^{Ed ora, quanto fa male?}

Lacrime, fredde lacrime cristalline erano qualle che rigavano il viso del prussiano. Quanto dolore aveva visto passare sotto quei freddi occhi carminei? Quanta sofferenza, quanto strazio, quanta morte? Tanto, troppo. 
Fingeva di non ricordare, ma non si puó fingere per sempre. Arriva il momento in cui quelle memorie si fanno spazio tra i bei ricordi, i pensieri leggeri, i sogni. Si fanno spazio a suon di fucilate, calci, strattoni. A suon di superiorità e di magnificenza. Che cosa stupida, la magnificenza.
Non avrebbe mai capito se quello che era successo era successo perchè lui voleva o perchè gli fosse stato imposto. Impossibile era, ormai, vivere un'esistenza normale, perchè 'felice' era dire troppo, ma nessuna nazione aveva diritto di averla. La normalità è quando nasci, da un padre ed una madre, è quando vivi, cresci, invecchi e poi muori, circondato dalle persone che ami. Non quando vedi morire e poi sei costretto a vivere l'eternità con i rimorsi che tu, e solamente tu, sei stato la causa per cui degli esseri umani non abbiano potuto vivere da umani.
Chi siamo per decidere sulla vita degli altri? Nessuno. Nessuno. Come suonano vuote queste parole, vuote come quello stemma, vuote come una bandiera rossa che nonostante tutto pesava come un macigno.

Quanto era doloroso quel ricordo? Era pesante e straziante come una coltellata al cuore. O una fucilata alla schiena. 
La divisa nera di piombo, lucida e brillante e le strisce, azzurre e bianche, sbiadite che ti annebiano la memoria.
Piange il prussiano. Si dice che le lacrime purifichino l'anima ma quanto puó essere purificata un'anima sudicia si sangue, quanto puó essere purificata un'anima che uccide, per prima se stessa?
Un ricordo traslucido, forse due, un'aquila dalle ali spiegate, grande, maestosa, gloriosa quanto inquietante che muore, colpita alle spalle. 
Quanto faceva male? Ed ora, quanto fa male?