Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Kastel    28/01/2013    3 recensioni
Lui era lo scacchista, tutti i suoi compagni le pedine. Lui li aveva trovati, allenati, creati. Era solo merito suo se la Generazione dei Miracoli fosse tale. Era il suo capolavoro. Il che voleva dire che aveva tutti i diritti di giocare con loro come e quando voleva.
Lui era l'unico padrone. Di tutti. Fuori e dentro il campo. Per questo non poteva perdonare che qualcuno avesse il controllo della Regina.
Quello era il suo diritto.

AkashixKuroko - AominexKuroko (accennata)
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non era semplice, delle volte, comprendere lo sguardo di Akashi.
Non era solo perché aveva degli occhi che, nonostante fossero del colore del fuoco, sembravano freddi come il più polare dei luoghi. Non era soltanto che possedevano la straordinaria capacità di inquadrare chiunque avesse davanti come la più potente delle macchine. Era qualcosa che emanava, come la più crudele delle spade. Era la sua stessa presenza. Era la sua forza. Era Akashi.
Ed a volte questo spaventava Kuroko.
Evitava di stare troppo nella stessa stanza con lui: non gli piaceva mai come lo fissava. Non era come Aomine: gli bastava un'occhiata per capire esattamente cosa pensava. Akashi invece si nascondeva dietro una maschera di durezza. Nessuno, quindi, poteva leggere ciò che gli passava nella testa.
E se solo qualcuno l'avesse potuto fare sarebbe rimasto a bocca aperta. Il grande capitano della Generazione dei Miracoli aveva puntato il suo occhio di falco verso l'ultimo dei sei. E se, ancora, qualcuno fosse andato a chiedergli perché aveva deciso di farlo la risposta, probabilmente, sarebbe stata una sola.
Perché lui è diverso dagli altri.
Agli altri cinque era bastato poco per capire chi comandava. Avevano tutti un talento simile, basato sulla forza e abilità fisiche: gli era stato sufficiente incanalare tali capacità per ottenere il rispetto che anelava.
Con Kuroko era diverso. La sua abilità era sparire. Capitava delle volte che neanche il suo occhio potesse notarlo, come se fosse realmente un'ombra. E visto che era un qualcosa di intangibile gli era difficile tenerlo sotto controllo. La cosa lo infastidiva e, allo stesso tempo, lo esaltava. Era una sfida, qualcosa che doveva vincere, perché lui non perdeva mai. Quindi aveva sempre ragione.


Quando, un pomeriggio d'inverno, mentre tutti era già andati via, Kuroko si ritrovò davanti Akashi la prima cosa che fece fu tremare. Cercò di non farci troppo caso: era davvero una giornata fredda, era naturale che si sentisse come se stesse congelando.
O forse erano solo gli occhi di Akashi.
-Stai andando via, Tetsuya?-
Akashi usava diverse forme di controllo indiretto. Una di queste era chiamare i propri compagni di squadra con i loro nomi di battesimo. Nessun kun o altri suffissi stupidi: bastava così poco, per una persona dalla mentalità come la loro, per fare capire chi stava sopra e chi stava sotto.
-Akashi-kun...-
Kuroko era il chiaro esempio del dominato. Quel modo di fare così irritante, quella vocina così sottile... Ad Akashi tutto ciò dava sui nervi, ma non lo faceva vedere. Il problema non stava tanto in Kuroko, quanto nel fatto che si comportava così con chiunque.
Se solo lo facesse unicamente con me.
Il braccio di Akashi si mosse prima che lui stesso se ne rendesse conto. Non che fosse un grosso problema: era un pensiero fisso, che gli trapanava il cervello da parecchio tempo.
Se solo fosse totalmente sotto il mio controllo.
La mano si chiuse sul viso, sopra la bocca di Kuroko, impedendogli di parlare.
Se solo fosse mio.
Lo sguardo di Akashi divenne talmente affilato che Kuroko dovette chiudere gli occhi per non farsi tagliare da esso.
Se solo.
Kuroko sentì solo la risata di Akashi. Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi e trovarsi davanti il suo sorriso, così graffiante da sembrare esso stesso la mano che bloccava Kuroko.
-Niente se, Tetsuya.-
Perché i miei ordini e voleri sono assoluti.


Non ebbe bisogno molto di tenere la mano sopra il viso di Kuroko. Bastava solo il suo sguardo per impedirgli di urlare.
La prima regola per controllare qualcuno è quella di colpirlo psicologicamente. Non c'è bisogno di usare le maniere forti: una giusta occhiata può fare più male di mille pugni allo stomaco.
Prese a slacciare la cravatta di Kuroko, sotto il suo sguardo terrorizzato. No, non voleva dargli dolore fisico. Voleva solo legarlo alla sua catena, per impedirgli di scappare via.
La seconda regola è forse la più importante. Bisogna parlare, sempre. Usare le parole corrette, in modo da non creare paura o terrore. Bisogna rassicurare, dimostrando però chi comanda.
-Tetsuya... lo sai perché io sono il capitano della squadra? Perché io non ho mai perso. Mai. Capisci che significa? Che se voglio qualcosa lo ottengo. Indipendentemente da cosa sia.-
La terza regola
Il pensiero, forse per la prima volta, si spense. Le sue regole, così pianificate alla perfezione, caddero davanti a ciò che i suoi occhi videro.
Perché Kuroko ha quei segni sul collo?
Non erano particolarmente visibili, significando che erano di qualche giorno prima. Erano però presenti. Per la prima volta aveva perso. Qualcuno lo aveva anticipato. Qualcuno lo aveva battuto.
E, se aveva fatto i conti giusti, sapeva pure chi.


