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Autore: Liris    25/01/2013    4 recensioni
Il giovane uomo accarezzò distrattamente un filo di spago che aveva accanto alla lettera
Si umettò le labbra, mentre gli occhi vagavano per l'ufficio, come in cerca di un ispirazione che gli permettesse di continuare.
Di nuovo la stilografica riprese il suo percorso, rilasciando la sua anima d'inchiostro d'ebano.
Le parole scorrevano senza fretta, perfette in quella calligrafia elegante e fine.
Nessuna fretta, come era giusto che fosse.

Una piccola one-shot da ritorno di fiamma.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang | Coppie: Roy/Ed
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: -Incomplete-
Categoria: FullMetal Alchemist Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Autrice: Liris
Genere: Drammatico, Malinconico
Avvertimenti:Missing Moments, Shonen-ai, One-shot Raiting:Giallo




Dedico questa piccola One-shot prima di tutto alla mia dolce metà
A GialloFluorescente che ha dato una svegliata alla mia ispirazione
Alla mia Nee-chan dispersa in altri lidi ^^








-Incomplete-







Caro Edward,

Le parole sembravano morire su quell‘inchiostro, ogni volta che prendeva in mano la stilografica.
La lieve luce del sole morente filtrava dalle tende semichiuse, in quell’ufficio ben arredato.
Il silenzio fuori da quella stanza era immacolato, segno che l‘ultimo commilitone si era ritirato nei suoi alloggi nell‘ala ovest del Quartier Generale.

Solo un uomo, dunque, rimaneva ancorato alla sua scrivania.
Non per lavoro, a così tarda ora, ma per questioni a lui personali.
Osservò pensieroso il foglio dove quelle poche parole iniziali erano state riportate

Anche oggi il mio stupido orgoglio ti ha ferito nel profondo, facendo di sicuro sanguinare di bianche stille la tua anima pura.
Non credo, e non crederò mai, che essa possa essere ormai corrosa e macchiata.
Come sarebbe la mia, altrimenti?
Un vecchio cencio annerito da buttare nel primo cassonetto che mi trovo davanti.

I miei errori sono stati tanti, troppi, Edward, che neanche io ormai ricordo più ogni singolo.
O forse, nelle notti insonni, ognuno di essi mi fa visita e mi ricorda cosa sono stato e cosa sono ancora.

I tuoi quindi sono solo granelli che si disperdono nel mondo, fatti solo con un cuore e con uno scopo ben migliore del mio.

Ancora penso ai tuoi occhi, quei tuoi occhi meravigliosi che oggi hanno per un istante tremato, dopo le mie dure parole.
Tanto che per un istante ho temuto potessi vederli per la prima volta inumidirsi.

Ma non sarebbe esatto dire così, giusto?

Perché già in passato ho potuto scorgere le tue lacrime, il tuo dolore che con così tanta determinazione cercavi di nascondere.
Come il primo giorno che ti incontrai; tu, bimbo lasciato a vegetare su quella sedia a rotelle, con il viso rigato da lacrime di colpa.


Si perse per un momento nei ricordi, l‘uomo dalla candida camicia.
Rilesse le sue ultime parole su quel foglio di carta, fino a pochi istanti prima immacolato, e ora sgorgante del suo cuore di inchiostro.

Il ricordo di un bambino.
Un anima che dopo le sue dure parole si è risvegliata, ha prodotto quella determinazione che ha infervorato quelle pupille dorate

Sembra lontano quel giorno, Edward, ma ancora vedo con precisione come le mie parole ebbero l’effetto di farti tornare a lottare per una causa.

Sono sempre stato duro con te, lo so.

Uno stronzo egoista, che ha dimostrato troppe volte di avere uno scopo personale di cui solo lui era a conoscenza.
Ma tu mi conosci Edward, così bene che ormai potresti leggere i miei pensieri senza che la mia bocca si apra e riveli qualcosa.
In ogni nostra lettera ti ho aperto il mio cuore, la mia anima nascosta a tutti, tranne che a te.

La mia esistenza non è stata più un segreto per te.


Il giovane uomo accarezzò distrattamente un filo di spago che aveva accanto alla lettera.
Si umettò le labbra, mentre gli occhi vagavano per l’ufficio, come in cerca di un ispirazione che gli permettesse di continuare.

Di nuovo la stilografica riprese il suo percorso, rilasciando la sua anima d’inchiostro d’ebano.
Le parole scorrevano senza fretta, perfette in quella calligrafia elegante e fine.

Nessuna fretta, come era giusto che fosse.

Non voglio essere sdolcinato Edward, e lo sai bene, poiché siamo coscienti entrambi che non ne saremo capaci l‘uno con l‘altro, e sarebbe inutile nel nostro legame.

Esatto, Edward, perché sei conscio anche tu che il nostro rapporto è profondo, speciale.

O almeno è quello che penso io.

So bene che tu mi reputeresti solo uno sciocco sognatore.


