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Autore: MrsGreyC    01/02/2013    3 recensioni
Due giovani sorelle vengono divise alla nascita a causa di un incidente. Le ragazze crescono separatamente ma arrivano entrambe al successo.Conoscere gli SHINee per motivi diversi e crescendo sperimentano l'amicizia, la fratellanza e anche l'amore.
Ma riusciranno a ritrovarsi alla fine?
(Storia che riscriverò e aggiornerò in un futuro prossimo dato che fa abbastanza schifo e risale a due anni fa. Per ora la lascio qui a contaminare l'aria (': )
MrsGreyC
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In your arms

(Sheila ver.)

Erano passati due mesi dal mio arrivo alla SMTown.
Il palazzo era molto accogliente così come tutti i componenti. All’inizio ho fatto molta fatica ad ambientarmi a quella sorta di labirinto, ma col tempo ho iniziato ad abituarmici.
Lo spazio era immenso e lo stile di arredamento era squadrato: mura bianche, mobili spigolosi , ambienti silenziosi, attrezzature specifiche. La qualità della tappezzeria era eccellente e le poltrone straordinariamente confortevoli. Ma soprattutto era silenzioso.
Ciò che mi interessò particolarmente fu la sonorità delle stanze. L’isolamento acustico era tale che non arrivavano rumori dall’esterno e viceversa. In quelle grandi stanze capitava spesso che accendessero gli stereo e trasmettessero alcune canzoni. L’acustica era perfetta. Inizialmente non ci feci caso. Un giorno invece, mi appostai in una sala di soggiorno con l’intento di leggere: fu lì che notai questa particolarità.
Proprio in quella stanza vi era l’apparecchiatura principale: era lucida e nera e scintillava orgogliosamente. Aveva alcune manopole e, le scritte verdi galleggiavano eleganti sul display. Senza dubbio era uno stereo di alta tecnologia. Non l’apparecchio che ci si aspetterebbe di trovare su una vettura o in una normale abitazione.
Ma del resto era logico: non mi trovavo né in una vettura né in una normale abitazione. Tutto ciò era nuovo ai miei occhi , ma essere in un altro mondo era davvero entusiasmante.
I miei compagni erano sempre gentili con me. Con il tempo riuscii anche a conoscere Key che si rivelò più simpatico del previsto.  Miharu invece, il microonde magnetico, mi presentò Minho. Sembrava davvero contenta quando parlava del suo lui.
Trascorrevano insieme ogni giorno. Quando Minho doveva lavorare passava prima da Miharu per le ‘coccole giornaliere’ e poi si buttava nel lavoro. Erano davvero appiccicosi ma sembravano divertirsi molto a stare sempre insieme.
Visto da fuori Minho mi sembrava una persona piuttosto orgogliosa e introversa, invece era tutto il contrario: molto dolce, aperto con gli altri e anche divertente. La classica persona di cui ti potevi fidare ma allo stesso tempo burlona e un po’ vendicativa. Ma non in senso cattivo, anzi.
Da ciò che mi raccontò erano una coppia davvero affiatata ; si poteva capire da tutte le attenzioni che avevano l’uno per l’altro. Presto si sarebbero sposati. Ero davvero felice per lei. Non era affatto facile trovare un marito così perfetto.
Conobbi Miharu durante un suo viaggio negli Stati Uniti, quella che credevo fosse la mia patria. Avevo solo dodici anni e lei invece, ne aveva quindici. Divenne ben presto la mia unnie indiscussa. Così , sin dal principio fummo molto amiche e non facevamo che comunicarci tutto ciò che ci accadeva. Fu lei a convincermi, a portarmi a prendere quella grande decisione. Un giorno li avrei trovati. Le dovevo molto per avermi infuso coraggio e per avermi appoggiato per così tanti anni.
La mia vita a quel maestoso palazzo era davvero divertente ma anche stancante. A differenza dei miei precedenti allenamenti in solitudine, qui era una cosa completamente diversa: ero in compagnia e questo diminuiva di molto la fatica.
All’inizio, subito dopo il mio arrivo, vi fu organizzata una festa unicamente in mio onore. Ricevetti un sacco di regali , tanto da riempire l’armadio , la scarpiera, le stanze… Quella sera venni truccata e vestita da qualcun altro che non fossi io per la prima volta nella mia vita: fu davvero entusiasmante. Modestia a parte, poi, ero una gnocca da paura!
Ne approfittai anche per conoscere tutti i miei coetanei.
Mi feci moltissimi amici oltre agli SHINee. Erano tutti gentilissimi e anche coloro che dall’esterno mi apparivano odiosi, in realtà non lo erano affatto.
