore, pirla di passaggio - o, almeno, così dicono i suoi compagni di classe; personalmente, non è troppo d'accordo.
In generale. Yuugi non ha queste brutali tendenze da hikkikomori; riassetta la camera tutti i giorni, non usa molto il PC, non ha particolari problemi ad esporsi alla luce del sole.
Ma ha un'affermata carriera da Grinch alle spalle e, sì, questo significa che a lui il Natale non piace per niente. Ogni anno, giunto quel periodo infelice, si sigilla in camera sua, ben deciso ad evitare come la peste qualunque cosa abbia anche solo lontanamente a che fare con suddetta festività. Come facilmente intuibile, siamo capitati proprio in questo periodo dell'anno; anzi, per la precisione è il pomeriggio del 24 dicembre.
E il nostro Yuugi ha proprio tutte le intenzioni di rimanersene in camera sua, e fingere che sia il 24 agosto.
Naturalmente, il resto del mondo non è d'accordo con lui.
- Yuugi Mutou - sibila d'un tratto qualcuno dietro la porta della stanza che d'improvviso vibra violentemente - Non penserai seriamente di passare tutta la vigilia di Natale nascosto in camera tua, vero!?
- Mamma, stai provando a scardinare la porta con il mestolo...?
La porta smette di tremare. - Certo che no - bofonchia la donna, poco convinta - Ma tu non cambiare argomento! Ogni anno la stessa storia... - E qui la donna sbuffa, a metà tra la rassegnazione e l'esasperazione. - Non puoi essere ancora in lutto per il tuo orsetto, no?
Regalato a Natale e perso poco prima della Vigilia di Natale.

Yuugi scaccia subito il pensiero, scuotendo il capo. Che sia vero o non lo sia, quelli sono affari suoi. - Semplicemente, non mi piace il Natale. Non puoi obbligarmi a festeggiarlo, se non mi va.
Momento di silenzio. La donna riflette su quelle parole. - No, in effetti hai ragione. - Yuugi si insospettisce all'istante; come mai è tanto accomodante, ora? - Ma posso obbligarti ad uscire da quella camera che sicuramente sarà ridotta un porcile, e posso obbligarti a rimetterla in ordine, e posso anche obbligarti quantomeno a cenare decentemente con me e con il nonno, stasera. - E il tono si è fatto trionfante, molto.
Accidenti alle madri che sanno di avere il coltello dalla parte del manico, si dice Yuugi sprofondando nel cuscino.
- Ti do cinque minuti per vestirti, caro, devo sistemare dei panni. Dopodiché tornerò... - E lascia la frase significativamente in sospeso; sa di aver vinto, e se ne andrà tranquilla. In compenso, Yuugi sa benissimo che, al suo ritorno, probabilmente butterà giù la porta.
Ma neanche per sogno.
D'accordo, ha bisogno di tutte le sue facoltà intellettive. Yuugi in questo momento ha sedici anni, una reputazione da Grinch che intende mantenere e la tragica prospettiva di dover, alla fine, darla vinta al Natale. E a sua madre, ma questo è un altro discorso. Quest'anno, però, davvero, non gli va.
Yuugi è anche una persona timida e tranquilla. Questa timidezza, unita la suo essere... strano (qualunque cosa voglia dire), gli ha reso difficile farsi degli amici, nella nuova classe. Piccolo e pacato, è però piuttosto amato dai bulletti della scuola, essendo una preda facile e... come dire? Sempre soddisfacente. E ciò significa che ha nessun altro posto dove andare, nessun "rifugio".
Scuote forte il capo e sguscia fuori da sotto le coperte, recuperando quasi meccanicamente dei vestiti puliti - o presunti tali... - e infilandoseli senza badarci tanto, le levette e gli ingranaggi del cervello che vanno a tutta forza. Sarà timido, sarà piccolo, sarà educato, ma non è un cretino e... no, stavolta è BEN deciso a non arrendersi.
Una soluzione, in effetti, ci sarebbe.
Occhieggia la finestra della sua stanza. E' su un tetto a spiovente, solo un primo piano. E c'è una grondaia, proprio lì.
Sa che sua madre lo ucciderà - sempre se non ci pensa la grondaia prima.
Sa che suo nonno lo sgriderà - sempre se sopravvivrà a quanto sopra.
Sa che passerà comunque un pessimo Natale - ma, perdiana, almeno si farà valere.
Con il sorriso del guerriero che sa di andare incontro alla sua fine, Yuugi apre la finestra.

