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Autore: None to Blame    24/01/2013    5 recensioni
Era il ritrovo ufficiale dei cavalieri quando si spogliavano del mantello e riponevano la spada, impugnando ben più volentieri un boccale di birra e sfogandosi al tavolo da gioco. Pochi mantenevano un contegno adeguato al loro rango – e sir Galvano non era fra questi. Era entrato tre ore prima nella taverna – giù le lame, su i bicchieri! – con il suo inseparabile Percival, prendendo posto al centro della stanza, accanto a qualche giocatore d'azzardo dalla faccia poco affidabile.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: Galvano, Parsifal, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era il ritrovo ufficiale dei cavalieri quando si spogliavano del mantello e riponevano la spada, impugnando ben più volentieri un boccale di birra e sfogandosi al tavolo da gioco. Pochi mantenevano un contegno adeguato al loro rango – e sir Galvano non era fra questi. Era entrato tre ore prima nella taverna – giù le lame, su i bicchieri! – con il suo inseparabile Percival, prendendo posto al centro della stanza, accanto a qualche giocatore d'azzardo dalla faccia poco affidabile. Le visite del nobile cavaliere amante della bella vita non erano rare e non lo era nemmeno il suo atteggiamento espansivo, perciò l'oste non vi diede peso.

Mentre Percival si vedeva costretto a rifiutare il decimo giro di birra, la porta si spalancò e sull'uscio prese forma la ben nota sagoma – completa d'armatura e tutto – di Artù Pendragon, re di Camelot.

Entrò nel locale e, prima che l'oste potesse profondersi in inchini ed elogi e frasi di benvenuto, indicò con il mento i suoi due cavalieri che si sganasciavano dalle risate, ignari di essere osservati.

 

« Quanto hanno bevuto? »

 

L'oste gli si avvicinò.

 

« Sir Percival si è mantenuto nella norma, mentre sir Galvano- »

 

« Sono in grado di cavalcare? »

 

« Dovrebbe constatare di persona, sire »

 

Artù annuì e si avvicinò loro, scatenando un rispettoso silenzio. Il re si presentava per una bevuta con i suoi uomini, di tanto in tanto, ma non in tenuta ufficiale.

Percival sollevò lo sguardo e si strozzò con la sua saliva, rifilando una gomitata al compagno – ma Galvano era davvero ubriaco ed ormai stentava a reggersi dritto, perciò lui fu l'unico ad alzarsi e chinare il capo dinanzi al sovrano. Artù sventolò la mano, indicandogli di evitare qualsiasi formalità.

 

« Percival, ho un compito da affidarti. Avrei voluto che Galvano ti accompagnasse, ma… »

 

Guardò il proprio cavaliere accasciarsi gradualmente sulla panca.

 

« … temo non sia in grado di fare alcunché. »

 

« Quale compito, sire? »

 

« Avremo un ospite domattina. Visita diplomatica a sorpresa, oserei dire. C'è bisogno di informare Annis, portale questa »

Gli porse una pergamena sigillata.
Percival la prese fra le dita, aggrottando le sopracciglia.

 

« Niente di serio, spero, sire. »

 

Il re scosse la testa.

 

« Seccature d'ordinanza. Le eviterei, ma rientrano nei miei doveri. Bene, nelle scuderie un cavallo è già pronto. »

 

Il cavaliere si inchinò in risposta e fece per uscire. Si fermò sulla soglia, lanciando un'occhiata a Galvano, la testa abbandonata sul tavolo e la bocca spalancata dalla quale pendeva un rivolo di bava.
L'oste si affrettò a rassicurarlo.

 

« Ci penso io a lui, sir cavaliere, andate tranquillo. Anche questo è il mio lavoro. »

 

Percival annuì e, con un cenno al Re, uscì dalla taverna.
Due ragazzi, probabilmente dipendenti, sollevarono di peso il cavaliere ubriaco e lo trascinarono in una stanza sul retro del bancone.

 

« Dove lo portano? »

 

Artù si era avvicinato al taverniere.

 

« Nella mia camera. Sir Galvano riacquisterà i propri sensi al caldo e su un letto. Sire, posso permettermi? »

 

Il Re annuì.

