Far sorridere.
Senza mai smettere,
guardare il mondo con sguardo sempre infantile.
La TV accesa,
il rumore della tastiera del computer,
le cuffiette nelle orecchie e la musica che va.
Va, come le mie dita,
sulle note della mia storia.
I richiami di mio padre
che intima di togliermi il pc,
i sospiri di mia madre
che vorrebbe leggere la mia storia,
il fastidioso rumore di mio fratello,
sedato dalla musica che non si interrompe.
Le dita si muovono da sole,
mentre io ringrazio la mia immaginazione.
Mi sciolgo davanti alla mia storia,
quasi completa ormai.
Scrivo, scrivo senza sosta,
desiderosa di immaginarmi
quel sorriso, forse sarà uno.
Ma so che qualcuno sorride
per le mie storie, e anche se temo
che ciò non accada, non smetto di scrivere.
Mi immagino i miei lettori.
Che espressione faranno davanti alla storia?
Vorrei poter udire le loro voci,
le stesse cose che mi scrivono,
dette di persona mi renderebbero più felice.
Tuttavia anche così esplodo di gioia.
Io sono una scrittrice, no?
E uno scrittore vive per sorridere, e far sorridere.
Note: poesiola scadente. Ma esprimere i propri sentimenti fa bene, no? Scrivere poesie mi piace, questa è la prima ma probabilmente non sarà l’ultima.