Alla Vigilia di Natale c'è sempre un gran viavai, per le strade.
Perché, naturalmente, benché ci fosse un mese - o un anno, a voler essere previdenti e precisi - buono di tempo per organizzarsi, la metà del genere umano si mobilita per fare i regali solo in quella data. Se possibile, proprio negli orari più estremi, tipo verso le sette e mezza di sera, quando i negozi stanno per chiudere e... sì, ma certo che sto per arrivare alla cena, sono in ritardo solo di mezz'ora! Il che causa risse (- Quel servizietto di piatti decorato con le vignette di Diabolik è mio! || - Scansati, marrano, i guanti in pelle di triceratopo sono per mia figlia! - ... ma i dinosauri non sono estinti, mio buon uomo...?), la fuga dei poveri negozianti terrorizzati e corse mozzafiato per arrivare con un puntuale ritardo di massimo un'ora.
Almeno, questa è la scena che Yuugi si trova davanti. Anche se, essendo giusto le sei, ancora non è arrivata a quei livelli di epicità.
Ma perché...
pensa grattandosi la nuca, un attimo prima di scansare un tipo che si trascinava dietro una carriola piena di pacchi regalo a centocinquanta chilometri orari Anziché correre in giro con prosciutti e libri sulla fusione dell'architettura greco-romana impacchettati sotto braccio, non si organizzano tipo una settimana prima...?
Mah, d'altronde non sono certo problemi suoi. Sono anni che non fa regali di Natale a nessuno e, tanto meno, accetta di farsene fare.
Yuugi cammina per quelle strade gelide, da solo.
Tira un vento ghiacciato che frusta i vestiti e arrossa le guance. Vorrebbe sedersi su una panchina e starci a piagnucolare a mezza voce ed autocompatirsi più o meno fino alle dieci, ma è perfettamente consapevole che, se lo facesse, ci sarebbe il rischio che il giorno dopo lo ritrovino sulla stessa panchina e in perfette condizioni, sì, ma chiuso dentro uno spesso blocco di ghiaccio. Una perfetta criogenizzazione lampo, altro che laboratori extralusso!
Tuttavia, fra i suoi desideri NON figura minimamente il farsi ibernare, quindi continua a camminare, sfregando ogni tanto le mani nel vano tentativo di scaldarle.
Tira qualche vaga occhiata alle vetrine, tripudi di luci colorate, nastrini sparaflashanti e addobbi sfarzosi, taluni al limite del pacchiano.
Non gli interessano.
Ammette che sono belle da vedere. A chi non piace le magia delle luci dai molti colori?
E ricorda ancora quando, da piccolo, per quanto la temperatura fosse bassa, si scaldava solo a vedere quei magnifichi luccichii, sempre carichi di promesse - serate piacevoli e desideri esauditi; tante cose da mangiare e divertimento per tutti.
Non ha sempre odiato il Natale, no. Ma... d'altro canto, le persone... cambiano.
Continua a camminare, perso nei suoi pensieri. Il vento soffia ancora forte ed è solo per puro miracolo che i capelli non gli si sono cristallizzati, costretti nella stessa posizione (per quanto, coff, non ci sarebbe alcuna differenza...). Senza averlo deciso, senza rendersene conto, ha cambiato rotta, allontanandosi dalle vie principali con calma per dirigersi più in periferia, sul mare.
Man mano, la folla si fa più rada, fino a sparire del tutto.
Ora ci sono solo Yuugi e il vento.
Non che faccia tutta questa gran differenza, d'altronde, E' abituato a stare da solo.
Quando si è trasferito, anni fa... ha perso tante cose. I suoi amici. Il suo orsetto. La sua capacità di fare amicizia.
E' sempre stato timido, davvero timido.
Quel genere di timidezza che, se si vedeva interpellato da qualcuno, lo spingeva ad afferrare il primo oggetto che capitava, tirarlo al malcapitato e fuggire il più in fretta possibile. Naturalmente ciò non faceva granché bene ai suoi rapporti intersociali, quindi si applicò per trovare un modo. Un modo per non scappare, un modo per stare con qualcuno che non fosse la sua ombra. Anche lui voleva poter giocare con gli altri.
E quindi... il ragionamento era andato da sé: forse il suo giocattolo preferito avrebbe potuto aiutarlo, farlo sentire più sicuro. Afferrato stretto il suo orsetto di peluche, durante la pausa pranzo di una mattina qualsiasi si era presentato dai suoi compagni di classe. Ricordava ancora che gli tremavano le ginocchia, ma le aveva nascoste dietro l'orsetto.
Al che, un bambino biondo, uno moro e una bambina castana esclamarono un'unica frase, praticamente in contemporanea. La frase che, in quegli anni, riuscì a sciogliere la sua timidezza e metterlo a suo agio col mondo.
- OMMIODDIO, CHE COSA PUCCIA!
Parole che non avrebbe mai dimenticato.

Mai detto che fosse una fic del tutto seria.

Comunque fosse *cough* i tre che avevano parlato gli si erano praticamente fiondati addosso, rapiti da lui e da quel suo adorabile orsetto col pelo color caffèlatte. In effetti, era un peluche davvero ben fatto; oltre a quella bella pelliccia, poteva vantare occhi non di banale plastica o normale vetro, ma due perfette perle d'ametista. E poi, dicevano loro, tra orso e padroncino il quadro diventava ancora più puccioso. Una volta messi a bada i suoi istinti fuggiaschi, Yuugi poté finalmente cogliere la palla al balzo e cominciare a parlare con quei bambini che ammirava già da tempo, di nascosto (e per la mora, forse, era un po' più che ammirazione...). E il peluche fu sempre onnipresente, ad ogni loro incontro. Mancò soltanto una sera: quella dei saluti. La sera che, in effetti, si era rivelata fatale.
Lo Yuugi di adesso intanto rallenta il passo; nonostante il freddo provi a distrarlo in tutti i modi, ha qualche difficoltà a tornare, con la mente, al suo presente.
Non puoi essere ancora in lutto per il tuo orsetto.

