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Autore: Dreamer91    23/01/2013    5 recensioni
E se il destino avesse voluto che in una città tanto grande come New York, due ragazzi dalle vite completamente diverse, finissero con l'abitare a meno di tre metri di distanza... sullo stesso pianerottolo?
Dal Capitolo uno:
"Stai scherzando spero!" mormorai
"Perché scusa? Non ci sono topi né prostitute per strada... per quanto riguarda i vicini non so... non li ho interrogati... però..."
"Sebastian!" lo bloccai passandomi una mano sul viso "Lower East Side... sul serio?"
"Non ti seguo, B..." mi fece visibilmente confuso slacciandosi la cintura
"Bastian dovrò vendermi un rene per pagarmi l'affitto... e quando avrò terminato gli organi, mi toccherà scendere in strada e fare compagnia a quelle famose prostitute per andare avanti!" gli spiegai concitato.
(...)
"Non fare l'esagerato Blaine... questa volta penso di aver trovato il posto giusto per te! Coraggio, scendi che te lo mostro!" mi incitò scendendo dall'auto e raggiungendomi sul marciapiede
"Anche l'ultima volta lo pensavi, Seb... e siamo dovuti scappare a gambe levate da un travestito in minigonna e tacchi a spillo!" gli ricordai lanciando un'occhiata al palazzo color porpora - innocuo e all'apparenza rispettabile - che si stagliava per ben quattro piani davanti a noi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Just a Landing'
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Brittana
Buonasera a tutti... lo so, sono un mostro e ho infranto un'altra promessa.. avrei dovuto pubblicare Sabato ma ho lasciato correre il tempo e oggi è addirittura  Mercoledì.. avete tutte le ragioni di questo mondo ad avercela con me ma purtroppo non sono riuscita a farcela prima: colpa principalmente dello studio (ho dovuto fare ben due esami in meno di una settimana e me ne aspetta un altro martedì prossimo ç___ç) e poi come se questo non bastasse, questo epilogo mi ha dato non pochi problemi.. l'ho cancellato e riscritto almeno tre volte, facendomi venire vere crisi nervose.. è merito di Dan e del suo insistere, se il capitolo alla fine è uscito quindi ringraziate lei, io da sola avrei mollato molto tempo fa ç__ç. Bene, vi ringrazio per la pazienza e per essere ancora qui (lo so che ci siete anche se lo scorso epilogo non vi siete fatti sentire) e per sopportarmi ancora... voi siete davvero degli angeli e non lo dico tanto per dire, lo penso davvero. Ci vediamo la settimana prossima (penso intorno a Venerdì/Sabato) per l'epilogo Finchel... un bacio a tutti... <3
p.s. Come l'immagine di Artie, anche questa è gentilmente offerta dalle manine del mio Dan... adoratela tanto quanto l'adoro io *__*
n.b Pagina Fb (Dreamer91 ) Raccolta (Just a Landing - Missing Moments )


Epilogo n°2

Brittany & Santana
"La tua anima"



New York City. Ore 10.15 A.M. 14 Maggio 2012 (Lunedì)

Frequentare l'Accademia era sempre stato il mio più grande sogno: c'erano pochissimi punti fermi nella mia vita, uno di questi era proprio il disegno. I primi ricordi che avevo della mia infanzia, riguardavano una piccola me con una matita in mano e la mente aperta verso qualsiasi tipo di ispirazione, fantasia, pensiero. Disegnavo qualsiasi cosa, perfino linee immaginarie e senza un filo logico, però per me acquistavano un senso nuovo e particolare. E poi il disegno mi era sempre servito per scaricare, per esprimere i miei sentimenti e tutte quelle emozioni che difficilmente tiravo fuori, a causa del mio carattere particolarmente chiuso e sensibile. Ognuno si esprime a modo suo: io preferivo la matita e un foglio bianco.
"Coraggio ragazzi... l'arte non è un gioco. Sono stanca di queste cose piatte e senza alcun trasporto. Ho bisogno di emozioni vere... di essere colpita.. forza!" strillò la professoressa Gennis, il mio tormento all'Accademia, bocciando completamente il disegno apparentemente perfetto di una mia compagna. La ragazza, nascondendo le lacrime di delusione, prese un foglio nuovo e ricominciò.
