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Autore: ValHerm    15/08/2007    11 recensioni
-Winry…- mormorò Ed con voce flebile –io non… non capisco…- -e cosa c’è da capire?!- gli urlò la bambina tra le lacrime –il mio papà e la mia mamma sono morti!-. Tanto dolore, tante lacrime. Al tempo in cui piangere era ancora concesso. Un’EdWin semplice, ai tempi dell’infanzia.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Winry Rockbell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Tears”

                                                       Tears 

                                                                Il mio angelo custode…

 

Quel giorno il sole non c’era.

Per la prima volta, a Resembool, non volle farsi vedere.

Ma noi non comprendemmo mai perché il sole non sorse.

Perché le nuvole lo oscurassero così tanto.

Non avevamo compreso ciò che il cielo voleva dirci.

 

Le nuvole occupavano l’intera volta celeste. Oscuravano così tanto il sole che gli abitanti di Resembool fecero fatica a destarsi dal loro sonno. Persino quei tre bambini, che erano sempre svegli all’alba, quel giorno si alzarono tardi.

Una di quei tre era una bambina. Certo, spesso si confondeva tra i maschietti e sembrava una di loro. Ma alla piccola Winry, questo, non era mai importato.

La bambina si strinse nelle coperte, quando sentì un filo d’aria fredda entrare nella stanza. Strizzò gli occhi, e gli aprì piano, chiedendosi se non si fosse svegliata troppo presto.

Il sole non era sorto.

E a Resembool, questo, non era mai successo.

Winry si mise a sedere sul letto e si stropicciò gli occhi. Sbadigliò sonoramente, e, per qualche strano motivo, guardando le nuvole in cielo, ebbe paura.

Winry aveva paura del buio, come molti dei bambini della sua età.

Non vedere il sole la faceva spaventare.

 

Questo i suoi amici lo sapevano.

Ma non avevano mai infierito.

Nemmeno Ed, che aveva la sua età, e non perdeva l’occasione di prenderla in giro.

 

Quindi la piccola aveva sempre pensato che anche Ed e Al avessero timore dell’oscurità.

Quando ogni luce scompare, e non c’è altro che il buio.

Molti bambini hanno paura di questo.

 

Winry scese al piano di sotto, pronta a salutare sua nonna con la sua solita allegria. Era molto felice in quel periodo, perché la sua mamma e il suo papà, che erano sempre fuori casa, sarebbero tornati presto. Gliel’aveva detto la nonna.

I suoi genitori erano due bravi dottori. Curavano le persone e salvavano loro la vita.

Nessuno avrebbe potuto odiarli. Perché loro salvavano tutti, senza alcuna differenza.

 

Quando Win scese gli ultimi scalini, sentì la porta che si apriva. Forse erano Ed e Al.

O forse… erano loro!

 

La bimba corse felice per la cucina, arrivando ansante accanto alla nonna.

Ma ebbe una brutta sorpresa.

Non era nessuno di loro.

 

Fuori dalla porta c’era un uomo. Alto, imponente, triste.

Indossava la divisa dell’esercito, e porgeva una lettera alla nonna.

-Questa…- mormorò piano l’uomo –viene da Central City. Le mie più sentite condoglianze-.

Poi, quello strano signore si voltò, senza rivolgere neanche un sorriso alla bambina.

Anzi, sembrava che aver incrociato i suoi occhi delusi l’avesse intristito di più.

 

Perché il mondo di quella bambina, sarebbe andato in frantumi con quella lettera.

 

La nonna Pinako aprì piano il foglio. Sembrava preoccupata.

-nonna…- sussurrò Winry –nonna che succede?-.

Ma non ebbe mai una risposta a quella domanda.

Perché la risposta non fu nelle parole di Pinako.

Fu letta da Winry nei suoi occhi.

Negli occhi che, posò d’istinto sulla bambina, dopo aver letto quelle poche righe.

 

Erano occhi colmi di paura e tristezza. Occhi lucidi, che la piccola non aveva mai visto sul volto della nonna. Quel caro volto che l’aveva sempre guardata con dolcezza… magari qualche volta con aria di rimprovero, ma sempre a fin di bene. Ora… in quegli stessi occhi… non c’era nulla.

 

Tranne il dolore.

