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Autore: Satyros_    25/01/2013    1 recensioni
1 Gennaio, 2036 d.C.
Che senso ha, riportare in vita i Beatles?” domandai nuovamente. Vidi solo allora, mio padre lievemente in difficoltà ed innervosito.
“ è meglio che tu non lo sappia, Michelle. Credimi!” Invece il mio corpo voleva conoscere il contrario.[...]
“ Non mi interessa!” Sbottai, ne andava dell’esistenza di quattro ragazzi! Calò il silenzio. Mio padre era al quanto stupito.
“ Se devo rischiare la mia incolumità, per tornare nella loro epoca, e riportavri capelli e cazzate varie, voglio almeno sapere che cosa ne farete, una volta clonati e riportati in vita! Altrimenti di qua non mi muovo!” Esclamai, notevolmente su di giri.
Vidi gli ufficiali ed gli altri scienziati, scambiarsi occhiate languide e sorprese. Nessuno ebbe il coraggio di fiatare. [...]
Mio padre si schiarì la voce, ed iniziò con le giustificazioni. “ Ci servono come Trattato di pace!” mi disse. Trattato di pace? Ma che razza di storia era mai quella?! In che raza di casino m’ero intrufolata, questa volta?
“ Trattato di pace… che significa?” domandai, maggiormente in sato confusionale, rispetto a prima.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
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Lentamente aprii la piccola porta minuta che fronteggiava innanzi a me. L'odore di muschio selvatico e pino, m'inebriò le narici.
Tutto era ben nascosto da occhi incerti, la base aeronautica Iota58, era situata segretamente ai confini italo-francesi, nei pressi di qualche roccia remota del Mont Blanc. Nessuno era consapevole della sua esistenza. Nessuno tranne me, Michelle Josephine Jackson. Un nome, che farà decisamente ridere, se trasformato al maschile. Essendo la figlia del direttore generale, maggiore Joseph Aaron Jackson, che lavorava nel settore informatico-scientistico e paranormale, mi era permesso venire a conoscenza di questi fatti super segreti, dopo aver compiuto i diciassette anni.
Entrai nel piccolo vicolo stretto e buio. Passai le mani ai lati del muricciolo umido e bagnato, contenente chissà quale specie di animale antropomorfe sconosciuto all'essere umano, fino a raggiungere qualcosa di metallico, e freddo. A tastoni, tentai di trovare una qualche protuberanza identificabile come 'bottone', e la premetti.
"Identificazione Prego!" una voce elettronica di donna parlò, illuminando quello stretto tunnel, scoprendo scarafaggi ed insetti, sui contorni delle pareti. Rabbrividii, mi veniva quasi da vominate, ma mi trattenni. Poggiai il palmo della mano, e la scannerizzazione ebbe inizio.
"Identificazione Accertata, Benvenuta Michelle Josephine Jackson Tatou Prima" parlò la donna ‘elettronica’, dopo di che si aprirono due grandi porte metalliche, contenenti una grossa capsula trasparente. L’ascensore, pensai. Entrai al suo interno, e venni catapultata verso il basso, a velocità massima. Ebbi quasi l’impressione che per l’assenza di gravità causata dalla discesa in caduta libera della grossa capsula, i miei organi interni si stessero scambiando tra di loro, per creare un nuovo essere al contrario. Ma tutto finì, all’atterraggio, brusco, ma ne uscii indenne. Mi schiarii la voce, prima di entrare nella grande Iota58.
Un uomo alto, vestito come un Moon-Man, mi si presentò davanti. Mostrai la targhetta metallica con suscritto il mio nome, e questo fece un cenno di ‘sì’ col capo.
Benvenuta nello Iota58, signorina Jackson, la accompagno dal direttore generale Jackson.” Disse con vero fare autoriatario e militaresco. Sulla sua targhetta metallica c’era inciso ‘Mortimer Grant’, doveva trattarsi della sua identità, pensai.
Mi condusse su di un'altra capsula argentea ‘ Oh no, dinuovo!’ pensai tra me e me, mentre il mio volto prendeva una piega al quanto contrariata.
Non si preoccupi Signorina, si tratta solo di un tele-trasporto, per renderle impossibile il riconoscimento della strada da percorrerre per il ragginungimento della pase segreta!”  Annuii. Fantastico, non si fidavano nemmeno della primogenita del direttore generale!
Entrai all’interno della capsula.
