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Autore: xdreamsrmywings    29/01/2013    8 recensioni
“Ma io, secondo te – disse salendo sul primo gradino della scalinata dove ero seduta, e poggiando le sue manine sulle mie ginocchia per non cadere – assomiglio un po’ al mio papà?”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nathan Sykes , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mamma mamma!” urlò improvvisamente Ryan mentre a passo svelto ma comunque incerto si dirigeva nella mia direzione.
“Dimmi amore, che succede?” chiesi sorridendogli.
“Ma io, secondo te – disse salendo sul primo gradino della scalinata dove ero seduta, e poggiando le sue manine sulle mie ginocchia per non cadere – assomiglio un po’ al mio papà?”
Sgranai gli occhi per lo stupore causatomi dalla domanda, rivolsi poi un sorriso sincero a quel piccolo bambino che mi fissava in attesa di una risposta soddisfacente, con i suoi grandi occhioni azzurri pieni di aspettativa. Con uno sforzo benché minimo della mente, misi a fuoco l’immagine del padre alla quale, cercavo di eliminare l’aria infantile che aveva quando ci eravamo conosciuti, e cercando di ricordare delle foto più recenti che avevo visto su dei giornali.
“Come mai questa domanda?” chiesi a mia volta prima di colmare la sua voglia di sapere.
“Così - iniziò alzando le spalle – sono solo curioso” concluse poi con una sicurezza non comune a un qualsiasi bambino di tre anni, ma infondo lui non era come gli altri. Lui era Ryan Scott o meglio Ryan Colton Sykes.
“Allora, avete le stesse labbra – dissi alzando lo sguardo appena in tempo per vedere Ryan toccarsi le labbra – gli stessi occhi e i capelli sono perfettamente identici”
“Basta?” chiese di colpo il piccolo con un tono di voce più alto di un ottava, senza lasciarmi il tempo di continuare .
“Non urlare Ryan! – lo sgridai per poi abbassare il tono di voce e continuare – avete la stessa corporatura, forse ora non si nota ma quando crescerai sarete uguali fisicamente. E infine hai la sua stessa fissazione per i cappelli” conclusi indicando il cappellino che portava sulla testa, dal quale non si staccava mai.
“Ora me lo descrivi meglio, dimmi come erano i capelli o gli occhi. Hai detto che sono come i miei ma io voglio sapere di più” mi pregò poi con quel fare da so-tutto-io che unito al so tono di voce infantile e alla difficoltà nel pronunciare le parole gli donava un’aria buffa.
“Come mai vuoi sapere così tante cose su tuo padre? Non ti è mai interessato” domandai un po’ scocciata ma principalmente delusa, poiché non volevo che Ryan in un futuro si mettesse a cercare suo padre.
Ryan spostò lo sguardo alle sue scarpe e i suoi occhi azzurri come l’oceano si riempirono di malinconia, sospirò rumorosamente come per mettere insieme le parole e poi cominciò a spiegarmi “All’asilo parlano tutti dei loro papà e delle loro mamme, dicono che sono belli forti e alti come un armadio, poi chiedono a me e io non so rispondere. Su di te dico che sei la mamma più strabellissima di tutte, ma su papà non so che dire” Quelle parole furono come una doccia fredda, sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui avrebbe voluto sapere qualcosa di più sul padre e non mi ero mai soffermata a pensare su cosa gli avrei detto, se avessi dovuto raccontargli la verità o meno. Crescere un bambino a diciannove anni era relativamente semplice rispetto alla notizia della mia gravidanza e al parto che avevo affrontato tre anni prima, e non mi ero mai fermata a pensare, quanto questo bambino avrebbe sentito la mancanza di un padre nella sua vita, e questo fu sicuramente uno dei miei più grandi errori.
Le prime domande che ti vengono poste all’asilo riguardano te e la tua famiglia, ma specialmente i tuoi genitori che sono considerati come esseri perfetti, incapaci di sbagliare se non quando ci negano un gioco.
Ma cosa avrebbe potuto dire Ryan sul padre che conosceva solo per sentito dire?
Quando mi chiese per la prima volta il perché lui non avesse un padre, gli risposi che i genitori decisero di trasferirsi senza lasciargli la possibilità di rimanere. Raccontare che in realtà il padre non fosse a conoscenza della sua esistenza  e che questa notizia “all’epoca” sarebbe stata uno scandalo per la sua carriera, sarebbe stato difficile se non impossibile, con quella scusa avevo solo raggirato l’ostacolo sperando che non mi si ripresentasse davanti in futuro.
