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Autore: piuma_rosaEbianca    29/01/2013    2 recensioni
Erano cresciuti, erano passati gli anni, ma le notti sembravano ancora non passare mai.
Scott ha sempre avuto problemi a dormire, ma non ha mai avuto difficoltà a trovare una soluzione.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Goodnight. ~

Scott aveva sempre avuto problemi ad addormentarsi.
In qualche modo, seguire ovunque il suo iperattivo migliore amico non lo sfiancava mai abbastanza, ma almeno sapeva che gli bastava un qualsiasi rumore ritmico, lento, leggero e regolare, per addormentarsi all'istante.
Questa abitudine era nata quando era molto, molto piccolo, e suo padre se n'era andato da poco.
Non era raro che la sua fervida immaginazione di bambino tirasse fuori qualche bruttissimo incubo dal buio della sua stanza, terrorizzandolo e impedendogli di chiudere occhio.
Era solito allora alzarsi e sgattaiolare in punta di piedi in camera di sua madre.
Anche lei, da quando il marito l'aveva lasciata, aveva problemi a dormire in quel letto troppo grande per lei da sola.
Scott si arrampicava e si rannicchiava silenziosamente al suo fianco, e lei, senza dire una parola, lo stringeva nel suo, come lo chiamava il piccolo Scott di sei anni, Abbraccio Speciale da Super-Mamma, gli posava un dolce bacio sulla fronte, e lui si addormentava nel giro di pochissimo, cullato dal suo respiro sereno.
Era un metodo infallibile, o almeno lo era stato, finché Scott non aveva compiuto otto anni.
Allora era iniziato quel fin troppo veloce processo di insensata ribellione verso la madre, portandolo a vergognarsi di dormire con lei, come di scambiare qualsiasi genere di coccola o tenerezza.
Al contempo, Melissa aveva ricominciato a fare turni di notte all'ospedale, perché Scott cresceva veloce e le spese si facevano ingenti, nonostante fosse sempre stato un bambino che si rallegrava delle piccole cose.
Aveva giocato a favore di entrambi il fatto che Stiles abitasse giusto a un paio di isolati da lì.
Succedeva fin troppo spesso che i notturni di Melissa coincidessero con gli incubi di Scott, perché inconsciamente il bambino lo sentiva come una sorta di abbandono, di tradimento.
Quando succedeva, c'era il letto di Stiles ad accoglierlo, caldo quanto le braccia della mamma, e c'era il respiro dell'amico a cullarlo finché il sonno non prendeva il sopravvento.
Spesso Scott si prendeva anche la libertà di stargli più vicino, di sentire il suo tepore direttamente sulla pelle, perché gli mancava quel contatto e perché Stiles non si tirava mai indietro, ma anzi, a volte, spesso quando era già addormentato, arrivava perfino ad abbracciare l'amico.
Poi, per un periodo lungo circa un anno, o forse di più, Scott non ricorda bene, le cose cambiarono.
Non erano rare le notti in cui Stiles convinceva il padre a lasciargli passare la notte con la madre, e spesso Scott rimaneva ad aspettare l'amico fuori dalla stanza, perché non voleva lasciarlo solo.
Nel reparto a lunga degenza, di notte, c'era silenzio.
Scott si addormentava con il bip degli elettrocardiogrammi.
Per il resto delle notti i due bambini dormivano comunque sempre insieme, o a casa di Scott quando lo sceriffo passava la notte con la moglie, o a casa di Stiles, quando Melissa aveva turno di notte e il signor Stilinski si costringeva a uscire dall'ospedale per non lasciarli soli.
Poi, quasi all'improvviso, finì.
Scott ricorda confusamente un sacco di gente vestita di nero intorno a una bara. Un sacco di parole nell'aria, fra i singhiozzi delle persone che nascondevano il volto dietro fazzoletti, e la mano di Stiles nella sua.
Ricorda però con dolorosa precisione la notte seguente.
Stiles che piangeva in silenzio rannicchiato fra le sue braccia e dalla cucina, al piano di sotto, singhiozzi e tintinnare di vetro.
La mattina la prima bottiglia vuota si nascondeva nel bidone della spazzatura.
Ci fu una lunga, lunga serie di notti in cui si tennero svegli fino allo sfinimento.
Parlavano facendo finta di non sentire i rumori da basso, riuscivano anche a ridere di niente in quella penombra che li nascondeva dal mondo.
Ginocchia contro ginocchia, i volti così vicini da potersi contare le ciglia.
Qualsiasi cosa facessero, Stiles si addormentava sempre stretto fra le braccia di Scott. E sembrava magico per quanto era naturale.
Avevano dieci anni, avevano conosciuto la morte, e insieme cercavano di combattere gli incubi.
Erano cresciuti, erano passati gli anni, ma le notti sembravano ancora non passare mai.
Quando dormivano da soli e Scott si vergognava troppo di andare dalla mamma, sapeva che gli bastava prendere il telefono.
Stiles, tanto, dopo un paio di commenti sarcastici, si sarebbe riaddormentato, e Scott, mettendolo in vivavoce, poteva lasciare il suo respiro fargli da ninna nanna.
Poi Scott era stato morso.
Ma di nuovo, al contrario di quanto si poteva aspettare, non era cambiato niente.
Superata la prima paura di se stesso, essendosi ricordato che dormire con Stiles non gli faceva accelerare i battiti cardiaci, aveva iniziato a sfruttare la sua nuova agilità per scalare i tetti delle case fino a quella dell'amico, per intrufolarsi dalla sua finestra e quindi nel suo letto.
Solo che non avvertiva mai prima di farlo, e ogni volta rischiava che Stiles morisse d'infarto o che svegliasse l'intero vicinato con un grido.
Si era quindi affidato ai suoi sensi sovrasviluppati.
Ogni sera, quando si coricava, chiudeva gli occhi e si concentrava per escludere tutti i sensi e concentrarsi sull'udito.
Per quanto potesse sembrare strano, non aveva mai pensato, neanche per un secondo, a focalizzarsi sul respiro di Allison o su quello di sua madre.
Senza doverci neanche pensare, cercava istintivamente il respiro di Stiles, il battito del suo cuore, il suo mormorare inquieto nel sonno.
Lo trovava, riconoscendolo fra gli altri come se brillasse nel buio, e si allacciava ad esso, escludendo ogni altro suono.
Stiles, in qualche modo, quando scivolava nel dormiveglia, riusciva a percepirlo.
Era solo una sensazione, come se qualcuno lo stesse osservando, ma invece di mettergli ansia lo faceva sentire protetto, come se a guardarlo fosse una specie di angelo custode.
Buonanotte, mormorava.
Scott si addormentava sempre sorridendo.

