Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Cheche    31/01/2013    3 recensioni
Diversi momenti di due vite legate tra loro, dalle origini all'età adulta. Piccole storie autoconclusive che seguono una linea temporale ben definita.
[Blue & Silver, Chosenshipping; accenni di altre coppie.] [Rating variabile]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blue, Silver
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


View Full Size ImageQuesta fanfiction è nata come sperimentazione. La struttura è quella di piccole storie autoconclusive legate tra loro, dalla lunghezza variabile, divise in capitoli a seconda dell'argomento e della collocazione sulla linea temporale. Se verranno citate date, partite dal presupposto che la saga R/G/B abbia avuto inizio nell'anno 1996, anno in cui in Giappone sono entrati in commercio i primi giochi dedicati ai Mostri Tascabili. Toccherà diversi argomenti e sarà aggiornata quando gira all'autrice. Tuttavia, le storie dovrebbero rimanere leggibili anche partendo da un capitolo prossimo, senza bisogno di leggere obbligatoriamente tutto dall'inizio. Spero di riuscire nell'intento. Mi piacerebbe avere il vostro sostegno, anche se mi sento un po' sfacciata a chiederlo. *ride* Tuttavia, apprezzerei davvero moltissimo qualche opinione su queste storielle. Grazie dell'attenzione!
 

A Pao. Pao che puzza, Pao che rompe le scatole, Pao che si fa volere bene. E' il minimo che io possa fare per lei.

 





1. Origini. Ritratti di famiglie



I.
“Credevamo che Biancavilla fosse un posto sicuro…”
I genitori di Blue avevano deciso di stabilirsi in quel luogo a sud est di Kanto proprio per la sua nomea di paesino tranquillo, quasi noioso.
Quando la signora aveva scoperto di essere incinta, i due giovani coniugi avevano deciso che quello era il momento migliore per il trasferimento, affinché la loro figlioletta potesse crescere nella semplicità di un paesaggio bucolico.
Era una donna umile, la madre di Blue. Ciò non le impediva tuttavia di sognare la campagna, viaggiando con la mente come fanno le fanciulle. Fuggire i rumori molesti di un centro urbano come Smeraldopoli, garantire alla propria figlia una vita serena. La sua piccola avrebbe studiato, giocato con i coetanei, guardato il sole tramontare dietro alle vette lontane. Crescendo, avrebbe sposato un amico di infanzia, e nulla al mondo avrebbe oscurato il sorriso sul suo volto.
Il padre di Blue era un uomo con i piedi ben piantati sulla terra. Che camminasse sull’asfalto o su un prato, il suo sguardo era sempre ben puntato in avanti e aveva il volto serio di chi desidera lavorare al costo di frantumarsi le ossa, pur di assicurare stabilità economica ai propri cari. Il sogno della moglie era fiabesco, quasi utopistico. Eppure era una possibilità realizzabile, tanto da esaltare un lato che il marito celava accuratamente dietro la sua maschera da ‘uomo tutto d’un pezzo’. Si era concesso di fantasticare per una volta su colli verdi e ridenti distese erbose, di ambire ad una vita frugale e senza troppi lussi.
La semplicità di un’esistenza contadina rappresentava per loro la ricetta della felicità. Fu così che optarono per un luogo vicino a Smeraldopoli – affinché il marito non perdesse il lavoro - in cui trascorrere il resto della loro vita e crescere la figlia tanto desiderata.
La scelta ricadde inevitabilmente su Biancavilla. I due coniugi non erano dissimili da tante altre giovani coppie in attesa di figli. Molti sceglievano di vivere in quel tranquillo paese; e, grazie alle ambizioni semplici dei novelli sposi, quel piccolo centro abitato si riempiva tutti i giorni delle festose risate di tanti bambini.
Nessuno poteva immaginare che da due genitori tanto umili e frugali sarebbe nata una bambina abbastanza particolare da suscitare l’interesse di oscure forze che si muovevano nella vicina regione di Johto.
Blue era così. Ambiva ad una vita semplice proprio come i suoi genitori le auspicavano. Ma il destino è terribile: può prenderti e sbatterti contro ostacoli insormontabili, rendere ostile l’ambiente in cui ti ritrovi a crescere, portarti a dimenticare i tuoi sogni più innocenti, stravolgerti al punto di farti diventare più forte o più vulnerabile. E Blue si faceva notare, pur senza volerlo. Sorrideva sempre, era capace di tutto e benvoluta da tanti. Questi pregi furono la sua rovina.
Quando scomparve, la notizia si diffuse veloce come uno schiocco di dita. In poco tempo, i desideri dei genitori della piccola si erano infranti contro il muro della realtà.
“Credevamo che Biancavilla fosse un posto sicuro…” La giovane donna ripeteva tale frase fino allo sfinimento, tentando di strapparsi i capelli nella furia di un pianto che non conosceva consolazione. Le ciocche rimaste intrappolate tra le sue dita erano troppo simili a quelli della sua bambina perduta. La mano del marito, un tempo così calda, sembrava posarsi sulla sua spalla per errore.
Anche lui era distante, immerso in un dolore che li aveva improvvisamente divisi. Il volto era pallido e lo sguardo sempre ostinatamente puntato in avanti. Ma i suoi occhi erano troppo scoraggiati per posarsi sulla moglie. Guardavano un punto imprecisato, con fissità, senza più sicurezza, tradendo un’immensa fragilità che mai si era palesata nei suoi atteggiamenti.
 
