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Autore: Inheritance    28/01/2013    1 recensioni
Bene, è una cosa inutile, una OneShot di poco conto su un altro dei millemila modi in cui, a mio parere, due anime gemelle possono trovarsi.
E' una cosa piccola e per nulla impegnata, ma spero vi piaccia.
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"-Le regole sono: Non abbandonare fino all’alba, ovviamente; non bere troppo, non permetterò che tu dia la colpa di tutto all’alcol; e niente, dico niente, bugie. Ci stai?
D’un tratto, senza che nessuno nel locale se lo aspettasse, probabilmente neppure il diretto interessato, il castano scoppiò a ridere. Si piegò in due sullo sgabello e rise, rise fino ad avere le lacrime agli occhi.
Blaine si chiese cosa ci trovasse di così buffo in tutto ciò, ma non fece alcuna domanda, mantenendo lo guardo di sfida che si era imposto di creare sul suo viso, nell’attesa che si riprendesse.
Quando l’uomo smise di sganasciarsi e si raddrizzò sul suo sgabello, con gli occhi appena lucidi e un sorriso divertito in volto, Blaine non attese un solo minuto prima di iniziare quella che sarebbe stata la conversazione più interessante di tutta la sua vita.
-Come ti chiami?
Chiese. Una semplice, per iniziare.
-Kurt- disse l’uomo. -Kurt Elizabeth Hummel."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Va beeeeene. E' una cosa stupida, inutile, senza capo nè cosa e blablabla. L'ho scritta giusto per divertimento in un momento ispirato, ovviamente, dalla canzone Gente della notte di Jovanotti. 
Boh... non credo di avere null'altro da dire se non grazie alla meravigliosa beta di questa OS, Sara (aka bitch_ate_my_cookie qui su EFP, cercatela, è molto più brava di me! LOL), e a tutte le altre meraviglie che ho conosciuto su Whatsapp (udfhdisnf vi voglio bene, gente <3) 


Boh, enjoy :) 



Gente della notte.
 
 
 
 
 
 
-Ehi, Seth, l’hai sentita questa? ‘Turista rimasto incastrato in un bagno pubblico, ai giornalisti dice: “Quattro ore di agonia.” ’Non la farà un po’ tragica? Insomma, capisco il disagio, ma chiamarla agonia!
 
-Ma vuoi smetterla di leggere quella roba?
 
Il barista alzò lo sguardo sull’uomo seduto sullo sgabello dietro al bancone, arcuando un sopracciglio e sorridendo di sbieco.
Blaine fece una smorfia.
 
-Mi diverte.
 
-Oh, questo lo so. Sono io che devo sentirti tutto il giorno, o meglio, tutta la notte, a parlare di questo o quell’incidente strano. A volte, se siamo fortunati, incontriamo anche qualche storia di alieni!
 
Blaine sbuffò scherzosamente e poi rispose celando un sorriso.
 
-Non usare del sarcasmo con me, sai? Potrei offendermi.
 
L’altro rise e si appoggiò con i gomiti al piano lucido del bancone, guardandolo di sottecchi.
 
-Tu ami le persone sarcastiche, Blaine, per il semplice fatto che tu non sei in grado di esserlo. Sai, sei troppo puro ed educato tu, per queste cose.
 
-Mi stai dando del semplicione, vero?
 
Seth rise fragorosamente e poi tornò ad asciugare i bicchieri che aveva appena finito di lavare.
 
-Lo hai detto tu.
 
Blaine sbuffò nuovamente, stavolta sul serio però, e tornò a leggere la sua rivista, quando qualcuno entrò nel bar, annunciato dal campanellino che pendeva sopra la porta cigolante.
Ci aveva scherzato mille volte con Seth, negli ultimi mesi: con tutto lo scricchiolio che faceva questa non c’era certo bisogno di un campanello per indicare l’ingresso di qualcuno nel locale.
Stava per riprendere Seth su quell’argomento ancora una volta, ma la sua curiosità lo spinse prima a voltarsi in direzione della figura che aveva appena attraversato l’uscio.
 
