Contando i respiri di un’anima in pena,
appare lucente un’ unica vena,
vena di notte, notte lontana
notte che sorge con tramontana.
E’ l’occhio svuotato da ogni paura
che sfida ogni alba ormai senza aurora;
richiama il suo nome scendendo dall’alto,
lo senti il suo affanno, nato da un salto.
Un salto nel vuoto, un salto nel mare,
il mare profondo che non sa aspettare;
ti vuole, ti cerca e pretende la vita
che lascia da sola, sul fondo assopita.
Dopo che il tempo diverrà sì passato,
e quando del mare resterà il salato,
un tumulo bianco come da sorte
sarà ciò che resta della tua morte.
La morte lontana che mai giunge invana.
La morte sapiente, che vede, che sente.
La morte che sceglie con voce tonante
e tratta la vita come fosse sua amante.