Emisi un lungo e silenziosissimo lamento, mentre sistemavo più morbidamente una linea del paesaggio che stavo ultimando. Il compito della settimana era: suscitare emozioni con le sfumature, ed era complicato... non tanto per la tecnica in sé, che a dirla tutta era anche una delle mie preferite, ma per il fatto che lei fosse praticamente gelida e senza alcuna sensibilità. Nessuno, da quello che si raccontava in giro, avevi superato il suo corso con voti alti, perché era convinta che nessuno fosse meritevole di lode, fatta forse eccezione per qualche caso, in cui la ruffianaggine superava di gran lunga il talento. Neanche all'Accademia, dove il saper fare conta più di ogni altra cosa, si era immuni a certi cliché
"É occupato questo posto?" una voce femminile si intromise nei miei pensieri, e fui costretta a sollevare lo sguardo, rimanendo senza fiato e senza battito cardiaco nel petto nel vedere di chi si trattasse
"Santana!" esclamai in un soffio, profondamente sorpresa. Lei mi sorrise dolcemente e con eleganza si sedette accanto a me. In quel momento il cuore riprese furioso la sua corsa ed avvertii le guance colorarsi come ogni volta che Santana entrava nel mio mondo. Ed era una sensazione indescrivibile, bella da morire e totalizzante.
"Cosa ci fai qui?" domandai, ancora incapace di metabolizzare "Non dovevi andare a Miami per un servizio fotografico?" lei sorrise, quasi emozionata, e scrollò le spalle
"Rimandato al mese prossimo!" spiegò con tranquillità, per niente dispiaciuta
"Oh..." mi lasciai scappare dalla bocca, non sapendo cos'altro dire
"E per rispondere alla prima domanda che mi hai fatto... erano due giorni che non ci vedevamo e... mi mancavi!" disse in un leggero sussurro che ebbe il potere di sconvolgermi maggiormente e farmi arrossire ancora e istintivamente, senza neanche pensarci, mi feci scappare un
"Mi sei mancata anche tu... non sai quanto!" che la fece sorridere e le illuminò gli occhi. Sembrò sul punto di dire o fare qualcosa - baciami, baciami, baciami - ma un altro urlo scimmiesco da parte della professoressa, sembrò distrarla
"É lei, vero? Quella di cui mi hai parlato la prima volta che ci siamo viste?" mi domandò in un sussurro, indicando la prof con un cenno del capo
"Purtroppo sì... e oggi sta dando il meglio di sé, quindi preparati!" mormorai con una smorfia e neanche a farlo apposta, la Gennis urlò ancora contro un'altra ragazza che scoppiò a piangere disperata
"Caspita... è una vera stronza!" esclamò sconvolta ed io non potei fare a meno di darle ragione
"Mmmm... forse anche di più." borbottai con mezzo sorriso. Lei tornò a guardarmi, dopodiché lanciò un'occhiata al blocco di disegni che avevo sul banco e sorrise
"É meraviglioso, Britt!" sussurrò quasi incantata e la sua espressione, così colpita e sincera, mi ricordò quella che mise su il primo giorno, a Central Park, quando vide per la prima volta i miei disegni. Anche allora era rimasta piacevolmente stupita e mi aveva fatto i complimenti; solo che, se allora riceverli mi aveva fatto piacere, ora che i miei sentimenti per lei erano cambiati, quelle parole acquistavano un significato notevolmente diverso
"Ti ringrazio." feci io imbarazzata e stordita dal suo profumo bellissimo e sensuale. Il sorriso di Santana si ammorbidì e per la seconda volta credetti fosse sul punto di baciarmi - baciami, baciami, baciami - ma non lo fece. Si limitò a stringersi un labbro tra i denti e a farmi un cenno verso il banco
"Riprendi quello che stavi facendo... non volevo interromperti!" sussurrò. Disegnare davanti a lei? Dio... non ci sarei mai riuscita, non con quello stato d'animo almeno
"Io non..."
"Coraggio. Sto qui buona buona in silenzio, promesso!" mi disse allegra, strizzandomi l'occhio ed io, con la salivazione azzerata ed il cuore partito per la tangente, mi limitai ad annuire, incantata dalle sue labbra sorridenti che desideravo assaggiare e fare mie proprio in quel momento. Ma mi trattenni: c'era troppa gente e immaginai che la professoressa non avrebbe affatto gradito. Avremmo avuto modo più tardi per rifarci. Così ripresi a disegnare, arrotondando meglio la curva di una collina sullo sfondo e poi sfumandola nei punti in cui si congiungeva con gli altri elementi del paesaggio. Generalmente quando disegnavo riuscivo a rilassarmi, a ditendere ogni muscolo e a sentirmi perfettamente in pace con ognuno dei miei sensi; in quel momento però, mentre avvertivo gli occhi di Santana fissi su di me, tutto riuscivo a fare tranne che tranquillizzarmi
"Mi distrai!" mormorai con un sorriso divertito. Con la coda dell'occhio la vidi arrossire violentemente
"Dios... mi... mi dispiace. Forse è il caso che.." ma la bloccai, perché non potevo permettere che se ne andasse, non volevo assolutamente. La volevo lì, seduta al mio fianco a scrutarmi incuriosita. Preferivo l'imbarazzo che provavo sotto il suo sguardo, rispetto al vuoto che mi riempiva il petto quando lei era lontana
"No, non farlo! Ho bisogno che... tu rimanga qui con me, ti prego!" supplicai, stringendole con delicatezza il polso per non farla allontanare., Lei, visibilmente combattuta, alla fine annuì e rimase al suo posto, poggiando il mento sul palmo della mano. Io dopo un lungo sospiro di sollievo, tornai al mio paesaggio sentendo ancora il suo sguardo addosso e le guance bollenti.