Beh. Questo era… interessante. Un uomo, un bellissimo, bellissimo uomo si stava avvicinando a lui -Non a te, Blaine, al bancone.- Era alto, con i capelli castani così in ordine da sembrare finti e con un paio di occhi azzurri che sembravano brillare anche nella penombra del locale, illuminato da fioche lampadine e immerso nel buio della notte. Non sorrideva, però, e a Blaine quella sembrò una pessima mancanza. Doveva prendere tutta un’altra luce un viso così bello, se adornato da un sorriso.
Aveva un’aria stanca.
 
-Per favore…- Il castano inclinò il busto, fasciato da una leggera camicia verde scuro -quando si era sfilato il cappotto?- e lesse la targhetta appuntata al petto del barista -…Seth, potresti darmi uno scotch?
 
Blaine sentì un sorso della sua birra sbagliare cavità e riversarsi nella strada fra la bocca e i suoi polmoni. Iniziò a tossire convulsamente, portandosi una mano alla bocca e stabilizzandosi sullo sgabello con l’altra.
Mancò di poco l’occhiata che lo straniero lanciò nella sua direzione.
Quando si riprese, però, rivolse a lui tutta la sua attenzione e, prima di potersi fermare a riflettere, le sue labbra stavano già sillabando qualcosa.
 
-Scotch alle quattro di notte? O hai passato una pessima giornata o stai per passarla…
 
Serrò di scatto la bocca con un risucchio d’aria lievemente imbarazzante, cercando un modo non troppo patetico di rimangiare le proprie parole.
L’uomo puntò gli occhi su di lui, alzando un sopracciglio e fissandolo per circa due minuti, in silenzio, poi lanciò un’occhiata alla bottiglia di birra nelle sue mani e sorrise appena, voltandosi verso il barista e afferrando il proprio bicchiere.
Blaine sospirò pesantemente e aprì la bocca per scusare la propria idiozia, ma l’altro lo interruppe.
 
-Ho avuto una pessima giornata, Seth, sai?
 
Il ragazzo dietro al bancone sorrise e poi liberò una piccola risatina in direzione dell’amico. Era ovvio che quel tipo stesse giocando con Blaine, rispondendo alla sua affermazione fingendo però di parlare con lui.
Così decise di stare al gioco e di prendere un po’ in giro anche lui il moro, che ormai aveva in viso un’espressione afflitta. Quella cosa non sarebbe finita affatto bene.
 
-Ah, sì? Vuole parlarne con me? So che non sembra il posto adatto per delle confessioni-e a quel punto, entrambi i due interlocutori lanciarono uno sguardo a Blaine, che cercò quasi di sprofondare nel proprio sgabello -ma le assicuro che sono un ottimo ascoltatore.
 
Il castano riportò la sua attenzione al barman e gli sorrise genuinamente. Blaine sentì qualcosa bruciare dentro di lui: Dio, com’era bello.
 
-Grazie, sei gentile. Ora ti racconterò una storia privata, una cosa che non deve uscire da questo bar, va bene?
 
Blaine piegò in alto gli angoli della bocca, apprezzando la scelta di parole dell’uomo. Era più che consapevole che lui stava ascoltando, ma sembrava non avere problemi con la faccenda e per questo aveva ampliato la zona di sicurezza da lui e il barista a tutto il bar.
Seth sorrise, avendo compreso la stessa cosa.
 
-Certamente, sono un galantuomo io, non farei mai uno sgarbo simile ad un cliente così gentile.
 
Blaine serrò la presa sul bordo del bancone. Adesso Seth si metteva pure a provarci coi ragazzi che lo colpivano? Non era etero?
Poi capì: Seth lo stava provocando.
 
Fece appena in tempo a rendersi conto di ciò, prima di alzare lo sguardo e vedere il suo amico che allungava una mano a sfiorare il colletto della camicia dell’uomo, che rideva sguaiatamente a chissà quale battuta disgustosamente divertente.
 
Se glielo avessero chiesto, più tardi, avrebbe giurato di aver sentito il bancone creparsi sotto la presa ferrea delle sue mani.
 
-E’ una cosa imbarazzante, lo ammetto, ma ho davvero bisogno di sfogarmi con qualcuno.-Stava dicendo nel frattempo il castano. – Vedi… Io…uhm…Oggi, cioè…Ieri…
 
Seth si aprì in un sorrisino, divertito dall’imbarazzo dell’uomo, mentre Blaine allungò appena il collo per percepire meglio le parole, dato che il tono di voce dell’uomo si era notevolmente affievolito.
 