Si appoggiò allo schienale della comoda sedia, il Colonnello Roy Mustang, portando le braccia incrociate dietro la testa riposante.
Lo sguardo perso sul soffitto, dove le ombre create dalla lampada appena accesa rimanevano silenti ed immobili.

Ma non sono dopotutto questo?

Un sognatore che ti ha strappato almeno un sorriso di divertimento nelle lettere precedenti?

Come faccio a non perdermi nell’immaginazione delle tue labbra morbide che si schiudono ad ogni mio appello?
Quando ti osservo entrare e rimanere svogliato su quella poltrona, immagino sempre a quanto il tuo corpo sia ben modellato nella posizione di riposo in cui si trova.

I capelli sempre racchiusi in quell’abituale treccia.

È una sensazione meravigliosa passare le dita fra quelle ciocche compostamente ordinate e finalmente scioglierle da quel legame a cui le costringi, liberandole sulla tua schiena nuda.
Baciare la pelle lievemente abbronzata dal sole dei posti che hai visitato, il sapore che ne scaturisce…


Lasciò per un po’ la penna sul tavolo, alzandosi e stiracchiando così i muscoli indolenziti.
Un lieve bussare alla porta non lo sorprese più di tanto.
La sua fidata guardia personale entrò, dopo il suo consenso.

-Colonnello, è tardi. Dovreste tornare a casa a riposare e finire così il lavoro domani mattina- si fece sentire, anche se il suo tono era pacato e gentile, Riza Hawkeye.
Roy sorrise affabile.
-Finisco una questione e arrivo-

La donna annuì e poco dopo si richiuse la porta alle spalle, lasciando così di nuovo l’uomo ai suoi pensieri.

Non voglio apparirti troppo melenso Edward, ma mi conosci troppo bene.
Morirei per un tuo bacio rubato, o per un semplice gesto cortese.

Il tuo sguardo, che sia fiero e indomito, o perso ed evasivo, lo amo e vorrei che questo potesse rendermi partecipe dei tuoi nascosti pensieri.

Perché se io sono ormai un libro aperto per te, tu rimani ancora il mio inafferrabile e agoniato mistero.

Ma ora, come sempre è tardi.
Le mie parole si sono protratte su queste pagine anche troppo a lungo, rendendoti magari la lettura uno strazio più che un piacere.

Ti dico solo ciò che aneli di sentirti dire e che io ti ripeterò, ogni giorno ed ogni istante della mia miserabile vita, quando rientrerai ancora una volta nel mio ufficio.

Ti amo, mio mame-chan.

Amo i tuoi occhi di miele e quella cascata d’oro colato, che ti ostini a racchiudere in un inutile laccio.

Amo il tuo carattere e la tua anima pura.

Amo te e solo te, Edward.

Per sempre



Roy Mystang




Finì con la sua firma, veloce e impeccabile.
Chiuse la lettera, ripiegandola su se stessa un paio di volte e infine la mise in una busta che raggiunse altre nascoste in un cassetto.
Tirò fuori il plico di lettere, chiudendole con lo spago e lasciandole lì sulla scrivania dove le osservò per un ultima volta prima di alzarsi.

Osservò la finestra e ormai la città dormiente dritta davanti a lui, mentre recuperava la giacca.
Si diresse verso l’attaccapanni e indossò frettolosamente il caldo e nero giaccone, uscendo infine dall’ufficio.



***





La porta di quella stanza fu aperta con lentezza.

La persona che entrò, si rese conto di come quella fosse la prima volta che non entrasse come un uragano nell’ufficio.
Sorpassò la soglia in silenzio, guardandosi attorno senza un reale motivo apparente.

Sapeva che l’ufficio era vuoto.

Aveva sempre sbattuto le porte, entrando e lanciando urla e maledizioni all’occupante della stanza, che di tutta risposta avrebbe risposto con una immancabile battuta
Il giovane fece qualche passo studiando la mobilia ben conosciuta, senza un reale interesse.
Dietro di lui suo fratello lo seguì con tutta la calma e il silenzio che la sua condizione potesse permettergli.
-È strano non trovare il Colonnello dietro alla sua scrivania-

La voce metallica tradiva una certa tristezza.
Edward annuì, avvicinandosi con passo lento verso il mobile sopra citato.

Era sempre abituato a trovare quel sorriso sghembo attenderlo su quel viso da schiaffi.

Ma ora l‘ufficio era tremendamente vuoto.
Solo il lento scoppiettio del camino acceso dava alla stanza un po‘ di calore.

-Mi mancherà il Colonnello…- fece ancora eco la voce di Alphonse da dentro quell‘armatura vuota.
Appoggiò una mano guantata alla parete piena di libri, leggendo distrattamente alcuni titoli.

Edward sorrise.

-Anche se sembra strano, mancherà anche a me quell’assurdo idiota- fece il biondo, guardando fuori dalla finestra, dopo aver superato la scrivania.
-Non l’hai mai sopportato Nii-san-
Un sospiro uscì dalle labbra del FullMetal.

