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Autore: SmartieMiz    29/01/2013    2 recensioni
Spoiler! Post 4x11/Characters [Brunter ship]
Non era possibile: la vita di Hunter Clarington si stava trasformando in uno sciocco romanzo rosa.
Hunter si rese conto che la sua vita era divenuta tutta un incredibile e assurdo cliché.
Hunter si rese conto che non era mai stato così felice in vita sua.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Brody Weston, Hunter Clarington, Warblers/Usignoli
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Titolo: Cliché
Rating: arancione
Genere: fluff/romantico

Spoiler!: Post 4x11/Characters
Crack Pairing: Brunter (Brody+Hunter) ;) 



Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà della Fox; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro

 


Cliché

 


Fiducioso e anche leggermente impaurito.
Hunter Clarington quasi non si riconosceva più: la sua vita stava per prendere una svolta, stava per subire uno di quei cambiamenti che la sconvolgono per sempre, e lui non credeva di essere pronto.
La sua meta era l’Australia; non era mai stato prima lì, ma ad Hunter piacevano le cose nuove e, contemporaneamente, lo spaventavano: non conosceva nessuno, era un posto completamente nuovo e non sapeva se sarebbe riuscito ad inserirsi senza problemi.
Sospirò e il suo migliore amico Trent Nixon si accorse della sua insicurezza: «Non preoccuparti, andrà tutto bene», lo rassicurò appoggiandogli una mano sulla spalla.
«Già, non c’è niente da temere», concordò Nick Duval con un sorriso incoraggiante.
«Scatta qualche bella foto, mi raccomando!», esclamò Jeff Sterling che, come sempre, era quello più esaltato di tutti.
Hunter sorrise leggermente. Il trillo del suo cellulare che segnava un messaggio in arrivo lo distrasse:
 
Buon viaggio, campione! Ti vogliamo bene, bro! :DD – Sebastian e Thad
 
Hunter, con un sorriso, rispose al messaggio dei suoi amici della Francia. Pensava si fossero dimenticati completamente della sua partenza, e invece gli avevano dimostrato l’esatto contrario.
Il megafono avvertì le persone del volo New York-Sydney.
Hunter sospirò di nuovo. Trent lo abbracciò stretto a sé: «Buon viaggio, Hunt! Ci sentiamo!».
Nick e Jeff lo imitarono e stritolarono Hunter in un abbraccio: «Ciao, Hunt!».
«Ciao, ragazzi», li salutò Hunter per poi prendere la valigia e decidersi a salire sull’aereo.
Controllò il posto che segnava il suo biglietto, sistemò la sua valigia e si sedette ad un sediolino vicino al finestrino.
Hunter si abbandonò al sediolino e chiuse gli occhi; non per dormire, ma per riflettere su ciò che stava accadendo.
In meno di un quarto d’ora l’aereo sarebbe decollato, e lui avrebbe lasciato gli Stati Uniti per sempre. No, vabbè, forse non per sempre, ma per un bel po’.
Ripensò al college, ai suoi anni passati ma soprattutto all’ultimo anno di liceo, quello trascorso alla Dalton: era stato l’anno più bello ed entusiasmante della sua vita. Aveva conosciuto Trent, Sebastian, Thad, Nick e Jeff, gli amici che credeva di non poter mai avere. Ne aveva passate tante con loro, ma alla fine si erano sempre ritrovati e riappacificati.
Hunter non riusciva a capire come fossero diventati tutti così amici nonostante diverse liti e qualche malinteso. Alla fine arrivò alla conclusione che quell’amicizia non aveva mai cessato di esistere perché era vera ed eterna.
Una lacrima solitaria bagnò la sua guancia. L’asciugò immediatamente: cavolo, era pur sempre Hunter Clarington, non doveva emozionarsi e mostrarsi fragile!
Più volte Thad gli aveva insegnato che piangere non significava mostrarsi deboli, quindi Hunter ricordò le sue parole e si lasciò ad un pianto di sfogo.
Un pianto isterico, forse, perché metà ala si voltò sconvolta verso di lui.
«Signore, si sente bene?», gli chiese una voce leggermente preoccupata e così vicina.
Hunter sobbalzò.
«Oh, mi scusi, non volevo spaventarla…», si scusò il passeggero vicino a lui visibilmente mortificato.
«Oh, niente… mi scusi lei per la scenata», fece Hunter sentendosi le guance avvampare per la vergogna.
Il passeggero gli sorrise e, cavolo, Hunter non aveva mai visto un sorriso così bello e smagliante. Solo in quel momento si accorse che il suo vicino era un bel ragazzo, forse un po’ più grande di lui, alto, ben posato, dai capelli biondo scuro e gli occhi chiarissimi.
Il ragazzo capì di essere osservato, perciò Hunter allontanò i suoi occhi da quella splendida vista e osservò il finestrino.
Sarebbero stati i dieci minuti più lunghi della sua vita.
Improvvisamente Hunter lasciò stare tutte le sue incertezze e i suoi dubbi e pensò soltanto al ragazzo vicino a lui: voleva chiedergli il nome, voleva parlargli. Voleva avere qualcuno con cui chiacchierare durante quel lungo viaggio, e chi meglio del suo nuovo vicino superfigo?
Hunter si portò una mano in fronte, come se volesse scacciare quei pensieri dalla sua mente. Non era possibile il fatto che un minuto prima era spaventato e insicuro e un minuto dopo era già pronto a trovare la sua prossima preda.
Si sentì stupido e decise di mandare un messaggio a Sebastian:
 