Mi era particolarmente simpatica Sunny delle Girls’ Generation, con cui non facevo che spettegolare e fare qualsiasi tipo di attività. Anche andare nei posti isolati e oscuri era eccitante con lei.
Poi c’era Leeteuk dei Super Junior che ogni volta che avevo bisogno di un consiglio mi prestava il suo aiuto. Peccato che non ebbi molto tempo per conoscerlo, dato che dopo quasi due mesi dal mio arrivo, lui dovette entrare nel servizio militare. Mi lasciò dicendo:- Ci rivedremo , vedrai. E tra due anni, quando tornerò, sarai ancora più formidabile di quanto tu non lo sia già.- Le sue parole furono sempre molto confortanti e come oppa mi piacque tantissimo.
Il divertimento assoluto lo provavo con Sulli delle f(x) che con le sue sciocchezze mi faceva talmente ridere da provocarmi il mal di pancia. Con Sulli potevo parlare e scherzare per ore! Ci capitava spesso di pedinare qualcuno e di osservarne i comportamenti. Chiunque ci vedeva,  capì quanto eravamo deficienti.
A breve , da soli due mesi di allenamento, avrei dovuto iniziare il mio primo MV e ammetto che ero davvero in ansia. Per una normale persona che stava per debuttare, due mesi di allenamento erano miseri dato che richiedevano minimo tre anni di allenamento. Salvo eccezioni: ovviamente io ero un caso particolare e ne andavo abbastanza fiera.
Tuttavia ci pensavo spesso e presto, mi sorsero moltissimi pensieri. Alcuni positivi, altri esattamente opposti e negativi. Col passare dei giorni cominciò a crescere in me l’insicurezza. Cercai di rinnegarla ma era così acuta che non sarebbe potuta scomparire facilmente.
E se i miei genitori in realtà non hanno mai provato a cercarmi?
Tutto ciò era frustante. Più ci pensavo più non capivo da dove mi venissero certi pensieri, ma allo stesso tempo smisi di non badarci, e fui intrappolata in quella che poteva essere una possibile verità.
Cercavo di trattenerlo e di dare tutta la mia energia negli allenamenti. Volevo impegnarmi al massimo perché la verità iniziale, quella verità che sapevo dalla mia nascita era tutto ciò che desideravo.
Provai ad accantonare questi pensieri e mi concentrai nelle prove.
Taemin era spesso con me e ogni volta che i suoi occhi si posavano su di me, mi tornava su il morale. Incrociare il suo sguardo mi portava a fare sogni che credevo effimeri e momentanei.
Se non avessi avuto lui, probabilmente, non ce l’avrei mai fatta.
Jonghyun anche riusciva a percepire tutta la paura che tenevo dentro e mi rivolgeva sguardi curiosi ma preoccupati allo stesso tempo. Ogni tanto mi fermava e mi chiedeva il mio stato d’animo ma io stavo bene, o almeno era quello che non facevo che ripetere.
Decisi di non confessare nulla. Tutto ciò riguardava solo me.
Il mio desiderio si sarebbe esaudito con le mie sole forze. Non avrei mai fatto preoccupare nessuno, men che meno le persone che amavo.
Ero abbastanza forte per badare a me stessa , a trattenere le mie lacrime medesime. Nella mia infanzia mi insegnarono ad amare il prossimo e a non trasmetterli le proprie paure e insicurezze. Non potevo cedere a coloro che potevano essere i miei fratelli, tutti i miei mali. Non era necessario , potevo superarlo facilmente senza far preoccupare nessuno.
Quando ormai le mie forze erano al culmine , potevo liberarle. Sola.
Quella stanza ampia e vuota rispecchiava ciò che provavo: mi capitava spesso di sentirmi svuotata come se fossi nel posto sbagliato e forse, incapace, chissà.
Cosa ci faccio io qui? Perché non siete ancora venuti a prendermi?
Molte volte mi lasciavo prendere da questa mia insicurezza. Mi percorrevano mille voci, ma nonostante tutto io lo sapevo.
Continuando a sorridere, un giorno ci sarei riuscita sicuramente. Era solo questione di tempo. E’ così vero?
Avevo solo bisogno di risposte concrete. Non necessitavo di nient’altro.
 

(Taemin ver.)
Lei sorrideva. Sorrideva sempre. Il suo viso così dolce trasmetteva calore a chiunque.
A volte però mi capitò di osservarla più nel profondo, da vicino. Mi capitava spesso di seguirla o di osservarla di nascosto, per questo riuscii a notarlo. Col tempo si poteva notare la sua tristezza solo guardandole gli occhi.