Le darà un po’ di fastidio, il suo corpo verrà scomposto, per poi essere ricomposto una volta in presenza dell’altra capsula” Annuii dinuovo. Il fatto che il mio organo sarebbe stato scomposto mi fece rabbrividire, ma non vi feci caso. Infatti durò per qualche istante, il dolore langinante di chi veniva diviso in pessi trasformati in molecole che dovevano essere trasferite in un altro luigo. Se era così forte il dolore per un semplice teletrasporto, non volevo immaginare ciò che mi sarebbe spettato, una volta concluso il mio viaggio nel tempo.
Il mio corpo si ricompose alla perfezione, senza graffi, ne arti fuori posto. Sospirai. Sarebbe stato meglio non presenziare quel giorno. Me ne sarei rimasta a parigi, tranquillamente ad oziare, e cibarmi. Invece dovevo compiere un salto nel tempo, il primo salto nel tempo dopo l’ultimo che avvenne nel Duemiladiciannove. Ovvero diciassette anni prima che io nascessi.
Uscii da quella stramaledetta capsula. Cominciavo a trovare insopportabili, queste odiose capsule del cavolo!
Salve signorina, mi segua!” ritrovai nuovamente Mortimer, al difuori della capsula. L’uomo salì su di un nastro trasportatore dal colore nero, che ci scortò sino all’ufficio di mio padre, che fungeva anche sa ‘sala degli esperimenti’.
Le porte si aprirono, ed il Moon-man annunciò il mio arrivo a gran voce.
Michelle” mi salutò mio padre, nonappena mi vide.
Papà” ricambiai io fredda. Non avevo il migliore dei rapporti, con mio padre.
Sei pronta per il salto nel tempo?” mi domandò con lo stesso tono seccato che utilizzava anche in casa.
No, ma mi vedo in ogni caso costretta per cui…” Era immobile, nessun cenno di diniego, disappunto, o ancora nessun accenno di approvazione. Nulla, mio padre era inespressivo.
Molto bene.” Concluse, bevendo il suo caffè. Mi fece accomodare, e chiamò un uomo al suo servizio.
Jasper, fa vedere a mia figlia, com’erano gli anni sessanta!” esclamò. Il presunto Jasper annuì, e fece partire un video. Mi preparò ad essere informata su ogni evenienza. Il video sospeso nel nulla, mostrava vecchie auto d’epoca, spezettoni del Musical Grease, giacche di pelle, Elvis Presley, Hippie e quant’altro. Fino ad arrivare sui volti di quattro ragazzi dai capelli a ‘scodella’.
Ferma il video!” sbottò mio padre.
Chi sono quelli?” mi chiese innarcando un soppracciglio folto e malcurato
I Beatles, Papà!” esclamai io, raggiante. Speravo che dopo quell’affermazione mi dicesse almeno un ‘brava’, o ‘ben fatto’, ma ricevetti unicamente un “Affermativo!”.
Il tuo compito è di irrompere nelle loro vite, e recuperare alcuni loro effetti personali, dei capelli e quant’altro. Solo così sarà possibile la clonazione!” Non capivo che scopo potesse avere, effettivamente, clonare i beatles. Se ne stavano bene li, nella loro epoca. Scommetto che nessuno di loro avrebbe mai voluto risvegliarsi nel Duemilatrentasei, nonstante le avanzate tecnologie e le cure alle malattie più incurabili, nessuno avrebbe voluto vivere di nuovo la guerra. Neppure i Beatles, che essendo nati nel ’40, l’avevano solo intravista, la guerra. Nessun pacifista avrebbe preferito interrompere il sonno eterno, per risvegliarsi in un clima di guerra. A nessuno piaceva la guerra.
Posso fare una domanda?” chiesi mentre delle abili signore mi acconciavano, e mi truccavano secondo le mode dell’epoca.
Mio padre annuì.
Che senso ha, riportare in vita i Beatles?” domandai nuovamente. Vidi solo allora, mio padre lievemente in difficoltà ed innervosito.
è meglio che tu non lo sappia, Michelle. Credimi!” Invece il mio corpo voleva conoscere il contrario. Volevo sapere, se riportarli in vita sarebbe servito unicamente a ridonarci l’orecchio musicale d’un tempo, o per scopi più… malvagi.
Non mi interessa!” Sbottai, ne andava dell’esistenza di quattro ragazzi! Calò il silenzio. Mio padre era al quanto stupito.
Se devo rischiare la mia incolumità, per tornare nella loro epoca, e riportavri capelli e cazzate varie, voglio almeno sapere che cosa ne farete, una volta clonati e riportati in vita! Altrimenti di qua non mi muovo!” Esclamai, notevolmente su di giri.
Vidi gli ufficiali ed gli altri scienziati, scambiarsi occhiate languide e sorprese. Nessuno ebbe il coraggio di fiatare. Neppure le acconcatrici/estetiste.
