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Autore: AgelessIce    31/01/2013    4 recensioni
Non sono mai stato un maestro particolarmente transigente.
Il mio compito era quello di crescere dei cavalieri, uomini pronti alla battaglia, non rendere felici dei bambini.
Quando mi sono stati affidati Isaac e Hyoga non ero molto convinto di voler davvero improvvisarmi maestro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aquarius Camus, Cygnus Hyoga, Kraken Isaac
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orgoglio, paura e felicità

-Camus POV-

Non sono mai stato un maestro particolarmente transigente.

Il mio compito era quello di crescere dei cavalieri, uomini pronti alla battaglia, non rendere felici dei bambini.

Quando mi sono stati affidati Isaac e Hyoga non ero molto convinto di voler davvero improvvisarmi maestro.

Isaac era convinto di quello che voleva e si è sempre impegnato al massimo, ma è sempre stato troppo iperattivo, per i miei gusti.
Eppure, ho finito con l’affezionarmici prima del previsto, e, soprattutto, più del previsto.

Al contrario, Hyoga, è sempre stato più simile a me. Pacato e riflessivo.

Ma con due enormi differenze.

Le sue motivazioni erano decisamente deboli.
Voler rivedere la madre morta non ti rende forte a sufficienza da sopravvivere ad un vero scontro.

E secondo, è sempre stato troppo legato ai suoi sentimenti.

È per questo che dubitavo di poterlo rendere cavaliere.
Nonostante avessi visto in lui un potenziale mostruosamente alto, nonostante fossi cosciente che probabilmente avrebbe potuto superarmi, sapevo che, se non avesse superato il lutto della sua infanzia, sarebbe morto.

Perché non puoi sperare di avere la meglio su un potete avversario se perdi tempo a piangere i tuoi morti.

È ai vivi che devi pensare, quando combatti.
E ho fatto di tutto, perché lui riuscisse ad andare avanti.

 
Poi Isaac è morto.
O almeno così ho pensato all’epoca.
E ho sentito morire con lui una parte di me.
Perché era uno dei miei ragazzi.
Perché doveva diventare cavaliere.

Non ho pianto, però, quella volta.
Per quanto facesse male, sono andato avanti nel minor tempo possibile.

Ho mantenuto intatta la mia facciata impassibile.

E presto i miei sforzi hanno dato i primi frutti.
Perché un cavaliere del cigno c’è stato.
Perché Hyoga è diventato cavaliere.

Ed ho sentito uno strano moto d’orgoglio, nel vederlo indossare la sua armatura.
Orgoglio misto a paura.
Perché non era ancora pronto.
Perché non era ancora andato avanti.

Ed i miei timori si sono rivelati fondati quando me lo sono visto apparire davanti, alla settima casa.
Perché sebbene indossasse l’armatura era ancora terribilmente simile a quel bambino spaesato che mi fu affidato anni prima.

Ancora con lo stesso dolore nel cuore.
Ancora con la stessa sofferenza negli occhi.

E ho dovuto rinchiudere dietro il muro di cristallo, che mi sono costruito attorno negli anni, la voglia di sollevarlo da terra e mandarlo via, al sicuro. Di combattere al posto suo.
Ma non è questo, il compito di un maestro.

Ed è per questo che ho cercato di spronarlo. Di fargli raggiungere il settimo senso.
Ed è con il dolore nel cuore, che l’ho rinchiuso in quella bara ghiacciata, quando ho capito che non ci sarebbe riuscito.

E quella volta, inspiegabilmente, ho pianto.
Ho lasciato che il mio viso fosse rigato dalle lacrime, quando ho passato anni a cercare di insegnare al mio allievo a non farlo per nessun motivo.

Ironico, in un certo senso.
 
E sono stato stranamente felice, quando i suoi compagni l’hanno tirato fuori da quella teca.

E per un secondo, uno soltanto, ho sperato che ponesse le armi.
Che comprendesse che questa battaglia non è uno scherzo, non è uno dei vecchi allenamenti.
Che se ne andasse.

Invece lui ha proseguito.
Ha sfidato Milo. Il mio migliore amico.
E ho pensato che il destino si stesse prendendo gioco di me.

Tuttavia mi sono sentito in un certo senso sollevato.
Perché era molto migliorato, dallo scontro contro di me.
Non era ancora in grado di battere un cavaliere d’oro, ma era migliorato.
A muovere le sue mani era uno scopo nobile.

E ho sentito di nuovo quel moto d’orgoglio che ho avvertito quando ha indossato la sua armatura la prima volta.
E mi sono sentito in debito con Milo, quando lo ha salvato. Quando gli ha permesso di proseguire.
E quando è giunto all’undicesima casa, ferito e sporco di sangue, era completamente cambiato.
E ho capito che, forse, ce l’avrebbe fatta.


Non credo di aver mai provato così tante emozioni in una volta sola.
Si sono susseguite con una rapidità spaventosa, nel corso del nostro scontro, sebbene il mio muro di cristallo impedisse di mostrare i miei sentimenti. 

Ho avuto paura, per me e per lui.
Paura di un uomo che non riuscivo a comprendere.

E mi sono sentito sollevato, quando ha fermato il mio colpo.

E mi sono sentito maledettamente orgoglioso, quando l’ha respinto.

E, di nuovo, ho avuto paura per un secondo. Quando ho capito che c’era l’eventualità che non sopravvivessi, ho avuto paura che non sarebbe riuscito a superare anche la mia scomparsa.

E ho sperato che in queste ore avesse imparato ad odiarmi. Se mi avesse odiato, non avrei finito con l’essere una nuova causa di dolore per il mio allievo.
Una sua nuova debolezza.

E poi sono stato stranamente felice.
Lui, l’allievo, aveva superato me, il maestro.
 Aveva raggiunto lo zero assoluto.
Aveva vinto.

Sarebbe sopravvissuto.
 
 
 
 
Salve a tutti!
E boh, oggi sono particolarmente produttiva *festeggia*
Spero non sia OC -L'OC è il mio più grande incubo *trema*
Voglio dire, ok che il nostro caro Camus è un ghiacciolo ambulante (tanto amore <3), ma un paio di emozioni ogni tanto le avverte anche lui, ecco u.u
Si, mi sto autoconvincendo che sia passabile.
Grazie per aver letto, comunque! :)
A presto!
 

 
 
 
 
 
  
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