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Autore: broken wings    25/01/2013    3 recensioni
Era il periodo degli Inspiral Carpets e delle prime chitarre, il periodo delle droghe, del sesso, dell'alcohol, il periodo di una madre preoccupata, di un padre violento, di una fidanzata trascurata e di un'amica che torna.
Era il periodo fine anni '80 ed inizi '90, e a viverlo sono soltanto degli ingenui e sognanti adolescenti.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yesterday, love was such an easy game to play.

È passato un sacco di tempo dall'ultima volta che ho aggiornato questa fanfiction che è ancora soltanto agli inizi. Ricomincio ora presa da un attacco di scrittura, sperando che voi siate ancora qui a leggere. Siccome è passato un bel po' dall'ultimo capitolo, potreste rileggervi qualcosa indietro cercando magari di ricordarvi a che punto della storia siamo arrivati.
Scusatemi tantissimo per aver abbandonato il racconto. Spero che sappiate perdonarmi.
Grazie per le recensioni, accetto sempre consigli, spunti e idee per uno svolgimento :)



Life is hit and miss, and this I hope I think I know.



In quel periodo Peggy lavorava come cameriera in un ristorante a 10 km distante dalla sua abitazione: non era molto comodo sotto questo aspetto, dato che tornava a casa soltanto nella tarda notte per dormire, e poi ripartire la mattina presto. In compenso le offriva uno stipendio abbastanza adeguato e, per la gioia dei suoi figli, la casa era praticamente sempre libera.
La loro madre infatti, non avendo patente e quindi macchina, era costretta a chiedere continuamente passaggi alla proprietaria del ristorante o, in casi eccezionali, a chiedere l'autostop per strada.
In quei mesi Grace continuava a prendere ogni sabato lezioni di chitarra per due ore, ma ogni volta che accennava soltanto un pagamento a Noel per il suo lavoro, il ragazzo lo rifiutava sempre senza accettare contraddizioni. Era un tipo piuttosto testardo.
Inoltre Liam non era mai presente in casa: soltanto una volta lo vide di sfuggita in una panchina poco distante da quel quartiere, mentre era tra le braccia di una ragazza dai capelli color fuoco, con le gambe attorcigliate alla sua vita e la testa posata sulla sua spalla. Rimase abbastanza sconcertata da quella visione e non appena lui si accorse di avere i suoi occhi addosso, Grace si voltò dall'altra parte e cominciò a camminare velocemente verso la sua casa.
Da quel giorno, comunque, non pensò più al suo vecchio amico di infanzia, perché secondo lei era evidente che la stesse evitando per qualche misterioso motivo.
Poco importava, alla fine, considerando che i suoi rapporti con Noel cominciavano a migliorare sempre di più. Le sue amiche erano totalmente ossessionate da questa storia, quasi più di quanto lo fosse lei stessa:
“È così eccitante il fatto che i tuoi genitori non abbiano neppure idea di chi sia in realtà il tuo insegnante di musica!”, “Quindi è un vero hooligan, no? Ruba, beve, fuma! I miei genitori mi ucciderebbero se sapessero che io mi frequenti con un tipo del genere! Loro vogliono conoscere ogni singolo ragazzo che saluto soltanto, e guai che non abbia dei genitori avvocati o dottori!”
In realtà, i loro sciocchi commenti le facevano soltanto ricordare quanto fossero diversi e quanto il loro rapporto potesse essere facilmente contrastato dalla sua famiglia. Eppure, quando erano insieme in quella stanza, da soli, con la musica che li circondava e basta, sembravano veramente uguali, indistruttibili, sembravano un'unica anima in due corpi differenti. Sentiva la sua presenza intorno, seduto dietro di lei che le sfiorava delicatamente le mani per migliorare il suono della chitarra. Si sentiva protetta nella stessa casa dove tempo prima si era sentita fragile e in pericolo.
Ma non si erano mai baciati, mai. Neanche quando lei si voltava per guardarlo, e lo trovava già lì, con il viso a pochi centimetri dal suo e il respiro lento che andava a tempo con quello della ragazza.
Accadde una sabato pomeriggio che, avendo piovuto a dirotto, Grace volle comunque andare da Noel nella sera, per non perdersi neppure una lezione con lui.
Si presentò alla porta della casa senza averlo neppure avvertito, non avendo il suo numero di telefono per comunicargli la decisione: “Sorprendilo! In questo modo magari si sbriga a baciarti e a chiederti di uscire! Quale migliore occasione se non il sabato sera?!” le suggerì Polly, una sua amica.
Così, Grace stava lì, incerta sul da farsi, intenta a tornare indietro e lasciare stare per quella settimana.