Avere Santana al mio fianco, da qualche tempo a quella parte, era diventato difficile da gestire: all'inizio, essendo due semplici amiche, era tutto più facile, poi con il tempo qualcosa tra di noi era gradualmente cambiato e si era trasformato in un reale sentimento, un sentimento puro, innocente, bello proprio perché inaspettato, che aveva coinvolto entrambe in un vortice di emozioni che ci aveva portate lentamente a modificare i nostri atteggiamenti, a renderli più intensi e più... tremanti in un certo senso. Se prima concedersi un abbraccio fosse per me una cosa normale, in quell'ultimo periodo mi avrebbe causato un mezzo infarto. Il mio corpo si comportava in modo strano con lei, vibrava anche per un'innocente carezza - mi si era stratto lo stomaco quando le avevo toccato il polso prima - e poi, visto che ultimamente ci concedevamo parecchi momenti di intimità, magari guardando un film, abbracciate sul suo divano, era capitato che sfuggisse qualche bacio che, per quanto innocente o in un certo senso amichevole, era stato capace di scuotermi e mi aveva fatta rendere conto di non potermi più accontentare, di volere di più, di volermi spingere più in là, non solo dal punto di vista fisico... soprattutto su quello emotivo. Non ero certa di cosa provassi esattamente per Santana, ma qualsiasi cosa fosse stata, non me la sarei di certo fatta scappare.
É praticamente da sempre che cerco un'emozione così e ci volevi tu per regalarmela...
Troppo concentrata com'ero nei miei pensieri e nelle mie linee sfumate per il primo piano, non mi accorsi neppure di essere osservata da qualcun altro in quel momento oltre che da Santana e che quest'ultima stesse cercando in ogni modo di farmelo capire. Alla fine però una voce squillante ed innervosita bastò ad interrompere tutto
"Signorina Pierce... un altro paesaggio.. quanta originalità!" sbottò seccata e acida come sempre, tamburellandosi con le dita il gomito. Non si degnò neanche di guardarmi in faccia: semplicemente decretò che il mio lavoro non fosse sufficiente - e quando mai lo era? - e con una smorfia passò alla fila di dietro. In quel momento per la rabbia, spinsi talmente tanto forte la matita sul foglio, da spezzarne la punta e fare un piccolo foro proprio nel centro di quel paesaggio... il solito privo di originalità
"Dio, quanto è acida! Ma chi diavolo si crede di essere? Non si trattano così le persone... ora mi sente!" e Santana fece per alzarsi ed inveire contro la donna, ma io la bloccai allarmata
"Santana, lascia stare... non ne vale la pena. Servirebbe soltanto a farla arrabbiare di più, fidati!" borbottai, cercando di calmarla
"Al diavolo... non si deve permettere di trattarti con quella sufficienza." si lamentò infervorata e probabilmente di nuovo intenzionata a reagire, solo che io quella volta non avrei potuto fare nulla per fermarla, perchè quello che avevo sentito mi aveva letteralmente bloccato il cuore. Mi stava difendendo, e lo stava facendo con una forza incredibile. Sembrava che fosse stata lei ad essere stata attaccata e non il contrario. Mai nessuno, neanche i miei stessi genitori si erano preoccupati così tanto per me, e si trattava soltanto di una stupida insegnando con un pregiudizio ancora più stupido. Se lei già per così poco si animava tanto, non osavo immaginare cosa sarebbe successo se fossi diventata... la sua ragazza. Avvertii un calore bellissimo propagarsi nel petto e nuovamente la voglia di baciarla prese forma in me, spingendo prepotente. Le critiche della professoressa non esistevano più, c'era solo Santana, il sorriso che mi si allargava sulle labbra ed io che immaginavo di essere... la sua ragazza.
Devo ammettere che suona davvero molto bene...
