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Autore: lella23    01/02/2013    0 recensioni
Come puoi sapere quale strada prenderà la tua vita?
Le scelte che farai, le strade che prenderai, le vite che incrocerai...
È tutto un grande piano già prestabilito? O è frutto di un caso capriccioso a volte fortunato, a volte crudele?

Il passato…
Spaventa.
Il presente è fatto per trovare emozioni, perdonare il passato e imparare a vivere per il futuro.
Una ragazza che apparentemente ha tutto dalla vita ma che scopre di non avere nulla senza di lui.
Un ragazzo che apparentemente non ha più niente ma che scopre di avere tutto con lei.
Un vuoto lasciato da un abbandono che va riempito e l’unico modo per farlo è trovare l’amore.
L’amore quello vero, quello che rimane nella tua vita fisso come le stelle in cielo.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Capitolo I

Prologo


Lo so che ti suona smielato, ma l'amore è passione, ossessione, qualcuno senza cui non vivi.

Io ti dico: buttati a capofitto, trova qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera.

Come trovarlo?

Beh, dimentica il cervello e ascolta il cuore.

Perché la verità, tesoro, è che non ha senso vivere se manca questo. Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente beh, equivale a non vivere.

Ma devi tentare, perché se non hai tentato, non hai mai vissuto.

{Vi Presento Joe Black}


Come puoi sapere quale strada prenderà la tua vita?

Le scelte che farai, le strade che prenderai, le vite che incrocerai...

È tutto un grande piano già prestabilito? O è frutto di un caso capriccioso a volte fortunato, a volte crudele?

Mi sono sempre chiesto che vita sarebbe stata la mia per poi perderne completamente l'interesse, per lasciarmi trasportare dagli eventi, permettendo alle tenebre di offuscare il mio cuore e la mia mente.

Pensavo che ogni istante della mia vita fosse solo uno scherzo di cattivo gusto, apatico e impassibile guardavo i giorni passare senza che questi mi toccassero veramente, ero spettatore di una vita che mi importava davvero poco, ma che testardo continuavo a guardare.

Ma ancora non avevo incontrato la luce...

Una luce dagli occhi azzurro ghiaccio che sciolsero i lacci della mia indifferenza facendo in modo che ricominciassi a provare qualcosa quando pensavo ormai persa ogni speranza.

Tutto quello che ho fatto da allora mi ha portato a questo momento, le scelte che ho preso, le strade che ho attraversato e le persone che ho conosciuto mi hanno portato a questo preciso istante in cui è impossibile sottrarsi agli eventi... una scelta che scelta non è, perchè ormai non posso che partecipare a questa vita che ormai mi ha invaso.

Uno scatto, un boato, un dolore sordo...

A volte tutto inizia, ma altre volte, forse quelle più dure, tutto finisce, l'avevo capito in un secondo mentre urlava il mio nome.


Capitolo I

Jack

Le corde erano tese tra le sue dita, una leggera melodia si diffondeva nella camera, una musica che ormai gli era così familiare che la ripeteva senza nemmeno pensarci.

Si ricordava ancora quando l’aveva imparata, erano passati secoli… sembrava un’altra vita e in effetti lo era. Suo padre… quanto gli mancava? Strinse a sé la chitarra, era l’unico oggetto che ancora lo legava a lui, dopo la sua morte la madre aveva buttato via tutto, non voleva più niente che le ricordasse il marito. Lui però non le aveva permesso di buttare quella chitarra, suo padre era un musicista peccato che invece di fare musica fosse stato un operaio.

Sospirò mettendo via la chitarra di fianco all’armadio, guardò fuori dalla finestra della sua camera, non era il massimo del panorama di certo non potevi aspettarti di più nel Bronx.

Ormai erano anni che vivevano lì, da quando sua madre si era risposata con quel coglione, strinse i pugni al solo pensarlo. Non gli piaceva per niente, aveva qualcosa di losco, lo sentiva, eppure sua madre era stata abbindolata ed era pure nata la sua sorellina.
Guardò l’ora e vedendo che tra poco sarebbe tornato quello andò a cercarsi una felpa in mezzo al caos della sua camera, si guardò di sfuggita allo specchio del bagno e vide il ragazzo dai capelli mori e gli occhi castani. Uscì con le cuffie nelle orecchie senza dare ascolto alla madre che gli chiedeva dove andasse con sua sorella in braccio, da quando suo padre era morto i loro rapporti si erano congelati e lui non l’aveva ancora perdonata per tutto quello che era successo.