-Ecco…Ieri…Sonorimastochiusoinunbagnopubblico.
 
Lo disse tutto d’un fiato, a voce talmente bassa che persino Seth faticò a capire, ma quando le parole raggiunsero il suo cervello e metabolizzò la frase appena detta, il giovane sbiancò e si portò una mano alle labbra, cercando di trattenere una risata.
Blaine, al contrario, fu preso un po’ troppo alla sprovvista e non riuscì a richiamare alla mente le sue innegabili buone maniere, perché scoppiò a ridere fragorosamente, scosso da spasmi e singulti. Perse quasi l’equilibrio dalla sedia e nel tentativo di tenersi diritto urtò per sbaglio la birra che cadde sul bancone, disperdendosi sul piano lucido.
 
Non fu certo per quanto tempo rise prima di riuscire a riprendersi, ansimando pesantemente e boccheggiando alla ricerca di una boccata d’aria.
Quando però si ricompose e riuscì a focalizzare di nuovo lo sguardo sull’uomo accanto a lui, diventò paonazzo e desiderò con tutto il suo cuore di sprofondare all’istante sotto terra o di scomparire semplicemente per ritrovarsi poi in qualsiasi altro luogo in cui non avrebbe dovuto trovarsi a fronteggiare lo sguardo furioso e sdegnato della più bella creatura che avesse mai visto sulla terra.
 
L’uomo era lì, davanti a lui, e non sembrava per nulla intenzionato a smettere di fissarlo con un’espressione di profondo odio ed esasperata frustrazione.
Sembrò passare un secolo, prima che parlasse. Ma non a Seth, no, stavolta parlò guardandolo dritto negli occhi ambrati.
 
-Riesco ancora a sorprendermi di come la gente qui sappia essere rude.
La verità era questa, che Blaine non era mai rude. Lui era gentile, carino, simpatico e carismatico con tutti. Il suo problema, come di molti altri, era la notte.
 
La notte non ci sono freni, la notte tutti parlano con tutti e ognuno, di giorno perso nei propri affari, trova il tempo di occuparsi di quelli degli altri. Di notte i segreti non lo sono più così tanto, ma a nessuno importa. Alla gente piace parlare di sé quando fuori è buio, e tutto ciò che viene detto sembra possa nascondersi alla vista di chiunque altro.
Era per questo che Blaine dimenticava le sue maniere impeccabili, dimenticava i suoi limiti e i confini delle persone e diventava amico di tutti e nemico di nessuno. Diventava parte dell’atmosfera di libertà e spensieratezza che, solo di notte, la gente riesce a trovare.
Non si sarebbe mai permesso di ridere a quel modo, se fosse stato giorno, con il bar affollato e un caffè davanti, al posto della sua bottiglia di birra, ora rovesciata.
 
Bisogna però capire che Kurt non era una creatura notturna, come Blaine chiamava la gente che si incontra di notte. Sempre quella, sempre con la stessa faccia addosso, sempre con la voglia di parlare e senza alcun freno.
Kurt, lo si vedeva da lontano, era uno che viveva nello stress della luce del sole, in mezzo alla gente chiusa in se stessa e nei propri affari, in mezzo al caos che, di notte, diventava solo un lontano ricordo.
Il risultato di ciò, quindi, poteva essere uno soltanto:
 
-Riesco ancora a sorprendermi di come la gente qui sappia essere rude.
 
Blaine prese un grande respiro e poi parlò, sebbene l’uomo non stesse più guardando nella sua direzione, ma avesse ormai trasferito la sua completa attenzione al proprio bicchiere.
 
-La prego, mi scusi, io…io non volevo… Ok, ok…Volevo ridere. E giuro che avrei evitato di farlo in un’altra occasione, però…-
 
-Però è ubriaco, per caso?
 
L’uomo lo interruppe bruscamente e si voltò nuovamente dalla sua parte, alzando stavolta entrambe le sopracciglia, con un’espressione di ovvietà stampata in volto.
Blaine si affrettò a spiegarsi, voleva che quell’uomo capisse.
 