Respirai profondamente e cominciai a descriverlo al meglio “Papà aveva gli occhi azzurri come i tuoi, i suoi capelli erano indescrivibili, quando ci siamo conosciuti aveva un orribile ciuffo che nascondeva sotto i cappelli. Non era assolutamente in grado di sistemarseli, per questo tu li porti corti con questa sottospecie cresta – scherzai prendendogli con le dita il ciuffetto di capelli, provocando l’ilarità di Ryan – aveva le spalle larghe  e le braccia forti ma anche un po’ di pancetta” dissi imitando con le mani la grandezza delle spalle come per aiutarlo a immaginare, anche se il ricordo che avevo di lui dimostrava l’esatto contrario, ma in tre anni era cambiato anche lui.
Lo sguardo di Ryan si illuminò, forse perché nella sua mente lo dipingeva come un dio greco senza alcun difetto, fatto sta che era estasiata di quella misera descrizione.
“Ah, un’ultima cosa. Papà era veramente bello” dissi poi facendogli una carezza sulla guancia rosea.
“Ecco, perché io sono bellissimo” esclamò in preda all’entusiasmo.
“No amore, tu sei più bello, molto più bello di lui”
“Questo perché tu sei bellissimissimissima mamma” urlò allargando le braccia per dimostrarmi la mia bellezza prima di salire un altro gradino e gettarsi con un salto al collo per abbracciarmi.
“Papà è stato veramente stupido a lasciarti, non sa cosa si è perso. Io al suo posto non avrei mai lasciato una ragazza come te, sei perfetta mamma!”
Sentii gli occhi riempirsi di lacrime per l’emozione, continuavo a chiedermi come tanta maturità potesse essere di casa per un bambino di soli tre anni. Ryan era decisamente più maturo e responsabile per la sua età, riusciva a cogliere le cose importanti di ciò che lo circondava.
Ryan si liberò da quell’abbraccio e con un salto scese sul marciapiede per poi riprendere a giocare.
“Sai mamma..” mi chiamò dopo qualche minuto di silenzio.
“Cosa amore?” chiesi alzando lo sguardo verso di lui e lasciando cadere il telefono nella borsa.
“Io da grande voglio fare il cantante o l’aereo” disse convinto.
“Amore, non puoi fare l’aereo, al massimo il pilota”
“Si, è uguale mamma” tagliò corto alzando le braccia e correndo su e giù per il marciapiede imitando l’aereo, fino a quando non andò a sbattere contro un ragazzo.
“Ahia” urlò cadendo di sedere per  terra e toccandosi con la mano dove aveva leggermente battuto.
“Attento Ryan” esclamai alzandomi e correndogli incontro per aiutarlo.
“Scusalo, quando gioca non guarda mai avanti” dissi al ragazzo dopo aver tirato su Ryan ed essermi accertata che non si fosse fatto male. Alzai lo sguardo verso di lui e in un batter d’occhio lo riconobbi.
“Non preoccuparti, siamo tutti un po’ distratti da piccoli. Io lo ero tanto quanto lui, se non di più” rispose sorridente come se nulla fosse accaduto.
“Tu hai i miei stessi capelli” esordì Ryan che fino a quel momento era stato zitto.
Sgranai gli occhi sorpresa da ciò che aveva appena detto mio figlio, che come sempre non aveva perso tempo per esprimere ciò che pensava.
“Dai amore, lasciamo stare il ragazzo che avrà sicuramente da fare. Torniamo a giocare”
“Okay mamma, ciao ragazzo con i capelli come i miei” disse Ryan girandosi e facendo cenno con la mano.
“Ciao Ryan! Comunque io sono Nathan”
“E’ stato un piacere conoscerti Nathan” concluse sorridente agitando la mano.
“Anche per me Ryan”
Mi risedetti sugli scalini del nostro mini-appartamento e l’unica cosa che avevo in mente era se mai, un giorno Ryan avrebbe scoperto che il simpatico Nathan era suo padre.
“Mamma, stai bene?” mi chiese il piccolo preoccupato, interrompendo il mio flusso di pensieri.
“Si tesoro” risposi di rimando cercando di sorridere nel modo più naturale possibile.
“Va bene” rispose correndo via per riprendere a giocare.


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Spazio autrice:
Prima di tutto vorrei ringraziare @conorsmuffin per il banner, che adoro.
Non trovando un bambino simile a Nath abbiamo deciso di mettere lui da piccolo.
Spero vi sia piaciuta questa piccola OS, l'ho scritta tanto tempo fa, tanto che non mi piaceva più il nome che avevo dato al bambino (Joshua William Sykes) e ho deciso di cambiarlo in quello attuale.
Vi prego vi prego vi prego, lasciatemi un piccola recensione, giusto per sapere se vi è piaciuto o meno, so di non essere una scrittrice nata, ma mi piace cimentarmi qualche volta.

Sto scrivendo una FF sempre sul signor Sykes, se volete passare ecco il link.


 

   
 
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