Santana, dopo aver inveito silenziosamente e in spagnolo contro la donna, tornò a guardarmi e finalmente si rese conto del mio sorriso, che le fece inarcare un sopracciglio
"Perché sorridi?" domandò confusa. Io scossi la testa, arrossendo un po'
"Mi fai sorridere tu... mi piace il... tuo accento." mentii spudoratamente, ridacchiando sotto i baffi per la banalità della scusa che avevo trovato e sperando vivamente che potesse prenderla per buona. Lei per mia fortuna scoppiò a ridere
"Cosa sarebbe? Un modo carino per dirmi di fare la brava e non prendermela con quella stronza?" scherzò
"Indovinato!" e nonostante
la leggera delusione che sentivo ancora bruciare per colpa delle critiche al mio disegno,
il cuore che continuava a ballare nel petto e il leggero imbarazzo che ancora mi abbracciava, riuscii ad unirmi alla sua risata, il suono più bello ed armonico che avessi mai avuto la fortuna di sentire.

New York City. Ore 07.40 P.M. 14 Maggio 2012 (Lunedì)

"Sono convinta che questo sia uno dei migliori film d'amore di tutta la cinematografia americana." esclamai osservando attentamente lo schermo del televisore davanti a me, che ci restituiva le immagini di Shakespeare in Love
"Lo penso anche io... parla di sentimenti reali, sentimenti che nascono incontrollati, nonostante all'inizio Shakespeare creda che si tratti di un uomo. Spiega un po' quello che succede tutti i giorni tra le persone comuni... ci si innamora dell'anima di qualcuno, non del suo sesso!" rispose Santana al mio fianco, sistamandosi meglio e scivolando appena più in basso, fino a poggiare la testa sulla mia spalla. Girai lo sguardo verso di lei, senza riuscire a guardarla negli occhi, ma sentendomi pienamente colpita da quella sua frase
"É.. davvero bello quello che hai detto." mormorai con un filo di voce. Lei sollevò la testa e puntò gli occhi nei miei, scuotendomi
"Lo penso davvero." rispose, a sua volta in un misero sussurro, quasi avesse paura ad alzare troppo la voce, disturbando i protagonisti del film. Trattenni inconsapevolmente il fiato, schiacciata dall'intensità dei suoi occhi scuri ed avvertii di nuovo l'incontrollabile desiderio di azzerare le distanze e di impossessarmi di quelle labbra, in quel momento strette leggermente in una presa tra i denti, forse per contenere qualcosa, magari l'imbarazzo o magari la stessa voglia che avevo anche io. Eppure... eravamo sole, protette dalle mura del suo appartamento e quindi, se solo avessimo voluto, ci saremmo potute concedere tutto, anche quel bacio disperato che sembravamo ricercare così tanto. Ma nessuna delle due fece niente. Rimanemmo immobili ad osservarci, in una strana atmosfera carica di tensione e di tante frasi non dette che galleggiavano attorno a noi. Io avvertivo la pelle del fianco bruciare per il contatto con quella di Santana, nonostante ci fossero i vestiti a separarle. Forse dipendeva ancora dal desiderio inespresso che si faceva prepotentemente sentire o forse... stavamo seriamente andando a fuoco senza neanche rendercene conto.
Ci si innamora dell'anima di qualcuno... non del suo sesso...
Deglutii con una certa difficoltà provando a distogliere lo sguardo dal suo, perché iniziavo a sentire lo stomaco stringersi troppo dolorosamente e iniziavo perfino a sentirmi stupida nel provare tutte quelle emozioni senza poter fare nulla. Ma non riuscii a muovere completamente la testa, che un paio di mani bollenti si strinsero attorno al mio viso, bloccandolo
"Brittany..." mi chiamò lei, in un sussurro morbidissimo e carezzevole che mi incendiò le guance. Emisi un leggero lamento per la frustrazione, che sperai non risultasse troppo evidente e pregai in tutte le lingue - spagnolo compreso - che quella volta il mio disperato desiderio si avverasse e potessi toccare ancora quelle magnifiche labbra deliziose che sembravano chiamarmi e...
"Vorrei fare una cosa ma... ho paura della tua reazione." sussurrò, soffiandomi direttamente sul viso, solleticandomi le labbra e inondandomi del suo respiro profumato e caldo e invitante e..
