Nel turbinio degli eventi, ecco che tutto riaffiora. Quella sensazione così melodrammatica e odiosa, che squassa irreparabilmente dall'interno. Mi domando come sia possibile che, la vita, sia cinica quanto me, eppure, beffarda nel suo incalzare, osa. Apparve un giorno, nel suo ingenuo e accecante splendore, quando io, al primo sguardo, decisi di farlo cadere nella mia malaugurate ragnatela, intinta nel peccato. Forse sono troppo severo con me stesso, e la cosa mi stupisce. Infondo non dovrei chiamarlo peccato, il piacere, dovrei, anzi, denominarlo ossessione che, assuefatta, viene compiuta convulsamente nei meri giorni della breve vita di un uomo. Le parole sono armi fiere e nobili, armi alle quali credono tutti senza esclusione di colpi. Quando la bocca "spara" parole, le persone ne vengono colpite e Dorian non fu da meno. Egli ha creduto a tutto, senza sentenziare nemmeno una virgola,ha creduto a cose, che neanche io ho ritenuto opportune. L'immaginazione, però, non è forse il concetto astratto dell'azione? Allora, forse non ho mentito a Dorian, ma gli ho dato una speranza.