Pfui.
La madre, probabilmente, non ha ben compreso l'entità della perdita. Certo, all'epoca non se n'era reso conto molto bene nemmeno lui - ma aveva pure nove anni -, col tempo, invece, si è fatta cosa chiara. Considerava quel peluche praticamente il suo "primo amico", quello che gli aveva tenuto compagnia quando si sentiva solo, quello che gli aveva permesso di farsi altri amici.
Vorrebbe non averlo abbandonarlo così.
Magari si è sentito solo anche lui...

E' infantile? Forse. O forse gli ha solo voluto sinceramente bene.
E dopo aver perso il peluche, aveva perso anche i suoi amici. Aveva dato loro il suo indirizzo, per essere sicuro di non perdere i contatti. E loro avevano ricambiato.
Gli avevano promesso che gli avrebbero mandato delle lettere, molto presto. Anzi, sicuramente gliele avrebbero mandate proprio per gli auguri di Natale!
... Peccato che, quel Natale, non avesse ricevuto alcuna lettera. Né il mese successivo.
E, nella sua tristezza di bambino che aveva perso tutti i suoi amici, aveva pensato solo una cosa: Forse non mi vogliono più, ora che abito qui?
Non ha mai la penna in mano per scrivergli una lettera di rimando.
Ora che è più grande, sa di aver fatto una grossa cazzata: in fin dei conti, magari le lettere gliele avevano anche mandate, e si erano perse. O qualunque altra cosa. Non è detto che davvero l'avessero ignorato, o dimenticato. ... forse, certo. O forse i pensieri nati dalla tristezza di quei giorni erano veritieri. Non lo saprà mai, probabilmente; per quanto ora sia più grande e ragionevole, e per quanto abbia conservato in un certo cassetto quegli indirizzi... non ha il coraggio di ricontattarli ora. Davvero, non ce l'ha.
E tutto in quel periodo di Natale. Comprensibilmente, col tempo, ha cominciato a nutrire una vera e propria avversione per questa festività.
Yuugi è solo e odia il Natale.
Cammina cammina, è arrivato a pochi passi dalla spiaggia.
La città in cui vive ora è sul mare. Non è male, ma a dirla tutta gli piaceva di più quella dove stava prima. L'unica cosa che apprezza sono, appunto, le onde che arrivano a lambire la spiaggia della periferia. La strada è all'incirca quattro metri più in alto; per scendere, avrà bisogno delle scale. Si gira e fa per dirigersi verso le summenzionate scale... quando, CVD
Come Volevasi Dimostrare il Natale non gli porta nulla di buono, inciampa in uno stupidissimo sasso abbandonato su quella stupidissima strada. Risultato? Si ritrova in volo, un appuntamento immediato con un bell'impatto spaccaossa.
Beh, certo, sotto c'è della sabbia, non si dovrebbe PROPRIO schiantare. Ma vista la sua proverbiale fortuna, minimo si troverà sotto un cactus finito lì per caso.
O forse no.
Tro-va-to.

Una mano afferra saldamente il braccio destro di Yuugi, tirandolo indietro, di nuovo sulla strada, al sicuro, prima che abbia modo di verificare la presenza o meno di cactus in vacanza. E nel giro di due secondi, si trova abbracciato, praticamente stritolato dalla presa ferrea del suo salvatore.
- Mica ti ricordavo così spericolato, Aibou!
- SOFHOCHO- Phew! Appena Yuugi riesce a divincolarsi appena da quella che paragonerebbe senza problemi né rimpianti alla ferma morsa di una boa constrictor, alza la testa verso il suo
mica-tanto-salvatore e incontra due splendidi occhioni viola e quello che dev'essere il sorriso più palesemente allegro che abbia mai visto in vita sua. Un ragazzo che è sicuro di non aver mai incontrato, ma che gli torna così stranamente familiare - e a giudicare dalle parole dell'altro, non dev'esserci mica così lontano.
- Ma chi... - Non fa in tempo a parlare; l'altro giovane gli posa, con estrema nonchalance, un dito sulle labbra, ancora con quell'aria così semplicemente... felice.
- Oggi tocca a me parlare, Aibou. Fa' un po' vedere come stai, mh? - E come se tutto fosse normale, gli afferra la punta del mento e lo gira appena per osservare singolarmente ogni lato del viso, studiandolo con attenzione - Ti sono già usciti i denti del giudizio, eh...? E poi sei ancora così basso... ma vai benissimo così, non preoccuparti di niente! Oh, sei un po' pallido, forse dovresti prendere più sole...! E - qui gli afferra le mani, scioccato - Che te ne vai in giro con questo freddo senza guanti? Perdiana, ti verrà un accidente! Bene, seguimi, ti offro una bella cioccolata calda, biscotti e una conversazione che, credimi, ti piacerà. D'accordo?
... Ad essere onesti, Yuugi non ci ha capito praticamente niente, sennonché il tizio è molto interessato alle sue condizioni di salute. Però, certo, nessuno dice di no ad una cioccolata calda, specie se non deve pagare lui o bruciarsi lui col pentolino. Tanto meno Yuugi, che ha fatto della fiducia nel Cioccolatacaldesimo il suo credo.
- D'accordo, a patto che il mio colorito rimanga fuori dalla conversazione.
- Ma certo, Aibou! - L'altro gli rivolge un sorriso sbarazzino che fa crollare/sciogliere/tremare dentro di lui qualcosa di non meglio definito. Ma al momento Yuugi è troppo concentrato su quella parola, Aibou. - Quest'oggi abbiamo davvero un sacco di cose di cui parlare, e l'abbronzatura è secondaria. Comunque sia... - Sempre incomprensibilmente espansivo, lo prende a braccetto - ... adesso in particolare vorrei dirti due cose. Prima di tutto: ciao, di nuovo. E dopodiché... Buon Natale.
Per poco a Yuugi non va l'aria di traverso.
Ma si rende pienamente conto che il secondo round "Yuugi Mutou VS Il Natale"... è appena cominciato.
E, guardando il bel sorriso di quello strano ragazzo, non è poi tanto sicuro di vincerlo.

