You are mine.
Non si chiese se Aomine avesse capito la frase che gli aveva sussurrato nell'orecchio né se avesse compreso il gioco di parole con il suo cognome. E dall'espressione che fece non gli fu difficile dedurre la risposta.
Non che avesse così tanta importanza. Solo, voleva sottolineare il semplice concetto di appartenenza, che per lui che conosceva l'inglese era sembrato palese fin dall'inizio.
Era un semplice destino ed era scritto nel nome.
Tu sei mio, Aomine. E finché non cambierai cognome questo durerà. Dovesse anche essere tutta la vita.