-Era una brava persona, Alphonse, c’erano solo lievi scambi di opinioni divergenti fra noi..- mormorò -Non meritava di andarsene in un banale incidente.-
-Ha solo fatto il suo dovere, come hai detto tu era una brava persona.- affermò piano il più piccolo guardando la schiena del maggiore -Voleva solo aiutare una persona in difficoltà.-
-Già..- finì Edward, osservando ora la scrivania.

Su di essa il Colonnello la sera prima aveva finito di lavorare.
Forse nella fretta di andare via aveva lasciato tutto come era.
Spense la luce della lampada con un lieve suono.

Fatalità

Se si fosse fermato a sistemare tutte le carte sul ripiano, a spegnere la lampada e a riporre i documenti magari a quest’ora ci sarebbero due criminali con qualche spicciolo in più nelle tasche e un braccialetto d’argento; una donna sarebbe stata ritrovata in un vicolo, viva ma derubata e il Colonnello Roy Mustang sarebbe ancora vivo a prendersi gioco di lui su quella stessa sedia.

Ma la lampada era rimasta accesa.

Edward passò la mano sulla stilografica abbandonata sul ripiano e il suo sguardo fu poi catturato da un plico di lettere chiuse e ordinate da un laccio.
Le prese fra le mani inclinando appena la testa di lato.

-Dobbiamo andare Nii-san, il treno parte fra mezz’ora e dobbiamo attraversare tutta Central per arrivare in stazione- affermò Alphonse, notando il maggiore tornare verso di lui con qualcosa fra le mani. -Hai trovato qualcosa?- domandò perplesso.
Il ragazzo si fermò vicino al camino, scuotendo la testa.
-Credo delle lettere private del Colonnello- spiegò rigirandosi il pacco, senza trovare alcuna scritta esterna che potesse rivelarne il destinatario o il mittente.
Fece un lieve sorriso -Di sicuro sono lettere che si scambiava con le sue spasimanti…quell’idiota- soffiò piano.

Osservò le fiamme del camino e poi senza aspettare ulteriormente le buttò all’interno di esso.
Il fuoco in pochi minuti circondò il plico, ardendo e accartocciando la carta, rivelando il suo cuore d’inchiostro.

Non seppe nemmeno lui perché l’aveva fatto.

Forse non voleva che l’onore del Colonnello e il suo ricordo fossero macchiati dalla sua passione da Latin Lover.

Alphonse non disse nulla, comprendendo il pensiero del fratello.
Gli lasciò spazio in modo che potesse uscire e lasciarsi così alle spalle l’ufficio.
Il minore diede un ultimo sguardo alla stanza e al fuoco scoppiettante e poi si chiuse la porta alle spalle, mormorando un lieve saluto

-Addio Colonnello-


Il fuoco divorò in meno di pochi minuti le lettere, rendendo cenere le parole di un uomo che aveva un unico vero bene prezioso a quel mondo.
L’affetto profondo verso un giovane indisciplinato che non avrebbe mai saputo nulla.

Sull’ultimo pezzo di carta annerito che le fiamme divorarono vi era un’unica frase
Un unico piccolo segno di quel passaggio, prima che fosse cancellato per sempre



Ti amo Edward
Per Sempre






Note d‘Autrice:

Ebbene sì, eccomi di nuovo viva e vegeta ù-ù
Lo so che questo Fandom sperava in tutte le maniere di essersi liberato di me, ma no ù-ù mi spiace io sono come i gatti, ho nove [o erano sette?] vite +w+

Naturalmente dovevo tornare con qualcosina [e no, mie care batuffolose recensitrici, non poteva essere finalmente il nuovo capitolo di “The Hawk and The Angel, ma non disperate, arriverà anche lui ù-ù muahuaahau]
Questa one-shot è nata un bel pomeriggio [esattamente oggi] mentre la mia cara donnina mi leggeva [via cellulare, perché il sacro internet l’abbiamo grazie al suo mini cellulare di Hello Kitty (si avete capito bene purtroppo =w=)] il primo capitolo di una storia che era in prima pagina, ovvero Lettere da un Colonnello di GialloFluorescente.[Grazie di cuore ç_ç mi hai fatto tornare l’ispirazione! E presto avrai mie notizie sulla tua storia >.<]
Naturalmente la mia mente infame e masochista ha dovuto creare questa piccola cosina che ha sconvolto la mia donnah [immaginate come questa poveretta si aspettasse chissà quale storia d’amore, e le è arrivata la mazzata finale, come, penso, a chi è arrivato fin qui ù-ù]

Penso che sia inutile dare ulteriori spiegazioni, visto che la storia scivola via semplice e concisa come una mazzata.

Ringrazio coloro che leggeranno e lasceranno una recensione, o anche solamente chi gli darà una bella lettura ^^

Alla prossima :3






   
 
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