E' la sera della Vigilia di Natale, si trova in un locale all'estrema periferia di Domino e la sua unica compagnia è un curioso soggetto che, poco prima, gli ha impedito di testare quando può far male cadere sulla sabbia da cinque metri d'altezza - o se è possibile in una situazione simile imbattersi in dei cactus.
Normalmente, Yuugi sarebbe diffidente o quantomeno confuso. Non ora, però. Si è scaldato le dita grazie alla tazza di cioccolata fumante che gli è stata servita, mentre il contenuto di suddetta tazza, al momento, pensa a riscaldargli lo stomaco. E' rilassato, sì. E pronto ad intraprendere qualsiasi genere di conversazione.
- Ti sei scaldato, ora? - Chiede l'altro, inclinando appena il capo di lato. Pare sia sinceramente interessato. E, ancora, ha l'accenno di un sorriso, come se fosse mosso da una gioia onnipresente.
- Sì. - Annuisce Yuugi, decidendosi a staccare le mani, ora calde, dalla tazza, ora vuota. In cambio, però, lascia che le dita giocherellino col cucchiaino.
Il ragazzo batte le mani. - Perfetto! Sai com'è, le tue labbra erano diventate verdi, e...
Verdi.
Ripeté nella sua testa Yuugi. Verdi. Mica viola, o blu. Verdi. Devo avere il corpo meno collaborativo della storia.
- ... credo sia il momento di mantenere la terza promessa che ti ho fatto prima.
La seconda, quella circa i biscotti, è già stata ampiamente soddisfatta da entrambi, i quali hanno più o meno sbranato il vassoio che è stato presentato loro insieme alle bevande.
L'altro ha insistito, prima, per non cominciare la conversazione fintanto che Yuugi non si fosse ripreso dal freddo tagliente. E adesso, è il momento.
- Bene. - Serafico, l'altro ragazzo intreccia le dita e vi posa il mento sopra, inchiodando Yuugi col proprio sguardo violetto. - Non puoi capire quanto sia lieto di averti trovato, oggi. E' davvero da molto tempo che ti cerco...
- Ci conosciamo, per caso? - Yuugi è abbastanza sicuro di non aver mai visto questa persona in vita sua, ma le sue parole - e anche quelle di quando l'ha stritolato, poco fa (Mica ti ricordavo così spericolato, Aibou!) - non lascerebbero adito a dubbi.
- Diciamo di sì. - Concede l'altro, tranquillo, come se tutto stia andando come si aspetta - Se non ti ricordi di me è normalissimo, non ti devi preoccupare. Sono cambiato molto, in questi anni.
E per Yuugi quest'affermazione è quasi un colpo al cuore. Con un sospetto che va via via facendosi più concreto, osa chiedere: - Ma... per caso, ci siamo conosciuti prima che mi trasferissi...?
L'altro annuisce piano. - Sì. "Conosciuti", sì. - Mima il gesto delle virgolette con le dita - Ma ribadisco, è normale che non mi riconosci. Non ne avresti modo.
Il mezzo infarto che l'aveva colto al pensiero di stare, forse, parlando con uno dei suoi vecchi amici è presto superato. Vabbé, era ovvio: d'altronde ricorda ancora benissimo Jonouchi e Honda, e questo ragazzo non ci assomiglia nemmeno un po'. D'accordo la crescita, ma cambiare tanto...
... Per la verità, però, c'è una persona a cui quel ragazzo assomiglia. A Yuugi stesso.
Similissimo, assurdissimo, taglio di capelli, uguale perfino nei tripli colori; stesso colore degli occhi... se non fosse che è un po' più alto - ma neanche tanto - e ha la pelle di un bel color caffèlatte, li si potrebbe prendere quasi per fratelli.