Hey, Bas, come va? Sono sull’aereo e cavolo, sono preoccupato, sì. Andrò in Australia, capisci?! DA SOLO. E sto prendendo un aereo per la prima volta in vita mia! Ah, e il mio vicino è un figo da paura! Non so più che cosa fare! – Hunter
 
Forse era stato esagerato, ma andava bene così. Dopo tre minuti ricevette quattro misere parole:
 
Ma non eri etero? – Bas
 
Hunter avrebbe tanto voluto aprire il finestrino – se solo avesse potuto! – e gettare il cellulare in aria.
 
Cazzo, Smythe! Sai che spreco una marea di soldi per inviarti i messaggi fin lì a Parigi! -.-“ Ora basta: taci e rispondi! -.-“ – Hunter
 
Se taccio come rispondo? ;) – Bas
 
Hunter si portò una mano in fronte.
 
Stronzo, rispondi. – Hunter
 
Calma, tigre. Comunque ora sarei proprio impegnato. Posso risponderti più tardi? – Bas
 
Non me ne fotte se stai scopando con Thad! L’aereo decolla tra 5 minuti!!! – Hunter
 
Ma Sebastian non rispose. Hunter si alterò e perciò si decise a chiamare Thad; forse lui, essendo centomila volte più serio e riflessivo del suo fidanzato, avrebbe potuto dargli un suggerimento.
«Hunter?», rispose Thad affannato con un tono di voce strano.
«Thad, ciao! Hai il letto il messaggio che ho inviato a Bas?», chiese Hunter impaziente.
«Sì, ah… e Sebastian, fermati, cavolo!», lo rimproverò Thad irritato. Hunter poté udire il classico ghigno malizioso di Sebastian: «Seb, fai una cosa buona: passami quei boxer, vado in bagno a parlare con Hunter».
«E dai, amore, rimani qui…», cercò di persuaderlo l’altro.
«Solo se non fai il cretino!».
«Okay, non oso immaginare cosa state combinando insieme senza dei boxer addosso», disse Hunter sarcastico, poi bisbigliò: «Allora, Thad? Non posso parlare…».
«Sì, Hunter, allora… dov’è finita tutta la tua sicurezza?! Chiedigli come si chiama, quanti anni ha, che scuola ha frequentato… è così semplice, mi sembra strano il fatto che tu chieda consiglio ad uno come me!».
«Sai, sei il più saggio della combriccola», rispose Hunter con ovvietà, poi disse: «Ma io non parlo solo di questo… insomma, sono preoccupato… non ho mai preso l’aereo e…».
«Vuoi dirmi che hai paura di volare?», gli chiese Thad incuriosito.
«No, ma sai, è la prima volta… e poi ho paura per quello che mi aspett…».
«Sebastian! Ehm, scusa, dicevo, Hunter, ma l’Australia è bella!».
«Non è questo il punto. Sarò solo, non conoscerò nessuno…».
«Allora incomincia a conoscere questo tipo», si intromise Sebastian malizioso.
«Grazie, Bas, sempre utili i tuoi consigli!», rispose Hunter secco, poi mormorò: «E cerca di abbassare un po’ la voce perché c’è gente che può vedere e sentire tutto…».
«Sebas… ehm, Hunter, ma non preoccuparti: andrà tutto bene. Se incominci a scoraggiarti non andrai da nessuna parte», gli fece notare il saggio Harwood.
«Grazie, Thad, tu sì che sai come confortare gli altri», lo ringraziò Hunter sincero, poi chiese: «Bene, ora parliamo dell’altro problemino…».
«Del passeggero?», chiese Thad incredulo.
«Sì, Thad… da quando sono salito su quest’aereo, non ho il coraggio di fare niente! Lo so, non è da me, ma è successo», spiegò il ragazzo.
«Hunter, ricordati che sei Hunter Claring… SMYTHE! E che cazzo, puoi starti fermo?!», lo ammonì Thad infastidito.
«Che finezza…», mormorò Hunter disturbato da tutte quelle interruzioni.
«Bene, dicevo… Hunter, ricordati che sei Hunter Clarington! Svegliati, Hunter! Dov’è finita la tua intraprendenza, la tua… oh, bravo Seb, sì, PROPRIO LÌ!».  
