1.
Una
splendida giornata di sole si abbatté folgorante sulla Capsule
Corporation.
Erano
solo le 12,30 e per fortuna divina
Trunks e Bra si trovavano a scuola da un bel pezzo.
Vegeta
stranamente guardava la televisione, e l’infaticabile Bulma poltriva a
letto.
“Buongiorno…
tesoro”, disse Bulma sbadigliando all’indirizzo del marito comodamente
sprofondato sul divano.
“Alla
buonora”, rispose lui senza mostrare effettivo interesse.
Bulma
si guardò intorno in cerca di un qualche orologio, “Perché dici questo… che ore
sono?”.
“Come
che ore sono? E’ tardissimo! Dovresti essere a lavorare, non a poltrire!”, disse
come a far intendere che le sue giornate fossero scandite da ore e ore di duro
lavoro e sacrificio.
Bulma
inarcò un sopracciglio.
“Ma
che giorno è oggi?”.
“Come
che giorno è??!!?? Hai forse perso qualche Venerdì? Oggi è
Martedì…”.
“Ma
Porc… Oggi è il mio giorno libero, è ovvio che passi la giornata a letto!”,
disse al marito, facendogli capire che aveva commesso la cavolata del
secolo.
“Va
bene dormire, ma non stare fino a mezzogiorno ad arrotolarsi tra le lenzuola…
capisco di essere il protagonista incontrastato dei tuoi sogni…”, disse
ammiccando maliziosamente.
“Protagonista
incontrastato dei miei sogni? Puah… vado a preparare la colazione”, e lo lasciò
lì come un allocco.
“Colazione?
Il pranzo vorrai dire... sono quasi le 13!”.
“Sì…
ehm… il pranzo!”, disse disgustata dal sol pensiero, non era di certo idilliaco
alzarsi e fare scorpacciata di fritture.
*
In
un posto sperduto fra le montagne, una simpatica casetta col comignolo fumante
accoglieva un’allegra famigliola in preda a piccoli
screzi…
“Porca
vacca baldracca, dove accidenti è quello scansafatiche di Goku?”, imprecò Chichi
brandendo un mestolo di legno nella mano destra e una pentola a pressione nella
sinistra, e agitandoli pericolosamente.
“E’
uscito”, disse Goten, mantenendosi a distanza di sicurezza per evitare di
trovarsi la pentola a pressione come copricapo.
“E
tu che ci fai qui?”, chiese con sgomento.
“Sai
mamma… potrebbe risultarti strano, ma io qui ci vivo!”.
Chichi
si dette una mestolata in testa: “Sì…cioè…volevo dire… ma non dovresti essere a
scuola?”.
“Sì,
ma c’è disinfestazione! Hanno trovato dei pidocchi in classe di Trunks… e si
suppone che a portarli sia stato Sampei”, non era neanche lui convinto di ciò
che diceva, ma Chichi era troppo presa dall’ira crescente che provava nei
confronti del marito per rendersi conto della piccola bugia proferita da
Goten.
Goku
intanto trotterellava allegramente nel bosco, battendo il sentiero verso
casa.
L’orecchio
bionico di Chichi avvertì il suo scanzonato fischiettare e si posizionò sulla
soglia di casa con le mani sui fianchi e con il piede che batteva furioso sullo
zerbino dove la scritta Welcome stava
via via sbiadendo.
Goku
ignorava la minaccia che si sarebbe abbattuta su di lui, da lì a
poco.
“Dove
sei stato?”, ruggì Chichi senza dargli il tempo di arrivare allo
zerbino.
Goku
fece qualche passo indietro per lo spavento.
“In
giro…”, rispose vago, “… volevo andare da Vegeta, però poi quando sono arrivato
davanti alla Capsule Corporation ho sentito delle urla sovraumane e quindi ho
lasciato perdere”.
Chichi
stava assumendo un colorito sempre più rosso, l’ira stava per
esplodere.