- Comunque sia, vorrei chiederti scusa - riprende l'altro, visto il suo prolungato silenzio. - Mi dispiace, sono davvero in ritardo pauroso. Ma... non potevo venire prima. Avevo così tante cose da... apprendere. Capire.
Yuugi lascia cadere, rumorosamente, il cucchiaino che ancora teneva fra le dita nella tazza. Sente che il dialogo gli sta sfuggendo di mano. - Aspetta. Ti prego, aspetta. Dici di conoscermi, ma io non mi ricordo di te. Dici che è normale ti abbia dimenticato... e sei così - ci pensa, esita. Non vuole offenderlo. Si sta rendendo conto di trovarsi bene con questa persona. Ma comincia ad avere quasi un bisogno fisico di chiarire la faccenda. - ... misterioso. Cerchi di spiegarti, ma francamente mi stai solo confondendo di più le idee. Voglio solo sapere... chi sei?
"Scoperto", l'altro si stringe un poco nelle spalle, con un sorriso che, per la prima volta, si è fatto amaro. - Non ho detto che è normale tu mi abbia dimenticato... non penso tu l'abbia fatto. Ci spero, almeno. - Alza lo sguardo, ora velato, verso il soffitto, come se ci vedesse attraverso - In realtà - porta un dito alle labbra e mordicchia appena l'unghia dell'indice - per farti capire, la cosa da dire è una, una soltanto. Ma - e qui, un sospiro - è piuttosto difficile da credere, me ne rendo conto. Non so bene come... spiegarlo.
No.
L'unica cosa che Yuugi non vuole vedere è quel sorriso offuscarsi. Ascoltando, si è reso conto che il sentirsi "a suo agio" non è solo un'impressione vaga. Sta bene con questa persona e, per quanto sia strana, gli sta piacendo parlare con lui. D'altro canto, se non fosse una conversazione di suo gradimento, se non fosse curioso, non avrebbe certo tutta questa voglia di venirne a capo. E poi... sta parlando. Con una persona. Presumibilmente della sua età. La quale NON è un bullo intenzionato a raggirarlo con le chiacchiere, stenderlo con un pugno e rubargli i soldi - e di solito, qui Yuugi pensa sempre che preferisce i bulli che saltano la prima fase; almeno dopo si sente un po' meno cretino. Ma sta divagando. E' bello semplicemente stare, così, seduti in un bar con una persona che sembra tenerci a te. Anche se è appena sbucata fuori dal cilindro.
Forse è giunto il momento di aprirsi un po'.
- Senti... - esordisce Yuugi, con un tono più rilassato. - Non preoccuparti di niente - ripete, divertito, le stesse parole che l'altro gli ha rivolto prima - Anche se è strano. Dimmi semplicemente ciò che devi, farò il possibile! E... - Agita un braccio in direzione del banco - Signorina, scusi, altre due tazze di cioccolata! Offro io, stavolta. - Davanti all'espressione quasi sconvolta dell'altro, Yuugi, finalmente, sorride. - Beh, qui la fanno davvero buona. E poi sarà più facile sciogliere la lingua, così...!
Con suo sommo stupore, l'altro si gira, un pugno premuto contro le labbra, quasi in lacrime.
- ... Ehm...?
- Hai sorriso. - Spiega l'altro, guardandolo intensamente (manco gli avesse fatto il più bel regalo della sua esistenza) - Era da così tanto che non ti vedevo farlo e... mi piace vederti felice.
Un discreto bisogno di attaccarsi ai braccioli della sedia per non crollare. Ecco che cos'ha Yuugi. Pensa che quella sia la cosa più carina che gli abbiano mai detto.
E... davvero, non pensavo che nessuno potesse tenere tanto... al mio sorriso.