Hunter, spazientito, sbuffò e gli attaccò il telefono in faccia. Il famoso passeggero stava ridendo tra i baffi.
«Che cosa vuole?! La faccio ridere?!», gli chiese Hunter gelido.
Il ragazzo, con un sorriso quasi sovrannaturale, disse ridacchiando: «Mi scusi… è che ho sentito delle strane voci provenire dal suo cellulare e mi è venuto da ridere… mi creda, non stavo origliando, era tutto così forte e chiaro…».
Hunter divenne paonazzo: quando Sebastian e Thad sarebbero venuti a fargli visita a Sydney o quando sarebbe andato lui a Parigi da loro, li avrebbe spellati vivi.
«Ah-ah, sì, mi scusi per lo spettacolo, erano i miei amici… sono due porci, non fanno altro dalla mattina alla sera», commentò Hunter accigliato.
Il ragazzo sorrise teneramente: «Si figuri».
«Comunque puoi chiamarmi Hunter», si presentò infine il ragazzo tendendogli la mano.
«Brody», rispose l’altro con un sorriso caloroso accettando la stretta.
Hunter ricambiò il sorriso. Spense il cellulare e si mise la cintura di sicurezza. Ancora poco e l’aereo sarebbe decollato.
«È la prima volta che sto su un aereo», lo informò Hunter irrequieto.
Sì, Thad aveva ragione: Hunter aveva decisamente paura di volare.
«L’ho capito», sogghignò l’altro.
«Ah, meno male che non stavi origliando la mia conversazione, Mister-so-tutto-io!», disse Hunter imbronciato.
Brody gli sorrise: «Anche tu parlavi forte e chiaro».
«Parlavo e basta», rispose Hunter crucciato, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
L’aereo incominciò ad issarsi. Hunter si aggrappò disperatamente ai braccioli del sediolino: sentiva già i bruchi divorargli lo stomaco.
Impallidì e avvertì strane sensazioni allo stomaco; aveva anche conati di vomito.
«Oddio, stiamo per morire!», urlò esasperato: «AIUTO!».
E, ancora una volta, metà ala, scandalizzata, si voltò verso di lui.
«AIUTO! AIUTOOO!», continuava ad urlare l’impavido Hunter Clarington realmente terrorizzato.
«Hunter, calmati!», Brody gli diede un’amichevole pacca sulla spalla: «Non stiamo morendo, siamo soltanto sospesi tra le nuvole e…».
«Sospesi tra le nuvole?!», Hunter strepitò ancora di più.
Le parole di Brody avrebbero dovuto tranquillizzare quel pazzo isterico del passeggero, e invece ottennero su di lui l’esito opposto.
Hunter, urlante e con due occhi arrossati e dilatati, stava infastidendo l’intero aereo.
Tutti guardarono Brody con aria colpevole, come se fosse colpa sua se quel folle urlasse così forte.
«Fa’ qualcosa», gli intimò una signora da dietro.
Brody la guardò sconvolta: cosa diamine poteva mai fare?!
Brody, disperato, non ne poteva più di quello schiamazzo e di tutti quegli occhi puntati su di lui, perciò tappò la bocca di Hunter con la mano e, per trasmettergli un po’ di coraggio, lo strinse forte a sé.
«Shhh, va tutto bene», gli intimò il ragazzo.
Hunter si sentì irrimediabilmente un po’ più sereno e tranquillo; Brody sembrava essere un buon toccasana per la sua salute mentale.
Brody, visibilmente imbarazzato, sciolse quasi di scatto quell’improvviso e confortante abbraccio: «Tranquillo, Hunter, okay? È soltanto un volo, nulla di che».
Hunter, non molto convinto, annuì, finché non sentì la necessità di rigurgitare e, fortunatamente, prese giusto in tempo una bustina di plastica dalla sua giacca.
Brody si voltò altrove, per non vomitare insieme a quel pazzo scatenato.
 