-No, non lo sono. Andiamo, questa è la prima birra, oggi! E’ solo che… Uhm... Lei non gira spesso di notte, vero?
 
Quello lo fissò stupito.
 
-Non capisco come questo possa avere a che fare con la sua maleducazione. Io stavo parlando, non a lei, di una cosa personale, e lei non solo ha origliato, ma ha anche…-
 
Stavolta fu Blaine ad interrompere.
 
-Si è chiesto perché lo stesse raccontando? Diciamolo, lei non sembra affatto il tipo che va dicendo in giro le proprie faccende, soprattutto a gente che non conosce e con presente qualcuno che sta palesemente, per usare i suoi termini,‘origliando’. Lei stesso si è sentito libero di parlare di ciò che le è successo perché, primo, io e il mio amico qui abbiamo troppo l’aria da brave persone- Seth si lasciò scappare un risolino -e, secondo, è notte e fuori è buio. Può sembrarle assurdo, ma è un po’ che ci vivo e posso giurarle che è normale che la gente si senta più libera di esprimere ciò che pensa di notte.-Seth annuì.- E’ come sentirsi avvolti da una coperta e sapere che nessuno saprà mai cosa è successo lì sotto. E noi, allo stesso modo, ci sentiamo liberi di commentare e dare consigli, ridere magari, o semplicemente di star seduti ad ascoltare ciò che gli altri hanno bisogno di raccontare, perché noi, come loro, sappiamo che fra poche ore sarà giorno e tutto questo sarà in qualche modo…dimenticato.
 
L’uomo lo guardava con occhi spalancati e labbra socchiuse. Quando Blaine finì di parlare, annuì serio.
 
-Ho capito.
 
Il moro lo guardò per un attimo, con gli occhi sbarrati. Davvero?
 
-Davvero?
 
L’altro prese un lungo sorso dal suo bicchiere, svuotandolo completamente, poi si girò nuovamente verso di lui con le guance arrossate e rispose.
 
-Certo che no. Ma cosa diavolo ti sei fumato? Dì un po’, le studi pure queste cose, tu?
 
Blaine notò compiaciuto il cambio di persona, poi abbassò lo sguardo e fissandosi le dita mormorò:
 
-In un certo senso.
 
Emise un sospiro. Probabilmente lo aveva già preso per matto. Beh… A questo punto…che aveva da perdere?
 
-Va bene, facciamo una prova…
 
Quello sbarrò gli occhi, pensando probabilmente che non c’è mai fine al peggio. Poi, contrariamente a quanto Blaine aveva previsto, annuì e si voltò completamente verso di lui, incrociando le gambe e prestando la massima attenzione a ciò che questi stava per proporgli.
 
-Resta qui con noi. Fino all’alba, non di più. Alla fine sapremo più cose noi di te che chiunque altro.
 
Seth se ne stava muto dietro al bancone sorridendo tranquillo ed osservando la scena con divertita ammirazione, ma sapeva bene che ormai la cosa non lo riguardava più da un bel pezzo. Era una cosa fra Blaine e quel tipo; e forse era anche ora che il suo amico si desse da fare con qualcuno.
Sorrise e tornò ad ascoltare il moro.
 
-Le regole sono: Non abbandonare fino all’alba, ovviamente; non bere troppo, non permetterò che tu dia la colpa di tutto all’alcol; e niente, dico niente, bugie. Ci stai?
 
D’un tratto, senza che nessuno nel locale se lo aspettasse, probabilmente neppure il diretto interessato, il castano scoppiò a ridere. Si piegò in due sullo sgabello e rise, rise fino ad avere le lacrime agli occhi.
 
Blaine si chiese cosa ci trovasse di così buffo in tutto ciò, ma non fece alcuna domanda, mantenendo lo guardo di sfida che si era imposto di creare sul suo viso, nell’attesa che si riprendesse.
 
Quando l’uomo smise di sganasciarsi e si raddrizzò sul suo sgabello, con gli occhi appena lucidi e un sorriso divertito in volto, Blaine non attese un solo minuto prima di iniziare quella che sarebbe stata la conversazione più interessante di tutta la sua vita.
 
-Come ti chiami?
 