L’aria fuori era una gelida ventata di libertà, sollevò il cappuccio e andò al parchetto, di solito si vedeva lì con i suoi amici, giocavano un po' a basket, bevevano birra grazie ai documenti falsi che Paul recuperava in giro dai delinquenti che bazzicavano la zona.

Arrivato però non vide nessuno, probabilmente erano erano ancora a casa a riprendersi dalla sbornia della sera prima, lui era dovuto stare a casa a badare alla sua sorellina, sua madre faceva il turno all’ospedale, faceva l’infermiera mentre quell’altro non si era fatto vedere tutta la notte. Fece dietro front si prospettava una giornata solitaria, non che gli cambiasse qualcosa comunque, non gli dispiaceva stare da solo infondo lo era sempre.

Andò alla stazione, la metropolitana a quell’ora del mattino era quasi deserta, si sedette su no dei sedili e guardò fuori dal finestrino, vide soltanto buio alternato da qualche luce.

Poteva tornare a 3 anni prima? Quando era tutto più semplice, quando ancora non sentiva quel vuoto dentro, quando aveva ancora una famiglia.

Scese alla solita fermata, erano 3 anni che almeno una volta al giorno andava lì, a Central Park. Per strada calciò un sassolino mentre teneva le mani nelle tasche. guardò avanti con il cappuccio ancora calato sulla testa, gli piaceva girare così, gli sembrava di mettere delle barriere tra lui e il mondo.

Finalmente intravide il museo d’arte, era il suo posto preferito, lì vicino c’era un laghetto e lui andava a sedersi ai piedi dell’albero a fianco. Infatti come al solito si sedette appoggiando il capo contro il tronco mentre l’assolo di Synyster Gates gli riempiva le orecchie.

Non seppe mai come, ma in quel momento mentre la traccia cambiava, mentre era immerso nella sua solitudine alzò il viso e incrociò due occhi, erano azzurri come e forse più del ghiaccio. Sentì un brivido, qualcosa di profondo, qualcosa che in quel momento non sapeva spiegarsi. Si accorse però che quegli occhi non erano rivolti a lui e quasi provò una punta di delusione. Era una ragazza che stava ferma sul vialetto, sembrava incantata a guardare qualcosa, forse aspettava qualcuno… era davvero carina, i capelli castani mossi le cadevano come onde sulle spalle, doveva avere la sua età, diciassette anni, rimase lì a guardarla. La guardò aspettare e sorridere verso un’altra ragazza, probabilmente sua amica, la guardò allontanarsi con lei.

Jack non aveva mai dato molto peso alle ragazze, si era uscito con qualcuna e aveva avuto le sue esperienze, ma non gli era mai interessata particolarmente una ragazza. Ed ora eccolo lì impalato a guardare lei… sentiva che guardandola avrebbe in qualche modo colmato quel vuoto, quella solitudine che non gli era mai pesata eppure in quel momento gli sembrava solo una gabbia dorata in cui era vissuto per tutti quei 3 anni per proteggere se stesso.

La guardava allontanarsi, gli faceva venire voglia di seguirla ma si trattenne, l’ultima cosa che gli serviva era una denuncia per stalking, ma non riusciva comunque a togliersi dalla testa quel viso, quegli occhi… si alzò e andò via.

Rifece la strada al rovescio, ritornò a casa e sentendo la voce graffiante del marito di sua madre filò dritto verso la sua camera ma naturalmente non poteva essere così fortunato.

-Ragazzino! Dove pensi di andare?- gli urlò quell’idiota dalla cucina.

In tutta calma Jack si girò verso di lui rimanendo sullo stipite della porta. Sua sorella era sul seggiolone a mangiare una pappa, sua madre le dava le spalle mentre era ai fornelli, non si era nemmeno accorto che si era fatta sera, strano come la mente non si accorga cosa succede nel mondo mentre sei immerso nei tuoi pensieri. Infine vide quell’uomo seduto a tavola, sentiva anche da lì l’odore acidulo dell’alcool che gli arrivava al naso e fece una smorfia.

