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Autore: Sashuras    30/01/2013    3 recensioni
"Billie Joe Armstrong non aveva un bell’aspetto. Il viso pallido era capace di una sola vaga espressione. Il suo copro ne aveva subite di tutti i colori in quei mesi, sulle braccia portava ancora i segni dei continui ricoveri in ospedale. Ma ora basta, tutto era finito ed ormai era acqua passata. Egli non sapeva se rallegrarsene o meno di ciò, infondo tutto quell’ alcol lo mandava in estasi, gli faceva dimenticare la sua squallida e stressante vita da superstar americana, quel sogno che tanto s’era sudato di realizzare era diventato una vera e propria prigione."
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrienne Nesser Armstrong, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luce Soffusa
 

La luce soffusa, bassa, creava una calda atmosfera. Non vi era quel fastidioso odore di fumo che bloccava il respiro, ne l’ombra di una sola bottiglia di birra. C’erano solo lui e lei. Gli occhi fissi al bianco soffitto , ingiallito solo in apparenza dalla fioca luce della lampada. Non una parola, ne un gesto, le loro menti comunicavano silenziosamente ciò che il cuore gli diceva. I due corpi erano poggiati sul pavimento, le gambe stese e le braccia molli. Le loro teste erano poggiate sul divano, così come la loro schiena, costretta ad una scomoda posizione. Solo i respiri rompevano quel silenzio che non accennava a cessare. A volte semplicemente sentivano il bisogno di quei momenti di calma. Basta litigare, basta riempirsi di insulti e colpe. Lui era tornato, ed era questo ciò che contava. Ora bisognava solo approfittare di quel momento di pace, prima dei concerti, delle interviste, delle comparse televisive, di tutto quel bordello e quel casino della vita là fuori. Billie Joe Armstrong non aveva un bell’aspetto. Il viso pallido era capace di una sola vaga espressione. Il suo copro ne aveva subite di tutti i colori in quei mesi, sulle braccia portava ancora i segni dei continui ricoveri in ospedale. Ma ora basta, tutto era finito ed ormai era acqua passata. Egli non sapeva se rallegrarsene o meno di ciò, infondo tutto quell’alcol lo mandava in estasi, gli faceva dimenticare la sua squallida e stressante vita da superstar americana, quel sogno che tanto s’era sudato di realizzare era diventato una vera e propria prigione, come se le decisioni non gli spettassero, come se non fosse più padrone della sua vita. In quel momento di crisi vedeva come suo unico migliore amico quel bicchiere di troppo che l’aveva fatto cadere nell’oblio più totale. Immerso nei più profondi dei pensieri, una nuvola di fumo gli accarezzò il volto facendolo leggermente tossire.
- Non puoi fumare davanti a me! – disse interrompendo il silenzio assordante.
- Oh si che posso, e tu mi starai a guardare. – e fece un ennesimo tiro alla sua sigaretta.
Billie girò il capo, poggiando gl’occhi sul volto della donna. Era bella così come l’aveva lasciata. Era da un po’ che non la vedeva, la sua Adrienne, forse troppo, e questo non faceva che danneggiare ancor di più la sua già precaria salute, ma naturalmente quei deficienti del centro riabilitativo non lo capivano. Forse ciò che gli bastava era un po’ di amore e comprensione, ecco, non quelle stupide discussioni, ne alcun tipo di medicina.
- Eh allora? Cos’è che mi guardi tutto stranito? – gli chiese
- Niente, solo che mi sei mancata –
- Non fare il ruffiano, è inutile, la sigaretta non te la do. –
- Ah peccato – le rispose ridacchiando ma non togliendole gli occhi di dosso.
- Bene – rispose la ragazza, spegnendo la sigaretta nel posacenere alla sua sinistra – raccontami un po’ com’è stata questa riabilitazione. –
- Mi stai prendendo in giro? –
- No davvero, dai racconta – e si inginocchiò di fianco al marito.
- Come vuoi che sia stato, Adie? Uno strazio, come sempre, d’altronde. Sembrano fare tanto i saputelli lì dentro, e poi non sanno un cazzo delle persone. Non sanno perché cadono in quel circolo vizioso e si ostinano ad aiutarti con delle stupide discussioni su quanto l’alcol faccia male, quanto il fumo uccide. Ma mai una discussione su quanto la società uccida più di un qualsiasi veleno, mai a pensare che forse il problema non sono gli alcolici stessi ma ciò che ti induce a bere. Non capiscono niente della loro stessa vita, come possono capire quella altrui? –