“Troppo speciale per una vita contadina.”
Green osservava la foto della bambina smarrita. Era sua coetanea e la conosceva di fama. Nella scuola che entrambi frequentavano, lei era popolare tra compagni e maestri per la sua intelligenza. Aveva cominciato a frequentare l’asilo possedendo già capacità fuori dalla norma, che non le avrebbero consentito di passare inosservata: leggeva speditamente qualunque testo e sapeva scrivere con una grafia eccezionale per una fanciulla della sua età.
La scomparsa di Blue aveva lasciato un grande vuoto. La scuola intera piangeva la mancanza di quella ragazzina che sapeva farsi amare da chiunque per la propria mente brillante e per il dolce sorriso.
Il bambino gettò all’immagine un ultimo sguardo amaro. Erano tanto diversi, loro due.
Lui era stimato perché nipote del famoso Samuel Oak, Ricercatore di Pokémon, noto tra tutti gli Allenatori. Green si reputava un bambino intelligente, ma nessuno cercava di conoscere le sue qualità. ‘Considerate le sue origini, è sicuramente in gamba.’ Lo liquidavano con queste poche parole. I bambini non osavano sfidarlo, lo evitavano accuratamente per il timore reverenziale che suscitava in loro. Mio nonno è l’illustre Samuel Oak, ed io non posso fare nulla per cambiarlo. Come posso fare per dimostrare di che pasta sono fatto senza che il mio ingombrante cognome susciti pregiudizi negli altri? Tutte domande che si portava dentro da quando era piccolissimo. Aveva appena iniziato a prendere coscienza di se stesso, quand’ecco i dubbi esistenziali tendergli un’imboscata.
Quella Blue era ciò che lui aveva sempre desiderato essere. Forte di una fama meritata, essendo discendente da una famiglia umile, si faceva notare puramente per quello che era. Ecco perché non l’aveva mai sopportata. In un istinto di infantile crudeltà, una parte di lui aveva quasi gioito della sua scomparsa, perché non era giusto che esistesse una bambina tanto perfetta. In seguito si era ovviamente pentito di aver pensato simili cattiverie, sebbene lo stress della propria condizione giustificasse il suo atteggiamento cinico.
Si ripromise quindi di non prestare troppa attenzione agli altri, di badare unicamente ai propri affari per non cedere ad inutili invidie.
Col tempo se ne dimenticò, ma Green aveva deciso di partire per un allenamento in un luogo lontano soprattutto per l’influenza che la storia di Blue aveva avuto sul suo percorso.
 