 

Fu allora, quando incrociò gli occhi della nonna, che, nel cuore della piccola, cominciò a farsi strada un dubbio.

Una cosa terribile.

Non era possibile che fosse accaduta… la mamma e il papà erano persone buone, non potevano essere… morte….

 

Non potevano averla lasciata….

 

-Winry…- mormorò piano la nonna –il tuo papà e… la tua mamma… non ci sono più… sono volati in cielo…-.

 

Dolore.

 

L’infrangersi di qualcosa.

 

Quel qualcosa che era il suo cuore. Era andato in frantumi. Si era spezzato.

 

Era rimasta sola.

 

Piano, le lacrime cominciarono a riempirle i piccoli occhi color oceano.

Quegli occhi che avevano sempre donato gioia e voglia di vivere.

Si stavano spegnendo.

 

Gocce argentate cominciarono a rigarle il viso, senza controllo. Le immagini della sua mamma e del suo papà scorrevano veloci nella sua mente. I pochi momenti felici passati assieme gli passarono davanti. E… sembrò che volassero via, assieme a loro.

 

Non c’era più nulla per cui sorridere.

 

Loro l’avevano lasciata sola. E non sarebbero tornati mai più.

 

A quel punto, la porta di casa sbatté forte, aprendosi di colpo.

C’erano due persone sulla soglia di casa sua. Erano quei bambini con i quali amava tanto giocare.

Ed e Al.

 

Era stato Ed a spalancare la porta, con uno dei sorrisi più caldi che le avrebbe mai potuto rivolgerle.

-Win…- cominciò. Ma poi si bloccò, venendo attraversato anche lui da quell’improvvisa angoscia che aveva occupato la casa e le persone che vi abitavano.

Tutto quello che vide fu una donna anziana dallo sguardo distrutto. E la sua amica più cara, con il volto rigato di lacrime e un dolore crescente negli occhi zaffiro.

 

-ma cosa…- riprese Ed. Al, dietro di lui, era in silenzio, e osservava anch’egli la scena stranito.

-Winry…- mormorò Ed con voce flebile –io non… non capisco…-

-e cosa c’è da capire?!- gli urlò la bambina tra le lacrime –il mio papà e la mia mamma sono morti!-.

 

Winry, che era sempre stata una bambina allegra, aveva riversato tutto il suo dolore in un’unica frase. E per Ed, quella frase, fu come una lama tagliente. Una lama che gli trafisse il cuore.

Il volto di quella bambina distrutto dal dolore, fu un immagine che il maggiore degli Elric non dimenticò mai.

 

Fu la prima volta che la vide in preda allo sconforto e al dolore.

 

Fu la prima volta che il suo cuore venne ferito.

 

Ed indietreggiò piano con gli occhi sbarrati. Uscì da quella casa passo dopo passo, cercando di sfuggire alla crudele realtà che lo stava avvolgendo. Le sue illusioni di un mondo perfetto stavano crollando. Ma… lui non voleva… farle crollare avrebbe voluto dire abbattere quella barriera che lo proteggeva dalla cattiveria del mondo.

-io… mi… mi dispiace…- balbettò piano.

 

Poi, non ce la fece più. Si voltò e corse via in lacrime. Al, che era rimasto interdetto da quelle parole, come se fossero un pesante macigno che gli era caduto addosso, seguì di corsa il fratello, anche lui attraversato da un dolore crescente.

 

Quando i due fratelli arrivarono a casa, si buttarono sconfortati tra le braccia della mamma, piangendo con una foga tale che la donna non aveva mai visto.

-Ed…Al…- cercò di dire Trisha –cosa è successo? Perché piangete? Ed… tu sei grande ormai…-.

Ma, quella volta, Ed non si curò di nascondere le lacrime. Non gli importava.

 

Il suo mondo stava andando a pezzi.

 

E, l’unica persona alla quale si poteva aggrappare, era la sua mamma.

 

*

 

Era il tramonto.

 

I due fratelli avevano detto alla mamma ciò che era accaduto.

Insieme avevano deciso di andare a casa Rockbell, per portare un po’ di affetto e conforto a chi non ne aveva. Solo Ed si tirò indietro.

-Vi raggiungo dopo!- aveva detto alla mamma –c’è un posto dove devo andare!-.