“Sì
certo, e che cosa vuoi che me ne importi? Eh?”.
“E
cosa le interessa, signorina so-tutto-io?”.
“Punto
primo sono una signora se ancora non lo avessi capito…”, lo sguardo vacuo di
Goku però non lasciava presagire che aveva capito il punto del suo discorso,
“…ah certo, tu non lo puoi sapere visto che quando ci siamo sposati pensavi a
perfezionare tutte le tue tecniche per sconfiggere quello stupido Esercito del
Fiocco Verde!”.
“Rosso!
Il fioco era Rosso… non Verde!”.
“E
chissenefrega!”, ululò.
“E
allora, posso sapere cosa desta il tuo interesse?”.
“MI
INTERESSA IL KG DI CIPOLLE CHE DOVEVI COMPRARE!”.
Goku
si ritrasse ancor di più, neanche il peggiore dei nemici che aveva affrontato
reggeva il confronto con lo sguardo arrossato e i capelli arruffati che Chichi
sfoggiava nei suoi attimi d’ira.
“Beh…
io…”, deglutì più volte, “…sì, sai com’è, no?”.
“NO,
NON LO SO COM’E’! COM’E’?”.
Goku
grondava di sudore e cercò di allentare il colletto della Polo che indossava, ma
sembrava incollata.
“Ecco,
vedi… io… l’ho dimenticato!”.
Attimi
di silenzio li sovrastarono, solo gli occhi di Chichi stavano per esplodere.
Goku ormai non aveva altro da deglutire.
Attendeva
paziente la sua fine.
“IO
VADO DA MIO PADRE!”, furiosa come non mai sbraitò senza fine, sovrastando anche
la musica a palla che Goten stava ascoltando.
Goku
rimase pietrificato, non esistevano parole adatte per
ribattere.
*
Nel
frattempo nella dimora lussuosa del Principe dei Sayan e della Principessa
Cibernetica, il Principe con tutta la sua regale movenza stava per baciare la
sua dolce consorte, ma ella si ritrasse.
“Adesso
non posso darti neanche un bacio?”.
“No,
dopo quello che mi hai fatto oggi!”, disse imbronciata incrociando le braccia al
petto.
Vegeta
non capì. Alla fine non era accaduto niente di così
eclatante.
Le
aveva solo fatto presente che aveva poltrito tutta la mattinata. La guardò di
sottecchi, probabilmente aveva le sue
cose.
“Un
bacino piccolo piccolo…”, ritentò Vegeta, avvicinandosi a lei, ma Bulma si
ritrasse nuovamente.
“No!”,
rispose secca.
“Microscopico,
invisibile, una sfioratina di labbra…”, il Principe dei Sayan non si arrendeva
mai davanti a nulla, neanche davanti alla propria moglie che si rifiutava
categoricamente di baciarlo.
“Ho
detto di no!”, ribatté lei, indispettita.
Vegeta
fece schioccare la lingua e la guardò con gli occhi ridotti a due
fessure.
“Guarda
che potrei violentarti seduta stante!”, suonava come una
minaccia.
“Provaci!”,
sibilò Bulma.
“Come
vuoi”.
Vegeta
stava per alzarsi dalla sedia, ma fu interrotto dall’arrivo di Trunks e Bra, che
pretendevano che venisse dato loro del cibo dopo una mattina stressante
trascorsa davanti ai libri.
“Credo
proprio che dovrai rimandare, mio caro!”, disse Bulma, con un mezzo sorriso
disegnato sulle labbra, “Davanti ai ragazzi non credo sia il
caso”.
“Stavate
per caso facendo quello che tutte le sere Trunks guarda in tv?”, chiese
innocentemente la piccola Bra.
“Bra!
Che cavolo dici???”, esclamò Trunks, diventando di tutti i
colori.
