Ringrazio
anche solo chi legge.
Song-fic dell'omonima canzone di Juanes Tengo.
Dedicata a darllenwr:
La camisa negra
Si portò la sigaretta alle labbra e inspirò,
chiudendo gli occhi.
Rabbrividendo, li riaprì, ed espirò dalla bocca e
dal naso il fumo biancastro.
Dalle tapparelle penetrava della luce aranciata.
Lui si sollevò gli occhiali da sole e si voltò.
Raggiunse il tavolino e si
piegò, premette la sigaretta nel posacenere e si
leccò le labbra.
Guardò la polverina grigiastra sul vetro. Si
passò la mano sulle guance,
strofinò un paio di volte il palmo sul mento sentendo il
principio della barba
incolta. Il petto gli doleva.
Inspirò, la stanza era impregnata dell’odore del
tabacco, si girò e guardò la
parete: un calendario era appeso al muro, storto. Riportava
l’immagine di una motocicletta
nera con accanto una giovane donna dalla pelle scura. I bordi erano
frastagliati e il foglio era scolorito nelle parti a colori e
giallognolo nelle
parti bianche.
< Che lo guardo a fare? È da tre anni che non ne
compro uno nuovo >
pensò. Si mise la mano in tasca e ne tirò fuori
un cellulare, era grigio
metallico, con una serie di graffi biancastri. Alzò la parte
superiore, lo
schermo mandava tenui bagliori bluastri.
< Mercoledì 13. Ore 17.30 > lesse mentalmente.
Riabbassò lo schermo e
rimise il cellulare in tasca.
“Nemmeno per la fine della nostra storia sei in
orario” sussurrò. Si voltò e
prese la bottiglia di vetro sul tavolo, svitò il tappo di
metallo e se la portò
alle labbra. Bevve un paio di sorsi, un liquido ambrato gli
colò lungo la guancia.
Allontanò la bottiglia bocca e si leccò le
labbra, indugiando sui bordi della
guancia. Guardò il proprio riflesso deformato nel vetro
verde.
< Solita faccia di merda… da defunto. In fondo con
questa camicia nera sono
già in lutto >. Riappoggiò la bottiglia
sul tavolo e sospirò.
“Strega, sarai contenta… tu ti rifarai una vita di
gloria come ballerina ed io
… io sarò con l’anima nera come questa
camicia puzzolente” ringhiò. Raggiunse
la porta e guardò due valigie nere alte fino al ginocchio.
Ne calciò una.
“Muoviti a riprenderti le tue cose!”
gridò. Sentì gli occhi pungere,
digrignò i
denti e diede un altro calcio. Chinò il capo e
infilò le mani nelle tasche
della camicia nera.