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Autore: Shellyng    31/01/2013    5 recensioni
"Un giorno mi ringrazierai, ragazzina"
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Mike Chang, Quinn Fabray, Santana Lopez | Coppie: Quinn/Santana
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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12. Taking Chances.




Quella telefonata Mike la riceva in piena notte.
Sono le 4.52 di un Sabato mattina, è in camera sua, completamente abbandonato tra le lenzuola gialle che Quinn gli ha scelto un pomeriggio di molti giorni prima.
Ma quell'assurda suoneria continua a cinguettare nella stanza, con l'intenzione di non smettere molto presto. Allora si alza, cercando di allungare le braccia verso il comodino dove tiene il cellulare, ma finisce inevitabilmente per capitolare a terra, sbattendo con poca grazia contro il legno del pavimento.
Borbotta qualcosa e si passa una mano sugli occhi stanchi e assonnati che fatica a tenere aperti.
Ma è quando vede il numero sul display che quelli si aprono definitivamente, come se avesse appena visto un fantasma.
Quinn non lo chiama mai.
O meglio lo fa, ma non dal suo telefono. Usa una carta prepagata, in modo da non spendere una fortuna per quella chiamata oltreoceano.
Mike si schiarisce la voce e risponde.
Il primo sospiro gli annuncia che Quinn sta piangendo.
E lui vorrebbe prendere il primo volo disponibile, arrivare in Inghilterra, entrare dentro casa di Frannie e stringere Quinn tra le braccia perché non sa cosa sta succedendo ma sa che la sua migliore amica non può sopportarlo.
Il respiro pesante della bionda si fa strada nell'apparecchio e Mike rimane in silenzio, aspettando una qualche tipo di spiegazione che però non arriva.
Quello che sente sono altri singhiozzi ed altre lacrime e si sente così inutile in quel momento, che vorrebbe scalciare qualsiasi cosa nel raggio di chilometri.
Si stringe nelle spalle e poggia la schiena al materasso, passandosi una mano tra i capelli disordinati.
«Quinn? Per favore, dimmi che succede.»
Un singhiozzo più forte. Uno più piccolo.
Poi uno sbuffo.
E la voce di Quinn roca e spezzata comincia a parlare.
«Sono andata al colloquio stamattina.»
Oh, allora è questo il problema.
Mike riflette sul discorso da fare. Pensa che potrebbe dirle che avrà altre mille occasioni e che sicuramente quelli della casa editrice non hanno capito nulla.
Che un giorno rimpiangeranno di non averle dato l'opportunità che merita, e che si ritroveranno a doverle chiedere scusa per quel rifiuto.
Ma poi la sua amica continua a parlare e allora capisce che non è quello che pensa.
«Mi hanno chiesto di trasferirmi qui, Mike. Vogliono offrirmi un contratto triennale, e vogliono che inizi immediatamente. Il direttore ha detto che può parlare con il rettore dell'Università, e avviare il trasferimento. Non perderò gli esami dati e potrò finirla qui, a Londra.»
E il cuore di Mike si stringe così tanto a sentirla parlare, con quella vocina piccola e impaurita, quando in realtà il suo sogno si è realizzato e dovrebbe essere felice.
Ma Mike lo sa.
L'ha sempre saputo.
Lo sa da quando le ha viste parlare per la prima volta che per Quinn non sarebbe stato facile lasciarla andare.
«Quinn.»
La voce di Mike trema un po'.
Il pensiero di stare lontano da lei per così tanto tempo gli fa tremare le ginocchia. Sono cresciuti insieme, in quella piccola periferia di Lousiville, con i loro grandi sogni. E si dicevano che il primo dei due capace di sfondare, avrebbe aiutato l'altro a farcela.
E che entrambi sarebbero rimasti amici per sempre e avrebbero preso una casa e i figli di Mike l'avrebbero chiamata zia Quinn e viceversa.
Quella lacrima gli scivola involontaria sulla guancia mentre stringe con più vigore l'apparecchio tra le dita.
«Non voglio lasciarvi Mike. Non voglio lasciarla.»
Mike sospira e a denti stretti pronuncia quella frase che nessuno dei due vorrebbe sentire.
«E' la tua occasione Quinn, non puoi lasciartela scappare.»