Mio padre si schiarì la voce, ed iniziò con le giustificazioni. “ Ci servono come Trattato di pace!” mi disse. Trattato di pace? Ma che razza di storia era mai quella?! In che raza di casino m’ero intrufolata, questa volta?
Trattato di pace… che significa?” domandai, maggiormente in sato confusionale, rispetto a prima.
Vogliamo allearci con l’ Afroamerica. Il capo dell’esercito Afroamericano è un amante dei Beatles. Prima di allearci, dobbiamo dimostrare un trattato di pace, un Armnistizio. Capisci? Altrimenti per noi Eurasiatici non ci sarà più speraza, e gli Indocinesi ci sconfiggeranno sul campo.” Ammise.
Non potete chiedere aiuto all’oceania?” domandai, in quanto l’Oceania si fosse ritirata dal conflitto Eurasia – Indocina – Afroamerica, ed in quanto l’Oceania avesse murato il contintente a prova di bomba.
L’Oceania e fuori discussione, e poi che cosa vuoi capire tu, Adolescente in piena crisi ormonale? Abbiamo bisogno dell’Afroamerica, e dei Beatles, chiaro? E tu ci aiuterai! Non fare altre domande!” Esclamò mio padre. Era incredibile quanto non sopportassi quell’uomo. E la domanda ‘perché diavolo l’hai sposato, mamma?!’ non mi abbandonava un solo secondo, da ormai tredici anni. Feci una smorfia, e lo mandai a farsi fottere mentalmente.
Le donnine mi diedero un vestito in stile Millenovecentosessanta, e delle odiose scarpe dal tacco spiovente, nere e laccate. Indossai gli indumenti di mala voglia. Mi aggiunsero orecchini, collane e braccialetti, ed in fine un paio di occhiali ad ‘ala fi farfalla’, in stile bibliotecaria rompipalle.
Mi guardai allo specchio, e scoppiai a ridere. Ero al quanto ridicola! Ma gli occhi di mio padre, mi fulminarono in pieno.
Tieni, questa ti servirà a soppravvivere per il dovuto tempo che trascorrerai a Londra.” Mi disse, consegnandomi una valigia, ricolma di Sterline Britanniche dell’epoca. Mi fu consegnata in oltre un’altra valigia, che avrebbe contenuto vestiti, scarpe, intimo e viveri vari. Sbuffai un ‘Che Palle!’, ed afferrai le valigie.
Mi consegnarono quello che aveva tutta l’aria di essere un Curriculum, su chi ero, e chi ero stata, ma soprattutto chi sarei dovuta essere, una volta atterrata nel passato.
Venga con me!” Si ripresentò Mortimer. Mi accompagnò ad un’altra strafottutissima capsula trasparente. Mi fece adattare al suo interno.
Tenga strette le valigie e gli effetti vari a se, quando si risveglierà, attorno a lei non ci sarà alcuna capsula a proteggerla!” esclamò l’uomo. Annuii, lievemente tesa. Il mio cuore aveva cominciato a battere a più non posso. Ero maledettamente agitata.
Si calmi, non farà male come il teletrasporto, sentirà solo… freddo!” Tentò di rassicurarmi Mortimer.
Adesso le infiliamo questi due Cateteri nelle vene, sentirà come un pizzico. Le saranno utili per non tossire troppo, al cambio d’aria.” Cateteri nelle vene? Molto bene, di male in peggio! Pensai tra me e me.
Gli aghi si conficcarono nella pelle, ma come aveva detto Mortimer, sentii solo un pizzico. Paragonabile alla puntura di una vespa peruviana, ma pursempre un pizzico.
Adesso le inaliamo il sonnifero, dobbiamo attendere la sua fase di Rapid Eye Movement, ovvero la cosiddetta fase REM, per poterla spedire nel Dicembre del Millenovecentocinquantanove” Concluse spruzzando qualcosa di appiccicaticcio, che interpretai come Sonnifero. Infatti pochi istanti dopo, mi abbandonai al mondo del sonno.
Al suo risveglio soffrirà di una breve amnesia, che durerà per la durata di Quarantotto ore al massimo
Fu l’ultima cosa  che sentii.


Zalve, Pippol!
Buon giorno, sono tornata con un vecchio esperimento, trovato nei paraggi di Microsoft Office Word - dimenticatoio.
Non so che pensare, di questa boiata colossale. D: Magari se volete dirlmelo voi, che cosa pensate :3 a me farebbe piacere, anche perchè continuo a sfornare storie inutilmente D':


 

   
 
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