- Come siamo profondi stasera signor Armstrong – gli rispose – anche se devo dire essere pienamente d’accordo con te – Ci fu silenzio ancora una volta, in quel mentre Billie Joe pensava e, poco dopo, aggiunse:
- E poi … - distolse lo sguardo dal soffitto color ocra per posarlo negli occhi della moglie.
- E poi cosa Billie? –
- E poi mi mancava fare l’amore con te ogni sera – disse, mentre un timido ma dolce sorriso gli si stampò sulle labbra. Adrienne sorrise di sua volta ed abbassò il capo.
- Sei sempre il solito pervertito Billie Joe –
- Ehy … - le disse ancora, prendendole il volto tra le mani ed alzandosi finalmente da quella statica posizione. Gli occhi gli brillavano, forse di gioia di riaverla finalmente tra le sue braccia o forse di lacrime che aveva trattenuto troppo a lungo. Il viso era a poca distanza da quello della moglie. Inspirò a lungo, poi con voce tremante aggiunse:
 – Mi sei mancata, troppo. Sentivo la tua assenza, Adie, ogni attimo, ogni secondo in quel fottutissimo posto. Ad un certo punto credevo di impazzire senza di te. Ho solo bisogno di te e del tuo amore, dell’amore di Joey e di Jakob, nient’altro. Non abbandonarmi mai, Adrienne, sarei perso senza di te, come … lo sono stato in questi mesi – la donna lo guardava fisso, senza lasciar trasparire alcuna evidente emozione. Erano stati tempi duri, ma ormai ciò c’era successo era ormai passato, che senso aveva continuare a rimuginarci sopra? Le labbra del povero Billie tremavano, sapeva che era stata tutta colpa sua, di aver giocato col fuoco e se n’era pentito. Ma Adrienne ha sempre avuto un animo buono, d’altronde come poteva resistere a quell’oceano verde colmo di sensi di colpa? Così lo fece stendere, facendogli poggiare di nuovo la testa sul dorso del divano, e si mise a cavalcioni su di lui, guardandolo dritto nelle chiare iridi.
- Billie Joe Armstrong, tu sei la cosa migliore che mi potesse capitare in questa dannata vita. Ringrazio ogni giorno il cielo per averti al mio fianco. E un grande vaffanculo al passato, adesso è il momento di vivere il presente – e così dicendo, prese a baciare con dolcezza le labbra del marito. Strinse forte anche le sue mani, sentì che nella sinistra portava ancora la fede. O meglio, non se l’era mai tolta, neanche sotto la doccia o durante interminabili concerti, e questo la rassicurava enormemente. Si baciarono lentamente, assaporando ogni tocco, e quelli che parvero un manciata di secondi erano invece minuti interi. Poi Adrienne staccò le sue mani e le sue labbra da quelle di Billie e cominciò a giocare col colletto della camicia.
- Cos’è che avevi detto prima? – gli sussurrò.
- Che mi sei mancata –
- No no … - disse, cominciando a sbottonare pian piano la camicia – ancora prima. –  e Billie capì all’istante. Alzò di scatto la testa ed arrivò ad un palmo dal naso da quella di Adie. Con voce calda le disse:
- Che ho un estremo bisogno di fare l’amore con te, Adrienne, adesso. – Esatto, era proprio quello che voleva sentirsi dire. Gli occhi smeraldini, il sorriso furbetto, il suo corpo e le sue curve. Anche la povera Adrienne aveva sofferto in quei mesi della mancanza di quel piccolo grande uomo, ma non lo dava a vedere, lei non lo da mai a vedere. Lei si finge forte, per gli altri e per se stessa. Le delicate mani di Adie scesero, dal petto arrivarono ai pantaloni, che slacciò con calma. A quel punto, a Billie Joe non rimaneva che chiudere gli occhi, ma questa volta non per il disgusto della società o del luogo in cui si trovava, non dal dolore che provava dentro ma dal dolce pensiero di suo moglie e delle sue linee che sentiva sempre più vicine, sempre più vere e sempre più unirsi alle sue. Si lasciò coccolare da quel dolce piacere che finalmente placava il suo animo. 

Fine.
  
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