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Autore: _justbreathe    31/01/2013    5 recensioni
Lui, calciatore arrogante e strapagato, lei, normalissima diciottenne che sta passando una brutta giornata, un brusco incontro e due amici che cercano di fare in modo che quei due non si scannino. Alla prima impressione sembrano odiarsi a morte, ma a volte amore ed odio vanno a braccetto.
Dal capitolo 8 (parte 2):
A volte mi fa arrabbiare talmente tanto che lo spingerei sui binari mentre il treno sta arrivando, ma poi realizzo che rischierei probabilmente la mia vita per cercare di salvarlo.
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                                                               Capitolo 19.



When you say love is a simple chimical reaction
can't i say i agree
'cause my chemical, yeah, left me a beautiful disaster
still love's all i see”



Uno dei miei, tanti, difetti è che non finisco mai quello che ho iniziato.
Avevo promesso che avrei sistemato le cose il prima possibile, e sono passati tre giorni e l'unica cosa che ho fatto è stata chiamare Jordi mentre mi crogiolavo pensando a qualcosa di utile da fare per parlargli faccia a faccia.
Però, uno dei miei, pochi, pregi è che trovo sempre, o quasi, una soluzione.
Quindi, dopo essermi crogiolata per tre giorni, mi è venuto in mente che Edu ha le chiavi di casa di Jordi, così gliele ho chieste in prestito e lui, sapendo delle mie buone intenzioni, me le ha date.
Non so quanto sia legale, ma sono entrata a casa di Jordi e sono seduta sul suo divano ad aspettare che torni.
Ho ripassato cento volte le parole da dirgli, posso farcela.
Mi guardo in giro chiedendomi dove sia, certo, il colmo sarebbe che Jordi irrompesse da un momento all'altro baciando furiosamente una bionda alta un metro e novanta, oppure che irrompesse facendo un monologo su quanto mi odia.
Onestamente, mi basta solo che irrompa in questa casa, non riesco più a sopportare l'attesa.
I minuti passano.
Dieci.
Venti.
Mi mangio le unghie.
Sospiro.
Mi mangio di nuovo le unghie.
Quando, ad un certo punto, sento la porta d'ingresso chiudersi.
Mi alzo di scatto e lo vedo: è sudato e indossa i pantaloni della tuta, è andato a correre, lo fa sempre quando deve pensare.
Ci fissiamo, in silenzio, per un istante che sembra infinito, poi lui mi chiede: “Cosa ci fai qui?”.
Prendo un respiro profondo: “Jordi...”.
Mi interrompe e, sarcasticamente, mi domanda: “Perchè non sei con David?”.

Perché ho bisogno di te, ho bisogno di vederti, perchè sei il mio ossigeno. Perché quella sera al pub hai frainteso tutto, perchè so che hai bisogno di me, perchè io ho bisogno di te. Sono motivi abbastanza validi?” gli chiedo, con voce tremante.
Si passa una mano nei capelli: “Ti ho scritto quel messaggio dicendoti che stavo per arrivare e poi mi sono messo in macchina, mentre guidavo mi è squillato il telefono, ho risposto, era mia mamma che mi ha detto che papà si era sentito male e lo stavano portando all'ospedale, ho pensato di venire al pub e chiederti di venire con me all'ospedale da mio padre, perchè ero spaventato e tu eri l'unica cosa di cui avevo bisogno.”.
Le sue parole sono come una pugnalata in pieno petto.

Jordi...” cerco di non scoppiare a piangere, maledetti ormoni: “Quello era un abbraccio tra amici, e, credimi, mi dispiace, mi dispiace da morire. Ho passato questi giorni a pensare a come avrei potuto farmi perdonare e...”.
Mi interrompe, di nuovo: “Sono io che mi dovrei scusare. Non avevo nessun diritto di prenderlo a pugni, solo che ero confuso e agitato e non ci ho visto più.”.