Dopo aver stretto i pugni forse per farsi forza (?), l'altro scuote con energia il capo e torna all'attacco. - Okay, basta con le scene lacrimevoli! Ho pensato che forse c'è un modo davvero molto semplice per spiegarti tutto. Quindi... - Si china e fruga; accanto alla sua sedia, prima, ha appoggiato una busta, da cui estrae una scatola rossa - non troppo grande, né troppo piccola - decorata da un fiocco blu. - Ecco, è per te. Il mio regalo di Natale.
Questo dovrebbe essere il momento in cui Yuugi, con un gesto brusco, scansa la sedia dal tavolo. Questo dovrebbe essere il momento in cui Yuugi, terrorizzato, salta in piedi. E questo dovrebbe essere il momento in cui Yuugi, a dispetto di tutto, scappa via urlando che odia il Natale.
Dovrebbe, certo.
Ma Yuugi, stasera, ha davanti quello strano ragazzo e uno sguardo che gli chiede di rimanere. Tutto sommato, è una richiesta accettabile.
E quindi, dopo davvero tanto tempo, Yuugi accetta un regalo, e apre quel pacchetto.
All'interno, ci trova un orsetto di peluche color caffèlatte.
L'orsetto perduto.

Dev'essere un sogno. Sì, sicuramente, Yuugi sta sognando. Ecco perché incontra simpatici tizi che lo salvano dalla sua stessa imbranataggine e offrono cioccolata calda.
Sogno o non sogno, comunque, allunga le mani, con fare quasi religioso, e le stringe su quel pelo tanto soffice. Tira fuori il peluche piano, come se avesse paura che si dissolva da un momento all'altro.
E' proprio lui, sembra che non sia passato un giorno dall'ultima volta.
Senza rifletterci particolarmente, dopo tanto, infine lo riabbraccia forte, di slancio.
Ed esplode. - OH, ODDIO, GRAZIE! Grazie! - Guarda l'altro ragazzo, quasi sbrilluccicando - Ma come hai fatto a trovarlo? E poi è tenuto benissimo, veramente! Sembra... è... ma che dico, certo che è lui! Grazie, ancora grazie!
Con un'espressione un po'... peculiare - sardonica, giurerebbe Yuugi - l'altro ragazzo si limita a dire, guardando altrove: - Prego, figurati. A quanto mi risulta te ne prendevi molta cura tu stesso...
Yuugi è felicissimo, davvero. Forse sembra scemo ad emozionarsi per una cosa del genere, ma... non potrebbe esserne più felice. Non importa quando e come, ritrovare ciò che si è perso è, spesso, una delle felicità più grandi. Anche se... non vuole fare il guastafeste. E' felice, sì. Ma c'è un qualcosa... una sorta di minuscolo dettaglio sbagliato, in tutto ciò.
Non è esattamente tutto perfetto. Riflette: che c'è di strano?
La risposta non tarda ad arrivare. E' l'orsetto stesso che ha un qualcosa di fuori posto. Semplicemente, ricorda benissimo che aveva dei begli occhi di pietra viola. Al momento, però, gli occhi del peluche che ha davanti sono due cristalli neri. Cos'è successo...?
Occhieggia l'altro ragazzo di sottecchi; lo sta fissando. Pare quasi che... si aspettasse anche questo. Lui, con quei suoi inquisitori occhi... viola.
Occhi viola
. Yuugi sbatte le palpebre. Una volta, e un'altra. Per un attimo, ha avuto di nuovo una sensazione di vuoto sotto di sé. Come prima, quando ha rischiato di cadere.
Si sta formando un'idea, nella sua mente, un'idea che si spiegherebbe tutto.
Ma, sì, ha ragione il ragazzo: è piuttosto difficile da credere.
Però... non ha mai avuto troppi problemi, con l'impossibile.
E' il caso di fare un'ultima domanda.
- Mi hai restituito il mio peluche, e te ne sono grato. Ma... - stringe a sé l'orsetto e rivolge all'altro un'occhiata interrogativa (più che interrogativa, è un'occhiata che in cui è scritto "La verità, ti prego, dimmi la verità!"). - Non mi hai ancora detto il tuo nome. Come ti chiami?
Il ragazzo sorride, ora. E' un sorriso davvero bellissimo, e caldo. Un sorriso che dice... Bingo! - Io mi chiamo Atem, Aibou.
... L'orsetto si chiamava Amet.
Invertiamo la M e la T...
Stavolta, Yuugi rischia davvero di collassare. - Tu... tu! - Gli punta l'indice contro. Non è accusatorio, è (piacevolmente?) sconvolto. - Non so come tu abbia fatto, non so come sia possibile ma... tu! Tu sei lui! Sei... - rallenta, scioccato non tanto per quello che sta dicendo, ma perché, mentre lo dice, è sicuro di averci preso. - ... la sua anima. Già. In un altro corpo. Non so come. Sei Amet. E sei tornato.
- Gli occhi sono lo specchio dell'anima... - cinguetta l'altro, senza scomporsi troppo. Sembra, piuttosto, soddisfatto che finalmente l'Aibou abbia capito. - E' per quello che gli occhi del peluche sono neri, ora. Il viola - con l'indice, tira leggermente giù la palpebra inferiore e, in sincrono, gli rivolge la linguaccia - è altrove.
E' diviso. Yuugi è diviso fra la tentazione di alzarsi e prenderlo a scapaccioni per averla fatta tanto lunga e quella, per dire la verità quasi irresistibile, di andare da lui e abbracciarlo forte, forte, e non lasciarlo più andare.
- Mi... mi volevi davvero così bene? - Mormora, intenerito, stringendo il peluche.
- Non sai quanto. - Risponde Atem, sempre sincero e conciso. - Dentro di me, ti ho sempre chiamato "Aibou". Siamo partner, giusto?
- ... - Piccola pausa. Sa di stare per mettersi a piangere a dirotto. - ... Sì. Sì!
Mi sei mancato così tanto! E ora posso perfino... parlarti...!

Sempre sorridendo - e ora Yuugi capisce, davvero, perché sorrida tanto; al novanta per cento, comincerà anche lui - l'altro indica una finestra, e il cielo buio oltre di essa. Le stelle cominciano a splendere, sul mare. - Dobbiamo ringraziare una stella. Quando mi vide piangere, mi chiese cosa era successo. Una volta che le ebbi raccontato tutto, si impietosì, e decise di farmi un regalo... un regalo di Natale. In primo luogo, le chiesi un'anima, ma mi spiegò che chi ama ed è riamato, ha già un'anima. Allora... - Si guarda le mani, compiaciuto - Riesci ad immaginare cosa le ho chiesto, vero?