L'improvviso stop di Akashi fece aprire gli occhi a Kuroko, dopo tutto il tempo in cui li aveva tenuti chiusi.
Si pentì amaramente di averlo fatto.
Fu, forse, la primissima volta che vedeva il vero sguardo di Akashi. Non quello nascosto dietro il freddo. Era talmente caldo che gli fece paura. E non aveva di certo bisogno di capacità particolari per leggere cosa significava.
Era furioso.
E, probabilmente, geloso. Ma fu solamente una sua supposizione.
Non che ebbe molto tempo di pensarci su, visto che Akashi aveva deciso di prendersi ciò che voleva.
E no, non con una partitella a basket.


Aomine.
Akashi ebbe in mente quell'unico nome per tutto il tempo in cui, in maniera quasi incontrollata, strappò gli abiti a Kuroko.
Aomine.
Era sicuro che fosse lui il colpevole del furto. Non che ci volesse molto, considerando la loro incredibile intesa, ma fino a quel momento l'aveva solamente applicata al basket. E andava benissimo così. Anzi, doveva continuare ad essere così. Mica poteva permettersi di perdere pure sul campo da basket. Ma fuori no. Fuori nessuno doveva comandare nessuno, se non lui stesso.
Lui era lo scacchista, tutti i suoi compagni le pedine. Lui li aveva trovati, allenati, creati. Era solo merito suo se la Generazione dei Miracoli fosse tale. Era il suo capolavoro. Il che voleva dire che aveva tutti i diritti di giocare con loro come e quando voleva.
Lui era l'unico padrone. Di tutti. Fuori e dentro il campo. Per questo non poteva perdonare che qualcuno avesse il controllo della Regina.
Quello era il suo diritto.


-AKASHI-KUN!-
Kuroko non credeva che urlare servisse a qualcosa. E non capiva neanche qual'era la sua colpa.
Perché Akashi aveva deciso di prenderlo con la forza? Qual'era la ragione?
Probabilmente tra tutti i giocatori della squadra lui era quello più spaventato dal capitano. Aomine lo prendeva in giro spesso, sostenendo che si faceva davvero troppi problemi. Non poteva farci nulla, però: Akashi lo terrorizzava. Lui e il suo modo di fare. Sembrava quasi che si sentisse Dio, con il solo scopo di divertirsi a tenerli sotto controllo. Non capiva le persone di quello stampo e non capiva neanche come si poteva sul serio pensare di essere il padrone di qualcuno.
Evidentemente, però, aveva sottovalutato troppo quell'aspetto. E ora ne stava pagando le conseguenze. Perché gli bastò ascoltare il nome che Akashi masticava con rabbia mentre con ogni spinta lo violava per capire contro chi si stesse vendicando.
Daiki Aomine.
Nella sua paura aveva commesso un unico, gigantesco errore: lasciare che Aomine si prendesse uno dei suoi preziosi pezzi. Pensava di essere al sicuro fuori dal campo, ma si sbagliava.
Solo lo scacchista può toccare i pezzi. Solo lui.


-Vedi di non farti più toccare da Daiki, Tetsuya.-
Bastò così poco perché tutto finisse, così come tutto era iniziato. Akashi era venuto dentro Kuroko e aveva dichiarato la sua proprietà. Basta.
Oh, e ovviamente aveva ben pensato di mostrarlo al mondo intero, facendo dei segni sopra quelli di Aomine con i denti. Li aveva morsi con tanta di quella forza che era uscito sangue. Kuroko aveva urlato di dolore, ma ad Akashi quei suoni era piaciuti molto di più di ogni parola che la voce monocorde del ragazzo poteva dargli.
-Va bene, Akashi-kun.-
Oh... chissà perché quella frase aveva un suono così dolce.
Gli prese una ciocca di capelli fra le dita, accarezzandola piano. Gliela baciò, così dolcemente che sembrava fosse il più tenero degli amanti. Poi prese un paio di forbici dalla borsa e glielo tagliò, sorridendo.
-Bravo Tetsuya.-
Lasciò cadere i capelli sul pavimento, incurante dello sguardo praticamente vuoto di Kuroko. Mosse un poco le forbici, decidendo di tagliargli un altro po' i capelli.
Iniziò dalle punte, facendo attenzione a non toccargli gli occhi con la lama.
Qui ti ha toccato?
Passò poi più al centro, imperterrito, con uno sguardo attento ma allo stesso tempo con un sorriso sul viso.
E qui?
Si dovette trattenerlo dal raderlo, ma era solo perché privo del mezzo per farlo.
-Adesso stai benissimo.-
Perché io lo so che lui ti tocca sempre i capelli. Lo so, lo fa spesso.
Gli sorrise, prendendogli poi la mano e facendogli un baciamano.
-Mia Regina.-
Aveva ottenuto il più potente dei pezzi. E aveva vinto.
Finalmente anche l'ombra è mia. Solo mia.
E Aomine non avrebbe più potuto toccarlo.

 

 


-Non avrai mica intenzione di metterti contro di me. Ti ricordo chi ti ha trovato.-
Lui è sempre lo scacchista, ma il tempo si è portato via i suoi pezzi. Li ha sparsi in scuole diverse, dove lui non può toccarli. Adesso non può più controllare tutti. Lo capisce dallo sguardo di Kuroko: non più basso, ma che lo osserva negli occhi. Quegli occhi non sono gli stessi di quel pomeriggio di qualche anno prima. Ora non è più il suo pezzo migliore.
Ma nonostante ciò un sorriso tagliente esce fuori.
Ciò non vuol dire mica che non può controllarlo di nuovo. Significa solo che deve ancora una volta schiacciarlo. Lui e la sua nuova luce, Kagami.
Solo lo scacchista può vincere.
Solo lui.
Anche se il prezzo da pagare, forse, è solo il complesso di Dio.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Kastel