II.
Negli anni Ottanta il Team Rocket raccoglieva proseliti nell’ombra. Come questi venissero a conoscenza dell’organizzazione era un mistero. Si suppone che fossero amici del Capo, radunati grazie al suo carisma in grado di muovere masse.
Masse di gente fin troppo umile, che desiderava diventare qualcuno e prendersi la propria rivincita verso le classi più agiate e prepotenti. Giovanni era ricco di famiglia, ma aveva sposato la causa di coloro che erano più umili di lui.
Il progetto era semplice: avrebbe esteso il proprio dominio sul mondo, poi avrebbe generosamente affidato appezzamenti e titoli nobiliari ai Generali e alle Reclute che avevano dato il loro contributo per portare a compimento il suo scopo.
Il lato avido e quello altruista di Giovanni convivevano nella sua idea. Ed anche quello spietato; perché, nell’ambizione di una ricchezza senza confini e di una vita migliore per tutti i suoi seguaci, non avrebbe badato ai metodi utilizzati.
Ciò che più attirava le nuove Reclute era la dichiarata umanità del progetto. Cosa c’era infatti di più umano del genuino desiderio della felicità per sé e per i propri cari e dell’avere tanti soldi al punto di non sapere cosa farsene? Le Reclute non provavano rimorsi per gli atti empi che eseguivano, proprio perché usufruivano di questa scusa come giustificazione.
“Inculcherò in mio figlio queste idee.” Diceva Giovanni ai suoi Generali. Parlava spesso con loro del suo erede che stava per venire al mondo.
Uno dei suoi più grandi desideri era quello di avere un figlio del quale poter essere orgoglioso, che potesse costituire un suo valido alleato nella conquista della supremazia.
“Sarà il mio braccio destro, per meritarsi la fortuna che accumulerò attraverso queste operazioni.”
Il suo progetto non prevedeva troppi sentimentalismi verso il proprio figlio. Ma Giovanni era umano e, quando nacque Silver sul finire dell’anno 1988, smise con lui di essere l’impassibile Capo del Team Rocket per calarsi appieno nel suo nuovo ruolo di padre amorevole.
In molte foto di quell’epoca appariva insieme al suo figlioletto, gli aveva regalato un Pokémon raro proveniente da un’altra regione e si dimostrava piuttosto apprensivo nei suoi confronti. Furono i due anni più felici della vita di Giovanni, ma anche i più brevi e fuggevoli.
All’inizio degli anni Novanta, il Team Rocket contava circa tremila membri e Silver era scomparso.
I metodi dell’organizzazione criminale si erano fatti ancora più spietati, le loro soluzioni fin troppo estreme. La disperazione di Giovanni era drammaticamente profonda, al punto di portarlo a dimenticare qualunque scrupolo nei confronti del prossimo. Il Team Rocket non aveva più un erede e, cosa ancora più importante, il loro Capo non aveva più suo figlio.
Non si mostrava mai triste di fronte alle Reclute che conoscevano perfettamente l’accaduto. Tuttavia si innervosiva facilmente, infliggeva numerose punizioni; ma nessuno voltò le spalle al progetto dello stimatissimo Giovanni.
Quando era solo, l’uomo amava passare delle ore nel buio e nel silenzio. L’infantile voce di Silver riecheggiava unicamente nei suoi ricordi. “Papà. Sempre.” Il suo bambino sapeva pronunciare poche parole e non sapeva costruire frasi, piccolo ed indifeso com’era. Ma Giovanni capiva sempre tutto ciò che lui intendeva. Lo ripeteva tra sé, spezzando l’opprimente silenzio della sua situazione attuale.
“Sì, piccolo monello. Staremo insieme per sempre.”
E poi scendeva il silenzio di nuovo, mentre Giovanni alzava il mignolo sorridendo teneramente, suggellando una promessa con se stesso e col figlio che non poteva udirlo. Qualunque cosa fosse successa, l’avrebbe riabbracciato. Nutriva fiducia.
 
Un fragoroso pianto spezzò la tranquillità che aleggiava in quella casa al limitare del Bosco Smeraldo. Un uomo sulla quarantina entrò in una stanzetta, terrorizzato da ciò che poteva essere successo.
Si aspettava di vedere la propria nipotina di appena tre anni a terra, con la faccia schiacciata sul pavimento, intenta a piangere per il dolore che si era inferta. Succedeva spesso, visto che la bimba aveva l’abitudine di addormentarsi nelle posizioni e nei momenti meno appropriati.
Invece la piccola Yellow lo sorprese, precipitandosi in lacrime tra le braccia dello zio, urlando in una maniera che presto l’avrebbe lasciata senza energie.
“Zio! E’ successa una cosa brutta brutta!” Piangeva, premendo il viso contro il petto del parente che l’aveva presa in braccio e tentava di consolarla.
“Cosa?” Chiese, accarezzandole la testolina bionda.
“Non lo so!” Urlò la piccola.
Spesso Yellow aveva rivelato di possedere un sesto senso fuori dal comune, ma quella era la prima volta che reagiva con tanta energia.
Proprio quel giorno un bambino di Smeraldopoli di soli due anni era stato rapito, imprigionato tra i possenti artigli di un enorme volatile. L’evento era stato taciuto dalle stampe locali e la notizia non si era ampiamente diffusa. Eppure Yellow l’aveva sentita, aveva udito nella propria testa gli acuti di una tenera voce infantile ed il battito di enormi ali capaci di muovere il vento.
Col tempo avrebbe dimenticato le prime manifestazioni dei suoi poteri, non avrebbe più ricordato il turpe rapimento e il dolore di un genitore che aveva percepito, portato dalla brezza. Da questo piccolo trauma sarebbe però derivata la sua sensibilità e la preoccupazione che era solita provare nei confronti del prossimo.
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Cheche