Hunter venne svegliato dal rumore di un carrello trainato da una signorina. Era ancora nauseato poiché aveva rigettato, ma avrebbe preso volentieri un caffè.
Brody era sempre lì, al suo fianco, ed era immerso nella lettura di chissà quale libro. Il ragazzo notò che il bell’addormentato si era appena svegliato e, con un lieve sorriso, lo salutò: «Ciao, Hunter».
«Ciao, Brody. Scusami per l’ennesima sceneggiata», si scusò l’altro mortificato, ancora inquieto perché continuava ad aver paura.
«No, non preoccuparti, ti capisco», fece l’altro.
La signorina passò da loro e chiese ai due ragazzi cosa volessero.
«Un caffè, grazie», chiese gentilmente Brody.
«Anche per me», parlò Hunter.
La signorina annuì e versò del caffè in dei bicchierini, dopodiché aprì una bustina di zucchero.
«A ME SENZA DOLCIFICANTE, MI RACCOMANDO!», le urlò giusto in tempo Hunter.
Lei, stranita da quell’eccessiva reazione, si limitò ad acconsentire con il capo, finché non porse le bevande ai due ragazzi per poi svignarsela.
«Sto urlando troppo, vero?», chiese Hunter perplesso notando l’espressione stralunata di Brody.
«Mm, giusto un po’», rispose l’altro degustando il suo caffè.
«Scusami tanto, è che mi fa senso stare su un aereo e sono ancora agitato», spiegò Hunter sorseggiando la sua bevanda: «E poi, certi dolcificanti sono orribili, sanno di matite».
Brody, incredulo, aggrottò le sopracciglia, per poi scoppiare in una sonora risata.
«Che c’è?», chiese Hunter quasi risentito.
«Ah-ah, niente, sei così buffo», commentò l’altro profondamente divertito: «Il dolcificante che sa di matite… ah-ah, bella questa!».
Hunter lo guardò torvo, ma ancora una volta non riuscì a trattenere un sorriso.
Brody lo contemplò per qualche minuto mentre beveva il caffè e rise ancora di più.
«Che vuoi ora?!», gli chiese Hunter sgarbato.
«Niente… sei bizzarro, te l’ho detto», rispose semplicemente Brody.
In realtà sorrideva teneramente perché Hunter, con quei capelli arruffati a causa del sonno, la sciarpa messa male e gli occhietti verdi timorosi, assomigliava tanto ad un cucciolo di panda. Anzi, ad un koala.
Brody scosse il capo come se volesse mandare via quei pensieri dalla sua mente.
Chiacchierarono animatamente per tutto il viaggio, con la scusa che Hunter aveva bisogno di distrarsi per non strepitare e per non rimettere da un momento all’altro.
«Ho frequentato la NYADA, a New York, ma starò un bel po’ di tempo in Australia per un film», spiegò Brody: «Amo il teatro, è la mia più grande passione, ma mi piacerebbe anche entrare nel mondo del cinema».
Hunter annuì interessato: «Io adoro il giornalismo. Spero di trovare fortuna in Australia».
«Sì, l’Australia è un paese giovane ed è pieno di risorse», confermò l’altro con un sorriso.
 
