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Autore: mariademolay    21/08/2007    8 recensioni
Todd Andersen riflette sulla morte di Neal Perry e sulle conseguenze che avrà sulla vita dei superstiti della Setta dei Poeti Estinti, e decide infine di rendere un silenzioso omaggio all'amico recentemente scomparso.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ottantacinque Giorni
Autore: mariademolay
Categoria: Film; Altri (L'Attimo Fuggente)
Genere: generale/ drammatico
Pairing: nessuno
Rating: Per tutti
Disclaimer: i personaggi appartengono a Tom Schulman (sceneggiatura originale), Peter Weir (regia) e Touchstone Pictures (produzione).

OTTANTACINQUE GIORNI

Andai nei boschi perchè volevo vivere
in profondità e saggezza,
e succhiare il midollo della vita,
sbaragliare tutto ciò che non era vita
e non scoprire, in punto di morte,
che non ero vissuto.

(Henry David Thoreau)

E' la sera del giorno in cui abbiamo sepolto Neal Perry ed io, senza alcuna ragione particolare, sono tornato nella grotta.
Fa freddo, qui, molto freddo, e la neve entra dal buco sulla volta, bagnando la poca legna che avevamo raccolto per il nostro focolare di fortuna. Mi rannicchio nel mio solito angolino, quello in fondo a sinistra, da dove, senza interferenze e interruzioni, posso seguire senza essere troppo in vista, ascoltare senza essere costretto ad intervenire, e prendere nota di quanto accade alle sedute della Setta dei Poeti Estinti.
O meglio, potevo; é tempo di abituarsi ad usare il passato.
Non so dove siano gli altri membri; a malapena ci siamo guardati uscendo dalla Sala Comune, dopo quello stupido ed inopportuno discorso del Preside Nolan.
Posso solo immaginare che Meeks e Cameron si siano chiusi in camera loro, a fingere di studiare, che Nuwanda stia meditando qualche tiro degno di lui, mentre Knox sarà da qualche parte in sella alla sua fida bicicletta e Pitts... Pitts è probabilmente perso tra le onde della radio che lui e Meeks sono riusciti a costruire all'inizio dell'anno.
Siamo tutti feriti, é innegabile: certo, non é neanche così strano dal momento che uno di noi ci ha lasciato in modo atroce.
Suicidio, hanno detto.
Siamo immersi in un dolore stupefatto, un dolore che va oltre le parole, tanto forte ed inaspettato è giunto il colpo. Neal - il nostro Neal - era carismatico, deciso, intelligente e partecipe; avremmo giurato che fosse anche forte, e scoprire che non lo era, per di più in questo modo traumatico, è stato uno shock oltre l'immaginabile.
Neal non ha ucciso solo se stesso: ha ucciso la nostra fiducia nell'amicizia e nell'affetto reciproco.
A che cosa siamo serviti, che valore ci dava in fondo al cuore, se non ci ha degnati di una confidenza, non di una parola, né di un biglietto di spiegazioni?
Niente; non ci ha lasciato niente.
Ed é niente ciò che sento nel cuore; niente, ciò che ho nella mente.
Niente: sono insensibile nel corpo e nello spirito, non sento né freddo, né caldo, ignoro gli stimoli della fame, della sete, del sonno e faccio fatica a parlare, ma questa é una cosa di cui non si stupisce nessuno.
Non sono mai stato un oratore... sono appena, appena un po' peggiorato.
Nuwanda e Knox, ogni tanto, mi lanciano degli sguardi perplessi, hanno capito che qualcosa che va, qualcosa che va oltre il naturale dolore per aver perso un amico, ma neppure loro osano parlare.
Credo che siano terrorizzati dall'idea di vedere in me qualcosa che avrebbero dovuto vedere in Neal.
Si sentono colpevoli.
E così mi sento io.
Lo consideravo, forse sbagliando, il mio migliore amico; nonostante avessimo avuto poco tempo per conoscerci, lo sentivo affine e vicino.
E' buffo, abbiamo avuto poco più di due mesi e mezzo per socializzare, ottantacinque giorni per l'esattezza, ma, dividendo la stanza, eravamo arrivati a stimarci e volerci bene sul serio, a riprova del fatto che non conta la quantità di tempo che dedichi ad una persona, ma la sua qualità: non che questo mi consoli.
Non mi ha mai, e sottolineo mai, accennato a qualche problema che non avesse a che fare con la scuola e che non potesse essere risolto con un po' di furbizia, o con una buona seduta di studio.
Dovrò convivere con il rimorso per tutta la vita? Se fossi stato più comunicativo, avrei potuto cambiare le cose? Forse Neal si sarebbe confidato, avrei potuto vigilare ed aiutarlo, stargli vicino come lui faceva con me.
Senza Neal, la mia vita alla Welton Academy sarebbe stata molto più dura e difficile: lui me l'ha resa perlomeno accettabile.
Che succederà ora che Neal non c'é più? Posso immaginare abbastanza chiaramente il mio futuro: tornerò ad essere il ragazzo insipido ed incolore che sono sempre stato, la figura sullo sfondo, quello di cui si dimentica nome e viso dopo due minuti, troppo stupido ed innocuo per essere mai preso sul serio, il giovane che viene invitato alle feste non tanto perchè si cerchi la sua compagnia, quanto per fare numero ed evitare che qualche ragazza faccia da tappezzeria.
Pigramente mi domando perché, dopo quel primo violento sfogo la mattina in cui Charlie mi ha svegliato dandomi la notizia della morte di Neal, io non sia più riuscito a piangere.