Ed era corso via. Al aveva cercato di seguirlo, ma la mamma l’aveva trattenuto per le spalle.

-lascialo andare…- gli aveva sussurrato –cerca di capire-.

Alphonse era troppo piccolo per capire, a quei tempi. Ma, ogni volta che tornò con la mente a quel giorno, ringrazio sua mamma per averlo fermato.

 

Ed stava correndo verso il tramonto. Verso una vecchia staccionata ed un albero.

Verso un luogo in cui sapeva, avrebbe trovato chi aveva perso il sorriso.

 

Quando il bambino arrivò, ansante, si piegò sulle ginocchia respirando piano.

Alzò gli occhi al cielo, e la vide. Era seduta sul ramo di quell’albero, e guardava il tramonto come ipnotizzata. Il vento le faceva fluttuare i capelli biondi. Si stringeva le ginocchia al petto. E i suoi occhi, non brillavano.

 

Ed decise di arrampicarsi. Quando arrivò, si sedette accanto a lei.

Stettero in silenzio per minuti.

Ma quella, era un abitudine.

Nel rapporto dei piccoli Edward e Winry non c’erano mai state molte parole. Perché loro sapevano capirsi con i gesti. Era qualcosa che partiva da dentro, e che valeva più di mille parole.

-Loro non dovevano lasciarmi- questo, disse la bambina, rompendo il silenzio.

Ed sorrise.

-ma loro non ti hanno lasciata, scema- cercò di dire –guarda-.

Il bambino puntò il dito verso il cielo, e sorrise speranzoso.

-cosa?- chiese Winry senza il minimo interesse, stringendo ancora più le ginocchia a sé.

-loro sono lassù- continuò il bambino –e ci guardano. Loro non ti lasceranno mai. Anzi, veglieranno sempre su di te, come due angeli custodi-

-cos’è un angelo custode?- chiese la piccola, guardando il cielo.

-è un angelo che ti protegge. E che non ti lascia mai- spiegò Ed.

-quindi papà e mamma sono diventati due angeli?-

-si-.

 

Winry sembrò rasserenarsi dopo quelle parole. Certo, la ferita che portava nel cuore era grande, e l’avrebbe tormentata per il resto della vita. Ma… in quegli istanti, la bambina comprese che non era sola. La mamma ed il papà erano diventati degli angeli. E… lei aveva ancora la nonna.

 

E Ed.

 

-anche tu sei un angelo custode?- chiese la piccola.

Ed la guardò stranito.

-non credo…- mormorò –anche perché io sono qui, insieme a te-

-esatto- rispose Winry –sei insieme a me, e mi proteggi. Anche tu sei come un angelo custode- disse sorridendo.

Ed arrossì lievemente e prese a guardare il tramonto, come a nascondere il rossore che gli era comparso sul viso.

 

La bimba guardò l’amico seduto accanto a lei, e le parve di sentire la ferita fare meno male.

-Ed…?- chiese Win.

Il bambino si voltò.

-grazie. Ti voglio bene- mormorò lei con gli occhi lucidi.

E Ed, che sentì i battiti del cuore accelerare e il rossore sul viso aumentare, riuscì a vedere un bagliore negli occhi di Win. Quel bagliore che si stava spegnendo, stava pian piano tornando a brillare.

-anch’io Winry- rispose Ed, guardando il tramonto –anch’io-.

 

E fu così che Winry riuscì a superare il dolore di aver perso la sua mamma e il suo papà. Certo, il vuoto che avevano lasciato non sarebbe mai stato colmato. Ma… in quegli attimi, comprese che c’era ancora qualcuno con lei. Qualcuno che non l’avrebbe mai lasciata.

 

Quel bambino dai capelli d’oro e gli occhi color miele.

 

Colui che non la fece mai sentire sola, solo standole accanto.

Il suo angelo custode.

                                                                                                                                   Fine

 

Questa one-shot è venuta di getto, mentre rivedevo un episodio di FMA. Certo, ci ho messo un po’ per scriverla, ma l’idea mi è sempre rimasta dinanzi. Ecco ciò che ne è venuto fuori ^__^

Un semplice momento EdxWin, ma comunque qualcosa di dolce XD

Aspetto i vostri commenti! Kisses…

 

ValHerm

  
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