~
Lo dico subito: io l'angst non ce lo volevo mettere. Ci è venuto da solo. È capitato. 
Ma credo di aver reso il resto abbastanza fluffoso per farmi perdonare.
Spero che, nonostante tutto, questa shot vi sia piaciuta.
È il primo piccolo omaggio che rendo a Teen Wolf, avendo finito da poco di vedere la seconda serie ed avendo da pochissimo iniziato ad interessarmi alle fanfiction relative alla serie, essendomi ricordata che esistono altri siti oltre a EFP e che da altre parti si trova anche qualcosa che non sia Sterek.
Non per insultare l'OTP di nessuno, ma insomma. Scott/Stiles tutta la vita.
Ad ogni modo, questa fanfic, mio malgrado, non vuole avere niente di slash.
La dedico a Stiles Stilinski, che mi fa impazzire pure senza esistere, e a Marta, in una sorta di get-well-soon present. Vedi cosa faccio in tua assenza? Devi smettere di mancarmi ç___ç
Ringrazio chiunque sia arrivato fino a qua, e giuro amore eterno a chiunque si degnerà di recensire.
Anche negativamente, non aspetto altro che consigli, dato che è la mia prima fanfic su Teen Wolf.
Spero di tornare presto in questo fandom.

Besos,
Piuma_
   
 
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