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Autore: Denebula    29/01/2013    0 recensioni
Amy ormai è morta e Garry rimane solo. La sua vita resterà com'era prima o cambierà?
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Visto che la mia storia è piaciuta,ho deciso di descrivere cosa accade dopo di questa. Ho osato fantasticare sulla vita privata di Garry (intendo la sua famiglia...) spero che comunque la storia vi piaccia!

La rosa bianca-il futuro di Garry (parte 1 )

Garry ritornò a passi lenti nella galleria. L’amico di Amy chiedeva insistentemente a lui di dove la ragazza fosse finita ma Garry non fermava la sua camminata. Era ancora molto frustrato da quello che era successo ma non piangeva perché sapeva che ora Amy era in un posto migliore. Entrò nella galleria con la testa bassa e le mani nelle tasche. Ib e Mary si avvicinarono a lui.
-Dov’è Amy?-chiesero in coro. Lui rialzò la testa:il suo sguardo tagliente,quasi arrabbiato. Ib capì che non voleva parlarne o meglio,parlare.
-Garry! Tesoro!-lo chiamò una voce.-Vieni che ti presento delle persone!
Lui fu accompagnato dalle due bambine fino a dove nasceva quella voce:era sua madre. I suoi due fratelli,John e Ryan,lo prendevano sempre in giro perché secondo loro il carattere del fratello maggiore era noioso.
-Guardate chi c’è:il fratello acculturato!-disse un bambino di circa dodici anni.
-Zitto Ryan,fatti gli affari tuoi!-gli disse Garry.
-Garry! Non rimproverare così tuo fratello! Soprattutto di fronte a delle persone che non conosci.
-Veramente le conosco,mamma.-erano i genitori di Ib quelli che sua madre aveva appena conosciuto. All’ora di pranzo le due famiglie andarono a mangiare fuori insieme in un ristorante molto carino. Garry non mangiò neanche un boccone:giocherellava con la forchetta sul tavolo. Il padre lo rimproverò per questo e sua madre insisteva che lui mangiasse qualcosa. Le due bambine non sapevano cosa fare. Lui rimise la forchetta a posto ma si rifiutò di mangiare. Quando arrivò il cameriere per prendere gli ordini per il dolce,Garry approfittò del momento e prese velocemente il coltello che mise sotto al tavolo. Quando tutti si rigirarono Garry tastava  il coltello e se lo rigirava tra le dita che incominciarono a sanguinare:era in piena depressione. Vedendo che i suoi genitori si stavano preoccupando,lui si alzò dal tavolo ed andò in bagno. Si lavò le mani e cercò di coprire le ferite che si era fatto. Si guardò allo specchio e vide un ragazzo spento,provato;come se in realtà fosse già morto:era di un bianco cadaverico e la morsa della fame lo opprimeva ma lui si rifiutava di mangiare. I giorni passarono e i genitori di Garry erano disperati:lui cominciava ad andare male all’università,si rinchiudeva in camera per tutto il giorno e non riacquistava più il suo colore naturale. Una volta rimase sveglio fino a tardi per studiare ma quando arrivò l’esame,questo fu un fallimento totale.
-Garry,cosa diavolo ti prende?-gli disse il padre a pranzo.-Il professore dice che in classe ti distrai!
Garry non rispose e giocherellò con il cucchiaino immerso nel suo tè.
-Avanti figliolo,bevi qualche sorso!-insisteva disperata la madre:temeva che suo figlio morisse per la fame. Lui sembrava non ascoltare. Dopo il solito e pesante rimprovero del padre,si richiuse di nuovo in camera sua e,seduto sul letto,guardò le stelle per tre ore buone.
“Devo fare qualcosa.”pensò. “Non posso continuare in questo modo” ma d’altronde lui dentro preferiva cambiare,alla fine la situazione non fece altro che peggiorare. Per la disperazione i genitori dovettero chiamare uno psicologo. Ogni volta che questo veniva,Garry aveva una determinazione tale che lo psicologo si inquietava:perché doveva raccontargli la sua vita?
-Senti ragazzo,io non ce la faccio più con te! Ti do un ultimo consiglio e poi non ti voglio più vedere!-il dottore gli mise di fronte a lui un biglietto da visita.
-È un mio amico,ti potrà sicuramente aiutare. Arrivederci.-e lo psicologo se ne andò una volta per tutte. Garry consegnò il biglietto da visita ai genitori e loro supplicarono lui di chiamare quel numero. Lui non lo fece e i genitori furono costretti a fissare un appuntamento senza farlo sapere al  figlio. Garry salì,sbuffando,in macchina con i suoi.
-Dove stiamo andando?-loro non dissero nulla. Arrivarono di fronte ad un alto edificio.-Ci vediamo stasera tesoro,e mi raccomando:comportati bene.-e dicendo questo lasciarono Garry sul marciapiede. Un uomo adulto lo accolse e lo fece entrare nel palazzo. Aprì la porta del suo ufficio e Garry spalancò gli occhi:la sua casa era piena di strumenti musicali.