"Santana.." quella volta fui io a chiamarla, con la voce tremante e il respiro spezzato "Fallo e basta... ti supplico!" e quella piccola preghiera disperata si perse nel vuoto, sovrastata dalla sensazione magnifica che scaturì nell'esatto istante in cui finalmente le sue labbra si posarono sulle mie. E tutte la disperazione, l'ansia, la frustrazione, l'imbarazzo e la paura, vennero scacciate via, semplicemente dal contatto, da quel tocco morbido e delicato, che sapeva di tenerezza e allo stesso tempo celava tutta la voglia che fin ad allora era rimasta inespressa. Ma a me quel contatto non bastava più: volevo altro, volevo che fosse più profondo, più intenso... volevo che si sciogliesse e si trasformasse e che entrambe fossimo pronte ad affrontarlo.. insieme. D'altronde, prima o poi sarebbe comunque successo, quindi ritardare avrebbe soltanto reso il tutto più difficile da gestire.
Mi girai con il busto verso di lei e feci scivolare una mano tra i suoi capelli, trovandoli come sempre morbidissimi e mi aggrappai alla sua nuca, per poterla spingere maggiormente verso di me e farle capire con quel gesto quanto ancora volessi sentirla, quanto ancora volessi che quel contatto durasse, che non si interrompesse mai e che magari potesse farsi più intenso. Soltanto più intenso. E quella volta non aspettai che fosse lei a prendere l'iniziativa - una volta per una, no? - perché non ce la feci più a resistere e con molta delicatezza, le accarezzai il labbro inferiore con la punta della lingua in una esplicita richiesta che lei accolse immediatamente, dandomi libero accesso. Avevo creduto fino a quel momento di averle provate tutte in sua compagnia: di aver sperimentato l'imbarazzo, la complicità, l'affinità, la reciproca intesa... ma mai avrei potuto immaginare che un bacio potesse regalarmi tanto e sconvolgermi fino al punto di togliermi completamente la lucidità e la ragione. Eppure far danzare la mia lingua in sincronia con quella di Santana era... una esperienza extracorporea, decisamente totalizzante, poco controllabile, immensamente piacevole. La sua lingua era calda, si muoveva con delicatezza ma con una abbondante dose di sensualità che mi mandava fuori di senno, accarezzava la mia, la cercava, la trovava praticamente sempre, l'avvolgeva e la viziava e contemporaneamente le sue braccia si stringevano attorno alle mie spalle per avvicinarmi maggiormente.
Era il bacio più bello che avessi mai dato e ricevuto e soprattutto era decisamente più appagante di quanto avessi potuto immaginare. Il sapore di Santana era quanto di più dolce ed invitante ci fosse al mondo e sembrava legarsi così bene al mio, quasi fossero nati per convivere. E mentre iniziavo a sentire una certa necessità di ossigeno - maledizione! - mi domandai seriamente come avessi fatto in tutto quel tempo a resistere alla tentazione. Dovevo avere un autocontrollo davvero notevole, non si spiegava altrimenti.
Riuscimmo a staccarci pochi istanti dopo, entrambe con il fiato corto per la mancanza di ossigeno troppo prolungata e la foga del bacio, ma sicuramente entrambe con lo stesso identico pensiero: era stato bellissimo. Magico. Indimenticabile. Assolutamente da rifare.
Le nostre mani rimasero esattamente nella stessa posizione, senza muoversi e lo stesso fecero il resto dei nostri corpi: eravamo come sospese, immobili a guardaci quasi avessimo timore di dire o fare qualcosa che potesse rovinare tutto quanto. Io, personalmente, avevo paura di aver fatto qualcosa di sbagliato o che, peggio, lei non avesse provato le stesse sensazioni e che non le fosse piaciuto. Sarebbe stata una pugnalata al cuore ma preferivo di gran lunga che me lo dicesse, senza farsi alcun problema.
Qualche istante dopo, però, qualcosa accadde: lei sgranò gli occhi, quasi avesse appena realizzato ciò che fosse successo e si affrettò ad allontanarsi
"Oh... mio... Dio, Brittany... scusa io non... so cosa mi è preso. Giuro che non..." balbettò quasi sconvolta, arrossendo violentemente. Il cuore mi precipitò nello stomaco, facendo un rumore assurdo perché sapevo perfettamente dove volesse andare a parare
"Non volevi.." quella che credevo fosse una domanda, mi uscì più che altro come un'esclamazione vera e propria che mi fece tremare appena. Lo sapevo... lo sapevo, maledizione. Le avevo sentite solo io quelle cose, per lei non avevano lo stesso peso e non avrei potuto fare nulla per farle cambiare idea perché certe cose non si insegnano né si pretendono: se non ci sono non c'è speranza che tenga. E la cosa peggiore era il sapere perfettamente quanto in quel modo avessimo compromesso il nostro rapporto perché dopo un bacio del genere, non era possibile tornare amiche allo stesso modo, come se niente fosse successo. All'improvviso avvertii un'ispiegabile voglia di piangere, ma non volevo farlo davanti a lei: d'altronde ero stata io a crearmi milioni di film, a fraintendere, a volere di più da quel bacio... mi sarei dovuta cospargere il capo di cenere e magari avrei dovuto lasciare quell'appartamento il più in fretta possibile, prima di complicare ulteriormente la situazione. Eppure... c'era qualcosa che mi impediva di muovermi, qualcosa che mi teneva legata a quel divano e a lei, qualcosa che assomigliava molto alla disperata speranza di essere presa e abbracciata forte, di sentirmi dire che no, non avevo frainteso nulla e che qualcosa tra di noi poteva davvero esserci, nonostante tutto, nonostante fossimo amiche, nonostante fossimo.. due ragazze.
