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Autore: onedemiley    23/01/2013    0 recensioni
Mi chiamo Helen Parks, ho quattordici anni e vivo a Chicago. Sono una ragazza molto timida, che non sa rispondere alle offese e alle critiche dei miei compagni di scuola, sui miei idoli, sulla musica che ascolto. Sono stufa di questa vita che mi giudica in tutto. Odio me stessa, odio la mia vita, odio tutto. L'unica forza che mi fa andare avanti sono i miei idoli. Le loro voci e il loro sorriso. Riuscirò a realizzare i miei sogni superando tutti gli ostacoli che incontrerò?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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  • Una nuova band.

 

Era un giovedì pomeriggio, la scuola era iniziata da quattro giorni, e già facevo il count-down per le vacanze natalizie. Mi mancava già l'estate. Ah si, l'estate. Quei tre mesi di totale relax, da passare con gli amici, famiglia a divertirsi e abbronzarsi. Niente maglioni di lana, niente libri. Niente camino acceso, niente libri. Niente minestrone di verdure calde, niente libri. L'estate era solo positiva. Poi che dire, d'estate mi vedevo con il mio gruppetto del mare, le 'regine' della spiaggia.

No scherzo, ma eravamo molto popolari al mio bagno. Ci si metteva in terrazza, all'ombra e si giocava a carte mentre si ascoltava la musica. Niente di meglio. E alcuni sabato sera facevano la discoteca sulla spiaggia, e noi ci divertivamo a sfidarci di ballare davanti ai ragazzi, per poi schiantare dalle risate tutte insieme. Io, Julia, Elena e Francesca. I miglior gruppo di migliori amiche. Mi ricordo quando una volta si stava ballando nella terrazza, poi quando ci siamo girate ci siamo accorte che non eravamo sole, ma un gruppo di ragazzi hot ci stavano osservando e ci siamo messi tutti a ridere e io mi sono nascosta dietro Julia, Elena dietro di me e Francesca dietro Elena.

Ah, che bei ricordi. Tutto finito, quelle tre ragazze le avrei riviste la prossima estate, dato che Julia sta a Miami, Francesca in Texas e Elena a Los Angeles. Siamo lontane, e durante l'anno non abbiamo la possibilità di vederci, ma riusciamo a fare le video-chat. Nella mia scuola non ho amici. No. Tutti detestano i miei idoli, e per questo folle motivo mi allontanano, mi offendono e io non riesco a reagire. Mai. Sono troppo timida, e non rispondo mai, anzi, comincio a piangere. Mi nascondo nel bagno delle ragazze e non faccio altro che piangere. È una cosa straziante, che mi butta a terra. Me ne frego del giudizio degli altri, me ne frego se loro odiano chi io amo. Io continuo a seguire e a credere nel mio sogno, quello di incontrare i miei idoli. Quelle persone che mi danno la forza di andare avanti, che mi fanno ridere, sorridere, piangere, emozionare e con le loro voci li sento sempre accanto al mio cuore. Non posso separarmi da loro, non ce la farei.

Quel pomeriggio ascoltavo le loro voci e intanto facevo i compiti di storia. Staccai la musica, e decisi di concentrarmi seriamente. Ancora non mi concentravo. C'era un pensiero che mi distraeva. Qualcosa che mi dava noia. Oh, si è la mia cotta per Justin, il ragazzo più bello della scuola. Ha tutte le ragazze intorno. Io sono sempre indifferente, non mi ficco nella mischia. So di essere una sfigata che non avrà mai un ragazzo, ma ancora lo amo. Si, ride quando mi offendono, ma ancora lo amo. Perché lo amo?!?! Non reggevo più quel pensiero. Dovevo sfogarmi. Presi una tela e una matita e cominciai a disegnare tutti i miei pensieri su quella tela bianca. A sinistra in alto c'erano fiori rossi, ovvero l'amore che provo per Justin; a destra in alto una grande nota musicale nera, seguita da altre verdi, che significavano il mio amore per la musica; infine in quell'angolino a sinistra c'era una stellina gialla. Ancora non capivo cosa potesse significare, ma la sentivo dentro di me. Aveva un significato per me. Ancora non mi ero abbastanza sfogata. Di fretta presi lo skateboard e scesi giù in strada e cominciai a correre. Arrivai fino al parco e cominciai a sorridere. Mi ero sfogata, avevo bisogno di distrarmi e uscire. Andava tutto alla grande, fino a quando...

  
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