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Autore: St Jimmy    23/01/2013    2 recensioni
Jade ha i capelli ramati, per questo la chiamano Ginger. E' il suo soprannome da sempre.
Sarà il soprannome che la seguirà dappertutto. Da Seattle fino alla piccola città della California dove si trasferirà, appena compiuti sedici anni. La sua è una vita piena di disguidi, causati in particolar modo dalla difficile situazione di suo fratello maggiore Todd, ragazzo riservato e perso nel suo mondo, scontroso e acido con la sorella.
La storia è incentrata però sulla vita di Jade, che con il trasloco nella città della sua infanzia andrà incontro a diverse persone del suo passato e farà nuove conoscenze, che influenzeranno la sua vita per sempre. Stringerà rapporti che si rafforzeranno sempre di più, odierà a morte le troiette della sua scuola e sopporterà le cupe pazzie del fratello. Un pizzico di romanticismo, e voilà.
Note dell'autrice: Lo so che sembra una storia banale, con una trama sentita e risentita. Farò del mio meglio per far sì che sia originale. Questa è solo una bozza e deciderò poi se pubblicare l'intera storia o meno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Shake it out – Florence and The Machine.


Continuai a pedalare e pedalare, in groppa a quella ferraglia di bici che avevo trovato in garage. Rischiai di scontrarmi contro parecchie macchine e di investire passanti, e stavo quasi per finire sotto un furgone. Ansimavo e sudavo per lo sforzo fisico, ma soprattutto per il terrore di non arrivare in tempo all'ospedale. La mamma aveva detto che la nonna non poteva vivere più molto a lungo nelle sue condizioni.

Io dovevo vederla. Era fuori discussione che io rimanessi a casa ad attendere una misera telefonata che mi avvisasse della sua morte. Dovevo parlarle personalmente, prima che accadesse.

Mi trovavo nel centro della città, ancora qualche minuto di corsa e slalom fra le macchine bloccate nel traffico e sarei arrivata.

Ma, passando accanto al parco del centro, vidi Todd camminare lungo il sentiero di ghiaia del parco, parallelo alla strada che percorrevo in bici. Ebbi un tuffo al cuore. Sì, era proprio lui.

Mi parve impossibile. La polizia lo cercava da ormai più di due settimane, e lui se ne stava a gironzolare in mezzo alla città. Che diavolo ci faceva qui? Insomma, tornare nel posto da cui sei scappato per avere ucciso una persona non era proprio una genialata.

Notai però che stava camminando in direzione dell'ospedale, e per qualche strano motivo credetti che stesse andando anche lui dalla nonna. Ma non poteva sapere che stava per morire.

Cambiai direzione tutto d'un tratto e sfrecciai verso di lui. Ero ormai a una decina di metri di distanza, quando inciampai su qualcosa e volai a mezz'aria, con le mani incollate al manubrio della bici.

Lanciai un urlo che fece alzare in volo all'improvviso tutti i piccioni attorno e atterrai sul fianco, con la bici addosso.

Non feci in tempo a rendermi conto del dolore per la botta che due braccia mi presero da sotto le ascelle e mi tirarono su come un sacco di patate. Mi tremavano le gambe e dovetti tenermi aggrappata alle due braccia per restare in piedi, senza nemmeno curarmi di chi fossero.

«Non puoi stare un attimo senza combinare qualche casino», sbuffò rauco il tizio che mi aveva alzato.

Alzai lo sguardo e sgranai gli occhi. Era veramente Todd. Mio fratello Todd.

Le gambe ripresero sensibilità e cominciai a correre in direzione dell'ospedale, stringendo un braccio a cui prima ero appesa, ma lui non accennò a muoversi.

«Todd, muoviti, dobbiamo andare in ospedale».

«Non posso venire», disse stizzito.

Incrociai il suo sguardo. Era vuoto, vacuo. «Ma che ti succede?».

«Succede che non posso venire. Sto andando alla polizia».

«E perché? Vuoi farti arrestare, per caso? Dobbiamo andare da mamma e papà, loro sapranno cosa fare con te». Tentai nuovamente di trascinarlo verso l'uscita del parco, ma lui non si arrese.

«Jade, tu non puoi capire. Sto andando alla polizia e basta».

«Ma la nonna sta morendo!».

Lo vidi riflettere un attimo. Incrociò il mio sguardo e poi lo distolse, gelido. «Non m'interessa, Jade».

Era freddo. Era tutto quello che vedevo di lui. Due gelidi occhi nocciola.

Non sapevo cosa diavolo dovesse fare alla polizia, ma in ogni caso mi pareva più importante andare dalla nonna. «Tu sei un grandissimo stronzo. Sei scappato di casa senza dire niente a nessuno. Non hai detto nulla, né dove andavi, né con chi e, cosa più importante, perché te ne sei andato. Era importante che tu ci dicessi tutto, Todd, non ti avremmo certo abbandonato. Non ha importanza per noi se hai ucciso quel ragazzo. Tu rimarrai Todd, il Todd che amiamo».

Con fare brusco, ritirò il braccio. «Jade, vaffanculo». Girò i tacchi, in direzione della stazione di polizia.

«Tu, vai a fanculo, pezzo di merda!», gli gridai alle spalle, con tutto il fiato che avevo. Scoppiai in lacrime e mi gettai su una panchina a due passi da lì.

Non so quanto tempo rimasi lì, a pensare a Todd. A quanto avevo pianto per lui, in tutta la mia vita, a come era sempre riuscito a tradire la mia fiducia. Come quando, a undici anni, scoppiai a piangere quando lo scoprii fumare e quando, per convincermi a non fare la spia con i nostri genitori, mi tirò i capelli talmente forte che si sentirono le mie grida in tutto il quartiere. Piansi tanto forte che mi ricordò di quando, a sedici anni, era caduto dal tetto e rimase in ospedale per un mese intero, anche se credo si fosse buttato di sua spontanea volontà. E pensai a quanto ci rimasi di merda quando, due settimane prima, era scappato di casa senza avvertire nessuno, neanche con un misero schifosissimo post-it, e mi chiedevo quando mai sarebbe tornato, se lo avesse fatto.

Non avrei dovuto lasciarlo scappare di nuovo. Era mio dovere fermarlo, ma, per qualche motivo, non lo seguii. Forse avevo capito di doverlo lasciare libero, dopo tanto tempo che piangevo per lui e per le sue grandi cazzate, era ora che capisse che non ero più la bambina ingenua che era cresciuta con lui.

Agguantai quel briciolo di dignità che mi restava e presi a correre come una forsennata, con le gambe doloranti, abbandonando la mia ferraglia in pezzi nel bel mezzo del parco e puntando verso l'ospedale.


Note dell'autrice:

Salve a tutti, è un bel po' che non pubblico nulla su EFP. Eccomi tornata.

Lavoro su questa storia da tantissimo tempo, sulla trama, sullo stile e sui personaggi in particolare modo. Ho voluto iniziare con questo breve primo capitolo per capire se rende.
Grazie per aver letto, e, per favore, recensite! Voglio sapere se la trovate decente o troppo pallosa.

Alla prossima :)

Terry.


Ps: i titoli dei capitoli sono canzoni che ascoltavo mentre scrivevo i capitoli e fanno un po' da soundtrack alla storia. Se vi va, ascoltate le canzoni mentre leggete. :)

   
 
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