- Allora, stella, mi servirebbe solo un'altra cosa. Io desidero... un corpo umano. Così potrò ritrovare il mio padroncino, e poi viverci insieme. Stare con lui, parlarci, proteggerlo. Essere io ad abbracciarlo, se ne avrà bisogno...

Yuugi annuisce. - Naturalmente, le hai chiesto un corpo nuovo.
Atem è raggiante, ormai. - Esatto! - Da come lo guarda con amore, sembra stia pensando "Sempre un genio, il mio Aibou! **", ma anche qualora lo stia facendo, si trattiene e continua. - E quindi, eccomi qui. Ora capisci perché ci ho messo tanto? Avevo un sacco di cose da imparare sul mondo, e sugli umani. Non è stato poi così difficile... alla fine, ho pensato di fare semplicemente ciò che volevo davvero. "Essere me stesso", giusto? Penso che funzioni. Alla fine, siamo tutte anime che si vogliono bene. E... - Un'altra pescata fortunata, dalla stessa busta di prima estrae tre lettere ingiallite dal tempo. - A proposito di anime che si vogliono bene - Allunga le lettere a Yuugi che, intuendone la natura, le afferra con mani tremanti - c'è quest'altro regalo di Natale. Non da parte mia, stavolta, ma dai tuoi amici: Anzu, Jonouchi e Honda. Sono le lettere che ti mandarono il famoso Natale. A quanto pare, gli avevi passato l'indirizzo sbagliato e sono tornate indietro.
In questo momento, Yuugi si sente molto idiota.
Molto idiota, e molto felice.
E sa che, in questa giornata, gli hanno regalato anche un'altra cosa: una seconda possibilità. E, questa volta, vedrà di giocarsela al meglio.
Sulla prima busta, c'è segnato anche un numero di telefono, palesemente aggiunto in seguito.
- E' il numero di Anzu. - Soggiunge Atem, quasi dolcemente - Mi ha pregato di dirti che vorrebbero davvero risentirti. Jonouchi e Honda non hanno il cellulare, ma ci penserà lei a recuperarli subito, nel caso. Gli sei mancato tanto e... sì, mi hanno chiesto anche di farti gli auguri. Quindi, buon Natale, Aibou, di nuovo!
Sorridere. Sa che da oggi lo farà spesso.
Yuugi alza un braccio e asciuga i lacrimoni che gli si sono formati agli angoli degli occhi, prima che possano cadere. Non gli va più di essere triste. Non gli va più di rovinare anche un solo momento. E non gli va più di piangere. Che sia anche questa una forma di coraggio? Forse, chissà. Quello che è certo, è che non potrebbe essere più felice.
E il merito è tutto di quel cocciuto, meraviglioso ragazzo che ha di fronte.
- Però non vale, così. - Dice, cogliendo l'altro di sorpresa.
- Uhm... cosa, Aibou?
- Be' - prosegue, posando sul viso dell'altro uno sguardo molto risoluto - Mi hai fatto un sacco di regali di Natale, oggi, e mi hai offerto la cioccolata... e mi hai pure salvato dal cactus.
Prima che Atem possa chiedere "... quale cactus?" Yuugi conclude: - E io, invece, non ho preparato alcun regalo per te.
Atemu sbatte le palpebre, cadendo dalle nuvole. - Ma Aibou, che problemi assurdi! Per me sei tu, il regalo. E poi certo non ti aspettavi di rivedermi oggi e così, no...?
Ma Yuugi, per la verità, sta sorridendo.
- E quindi - continua, come se non avesse sentito - Ho pensato e concluso che, forse, c'è una cosa che potrei regalarti, anche così all'improvviso. Accetteresti comunque?
- ... certo, Aibou, se proprio ci tieni...
Le labbra di Yuugi si muovono appena, formando parole senza suono. Senza ripetersi si alza e, una volta avvicinatosi all'altro... si china e posa un bacio, tenero, amabile, sulla sua guancia destra. Un gesto veloce, ma senza fretta. Un gesto d'amore.
L'altro arrossisce appena, ma non sembra affatto dispiaciuto. Anzi. - Poco fa hai detto "Ti regalerò un bacio, ti va?", vero?
Yuugi, che probabilmente è avvampato il doppio - sia per il gesto che per l'essere stato tanto ardito - fa cenno di sì con la testa.
- Sai com'è, so leggere le labbra. - Ghigna appena lui. - Ma non mi sono rovinato la sorpresa, figurati, è stato proprio un bel regalo...! Solo - Socchiude gli occhi, il sorriso che si fa più malizioso - Posso farti un'altra domanda, Aibou?
- Certo!
- Bene. Ricambierò quel bacio con altri mille, ti va?

