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Autore: Tersicore    29/07/2004    1 recensioni
In una galassia lontana un ragazzo combatte una guerra, ma forse, la guerra più terribile per lui è quella con se stesso. Un semplice racconto, in cui però, vengono descritte parte delle mie insicurezze.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

 

Ero seduto sotto un albero, da solo, l’unico rumore era quello della brezza che muoveva le foglie. In quel momento tutto era calmo, non sembrava che ci fosse in corso una guerra; nella serra dove era stato ricreato un bosco artificiale, con una buona parte della flora del mio pianeta natale Lillium, sembrava che il mondo fuori fosse molto lontano.

Andavo spesso lì per riflettere e quello era uno dei pochi posti in cui mi sentivo sereno.

All’età di otto anni la mia vita era cambiata radicalmente. Il mio pianeta era stato attaccato dal pianeta gemello Giano governato da “Zar”, che, appoggiato da un nemico all’epoca sconosciuto chiamato “L’Impero”, aveva cercato di assumere il potere, prima minacciando “l’Unione” ,l’alleanza fra i pianeti della galassia di Xar, e poi, vista l’estrema opposizione fatta dai rappresentanti stessi dell’Unione, fra cui mio padre, adottando vie più risolutive.

A tradimento aveva attaccato il mio pianeta per primo, considerandolo a ragione il nemico più potente, e lo aveva rasato al suolo. Ormai su Lillium non esisteva più nulla, era diventato un immenso deserto, dove neanche le forme di vita più primordiali avrebbero potuto sopravvivere.

Mio padre, il dott. Chiedo, aveva cercato invano di aprire in tempo gli occhi ai membri dell’Unione sulla pericolosità dell’ambizione di “Zar” e su questo nuovo venuto “l’Impero”, ma non era servito a nulla, non era stato ascoltato. I membri dell’Unione pensavano si sarebbe risolto tutto senza mai arrivare ad una vera e propria guerra.

Così, poco prima dell’attacco finale a Lillium, dando ascolto al suo istinto, con la morte nel cuore, fece rifugiare me e mia madre su Millennium presso l’amico fraterno il dott. Liuta.

I due, considerati dei geni, avevano studiato insieme da giovani ed era nata un’amicizia ed un rispetto reciproco duraturo nel tempo.

Mia madre, un’esperta botanica, aveva portato con sé una selezione di semi e talee, per costruire su Millennium una piccola oasi del nostro pianeta natale; aveva creato questa serra, ma al contrario delle sue piante che crescevano rigogliose, lei non aveva resistito molto; il dolore per la perdita del suo amato marito, del suo pianeta, del suo popolo, dei parenti e degli amici l’aveva consumata, così dopo qualche anno dalla nostra fuga era morta.

Quella serra era per me l’unica cosa rimasta di mia madre, una madre che ricordavo solo afflitta e addolorata, avevo, infatti, ormai dimenticato il periodo felice della nostra vita.

Ormai non ero più un bambino, avevo 27 anni ed ero il Capitano della squadra di “Vaiper 1” del pianeta Millennium. La guerra dopo la distruzione di Lillium era scoppiata e continuava tuttora. Fortunatamente i membri dell’Unione si erano resi conto, infine, della pericolosità di Giano e del suo alleato ed opponevano una stregua resistenza alla conquista da parte di questi ultimi.

Il dott. Liuta era il coordinatore della difesa di Millennium, ed aveva messo a punto un vecchio ma geniale progetto di mio padre, i “Vaiper”. Questi erano piccole astronavi comandabili da un singolo pilota, ma talmente veloci e letali, che né Giano né il suo alleato avevano trovato ancora soluzione per opporvisi.

Ero stato il primo pilota su cui il progetto era stato provato e perfezionato e nonostante ora ci fossero, in tutta l’Unione, molti piloti di Vaiper, nessuno aveva raggiunto la simbiosi che riuscivo ad avere con il mio mezzo.

Non avevo differenze fisiche rilevanti da quelle degli abitanti di Millennium ma le mie potenzialità fisiche erano superiori a quelle della media, per il resto ero un ragazzo come gli altri.

Si era scoperto già da molto tempo, infatti, che il ceppo originario di tutti gli umani viventi nella galassia di Xar era lo stesso, un primo popolo che per necessità di sopravvivenza si era sparso come piccole cellule.

Nel corso dei millenni, poi, l’adattamento a habitat differenti aveva creato delle piccole diversità fra gli abitanti dei vari pianeti.

Mi ero oramai ambientato su Millennium, ero cresciuto, avevo il dott. Liuta e sua moglie Clara che consideravo una seconda famiglia, avevo dei buoni amici, ma nonostante questo mi sentivo solo.

Le donne mi trovavano irresistibile sia per il mio aspetto, capelli nerissimi e occhi blu elettrico inesistenti su Millennium, sia per il mio carattere. Ero considerato un duro, ma con il cuore tenero. L’unico difetto che mi attribuivano era il mio fare distaccato, quasi volessi mantenere sempre le distanze. Sapevo tutto ciò, ma nonostante questo non riuscivo a comportarmi diversamente. La mia esperienza mi aveva toccato dentro, avevo troppa paura di dover riaffrontare il dolore provato quando avevo perso tutto.

All’improvviso un fischio acuto disturbò la pace di quel luogo. Mi stavano cercando. Mi lasciai sfuggire un sospiro, ero stanco di combattere. Sapevo di essere il migliore, ma sapevo anche di esserlo poiché non m’importava di morire. Tutte le volte che uscivo con il mio Vaiper mi chiedevo se sarebbe stata l’ultima. Premetti il pulsante sul mio bracciale di comunicazione e una voce femminile disse “Schia, il dott. Liuta ti vuole immediatamente a rapporto sul ponte di comando”.

Con un ultimo sguardo all’ambiente che mi circondava risposi “Arrivo subito”, poi mi alzai e mi avviai verso il mondo reale.

  
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