 

« La questione che sir Percival deve portare a termine dev'essere importante »

 

« Non eccessivamente, è solo urgente. Non mi sarei scomodato di persona a venire qui se Leon non fosse stato di pattuglia e non riesco a trovare Merlino da nessuna parte. A dire il vero »    si guardò intorno     « mi aspettavo di trovarlo qui. »

 

L'uomo corrugò la fronte.

 

« Perché mai? »

 

« Beh, perché passa il suo tempo libero qui. »

 

« In verità, non vedo il vostro servitore da molto tempo – ed è sempre accompagnato da vossignoria e dai cavalieri, sire. »

 

Artù parve confuso, ma l'oste non gli stava mentendo – perché avrebbe dovuto, d'altronde?

 

« È sicuro? »

 

« Certo, sire. Non dimentico le facce, io »

 

Si concesse qualche minuto per rimuginare su quella stranezza e poi si decise a ringraziare l'oste, affrontare il pizzicore gelido di quella notte e tornare al castello, convincendosi del fatto che non c'era nulla di grave.

Il tempo libero di Merlino era il suo – beh – tempo libero. Poteva farci quello che più gli aggradava. Andare alla taverna, coltivare avventure con belle contadine o portare avanti intrighi poco chiari.
Artù non aveva bisogno di sapere ed il fatto che Merlino lo stesse tenendo fuori lo provava. Non importava quanto scomoda potesse essere quella sensazione. In fondo, non era mancanza di fiducia, non gli stava mentendo – almeno, non su qualcosa d'importante, non ci sarebbe davvero riuscito.

Era solo – tempo libero.

Merlino era un libro aperto – in una lingua sconosciuta.
Fin dall'inizio, Artù aveva capito con chi aveva a che fare. Un ragazzo con un animo troppo grande per quel corpo gracile. Riusciva a vederlo, lo sfogliava, poteva addirittura decidere di lui, ma c'era sempre qualcosa che gli sfuggiva.

Ma non era niente d'importante, ovviamente.

 

 

« Sire! Cosa- »

 

Era arrivato nel corridoio che portava alle camere del Re e Merlino gli correva incontro, i capelli in disordine ed un sottile graffio sulla guancia – del quale non sembrava essersi accorto.

 

« Finalmente! È mezz'ora che ti cerco. Mi sono dovuto vestire da solo! »

 

Il mago si grattò la tempia, guardando altrove.

 

« Ero- »

 

« Non dirmelo, alla taverna? »

 

« Er- No, affatto, io- »

 

« Lascia perdere e vedi di pulirmi questi stivali, sono impresentabili. »

 

Il servitore sospirò, seguendolo all'interno delle stanze.

Non ebbe bisogno di osservarlo mentre raccoglieva gli stivali dall'angolo in cui li aveva gettati, sapeva che sguardo avrebbe letto su quel volto – una risata dietro la rabbia, occhi sempre fissi su di lui.

Era solo Merlino.

Ed era sempre al suo fianco.

 





























NdA

Sono le 2.45 e tutto va bene.
Oh, sì se va bene. 
Ero tutta presa da un sacco di cose, oggi. Spostamento esami a parte, ho finalmente ascoltato il commentario dell'ultimo episodio e - OH GOSH - è esilarante. Ed il Merthur è canon (non m'importa se Julian lo diceva solo per "audience", sento nel profondo che lui ci crede e shippa peggio di noi). 
E poi spendiamo qualche urlo gioioso per la vittoria del nostro amato Colin! Sono un po' giù per il fatto che Sherlock non abbia vinto, ma sono anche tremendamente felice per il nostro piccolo irlandese! Devo trovare il modo di rivedere la scena della premiazione, nonché l'after party e tutto! *_*

Ok, ora passiamo alla storia. L'insonnia mi ha presa e, invece di sfruttarla studiando, la perdo alla tastiera. 
Avevo in mente questa scena da un bel po' e GIURO che era nata come drabble e comprendeva solo la chiacchierata fra Artù e l'oste. Nient'altro. Magari domani mattina mi sveglierò e deciderò che questa storia fa schifo - già lo penso ora, ma alle 2.52 non sono interamente in me - e la modificherò, cancellandola e ripubblicandone una versione decente, magari di sole 120 parole. 
Chissà.
Beh, credo sia il caso di staccare e.. ci si vede!

Accetto critiche costruttive e distruttive! 

 

   
 
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