Non era abituata a suonare il campanello, dato che Noel le lasciava sempre la porta aperta in attesa del suo arrivo. Forse quel sabato l'aveva chiusa, data la sua assenza. Magari non la aspettava più. Presa da questi pensieri posò la mano sulla gelida maniglia e la abbassò, mentre la porta si apriva lentamente. Neanche quel sabato era chiusa a chiave. Ma ora?
Sussurrò un: “Permesso?”, mentre lentamente avanzava sopra il tappeto marrone.
- Noel? Sei in casa?
Nessuna risposta.
- Noel? C'è qualcuno?
Continuava a camminare e a guardarsi intorno: la sala era completamente spenta, ma non osò accendere la luce. Ce n'era piuttosto una accesa nel piano di sopra.
- Noel? Paul?
Salì le scale lentamente, senza far rumore. Sentiva dei rumori provenire dalla camera di Noel e di suo fratello. Per qualche assurdo motivo aveva le mani sudate, le strofinò sul giacchetto grigio mentre il cuore le continuava a battere inspiegabilmente veloce.
I suoi “Noel?” ormai erano diventati dei sussurri incomprensibili, c'era una voce femminile in quella stanza. Una voce femminile che ansimava. Ansimava! O così le sembrava. Cominciò a credere di essere diventata pazza, forse si stava immaginando tutto? Oh dannazione, perché era andata dentro la casa senza suonare il campanello?! Perché aveva soltanto sperato di piacere a Noel?!
Si avvicinò alla porta, e più si avvicinava e più si sentiva male, sarebbe voluta entrare e vederlo lì solo per confermare il fatto che era un illusa, una sciocca illusa!
Posò l'orecchio sul vecchio legno e lo sentiva, la sentiva.
S'immaginò il suo corpo stringersi su quello della ragazza, s'immaginò le sue grandi mani tra i lunghi capelli di un'altra, s'immaginò il suo viso nel momento esatto del piacere, mentre perso negli occhi di lei si accalorava in quella strana fredda serata di fine inverno.
La testa cominciò a girarle, si appoggiò su un comodino che era nel corridoio, ma con la luce spenta urtò su dei libri che vi erano appoggiati sopra facendoli cadere uno per uno.
Restò un secondo in silenzio, muta, in attesa di una conseguenza a quel baccano che aveva provocato, mentre sentiva una voce dalla stanza esclamare qualcosa e avvicinarsi alla porta.
Senza raccogliere nulla, corse giù per le scale più in fretta che poteva, mordendosi le labbra e trattenendo le lacrime. Tremava. La porta si aprì, si accesero le luci delle scale e del piano di sopra. Dei passi rapidi la seguivano, e più lei correva e più sentiva la sua presenza lì vicino, quasi accanto a lei. Non si voltò. Si ripeteva di non voltarsi. Non si voltò.
- Ma che cazzo...?!
Sentì dietro di lei. Una mano forte la strinse sul braccio. Grace si passò la lingua sulle labbra sentendo il sapore del sangue misto alla sua saliva, e intanto le lacrime scendevano già incontrollate sulle guance.
Ma quando la forza della mano la spinse per voltarsi, lei si ritrovò di fronte ai suoi occhi, quelli azzurri di Liam Gallagher. Liam Gallagher seminudo davanti a lei. In quel momento non si sa bene chi dei due avesse l'espressione più stupita.
- Che cazzo ci fai qui?!
- Liam. Io... Credevo fossi... Noel!
Sospirò Grace mentre si sforzava nel guardarlo negli occhi.
- Cazzo Grace, m'hai fatto prendere un colpo! Noel non c'è. Se n'è andato a prendere una fottuta birra con i suoi amici!
L'aveva chiamata con il suo nome. Lui si ricordava di lei, lui sapeva ancora di lei. Doveva perciò anche sapere che ogni sabato pomeriggio era in casa sua. E comunque non era mai venuto a vederla.
- Scusa! Scusa! Io, non volevo. Bhè, salutami Noel. E, ehm, buona serata. A entrambi!
Pronunciò quelle parole così velocemente che Liam non ebbe neppure il tempo di risponderle, ma solo il tempo di guardarla come si guarda una bambina dopo che si è sporcata la faccia con la cioccolata di un gelato in piena estate.
Chiuse la porta alle sue spalle e corse via da quella casa ripensando al casino che aveva combinato in così poco tempo. Che figuraccia! Che figuraccia! Con quale faccia si sarebbe fatta rivedere in quella famiglia?
Sentì il rumore della porta aprirsi e lui, noncurante del suo aspetto, gridarle:
- Grace!
Lei non si voltò, continuò a correre lungo il freddo marciapiede illuminato a tratti da qualche lampione.
Soltanto quando fu abbastanza lontana dalla casa dei Gallagher prese fiato, rallentò il passo fino a fermarsi in mezzo alla strada.
“Era Liam” ripensò tra sé e sé.
Poi riprese il cammino decisa ad eliminare quanto accaduto quella sera. Anche se sarebbe stato difficile.
   
 
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