Chiese. Una semplice, per iniziare.
 
-Kurt- disse l’uomo. -Kurt Elizabeth Hummel.
 
 
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Per le cinque e quarantacinque di mattina, alla fine, Blaine aveva scoperto che Kurt aveva ventisette anni, che veniva dall’Ohio e che quest’ultimo era un posto di merda-il moro si era rifiutato di confessare che veniva da lì anche lui: quella non era la sera delle sue confessioni. Quindi si era subito venti minuti di ingiurie nei confronti di quel posto che conosceva fin troppo bene- che era gay-e qui aveva sorriso, forse, in maniera un po’ troppo eccessiva- che faceva parte di un Glee club -Diamine!- ed era entrato nella squadra delle Cheerleaders una volta.
Poi gli aveva parlato dei bulli e Blaine, forse incoscientemente, aveva fatto un piccolo, piccolissimo commento sulla propria adolescenza.
 
Il castano aveva anche confessato di aver ballato Single Ladies in una tutina nera aderente, momento nel quale Blaine aveva ingoiato tutta la sua saliva in un colpo solo e si era ritrovato di colpo con la bocca incredibilmente asciutta.
Sapeva altri migliaia di particolari sulla vita di Kurt, cose piccole ed adorabili, ma anche enormi ed imbarazzanti, sapeva quali erano i suoi sogni di sempre, quali aveva raggiunto e quali pensava non avrebbe raggiunto mai, ed aveva anche scoperto che quel meraviglioso ragazzo dalla risata dolce e dai sorprendenti occhi azzurri aveva ricevuto il suo primo bacio a ventidue anni, perché troppo poco sicuro del suo aspetto e incerto negli approcci con gli uomini.
Blaine aveva maledetto chissà quale entità per non aver permesso loro di incontrarsi prima.
 
Per le cinque e quarantacinque di mattina, tuttavia, Blaine aveva scoperto che non ci sarebbe mai stata una notte abbastanza lunga per sapere tutto ciò che avrebbe voluto sapere su Kurt.
 
 
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Uscirono insieme dal locale alle sei ed un minuto, o forse le sei e due. Seth era ancora all’interno, pronto a dare il cambio all’altro cameriere per tornare a casa a farsi una lunga dormita ristoratrice.
 
-Allora, Kurt Elizabeth Hummel, so abbastanza cose su di te?
 
Kurt lo guardò negli occhi, poi rise.
 
-È l’alba, Blaine. È ora che tu dimentichi tutto.
 
Si voltarono contemporaneamente a fissare il sole che faceva capolino fra i grattacieli e il cielo dipinto di un tenue colore violetto. Rimasero fermi ad osservare quello spettacolo per minuti interi, quando il silenzio venne rotto da un pesante sospiro di Kurt.
 
-È tardi.
 
Blaine sorrise.
 
-E adesso cosa? Scomparirai nel nulla?
 
Così dicendo, fece scivolare dolcemente un dito lungo il braccio di Kurt, ora coperto dal pesante cappotto.
Quello abbassò lo sguardo e puntò gli occhi nei suoi.
 
-Blaine…Credi davvero che io abbia creduto a tutta quella storia della notte, del buio e dei segreti?
Si chinò e, sfiorando appena la sua mano, schioccò sulla guancia del moro un leggerissimo bacio, lasciandogli però addosso una scia dolcissima di colonia.
 
-Chiamami.
 
Disse poi, facendo scivolare un foglietto piegato fra le dita del più basso e poi girandosi di colpo per correre in strada a bloccare un taxi.
Blaine lo vide scomparire nell’auto gialla senza riuscire a muovere un solo muscolo per fermarlo o anche solo per gridargli un saluto o qualcosa, qualsiasi cosa.
Perciò rimase immobile per un istante incalcolabile, prima di sussurrare a se stesso:
 
-Buonanotte, Kurt.
 
Quando stava per rientrare, si ricordò del biglietto di Kurt. Non riusciva a capire quando avesse avuto il tempo di scriverlo. Lo aprì e lo lesse con un sorriso.
Sopra al suo numero di telefono, che Blaine era sicuro di trovare all’interno, c’era una scritta in caratteri minuti.
 
Buongiorno, Blaine. 
  
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