Ci si innamora dell'anima di qualcuno.. non del suo sesso...
Rimasi con lo sguardo basso per un tempo indefinito, finché una sua mano - calda, caldissima mano - non si posò sul mio mento per farmi sollevare la testa e finalmente ritornai a perdermi in quell'oceano tormentato che le colorava gli occhi: scuri, pieni di parole che faticavano a venire fuori, così belli da sembrare surreali, così profondi da incantarmi.
"Brittany.." mi chiamò con tono delicato ed io ero sicura, sicurissima, che stesse per inventare qualche scusa, qualche giustificazione per quel momento di debolezza - per la miseria lo avevo voluto anche io, perché poi si sarebbe dovuta prendere da sola tutta la colpa? - e per questo l'anticipai ancora
"Non serve che ti giustifichi, Santana... ho capito perfettamente cosa vuoi dirmi. Che è stato uno sbaglio, che non era tua intenzione, che non ci saremmo dovute spingere fino a questo punto e che..." ma quella volta, inaspettatamente fu la sua voce a sovrastare la mia, mentre la stretta sul mio mento si intensificava appena
"Desideravo farlo da non so quanto tempo... ormai ci avevo perso ogni speranza." mormorò con un'intensità disarmante. Mi si bloccò il respiro in gola e mi ritrovai ad aprire la bocca un paio di volte per ribattere, ma non riuscii a farlo, completamente priva di parole. Lei desiderava farlo, da molto tempo. Voleva baciarmi. Forse allo stesso modo in cui lo avevo voluto anche io, o forse addirittura di più.
"Santana.."
"Io non... riesco più ad esserti amica, Britt... io sento di provare qualcosa per te, che va ben oltre la semplice amicizia e ormai non riesco più a far finta di niente." mi disse, con la voce tormentata, quasi stesse confessando qualcosa che la schiacciava e la faceva sentire oppressa "Io ti voglio bene, Brittany, ma... penso di volertene più di quanto sia lecito. Tutte le volte... che ti avvicini, o mi sorridi o semplicemente mi mandi un messaggio, io sento il cuore impazzire e la testa perdere ogni ragione. So che è sbagliato, so che non è questo ciò che tu vuoi da me, ricordo perfettamente tutto ciò che ci siamo dette la prima volta: tu vuoi un'amica che sia disposta ad ascoltarti e a sostenerti e a capirti ed io, credimi Brittany... muoio dalla voglia di fare ognuna di queste cose ma allo stesso tempo sarebbe ipocrita da parte mia tenerti nascosto ciò che penso oogni volta che sei al mio fianco oppure ogni volta che immagino tu lo sia." cercai di igoiare una manciata di saliva, facendo meno rumore possibile, tanto per non disturbare quella strana atmosfera che si era creata
"Cosa mi tieni nascosto?" le domandai in un soffio. Lei sospirò, quasi cercasse di trovare il coraggio per parlarmi di qualcos'altro e dalla sua espressione questo altro, doveva essere particolarmente importante
"Io sono innamorata di te, Brittany!" esclamò, secca e precisa, colpendo e affondando l'obiettivo "Irrimediabilmente innamorata di te e non posso più pensare di ignorare questo sentimento perché sta diventando troppo grande e incontrollato e... come hai avuto modo di vedere, mi sta sfuggendo di mano!" arrossì appena, forse sorrise, forse disse anche qualcos'altro. Non riuscii più a prestare attenzione a niente, perché tutto ciò che mi interessava era racchiuso in quelle cinque parole: io sono innamorata di te... io sono innamorata di te... io sono innamorata di te. Così poche parole che riuscivano a contenere tutto ciò che avevo bisogno di sentirmi dire, contenevano un mondo intero, contentevano la risposta a tutte le domande.
Ci si innamora dell'anima di qualcuno... non del suo sesso...