“Allora
non vedo dove sia il problema!”, disse Vegeta, tentando per l’ennesima volta di
avvicinarsi alla moglie.
“Stammi
lontano!”, Bulma spinse il marito con la poca forza che aveva, “Se solo tua
madre e tuo padre fossero stati più attenti, non ti avrebbero concepito e la mia
vita non sarebbe stata un vero inferno!!!”, urlò la donna al limite
dell’esasperazione.
“Ah!
È così che la pensi? Avresti voluto non avermi
incontrato?”.
“Esatto!
Sono troppo arrabbiata con te…”.
Detto
questo, Bulma scappò via verso la camera da letto e Vegeta corse a farsi una
doccia ristoratrice, perché per il Principe dei Sayan era la doccia a portare
consiglio, non la notte.
La
notte serviva ad altro.
I
due coniugi lasciarono impietriti i due poveri pargoli che ancora fissavano il
punto in cui Vegeta e Bulma erano usciti, imboccando direzioni
opposte.
“Moriremo
di fame”, convenne Bra, tastandosi lo stomaco.
“Io
so preparare le frittelle!”, disse Trunks entusiasta.
Il
viso della piccola Bra si illuminò di uno splendido
sorriso.
Qualche
istante dopo, mentre Trunks e Bra si ingozzavano con le frittelle, il grande e
potente principe dei Sayan – che però si faceva intimidire dalla moglie – era
immerso nei suoi pensieri, mentre il getto d’acqua calda colpiva il suo corpo
statuario.
“Uffa…”,
borbottò, “Ci deve essere un modo per riappacificarmi con Bulma…ormai lei è come
una droga per me, non posso più farne a meno!”.
*
Nella
famosa casetta sperduta tra i boschi e le montagne, un altro Sayan di nostra
conoscenza stava seduto al tavolo a braccia conserte a pensare al litigio che
poco prima aveva visto protagonisti lui e sua moglie
Chichi.
“Mannaggia,
stavolta l’ho fatta grossa!”, convenne Goku, dopo ore e ore di
riflessioni.
“Pà,
che schifo!”, esclamò Goten, “Ma che hai mangiato, topi
morti?”.
“Ma
no! Che hai capito?”.
“Ho
capito che avevi fatto l’atto grosso in quantità
industriali!”.
“Io
intendevo un’altra cosa”.
Goten
afferrò una sedia e si mise a cavalcioni accanto al padre.
“Cosacosacosa???”,
si attaccò a radiolina il ragazzo, curioso di sapere cosa affliggesse il
padre.
“Ho
fatto innervosire la mamma e devo trovare un modo per far pace”, spiegò
Goku.
“Beh,
se vuoi far pace con mamma, portala in vacanza”, consigliò Goten al padre, come
uno che la sapeva lunga in fatto di ragazze, “Alle donne piacciono le vacanze
romantiche, possibilmente in riva al mare, in compagnia dell'’uomo dei loro
sogni”.
Goku
rimase un attimo scettico.
“E…chi
sarebbe l’uomo dei sogni di tua madre?”, domandò scioccamente Goku, inarcando un
sopracciglio.
“Tu,
pirla patentato!!!”.
“Aaaahhh!
Quindi tu dici di regalarle una vacanza romantica?”.
“Si”.
“E
quanto mi deve costare?”.
“Senti
pà, nel mio circolino c’ho un amico che si chiama Mitsuiko Takamoto e i suoi
genitori hanno una deliziosa villetta al mare. La danno in affitto per poco
tempo, potresti approfittarne!”.
“Tu
sei un genio!”, esclamò Goku, afferrando la faccia del figlio e schioccandogli
due baci su entrambe le guance.
“Si…bleah….vado
a prendere il numero”, disse staccando il padre-ventosa dal suo corpo e
asciugandosi la bava che aveva lasciato sulle sue guance.
Pensò
anche alla carta vetrata per levare il passaggio appiccicoso del
padre.
Continua…