-Pensavo di andarmene in camera mia…- rispose secco senza voler prolungare quella conversazione più del necessario.

Quella risposta non parve soddisfarlo infatti lo fulminò con lo sguardo.

-Non mi piace questo tono! Vedi di portarmi più rispetto moccioso perché posso benissimo buttarti fuori a calci!-

Jack strinse i pugni, rispetto? Quel mollusco? Lo avrebbe preso volentieri a calci.

-Non penso di aver usato nessun tono…- sibilò.

-Intendi contraddirmi?!- urlò alzandosi di scatto dalla sedia.

A quel brusco movimento Claire, la piccola sorellina, si mise a piangere.

-Intendo dire che dovresti tornare sobrio a casa- sentì forte il colpo all’altezza dello zigomo, non poteva dire che non se lo aspettasse.

Lo vide ad un palmo dal naso con il viso rosso e gli occhi che mandavano lampi, la cosa peggiore era l’alito mefitico che sapeva di super alcolici, a respirarlo gli sembrava di ubriacarsi a sua volta. Si allontanò mentre sentiva il viso pulsare. Lo guardò e sembrava soddisfatto della sua lezione, sentiva ancora il pianto di Claire nelle orecchie ma sua madre sembrava congelata con uno strofinaccio tra le mani, non riusciva nemmeno a guardarlo.

-Stammi bene a sentire ragazzino- disse prendendolo per la felpa.

-Prova a mancarmi di rispetto un’altra volta e vedrai che questa sarà solo una carezza paragonata a quello che ti darò, chiaro?-

Jack lo fissò con odio, non aveva mai provato niente di simile per qualcuno, disprezzo, odio, rabbia…. Tutto per una persona.

-Ho detto, sono stato chiaro?- ridisse sottolineando ogni parola con uno scossone. Fece un cenno col capo e quello lo mollò. Jack andò in camera sua così pieno di rabbia che colpì il muro con un pugno e sentì pulsare la mano allo stesso ritmo della faccia.

Si buttò sulla sedia della scrivania e si toccò lo zigomo cercando di non gemere dal dolore, il giorno dopo si sarebbe trovato un bel livido sulla faccia. Non se ne preoccupò, in quel quartiere le risse erano l’ordine del giorno. Cercava di pensare ad altro, ma non poteva evitare di sentirsi terribilmente male, terribilmente solo. Sospirando gli cadde l’occhio sulla scrivania ovviamente anche quella in disordine, fogli sparsi e matite… era da molto che non disegnava, ogni volta che ci provava non riusciva a fare niente. In quel momento però sentì le mani formicolare.

Prese un foglio e la matita, iniziò a tracciare linee con foga sembrava completamente preso da quello che faceva. Pian piano quelle linee presero forma, un viso ovale incorniciato da capelli ondulati che ricadevano sulle spalle, due occhi che guardavano assorti qualcosa. Jack si fermò e vedendo quello che aveva disegnato rimase senza fiato, con le dita accarezzò il foglio quasi credesse di sfiorare lei.

Scosse la testa quasi volesse negare a se stesso quel pensiero. Si alzò da quella scrivania e si buttò sul letto, ma gli occhi ghiaccio di quella ragazza lo tormentavano ogni volta che chiudeva gli occhi.

Passarono alcuni giorni e i lividi di Jack improvvisamente aumentarono, sembrava quello di sempre ma i suoi amici notarono un cambiamento in lui, una luce negli occhi che ormai non c’era più.


















Ok so che ho After All This Time ma questa storia è da quasi un anno che io e _sweet_dreams_ la stiamo scrivendo e ci sono davver affezionata, i personaggi che ci sono all'interno sono davvero davvero tanti, spero che riuscirete ad amarli come li adoro io =) i capitoli li abbiamo divisi per Pov questo è quello di Jack, uno dei due protagonisti, invece sweet farà il Pov di Mel. Ci abbiamo davvero messo il cuore in questa storia e speriamo che la recensiate in tanti =) Pubblicheremo ogni settimana il venerdì salvo imprevisti e dopo questo direi che posso salutarvi!
Al prossimo capitolo!
Baci^^

   
 
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