-Allora,Garry. Io sono specializzato in musicoterapia. Sai cos’è?
Il ragazzo annuì mantenendo gli occhi fissi sugli strumenti.
-Bene,allora perché non cominciamo? Scegli uno strumento.
-COSA?-il ragazzo non poteva crederci.
-Avanti,scegline uno.
Fu una ricerca lunghissima,Garry era davvero confuso ed indeciso. La sua mente si illuminò di colpo.
“La musica! Amy adora la musica! Può essere un modo per sfogarmi e per…ricordarmi di lei.”
Fino ad allora aveva brancolato nella stanza ma,dopo aver pensato queste parole,si diresse a passo deciso verso un pianoforte a mezza coda.
-Questo.-gli disse all’uomo.-Ma non voglio fare musicoterapia.
-Ma io sono laureato per fare questa attività!-si arrabbiò l’uomo.
-Lei mi ha già aiutato. Senza di lei sarei morto di fame.
-Davvero?
-Si,mi ha illuminato. Grazie ancora!-e dicendo questo uscì dall’appartamento. Camminò fino a casa sua e quando entrò vide la sua famiglia già a tavola.
-Ma non dovevi tornare a ora di cena?-disse la madre.
-Si,ma avevo un impegno all’università,ricordi?
La madre si sentì leggera come l’aria vedendo che Garry aveva risolto il suo problema. Lui salì in camera e riempì di libri il suo zaino,salutò i suoi genitori e arrivò all’università. Invece di andare spedito verso la sua classe,lesse la bacheca ed entrò in un’aula totalmente diversa. Nei giorni che seguirono,Garry andò ogni pomeriggio all’università e i genitori erano tornati tranquilli come i vecchi tempi. Una sera,però,videro Garry di un umore più allegro del solito. Portava tantissimi libri nelle braccia ed altrettanti nello zaino. Alcuni gli caddero a terra e i fratelli decisero di aiutarlo.
-NO! Faccio da solo.-stava nascondendo qualcosa e i genitori lo capirono subito ma non vollero indagare. Il giorno dopo Garry non andò all’università e rimase a casa con la sua famiglia. Lui rispose che le lezioni,quel giorno,erano sospese.
-Do fastidio se studio?-chiese a sua madre,che stava lavando i piatti.
-Tutto il contrario! Studia pure con i tuoi fratelli!
-Ehm,era proprio questo che intendevo:non so se do loro fastidio.
-Fai pure fratellone.-disse John,che era il più piccolo. Garry si rassegnò. Dopo qualche minuto,lui picchiettò e mosse la mano destra prima in alto e poi a sinistra. I movimenti erano ritmici e i fratelli non capirono cosa Garry stesse facendo. Le labbra del ragazzo si muovevano:stava blaterando qualcosa in silenzio. Con le mani tamburellò sul tavolo alternando le dita. D’un tratto si arrabbiò.
-Maledizione Garry,è un Mi!-arrossì dalla vergogna. Stava parlando con se stesso,solo a voce alta. La famiglia lo guardò sorpresa.
-Lasciate perdere. Dimenticate quello che ho detto.-e tornò con la testa sul libro. A tardo pomeriggio,uscì e si diresse dal suo vecchio amico musico terapista.
-Garry! Cosa fai qui?
-Ho bisogno del suo pianoforte. Devo allenarmi.
L’uomo capì tutto e lo fece entrare. Nelle settimane che seguirono Garry andò sempre a casa del suo amico per allenarsi.  Un pomeriggio,il professore di lettere di Garry andò a trovare la sua famiglia e furibondo disse:
-Vostro figlio non viene più alle lezioni pomeridiane!
-Cosa? Ma andava all’università ogni pomeriggio!
-In classe mia non c’è mai! Se domani pomeriggio,alle quattro,non viene lo sospendo e lo boccio!
I genitori salutarono il professore. Quando Garry tornò a casa fu un delirio generale.
-Cosa vai a fare ogni pomeriggio,Garry?-diceva la madre.
-Domani pomeriggio vai alla classe del tuo prof di lettere,altrimenti ti caccio da questa casa!-urlò il padre. Il giorno seguente Garry passò dal suo amico dicendo che non sarebbe venuto quel pomeriggio.
-Mi raccomando Garry,non ti arrendere e continua a scrivere perché ne vale la pena.
Alle quattro in punto Garry era già seduto al suo banco e teneva gli occhi fissi su un libro. Il prof entrò e vide Garry ma non lo salutò.
-Bene,prendete il libro di letteratura.
Gli alunni obbedirono. Dopo aver spiegato per due ore,il professore vide che Garry era totalmente distratto:a volte alzava gli occhi al cielo e poi,con la matita,disegnava. Il prof si avvicinò a lui.