Quindi non mi odi?” gli chiedo.
Sorride: “E come potrei?”.
Decido di dare sfogo ai miei dubbi: “Allora perchè mi hai tagliato fuori dalla tua vita in questi giorni? Perché mi hai impedito di starti vicino?”.
Inizia a singhiozzare: “Perché pensavo che fossi stufa dei miei comportamenti infantili, pensavo che fossi stufa di litigare, dei tira e molla, delle incomprensioni, pensavo che ti fossi stancata di me, pensavo che avessi scelto David. L'ho fatto per non aumentare il dolore, perchè mio papà mi manca, perchè nemmeno gli ho detto addio, perchè negli ultimi anni sono sempre stato occupato con il calcio, gli eventi, le ragazze e la mia vita movimentata e lui ha sempre visto ogni mia partita e io non l'ho mai ringraziato come si deve per quello che ha fatto per me, per essere stato un'eccellente genitore.”.
Non ho mai visto Jordi piangere.
Le sue lacrime sono ormai senza controllo.
Non posso rimanere ferma a fissarlo.
Mi avvicino a lui e lo abbraccio, mi stringe fino a togliermi il fiato, ma non mi importa.
Poi lo obbligo a guardarmi negli occhi e gli dico: “Non torturarti, quello che è fatto, ormai, è fatto. Sono sicura che lui è sempre stato orgoglioso di te e sono sicura che le non smetterà certo di guardare le tue partite, le guarderà solo da un luogo diverso. Ah, e poi, Jordi, non ero stufa di te, non ero stufa di noi, non lo sono mai stata. E non ho mai scelto David. Perché, sappilo, ogni volta che potrò scegliere, sceglierò sempre te.”.
Vedo quella che è l'ombra di un sorriso.
Gli sorrido.
Si avvicina al mio viso, lentamente, lo lascio fare, lo voglio lasciar fare.

Non andare via, ti prego.” mi dice.
Scuoto la testa: “No, stavolta giuro che resto.”.
Sorride prima di appoggiare le sue labbra sulle mie.
Dio, quanto mi era mancato.
Si stacca da me dopo pochi secondi.

Come stai?” mi domanda.
Non capisco: “In che senso, scusa?”.
Indica la mia pancia: “Quel senso.”.
Sorrido: “Non male.”.
Sorride anche lui: “Ci ho pensato tanto in questi giorni.”.

Anche io. E gli ho promesso che sarebbe andato tutto bene.” gli confesso.
Sorride: “Andrà tutto bene.”
Annuisco.

Senti, Eva, resti a cena? Ordiniamo al ristorante cinese take away e ci sediamo sul tappeto a parlare e a fantasticare con la musica dei Beatles di sottofondo.” mi propone.
Gli accarezzo una guancia: “E poi magari, dato che è venerdì, resto anche a dormire, perchè sono sicura che in questo tempo ti è mancata quella cretina che ti dorme addosso tutta notte e che ti sveglia perchè si è sognata che uno psicopatico aveva intenzione di ucciderla.”.
Sorride: “Sì, e poi magari domani mattina facciamo colazione assieme e andiamo a fare un giro in centro e mentre camminiamo
nei vicoletti pittoreschi ti dico che ti amo da morire e che non ho più intenzione di lasciarti. Ah, e anche che secondo me il bambino è maschio e sarà identico a me e da grande sarà una calamita per ragazze.”.

E io ti rispondo che sei la cosa più bella che mi sia successa. Ah, ti dico anche che io preferirei che fosse femmina.” gli dico sorridendo.
Vieni qui!” dice, tirandomi a sé e baciandomi.
Ho mantenuto la mia promessa.
Mi sento bene.
Mi sento bene per me e per lui, anzi, per loro.
In chimica, il catalizzatore è ciò che accelera il processo di una reazione, personalmente, penso che l'amore sia una reazione chimica, e che Jordi sia il mio catalizzatore.



Hola (?)
prima di tutto, perdonate il mio immenso ritardo.
*scusate scusate scusate*
il capitolo è un po' corto, prometto che il prossimo sarà più lungo, ma almeno è successo qualcosa di positivo (?) aksdjfghjhgfd
spero che nonostante il ritardo andrete avanti a seguire e recensire la storia :)
alla prossima (che sarà presto u.u)

  
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