Santana si sveglia, quella mattina, senza il peso di Quinn che preme sulla sua spalla.
E' quasi impossibile sopportare quella mancanza. Stringe il lenzuolo tra le mani e sbuffa, ricordando che quello è il grande giorno di Quinn e pregando che vada tutto come previsto.
Perché, insomma, solo un deficiente si rifiuterebbe di darle un lavoro.
Così sospira e cerca di riaddormentarsi, ma il profumo di Quinn è quasi troppo inebriante perché possa riuscire a chiudere gli occhi e dimenticare di essere nel suo letto.
Nella casa di sua sorella, dall'altro lato del mondo.
E l'ultima immagine nella sua mente sono quelle labbra attaccate al suo orecchio, che sussurrano il suo nome, mentre i loro corpi si muovono in sincrono ed è tutto troppo per Santana.
Si muove istintivamente fino a raggiungere il bagno in fondo al corridoio, e quando si assicura di essersi chiusa la porta alle spalle, rilascia una boccata d'aria.
Entra nella doccia, il getto dell'acqua che le colpisce le spalle in maniera quasi violenta.
E sente una voce.
Quella voce.
E il sorriso sulle sue labbra si apre involontariamente. E comincia a lavarsi via la stanchezza e tutti i pensieri, perché vuole solo sbrigarsi e scendere le scale e lanciarsi tra le braccia di Quinn e sperare di vedere quel sorriso sulla sua faccia. E magari prenderla un po' in giro, perché , deve ammetterlo, è oltremodo bella quando si arrabbia.
Ma qualcosa va storto.
Quando scende le scale, Quinn è raggomitolata sul divano tra le braccia di Frannie e si tiene la testa tra le mani.
Le spalle scosse dai singhiozzi.
Sua sorella incrocia i suoi occhi e Santana è talmente paralizzata che teme di dover passare il resto della vita lì, su quella scala, issata su quell'ultimo gradino.
Frannie sta mormorando qualcosa all'orecchio di Quinn, mentre le accarezza i capelli, spazzolandoglieli con le mani. Le sfiora la fronte con le labbra e la tiene stretta.
Santana se ne accorge dopo, che anche lei ha gli occhi lucidi.
Dave arriva nella stanza con due tazze bollenti che poggia sul tavolo e anche lui guarda preoccupato Santana che ancora non accenna a muoversi.
Le sembra che il tempo si sia fermato e che il mondo abbia smesso di girare su sé stesso. Che tutti abbiano deciso di mettersi in pausa, senza avvertirla.
E poi Quinn alza lo sguardo ed è talmente triste e rotta che Santana vorrebbe piangere a sua volta, senza un vero e reale motivo.
Si schiarisce la voce, e si avvicina con le mani tremanti.
Guarda Quinn e allarga un po' le braccia, fingendo un mezzo sorriso.
Quinn si lancia su di lei, affondando il viso nell'incavo del suo collo e bagnandole la pelle. Santana la stringe, una mano sul fianco e l'altra tra i capelli. Le labbra che sfiorano ogni punto di pelle che riescono a raggiungere.
«Mi dispiace Santana, mi dispiace.»
«Dimmi cosa succede, Q.»
Ma quella scuote la testa e si stacca, le labbra che impattano violentemente su quelle di Santana.
E c'è passione e amore e dolore, e Santana sente i denti affondare nella carne del suo labbro inferiore e geme senza riuscire a controllarsi.
Chiude gli occhi e quando li riapre Quinn prende il cappotto.
E Santana non si muove.
Neanche quando sente la porta d'ingresso chiudersi violentemente.

«Le hanno offerto un lavoro, ma deve trasferirsi qui.»
Le parole di Frannie le risuonano nelle orecchie con la stessa forza di una cannonata. Ha la testa che le scoppia e le mani che non accennano a fermarsi.
Si stringe nella giacca e osserva fuori dalla finestra, mentre sul tavolo della cucina il pranzo si fredda. Frannie ha cucinato per tutti e quattro, ma Quinn non è tornata e ha il telefono staccato. Sua sorella non sembra preoccupata, o forse è brava a nasconderlo, perché sta seduta lì e sta sbocconcellando la sua fettina di carne senza problemi.
Santana, d'altra parte, non riesce a stare seduta. Non riesce a non pensare. Vorrebbe solo spegnere il cervello per qualche minuto, senza aver voglia di vomitare.
In un modo o nell'altro si rimprovera di essersi lasciata andare ancora una volta.
Lo sapevo che finiva così.
Idiota.
Continua a ripeterselo senza sosta, le unghie che graffiano il bancone della cucina. Dave sta sparecchiando, e Santana sente Frannie spostare la sedia e camminare fuori dalla sala da pranzo e andare in soggiorno.
«E' preoccupata quanto te, Santana.»
E per la prima volta Santana si volta a guardare qualcosa che non sia l'albero al di fuori della finestra.
Incontra gli occhi scuri di Dave, e capisce immediatamente che anche lui è preoccupato per Quinn, ma c'è qualcosa, nei suoi occhi, che le rivelano che non lo è solo per Quinn.
«Frannie e Quinn sono cresciute con un padre che le voleva perfette. Non sono abituate ad esternare i problemi. Ho imparato a conoscerla e credimi, è preoccupata.»
Santana annuisce e si morde le labbra, il senso di colpa per aver pensato il contrario a macerarle lo stomaco.
«Ascoltami.»
Dave le prende le mani tra le sue a la invita a sedersi intorno al tavolo. Sposta la sedia e si accomoda di fronte a lei, le mani grandi e bianche a contrasto con quelle piccole e ambrate della latina.
«E' l'occasione della vita, lo sai. E tu probabilmente sei l'amore della sua, di vita.»
Santana manda giù difficilmente, tremando un po' per quella definizione e facendo sorridere l'uomo davanti a sé.
«Perderà in entrambi i casi qualcosa di profondamente importante. E tu puoi aiutarla a scegliere. Devi solo dirle di restare, Santana. »
La mora tira su col naso, passandosi la manica della giacca sugli occhi gonfi.
«Chiedile di restare, e lo farà. Ma assicurati che ne valga la pena»
E poi fa qualcosa che Santana non si aspetta.
La stringe tra le braccia forti e le bacia la fronte, con fare paterno. E Santana capisce subito che il bambino non ancora nato nel soggiorno, sarà un bambino molto fortunato.