-Non ci siamo,già non vieni e ora ti distrai?-gli prese il foglio a cui Garry stava lavorando e sbarrò gli occhi.
-Scusatemi un momento.-prese per il braccio il ragazzo e uscirono dall’aula. Camminarono a lungo e il prof non si decideva a mollare la presa. Entrarono in un’altra aula.
-Scusatemi. August,puoi venire un momento?
Il suo collega uscì dall’aula.
-Garry,ti presento August. August,lui è un mio allievo.
I due si strinsero la mano. Il prof fece vedere al collega il foglio di Garry. Lui sorrise poi diede una pacca sulla spalla al ragazzo.
-Figliolo,forse questa facoltà non fa per te. Se vuoi posso darti una mano.
-Non capisco..
August prese il cellulare e in fretta e furia compose un numero sulla tastiera.
-Joseph! Sono io,August! Forse ho un nuovo allievo prodigio per te! Potresti prenotare un volo da Tokyo a New York per lui?
-ASPETTA,CHE??-Garry era stupito.
-Ragazzo,ti sto offrendo un’occasione d’oro. Devi solo chiedere ai tuoi genitori se in questi mesi puoi affittare una casa a New York. Poi al resto ci penso io.
Garry non sapeva cosa stava pianificando il collega ma chiamò lo stesso i suoi genitori. August parlò con loro e li convinse a far andare il figlio oltreoceano.
-Quando partirà l’aereo?-chiese Garry.
-Domani mattina. Torna pure dai tuoi e passa la giornata con loro.
Il ragazzo tornò a casa. La madre lo abbracciò.
-Non ci credo! Il mio ragazzo a New York!-la madre aveva le lacrime al viso.
La giornata volò tra una risata e l’altra e arrivata l’ora di cena i genitori si fecero serissimi.
-Senti figliuolo,vorremmo parlarti di una cosa seria.
-Certo.-disse Garry.
-Sei un ragazzo giovane,forse è arrivato il momento che ti riconosci in un gruppo e non rimani isolato.-comiciò la madre.-In poche parole,devi cominciare a trovare la tua anima gemella.
Sul volto di Garry il sorriso si spense. Si fece cupo come i mesi precedenti e abbassò lo sguardo.
-Non puoi rimanere solo per tutta la vita!-gli disse il padre.
-Papà,io non sono solo!
-Hai già una ragazza?-gli chiese contenta madre.
-La avevo.
-Allora perché l’hai lasciata?-gli chiese lei.
-Lei è MORTA!-la madre aveva il cuore a pezzi per il dolore. Il padre divenne di pietra.
-Ma la vita va avanti.-ruppe il ghiaccio lui.
-Io non la tradisco papà,e non la tradirò mai. Lei si fida ancora di me.
Per tutta la cena ci fu il silenzio. Dopo Garry andò in camera sua e preparò le valigie. La notte trascorse serena e la mattina dopo una macchia attendeva il ragazzo fuori dalla sua casa. Tutta la famiglia lo abbracciò.
-Tesoro,qualunque cosa tu voglia fare noi ti aiuteremo. Divertiti in America!-furono le loro ultime parole. Garry mise le valige nel portabagagli dell’auto e salutò August. Lui lo portò all’aeroporto.
-Perdona Joseph,lui non poteva venirti a prendere. Non può lasciare la sua cattedra. Buona fortuna.
I due si salutarono.
-GARRY!!
-Ib? Mary?
Le due bambine erano passate a salutarlo. Lo abbracciarono.
-Ci farai avere tue notizie,non è vero?
-Certo ragazze,vi manderò una cartolina ogni giorno se posso. Comunque tornerò durante le vacanze,non preoccupatevi.
Lui salì sull’aereo e i suoi amici lo salutarono. Il viaggio fu lungo e noioso. Garry passò tutto il tempo a guardare da fuori il finestrino le nuvole morbide e bianche come il latte. Dopo quindici ore arrivò in America. Era un po’ confuso visto il fuso orario. Un uomo lo accolse a braccia aperte.
-Benvenuto a New York ragazzo. Io sono Joseph,il tuo nuovo insegnante.
-Piacere di conoscerla.-gli strinse la mano.
Joseph guidò il ragazzo fuori dall’aeroporto e chiamò un taxi. Dopo qualche ora di viaggio raggiunsero la loro meta.
-Benvenuto nella tua nuova scuola! Te la mostro.
Il maestro fece vedere al ragazzo le aule,l’aula magna eccetera.
-Ecco,questa è la tua scuola.  
Garry entrò nel suo nuovo appartamentino vicino a scuola e posò le valige. Chiamò con urgenza i suoi genitori e scoprì che loro erano con la famiglia di Ib. Diede a tutti la buona notizia.
-Sono alla Juilliard! Sono alla Juilliard!-diceva loro con una mano sulla testa per l’emozione. La sua vita finalmente era cambiata in meglio. 

  
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