Il giorno dopo, finalmente erano atterrati a Sydney.
«Buongiorno, pigrone. Siamo arrivati», a svegliarlo fu Brody con il suo brillante sorriso.
Hunter sbatté leggermente le palpebre e vide Brody, in tutto il suo splendore, rischiarato dalla luce del sole. I suoi occhi chiari erano lo spettacolo più bello a cui avesse mai potuto assistere.
«Buongiorno a te, Brody… siamo arrivati?», chiese scioccamente il ragazzo con la voce impastata dal sonno.
«Sì», rispose l’altro: «Andiamo a prendere le valigie».
Hunter, con lo sguardo assente, annuì leggermente, dopodiché seguì Brody come se fosse la sua guida.
 
Si recarono al recupero bagagli e, una volta prese le proprie valigie, uscirono dall’aeroporto.
Arrivò il fatidico momento dell’addio: Brody era stato davvero un simpatico e grazioso compagno di viaggio.
«Beh, è stato un piacere conoscerti», disse Brody con un sorriso stringendogli di nuovo la mano.
«Oh, lo è stato anche per me», rispose l’altro.
Si scambiarono un sorriso, ma Hunter non resistette e finalmente si decise a chiedere: «Mi dai il tuo numero? Potremmo sentirci… sai, essendo entrambi in Australia…».
«Oh, certo!», esclamò Brody entusiasta: «Comunque sono Brody Weston».
«Hunter Clarington», rispose l’altro lasciandogli il proprio numero.
«Ora vado, ho un taxi che mi aspetta e credo di essere già un po’ in ritardo», si congedò gentilmente Brody: «Ci sentiamo, Hunter!».
«Ciao», rispose l’altro.
Brody gli sorrise un’ultima volta per poi andarsene.
Hunter si sentì smarrito. In silenzio prese il proprio taxi che lo portò dritto verso il suo nuovo appartamento.
Era così stanco per il viaggio e così preso per gli ultimi avvenimenti che, appena entrò in casa, non la contemplò nemmeno per buttarsi direttamente sul divano, sfinito. Mandò un messaggio ai suoi amici che volevano essere avvisati al suo arrivo, dopodiché chiuse gli occhi. Si addormentò e si svegliò la sera.
Era così esausto da non avere neanche fame. Voleva mandare un messaggio a Brody, ma gli sembrava un gesto troppo inopportuno: non era più un ragazzo che pensava a divertirsi; ora era un giovane uomo in carriera, e aveva altre priorità e un carattere più maturo e responsabile.
Si sdraiò sul divano e accese il proprio portatile. Andò su Skype e subito venne tartassato di domande da Thad che, per sua sfortuna, era in linea.
Hunter non ricordava neanche i fusi orari; non sapeva che ore fossero lì, a Parigi e a New York, ma se ne fregò altamente: avrebbe interrotto Thad e Sebastian in qualsiasi cosa stessero facendo.
 

Thad: Ciaooo! :D Tutto bene?
Hunter: Hey, Thad! Sì, sono solo stanco.
Thad: Uffa, Seb insiste che vuole sapere com’è andata con il tizio -.-“ E vuole sapere come si chiama xD
Hunter: Dici a Bas che non glielo dico! u.u
Thad: Okay ;) Vogliamo mettere la webcam?
Hunter: Hey, Harwood! Lo dico a Bas che lo tradisci con altri ragazzi! ;) u.u
Thad: Ahah, entrambi vogliamo vederti :)
 
