“Bulma, tesoro, va tutto bene?”
La voce di mia madre mi raggiunse come in un sogno: lentamente mi voltai, e sfoderai uno dei miei sorrisi più falsi.
“Sì, mamma. Tranquilla, volevo solo stare un po’ da sola.”
“Capisco… la cena sarà pronta tra poco! Vieni giù tra dieci minuti!”
“D’accordo.”
Con uno sguardo non troppo convinto, mia madre chiuse la porta della mia camera dietro di sé e ritornò in cucina.
I miei pensieri, in quei tempi, si erano fatti più turbolenti: inconsciamente, mi ritrovavo a pensare a quell’odioso sayan, quello che ha rischiato di ucciderci tutti… Vegeta.
Lo odiavo… Dio sa quanto lo odiavo!
Eppure, chissà per quale motivo, ogni tanto pensavo a lui…
“Bulma, Bulma… ma l’odio non è forse una forma d’interesse nei confronti di una persona?”.
Quell’odiosa vocina si insinuò nella mia mente, come ogni volta in cui pensavo a Vegeta.
“In fondo, non è forse vero che l’odio, spesso, nasconde altri sentimenti?”
Deglutii: maledetta vocina, cosa andava blaterando?
“Eh no, ma adesso mi faccio sentire io!” mi dissi.
E iniziai:
“Lui è un combattente, e non è per niente buono. E’ una persona malvagia. Mente, bluffa, è inaffidabile.”
Eppure, mentre le rispondevo così, inevitabilmente il volto di Vegeta mi sovvenne in mente: ma cosa diamine mi stava succedendo?
Mi stesi sul mio letto e cercai di tranquillizzarmi respirando a fondo per qualche minuto.
Ma quella dannata voce, che sospettavo essere del mio inconscio, continuava a tartassarmi:
“Tu vuoi convincerti del fatto che devi stargli lontano, e che è solo come un cane smarrito.”
“Lui è un ribelle con un cuore corrotto…” le rispondevo.
“E sai che non è una cosa intelligente da fare ma… Bulma, mia cara, tu ti sei innamorata di quel criminale.”
Mi alzai dal letto di scatto e presi a scuotere la testa freneticamente, quasi a voler cacciare via quella voce e le sue parole.
“Dannazione!” urlai. Era peggio di una tortura!
Ma la cosa che mi dava così fastidio era il fatto che fosse il mio subconscio a parlarmi!
…e perché mai il mio subconscio avrebbe dovuto mentirmi?
Sentii una strana sensazione a livello viscerale: non sapevo se fosse angoscia o qualcos’ altro…
Ora che ci penso, forse era la paura… paura di ammettere quello che la voce mi stava dicendo.
“Lui è un malvagio, è dalla parte del diavolo! Lui è un assassino solo per divertimento! Quell’uomo non ha una coscienza, e l’unica cosa che dovrei fare è cancellarlo dalla mia testa.”
“Eppure non lo fai, perché lui è un ribelle dal cuore corrotto, ma tu ti sei innamorata di quel criminale.”
Era incredibile: la voce della mia coscienza aveva una risposta pronta ad ogni mia battuta.
“E’ un amore non razionale, è fisico…” continuava “Hai tutte le ragioni dentro di te, non puoi negarlo… tu ami quel ragazzo.”
Fu come un pugno, un violentissimo pugno nello stomaco: ecco perché lui occupava i miei pensieri.
Me ne ero innamorata.
“M-mi s-sono in-in-innamorata di un criminale…” sussurrai, rivolta a me stessa.
“La gente parlerà e farà in modo da tenerci separati… ma non m’importa, non li starò a sentire. Perché io lo voglio con me.” lo dissi a voce più alta, questa volta: era tutto così chiaro adesso!
Stavo cercando di mettere a tacere quei sentimenti… ma ormai era diventato più forte di me.
Mi alzai, avvicinandomi alla finestra della mia camera: guardai in cielo, il sole splendeva quel giorno…
“E' un ribelle, con un cuore corrotto... e lo so, lo so che non è una cosa saggia da fare ma...
Mi sono innamorata di quel criminale. Ed è un amore irrazionale, fisico.”
Pensai ai miei genitori: cosa avrebbero detto?
Loro avevano sempre desiderato un bravo ragazzo al mio fianco… io invece mi ero innamorata del nemico.
“Mamma, per favore non piangere, io con lui starò bene. Ho tutte le ragioni dentro di me. Non posso più negarlo.
Amo quel ragazzo.”