Quando Quinn rientra, è tardo pomeriggio e fuori piove.
E' bagnata fradicia, e il viso è completamente zuppo dall'acqua e dalle lacrime che non ha ancora smesso di versare.
Santana la guarda, seduta sul divano a gambe incrociate e con un libro tra le mani. Alza gli occhi e accarezza con lo sguardo quelli di Quinn e sussurra nella sua direzione.
«Mi hai fatto spaventare, Fabray.»
La bionda annuisce e appende il soprabito, strofinando le mani tra di loro ed evitando accuratamente di guardare la donna a qualche passo da lei.
Santana le fa cenno di sedersi e Quinn vorrebbe dirle di no, vorrebbe dirle che non ce la fa a starle vicino sapendo di dover fare quel discorso con lei, ma gli occhi della mora le rivelano che sa già tutto.
Frannie, pensa Quinn.
Gliel'ha detto lei.
Si lascia cadere sul divano, il corpo che sfiora impercettibilmente quello più caldo dell'altra ragazza che posa il libro sul tavolino e si volta a guardarla.
Ha gli occhi gonfi e rossi, e Quinn vorrebbe prendersi a pugni e urlare per averle fatto del male.
«Non è colpa tua.»
Le mani di Santana le sfiorano il viso, accarezzandole le guance.
Il pollice che le lambisce il labbro inferiore. Quinn sta per scoppiare nuovamente, ma la bocca di Santana è sulla sua, impedendole di piangere.
«Non è colpa tua.»
Sussurra di nuovo.
«Santana io non...»
«Devi farlo Quinn.»
E quelle parole le dice prima di ripensarci. Le dice prima di accorgersi di averle dette davvero. Le dice perché non può fare altro.
Perché è convinta di non meritarla, una come Quinn. Perché non può impedirle di realizzare un sogno solo per stare con una stupida come lei.
«Non voglio San.»
«Certo che vuoi.»
Se lo bisbigliano sulle labbra, come un segreto, mentre le loro mani cercano più pelle da accarezzare, sfiorare, toccare.
«Non posso permetterti di lasciartela scappare. Perché ti amo, Lucy Quinn Fabray.»
Quinn geme e singhiozza nello stesso tempo quando Santana le fa quella confessione, mettendosi su lei e facendo aderire la schiena della bionda alla pelle del divano.
La mano di Quinn scivola sotto la sua maglia, accarezzandole il ventre e accoglie nella sua bocca i lamenti di Santana quando le sue unghie le raschiano gli addominali.
«Ti amo Quinn. E voglio vederti felice.»
La mano di Quinn le risale la coscia, ancora coperta dalla stoffa dei jeans, e si ferma a slacciarle il bottone e la cerniera.
«E se questo è il prezzo che devo pagare per vederti felice, non posso fare altro che accettarlo.»

Angolo degli alcolisti anonimi.
Io vi prego di non insultarmi. Lo so, lo so. Ma io sono immersa nell'angst in questo momento e non ho potuto fare altro.
Per cui il prossimo è l'ultimo capitolo.
Spero che la storia non deluda le aspettative. Ci tengo molto perché è la prima long che riesco a portare a termine, e sono affezionata a queste due dementi e in generale a tutti i personaggi.
Per cui ringrazio tutti quelli che leggono, seguono, recensiscono e tutta l'allegra compagnia.
Siete bbbbelli.

  
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