Hunter finse una risata. Ancora poco e quei due non avrebbero più voluto sapere chi fosse Hunter Clarington.
Gli arrivò la videochiamata, accettò e vide il dolce e innocente – ma mica tanto! – faccino di Thad e la solita faccia da schiaffi di Sebastian.
«Hey, campione! Ci sono anche io», lo salutò Sebastian con un sorriso, poi gli intimò: «Ora dicci com’è andata con quel tipo… siamo così curiosi!».
«È inutile che fate finta che sia andato tutto bene», disse Hunter cinico: «Mi avete fatto fare una grossa figura di merda, in particolare tu, Thad!».
«Che cos’ho fatto?», chiese Thad ingenuamente.
«Urlavate e starnazzavate così tanto che Brody ha sentito tutto ed è scoppiato a ridere e sì, Thad, ha sentito anche quel oh, bravo Seb, sì, PROPRIO LÌ!», rispose Hunter secco facendogli il verso.
Thad sgranò gli occhi, arrossendo e morendo di vergogna. Sebastian, invece, rise fragorosamente: «Così impari, Hunter! Ti avevo detto che ero impegnato e che non potevo risponderti».
Hunter lo guardò seccato: «L’aereo doveva decollare, Smythe. Non potevo aspettare i tuoi comodi!».
Sebastian continuò a ridere divertito, innervosendo ancora di più l’amico: «Così si chiama Brody… mmm…».
«Sì… è così carino», commentò Hunter sincero con aria sognante.
Thad e Sebastian si guardarono complici.
«Ti piace», asserì Thad convinto.
«Sì, e anche molto», confermò Hunter.
«No, intendo dire che ne sei innamorato», sottolineò l’ispanico.
«Questo mai!», protestò il ragazzo.
«Ah, sì? Anche Sebastian diceva così… non è vero, Seb?», chiese Thad sorridente rivolgendosi al suo ragazzo.
Sebastian ricambiò il sorriso e lo baciò dolcemente sulle labbra.
«Mmm!», Hunter richiamò la loro attenzione con un finto colpo di tosse: «Bene, ora devo parlare anche con le altre cornacchie. Ci sentiamo, parigini».
«Au revoir», lo salutò Sebastian con un sorriso: «Bonne chance!».
Hunter staccò la videochiamata. Fu il turno di Trent, Nick e Jeff.
«CIAO!», Jeff gli ruppe quasi un timpano.
«Hey, Hunter!», lo salutò Trent.
«Com’è andato il viaggio?», chiese Nick.
«Oh, bene, eccetto tanta ansia e paura per il volo, una vomitata e un compagno di viaggio estremamente figo», rispose il ragazzo accigliato.
Ovviamente tutti gli altri elementi del suo elenco passarono in secondo piano.
«Un compagno di viaggio figo?! Oh, racconta!», lo esortò Jeff incuriosito beccandosi una gomitata da Nick.
«Niente, si chiama Brody ed è figo», tagliò corto Hunter.
Improvvisamente sentì il rumore della porta aprirsi.
«Oh, vi lascio. Sarà il mio coinquilino che ancora devo conoscere. A domani, ragazzi!», si congedò Hunter interrompendo bruscamente la videochiamata. Si alzò dal divano e si avvicinò alla porta, con due occhi dilatati per lo stupore.
«Non ci posso credere!», mormorò il ragazzo sulla soglia della porta con un sorriso.
«Brody! Che ci fai qui?», chiese Hunter stupefatto.
«Questo è il mio nuovo appartamento… sei tu, quindi, il mio coinquilino?», chiese Brody curioso.
«Pare di sì», rispose Hunter entusiasta.
Non era possibile: la vita di Hunter Clarington si stava trasformando in uno sciocco romanzo rosa.
Hunter si rese conto che la sua vita era divenuta tutta un incredibile e assurdo cliché.
Hunter si rese conto che non era mai stato così felice in vita sua.

 

 

Angolo Autrice

Buona serata a tutti! :D
Sarà una follia, okay, ma ho quest'idea fin da troppo tempo e non vedevo l'ora di renderla reale (?) xD
Sisi, proprio così, una one shot Brunter (ma da dove mi è uscito questo nome? xD), ovvero Brody+Hunter XD
Il perché di questa crack pairing? Semplice: ho notato che Hunter e Brody sono molto simili fisicamente (?) (capelli biondo scuro, occhi chiari...) e non so perché, ma li shippo un pochino XD (anche se Hunter lo shippo con Trent ♥ Trunter is on XD ♥).
Comunque mi piacciono molto le cose nuove, perciò ho voluto sperimentare (:
Ovviamente non potevo non inserire la mia amata OTP, cioè la Thadastian ♥, e qualche accenno alla mia amata Niff *---* ♥
Le battute del dolcificante sono ispirate senz'altro a ciò che dice Hunter nella 4x11 XD Che cucciolo x)
Ringrazio tutti coloro che leggeranno! Spero vi piacerà (:
Alla prossima! :D
 

   
 
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