Mi resi conto vagamente che Santana stesse ancora parlando, ma non mi importava: avevo sentito tutto ciò che mi interessava.. al resto avremmo pensato dopo. Così senza riuscire a dire nulla, mi rifiondai sulle sue labbra, interrompendo il suo monologo e sospirando di sollievo perché ormai avevo la certezza che quel bacio potesse assumere il giusto significato, che fosse adatto a noi, adatto al momento e che fosse esattamente ciò di cui avessimo bisogno. Lei, dopo un primo momento di incertezza, si adattò perfettamente lasciandosi scappare un sospiro che si perse nella mia bocca nell'esatto istante in cui feci scivolare la lingua in avanti, alla ricerca disperata della sua. Volevo continuare a sentirmi bene, a sentirmi amata e protetta e tutto in Santana, perfino il modo in cui mi accarezzava la guancia, sembrava rassicurarmi. Sarei volentieri rimasta tutta la vita in quella posizione, e forse... forse avrei anche potuto.
Quella volta staccarsi fu molto meno traumatico, anzi... venni accolta da un magnifico sorriso imbarazzato e quella carezza che mi viziava la guancia, si fece più leggera, quasi fosse piuma
"Ho paura..." mi ritrovai a confessare senza neanche accorgermene. Lei si rabbuiò appena, forse colta da un panico improvviso
"Di cosa?"
"Di non essere... abbastanza per te, di non meritarti, di non essere in grado di dimostrarti quanto... grande e sincero sia il sentimento che provo per te. Ho paura di commettere qualche sbaglio e di perderti, ho paura di non poter gestire questa cosa e di sentirti dire di nuovo che non avremmo dovuto o che fosse troppo presto o che..." ma quella volta fu lei ad interrompermi, affondando la mano tra i miei capelli, stringendomi la nuca e attirandomi a sé per un altro bacio, molto più morbido, molto più lento, molto più intenso. Troppe emozioni tutte insieme, troppi impulsi, troppi sensi alletra, troppe informazioni da metabolizzare. Ed io avevo soltanto un cervello che non si decideva a funzionare. Il bacio finì, ancora una volta troppo presto, ma ci fu di nuovo il suo bel sorriso ad illuminarmi e fu il mio turno per arrossire
"Tu sei perfetta così come sei, Britt ed io... ti amo, ti amo con tutta me stessa quindi, ti supplico.. non avere mai paura perché non ne hai nessun motivo. Permettimi solo di renderti felice allo stesso modo in cui tu rendi felice me.. conta solo questo al momento." mi disse accarezzandomi i capelli e lasciandomi un bacio in ogni angolo del viso che riusciva a raggiungere. Mi ritrovai a sorridere e accolsi con gioia il battito accelerato, quasi fossero delle trombe pronte a suonare, per celebrare qualcosa di nuovo e bello
Ti amo, ti amo con tutta me stessa...
Allungai il collo e catturai le sue labbra con le mie, cercando di concentrare ogni senso su quello specifico momento: sul suo sapore, sul calore che emanava, sul profumo che mi avvolgeva, sulla sua mano che ancora lenta si perdeva tra i miei capelli, sulla voglia incontrollata e meravigliosa che avevo di lei, su quanto fosse bello condividere un'emozione così grande, su quanto fossi fortunata, ma soprattutto tu quanto...
"Ti amo." le dissi in un soffio leggero, praticamente ad un respiro di distanza dalle sue labbra e per entrambe quella fu l'ultima spiegazione, l'ultimo tassello che andava incastrandosi con gli altri. Ormai tutto aveva acquistato un senso e andava decisamente bene così. 

New York City. Ore 03.12 A.M. 15 Maggio 2012 (Martedì)


L'ispirazione alla fine era venuta così: da sola, spontanea ed illuminante, così semplice da fare quasi paura. La professoressa Gennis aveva sempre detto che l'ispirazione era dentro di noi, bastava avere le orecchie giuste per ascoltarla e il cuore pronto a renderla reale, e in quel momento, mentre stringevo la matita in mano e ricalcavo le linee morbide sul mio blocco, mi ritrovai a darle perfettamente ragione. Ogni tanto alzavo gli occhi dal foglio, giusto per perdermi meglio nella contemplazione di una meravigliosa Santana addormentata per poi tornare a disegnare, a tentare di riprodurre su carta non solo ciò che vedevo ma soprattutto ciò che sentivo. In quel momento ero piena di emozioni, tutte diverse, tutte incatenate, tutte bellissime. Dopo quello che ci eravamo confessate sul divano, non c'era più stato spazio per le parole, per dirsi altro perché avevamo trovato un altro modo per dimostrarci ciò che sentivamo e provavamo l'una per l'altra ed era stato a dir poco fantastico, una delle migliori esperienze della mia vita ed era stata lei a renderla speciale perché mi aveva fatta sentire amata, voluta e avvolta completamente tra le sue braccia ed ora io, mentre disegnavo persa nei miei pensieri, mi ritrovai a sorridere e per la prima volta nella mia vita a provare una vera emozione, un'emozione autentica, un'emozione che volevo raffigurare. Così riprodussi lei, esattamente com'era, così bella, indifesa, addormentata tra quelle lenzuola che sapevano di noi e con quell'espressione beata, che era probabilmente l'esatta fotocopia della mia. Non mi resi neanche conto di che ora fosse, seduta nella mia metà di letto, con soltanto la luce dell'abat-jour ad illuminare il foglio e a rendere la situazione ancora più carica di emozioni, solo che ad un tratto, proprio mentre le sfumavo i capelli che ricadevano morbidi sulla schiena e in parte sul cuscino, lei si mosse, mormorò qualcosa ed aprì gli occhi, stordendomi appena con un piccolo sorriso assonnato e dolce
"Cosa stai facendo?" mi domandò, sollevando la testa, leggermente confusa. Io sorrisi, lanciando un'occhiata al mio blocco e al disegno ormai completo.