Non una lacrima, non un singhiozzo; é stato allora che ho iniziato a diventare insensibile, come se fossi sotto anestesia.
Da quel giorno, sento solo questo cuore pesante e pensieri vorticosi senza capo, né coda che mi frullano per la testa... e se lasciassi la Welton Academy? Non c'é nulla che realmente mi leghi a questo posto, ho avuto troppo poco tempo per affezionarmici e forse, anche se Neal fosse vissuto, non mi sarei mai sentito parte di questo mondo al quale so di non appartenere.
Keating, mi dico.
Sì, finché lui resta, posso resistere.
Negli ultimi giorni, il Professor Keating si é visto poco in giro per la scuola; prima era, per usare l'espressione di Nuwanda "in cielo, in terra ed in ogni luogo", in palestra, in biblioteca, all'allenamento di calcio e nelle varie sale studio sempre circondato da un codazzo, ogni volta differente, di studenti dall'aria adorante.
Keating é il cuore e l'anima di questa scuola, ma questo evento l'ha segnato come ha segnato tutti noi.
Era palese che Keating, esattamente come tutti gli altri professori di questo maledetto posto, adorasse Neal Perry: ne rispettava l'intelligenza, la prontezza, la tenacia e l'entusiasmo e sono convinto che fosse persuaso che grandi cose attendessero quello studente brillante.
Si sbagliava, e noi con lui.
Cameron, l'altra sera, accennava ad una possibile indagine della scuola sulla morte di Neal, ma nessuno di noi gli ha dato veramente credito fino a pochi momenti fa, quando, nella Sala Comune, il Preside Nolan ha annunciato che ci sarebbe stata un'inchiesta.
Non capivo ieri e non capisco oggi; che cosa cercano esattamente?
Una strega da gettare sul rogo, direbbe probabilmente Cameron e, per quanto tra i ragazzi della Setta lui sia quello che mi piace di meno, devo ammettere che forse ha ragione.
Se succedesse qualcosa a Keating, non penso che potrei sopportarlo; non ora, non così presto dopo Neal.
L'altro giorno, l'ho visto piangere: il Professor Keating, intendo.
Era seduto al banco di Neal, nella penombra dell'aula completamente vuota, e le lacrime scivolavano lungo il suo viso per poi gocciolare su "Five centuries of Verse", l'Antologia poetica che il professore ci aveva prestato affinché la usassimo in apertura delle sedute della Setta, e che costituiva il motivo per cui mi ero spinto fino all'aula di Letteratura: volevo recuperare il libro dal banco di Neal.
Non sono entrato, non sono rimasto a guardare, né ho cercato di consolare il mio Capitano: semplicemente, ho voltato le spalle alla porta e sono corso via (ci si aspetterebbe qualcosa di diverso da quell'imbranato di Todd Anderson?), ma il suo pianto mi ha profondamente toccato.
Probabilmente sono infantile, ma ero convinto che i professori fossero in qualche misura immuni alle tragedie che toccavano i loro studenti; per questo, vederlo piangere mi ha davvero turbato.... e sollevato al tempo stesso.
John Keatig, Professore di Letteratura Inglese presso la Welton Academy, é un uomo, non il mito che noi ne abbiamo fatto - verosimilmente, suo malgrado - in questi pochi mesi.
Mi guardo le mani e mi accorgo che ho portato con me il quaderno su cui io, Segretario della Setta, usavo verbalizzare le sedute.
Devo averlo portato con me per forza d'abitudine, perchè non ho memoria di averlo preso.
Distrattamente, ne faccio scorrere le pagine; poche, ma fitte.
La Setta non ha avuto una vita lunga e nessuno di noi si illude che, dopo la morte di Neal, del nostro Circolo Ellenico si parli ancora.
E' stato sepolto stasera con lui.
Qualcosa in fondo all'animo mi dice che, dopotutto, é giusto così.
La Setta era il suo sogno, la sua creatura.
Morto lui, non ha più ragione di esistere.
Non ho idea di cosa potrebbero pensare gli altri membri della Setta, né se la cosa in fondo potrebbe interessarli, ma ora so cosa devo fare.
Lo so e non ésito.
Rabbrividendo, sfilo la penna dal dorso del quaderno nel quale era infilata, mi àlito brevemente sulle dita semiassiderate, cerco il punto giusto ed inizio a scrivere

"Welton Academy, XX dicembre 1959

Verbale della XX seduta della
Setta dei Poeti Estinti

Oggi...."

Ignorando le folate di vento che mi turbinano intorno, lascio che le parole fluiscano con una facilità che non mi appartiene.
Lo devo a Neal: stasera é stato sepolto e alla sua creatura, questo Club Letterario che aveva così fortemente voluto, qualcuno deve perlomeno l'onore delle armi.
Piangendo, continuo a scrivere.

Note;
Sono sicura che molti di voi si siano chiesti cosa fosse successo nei giorni immediatamente successivi alla morte di Neal Perry. Il film non rispondeva tanto alle mie curiosità in merito, quindi ho pensato di colmare un piccolo buco dando voce al comprimario più ovvio, Todd Anderson, che era anche compagno di stanza di Neal Perry.
Piccola curiosità: in una delle tante stesure della sceneggiatura, non é Todd a sbirciare il Professor Keating nell'Aula di Letteratura, ma il Professor MacAllister di Letteratura Latina; mi sono divertita a cambiare le cose in modo tale da servire ai miei scopi.
mariademolay

  
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