E' la sera della Vigilia di Natale e fa un freddo boia.
Tra l'altro, quando arriverà a casa, probabilmente sua madre cercherà di ucciderlo.
Ma a Yuugi non interessa tanto, davvero. In una mano regge una busta che contiene un grazioso peluche e vecchie lettere di amici che sa di poter ancora definire tali; l'altra mano è saldamente unita a quella del graditissimo ospite che sta conducendo a casa sua.
Sa già cosa dire, quando entrerà a casa: - Ehi, sono tornato! Ho portato con me il regalo di Natale più bello che abbia mai ricevuto. - E alla madre e al nonno, già qui, cadrà la mascella. Ma lui proseguirà comunque: - Si chiama Atem, sembra il mio gemello ed è meraviglioso. E penso che rimarrà a vivere qui. Ma vi piacerà da matti, sono sicuro! - E a questo punto, probabilmente, la sua famigliola sarà caduta a terra, svenuta. Beh, poco importa. Anche Atem è la sua famiglia, e lo è sempre stato. E adesso che l'ha ritrovato, di sicuro non lo lascerà andare mai più!
E' la sera della Vigilia, fa un freddo boia e Yuugi è carico di regali. Questa sera, ha concluso che il Natale è decisamente la sua festa preferita.
E, tra l'altro, Atem gli ha promesso che buona parte di quei "mille baci" verrà presto elargita. E sorride, perché è ciò che ha più voglia di fare, in questo momento.
Stringe quella mano e sorride.


E tutti vissero felici e contenti, signorsì!


YOH!
Salve a tutti! *__*
Ed ecco qui, ho concluso la oneshot Puzzle precedentemente annunciata. Pensavo sarebbe stata più breve, ma pazienza. Mi soddisfa alquanto nel complesso. Di solito quando vengono oneshot così lunghe le divido, ma era da un po' che volevo provare a postarne una bella "massiccia" in un colpo solo. ò.ò (Piuttosto, consiglierei a tutti di mangiare qualche cracker ora, giusto per...)
Sono anche piuttosto felice di averla scritta; l'idea generale mi era venuta davvero molto tempo fa (pure nel 2011, forse XD), ma l'ho sempre messa piuttosto da parte. Poi questo Natale che mi è venuto il colpo di genio su come renderla. *^* (Mi avrà ispirato il Natale, probabilmente...). Diciamo che non ero ben sicura se scriverla o no perché era tanto... molto tanto... fluff. XD Evvabbé, d'altronde se si parla di Puzzleshipping... Sulla suddetta avrei solo una nota da fare: Amet = Atem. Quando ho notato che nella parola "ametista" c'erano tutte le lettere di Atem (e se prende il japponico, amejisuto, tutte quelle di AtemU) ho voluto assolutamente ficcarcelo da qualche parte. X° (E' per questo che ho usato "Atem" stavolta, naturalmente...).
Riguardo i futuri aggiornamenti, ma certo, sto ancora lavorando su Quella Long, già. Il fatto è che il prossimo capitolo sarà diviso in due parti (di cui la prima già pronta;) ma preferisco postarli di seguito, quindi aggiornerò quando avrò ambo le parti. XD
E adesso... siete ancora tutti qui...? Ma ci spero! Perché quest'oggi ho deciso di palesare al mondo la sorpresa per i miei lettori che ho architettato nelle ultime settimane! *__*
Siore e siori, miei amati lettori e stalker che non si sa bene cosa ci facciano qui, tizi e tizietti, ho l'onore di annunciarvi che ho aperto un askblog: Game's Mirror
La password è Gheemu. Ma prima di cliccare, leggere la spiegazione qui presente, prego! Dunque dunque, come molti sapranno, un askblog è un blog, di solito su tumblr, dove si possono fare domande al gestore del blog, o ai personaggi che esso muove, e si ottengono in cambio risposte scritte o disegnate. Benissimo. Questo askblog è dedicato a tutti i personaggi di tutte le mie fanfiction su Yugioh. Volete chiedere allo Yami di questa fanfiction se si vestirà da orsetto...? Bene, potete farlo. O magari vorreste dialogare con lo Yuugi di Ceneri di un dio? Ma certo, fate pure! (Ovviamente nel mio caso otterrete risposte scritte; quindi, a seconda, potrete ricevere SimpaticheRisposte, o addirittura cose che a tutti gli effetti sono drabble, o flashfic). Potete approfittare di questo askblog per fare domande anche a me, se vi va (che c'entrino con le fanfic oppure no. Anche se vi servono delucidazioni sulla trama dell'anime/manga!) o ai miei personaggi originali, tipo Melissa&Co. Il funzionamento è davvero molto semplice, trovate tutte le istruzioni sull'askblog stesso. Qui ci tengo a farvi notare che potete chiedere anche se NON avete account tumblr, è aperto a tutti ^_^. (Mi fido dei miei lettori, e questo è chiaro. Ma qualora stia leggendo queste righe anche qualcuno che non ci sta a fare niente qui, sappia che cancellerò senza problemi hate/spam/volgarità).
Spero che vi piaccia. Anche se non siete pratici, qualche minuto di navigazione e capirete ogni cosa. E probabilmente, sull'askblog metterò anche qualche "Bonus feature" (?) come anticipazioni sulle cose a cui sto lavorando, bozze e cose del genere. Se interessati, quindi, vi consiglierei di segnarvi il link e tornarci ogni tanto. *w*
A me sembrava un gioco simpatico, poi sta a voi usufruirne. XD
E niente, adesso vi saluto, carissimi.
Bye!




  
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