Semplicemente bellissimo...
"Provavo a catturare questo momento. Volevo renderlo eterno." spiegai, mentre richiudevo il blocco e lo posavo per terra. Scivolai di nuovo sotto le coperte, cercando il suo abbraccio e sospirai serena, mentre mi stringeva forte e affondava il viso tra il collo e la spalla
"E ci sei riuscita?" domandò con la voce ovattata, un po' per il sonno, un po' per la posizione. Un sorriso mite mi stirò le labbra e strinsi più forte
"Questa volta penso proprio di sì, anche se..."
"Mmm?"
"Certe cose non si possono riprodurre.. sono pezzi unici." avvicinai le labbra alle sue per catturarle in un bacio leggero "E tu sei sicuramente una di queste!"

New York City. Ore 11.31 A.M. 15 Maggio 2012 (Martedì)

La professoressa Gennis stava osservando il mio disegno da ben tre minuti e trentasette secondi, e lo faceva senza aprire bocca, senza fare nessuna smorfia, solo tenendo gli occhi fissi sul foglio e spostando ogni tanto la testa da un lato all'altro, forse per cambiare angolazione. Morivo dalla voglia di capire a cosa stesse pensando, volevo sapere che tipo di critiche si sarebbe inventata quella volta e quanto male avrebbero fatto. Immaginai che per lei fosse stato uno shock non indifferente vedermi passare dal classico paesaggio - quello privo di originalità - ad un corpo femminile, interamente nudo. Eppure in cuor mio sentivo di aver creato qualcosa di migliore, qualcosa che nessun paesaggio al mondo avrebbe mai potuto trasmettere e non perché si trattasse di una donna nuda - una bellissima donna nuda - ma più che altro per quella donna fosse mia, esclusivamente, completamente e meravigliosamente mia. Ne andavo orgogliosa, e quella volta l'avrei difesa a spada tratta se solo la Gennis avesse detto o fatto qualcosa per criticare il mio lavoro.
Alla fine, dopo un tempo interminabile, sollevò gli occhi e li puntò nei miei, e stranamente quella volta non vi lessi la solita aria sufficiente con cui si rivolgeva a me ogni volta, lessi lo stupore, la sorpresa, e anche un pizzico di soddisfazione che mi lasciarono senza fiato
"Ottimo lavoro, signorina Pierce!" Esclamò risoluta, restituendomi il blocco e accennando un... cazzo, un sorriso!
"La ringrazio professoressa!" Mormorai, arrossendo e sentendo il cuore scalpitare nel petto perché quella era la prima volta che in tre anni mi faceva un complimento, che mi guardava senza fulminarmi, che mi sorrideva: non credevo neanche che fosse capace di gesti tanto umani eppure...
Lei passò avanti ad analizzare un altro compagno, lasciandomi con la mia sorpresa, il mio cuore che sfarfallava leggero ed il mio disegno di Santana. Con un sorriso emozionato accarezzai la superficie ruvida del foglio, proprio sulla linea della spalla, che spariva appena sotto i capelli neri. Quel disegno era stato capace di lasciare senza parole perfino la prof, perfino lei era stata colpita dall'emozione pura che la bellezza di Santana sembrava esprimere ed io, mentre lo contemplavo rapita mi resi conto di una cosa, del perché fosse così bello: perché oltre alle linee morbide del suo corpo perfetto, oltre alla sua espressione serena, oltre all'amore che provavo per lei, da quei tratti e da quelle sfumature, veniva fuori qualcos'altro... la sua anima leggera e speciale, quella di cui mi ero perdutamente innamorata.


  
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