11/08/2007
5 recensioni Non si svolge su un palco in un lussuoso teatro la storia che sto per narrarvi.
Il teatro non è certo posto per una storia del genere.
[Crudele favola per adulti
Dolce dramma per infanti]
In teatro vengono narrate delle storie [non] scritte con un inchiostro [scarlatto] di ottima qualità su fogli [neri come la pece] di carta pregiata.
Ho deciso di narrarvi questa storia, bandita dai teatri perché senza inizio [forse troppo vecchia] e senza fine [forse troppo giovane].
Ma non intendo tediarvi ancora [non c’è più tempo, non ce n’è mai stato] l’ultima cosa che posso dirvi è che questa comincia [sempre che ci sia un inizio] in una grotta illuminata dalla luce soffusa di cristalli azzurri che rendono il tutto spettrale [che rendono il tutto puro].
CAELI, Lesbia nostra, Lesbia illa.?
illa Lesbia, quam Catullus unam?
plus quam se atque suos amauit omnes,?
nunc in quadriuiis et angiportis?
glubit magnanimi Remi nepotes.
Celio, la mia Lesbia, quella Lesbia,
quella sola Lesbia che amavo
piú di ogni cosa e di me stesso,
ora all'angolo dei vicoli spreme
questa gioventú dorata di Remo.
Lei giace immobile, rinchiusa in una bara verticale di cristallo, in una grotta oscura illuminata solo dalla tenue luce emanata dalla sua bara trasparente.
Una bara che con la sua luce azzurra le dona le parvenze di un angelo.
Donando al suo volto una purezza che non gli è mai appartenuta, ma ormai a chi importa?
A chiunque visiti quella tomba è facile illudersi che quelle che vede siano le vere sembianze di Lucrecia Crescent e non solo l’ennesima maschera di una donna che non è mai stata in grado di amare.
Anche se lei è sempre stata sola una meretrice dagli occhi troppo dolci e il sorriso troppo amaro.
[A chi importa ormai?]
Giusto il necessario per illudersi di essere amata.
In fondo non chiedeva molto; si accontentava delle briciole.
O almeno, fingeva di accontentarsi.
Era brava a fingere!
Era fin troppo brava ad ingannare le persone che tenevano a lei.
Ma a chi importa ormai che lei fosse solo una bugiarda?
Anche se lei si ricopriva di menzogne.
[A chi importa ormai?]
[A chi importa ormai?]
Lei si ricopriva di menzogne per non rimanere sola.
Portava sempre delle maschere
[scienziata, medico, madre, figlia, sorella, amante, donna, sposa]
che in fin dei conti non erano mai troppe pesanti.
[A chi importa?
A nessuno! Più a nessuno!]
Non importava più a nessuno che Lucrecia [la meretrice, la bugiarda, la puttana] fosse solo una donna [bambina] disperata [sola, triste, abbandonata, spaventata].
Non importava a nessuno perché nessuno lo sapeva [maschere, maschere, maschere].
Anche se Lucrecia aveva passato la sua vita a fuggire la solitudine, alla fine non era servito a niente.
Era morta sola [come aveva sempre vissuto] senza amore [l’aveva ucciso] senza calore [le maschere erano troppo fredde] senza gioia [l’ha cacciata] ma con troppi rimpianti [di chi non ha mai vissuto].
[Ma ormai non importava più a nessuno!]
Perché lei era morta.
E anche tutte le persone che l’amavano erano morte.
[chi dentro chi fuori]
Erano morti tutti.
[E ormai non rimaneva più che il ricordo
di un amore mai esistito
e di un odio mai morto]
Disclaimer: I personaggi di Final Fantasy VII non mi appartengono e questa fic non è a scopo di lucro.
Nota post fanfic: Questa fic sarà composta da diverse one-shot su Vincent, Lucrecia e Yuffie, non o ancora da quante one-shot sarà composta, anche perché temo che saranno tutte un parto quindi … chi vivrà vedrà!
La citazione in grassetto a inizio fic sono di Catullo. E se tutto va bene, ce ne sarà una in ogni one-shot! U.U
Per ora è tutto!
Sayonara
Darkrin