Quando gli altri le si allontanavano, lei chiudeva le labbra. La sua espressione diventava cupa. Abbassava le palpebre e iniziava a sospirare.
Non faceva che tremare, ma cercava di trattenere ciò che, probabilmente, non voleva rivelare.
Era preoccupata, ma non sembrava la solita paura da palcoscenico. C’era qualcosa di più triste che oscurava il suo cuore.
Lei non se ne accorse per molto tempo, ma io la osservavo sempre. Ovunque andasse io ero sempre a pochi metri da lei. Ero così preoccupato che volevo sorvegliarla per evitare ogni imprevisto.
Forse avrei dovuto cercare di essere più cauto, ma non potei farne a meno.
Con il passare dei giorni, a poco a poco, era sempre più triste. Sarebbe presto scoppiata.
Non mancava molto all’arrivo del fatidico giorno in cui avrebbe debuttato ufficialmente.
Qualcosa non andava, io me lo sentivo. Continuava a peggiorare, era impossibile non accorgersene.
Quel giorno nevicava e lei continuava a provare la coreografia. Non sudava affatto. Era fredda in volto. Le sue mani erano bianche e gelide come la neve che posava all’esterno dell’edificio.
Io la osservavo come al mio solito, ma qualcosa le mancava. Non aveva più energia ormai.
Non avevo la minima idea di ciò che la turbava. Volevo aiutarla , consolarla, darle il mio sostegno, il mio amore, la mia spalla.
Mi allontanai per un momento in seguito alla chiamata del vice direttore.
Non appena tornai in sala prove , lei era a terra fresca ma con un’espressione esausta.
La portai in infermeria. Aveva perso i sensi. Nessuno era tra i corridoi.
Entrato in stanza con lei in braccio, tentai di spostare la tenda con la spalla e poi, la posai distesa su quel lettino bianco. Cercai di uscire in fretta a cercare aiuto. Iniziai a correre in ogni direzione.
Girai a vuoto diversi corridoi e stanze, ma non trovando nessuno decisi di tornare indietro. Non potevo lasciarla sola, non più stavolta.
Arrivai col fiato a mille davanti la porta e affacciai il capo : lei era rinvenuta, ma diversamente dal suo solito, piangeva.
Era disperata e non faceva che disperdere lacrime amare. Io la vidi così triste. Un giorno sarebbe scoppiata, lo sapevo fin dall’inizio.
In silenzio, entrai in quella stanza a passo lento. Potevo darle tutto il mio calore ed è quello che feci. Così, accelerai il paso e mi appostai dinanzi a lei. Mi guardò e i suoi occhi iniziarono a parlarmi.
Da ciò che cercava di comunicarmi, avrei potuto piangere ancora più dalla disperazione ormai chiara sul suo volto.
Mi sedetti accanto a lei e l’abbracciai forte. Così forte che quel suo tepore profumato non si sarebbe più staccato dalla mia maglia.
I suoi capelli profumavano di zucchero filato.
Un carillon malinconico percorreva le nostre orecchie e attraversava le nostre anime.
Le lacrime non cessavano. Il mio petto le dava conforto.
-Va bene, sfogati pure. Qualunque cosa succeda, io sarò sempre pronto ad offrirti il mio petto. Per cui piangi pure, adesso. Buttale giù tutte e poi confidati. Io ti proteggerò.-
Lei alzò lo sguardo e con le lacrime tirò un sorriso forzato. Io la strinsi a me ancora più forte di quanto non lo stessi già facendo.
Tutto ciò che disse fu: -Grazie.-
Passarono circa due ore e noi rimanemmo così, immobili, l’uno all’altra.
Quando riuscì a calmarsi, le lacrime si fermarono. Ricominciò a respirare regolarmente.
Allora sorrise. Non vedevo quel sorriso da così tanto tempo.
Quel giorno, di sera, finì con il raccontarmi tutta la sua storia.
Tutto ciò che voleva era non preoccupare nessuno e finì con l’accumulare tutto da sola. Non desiderava compassione da quella storia oscura, e io non gliela avrei mostrata.
L’avrei aiutata a cercare ciò che ardentemente desideravano i suoi occhi infuocati. Ero pronto soprattutto per me stesso.
Quello che volevo io, invece, era essere un vero uomo. E grazie a lei potevo finalmente comportarmi come tale. Ora che avevo qualcuno da proteggere , mi era spontaneo comportarmi in modo virile e maturo.
Probabilmente, se non fosse stato per lei, non mi sarei mai sentito così.
-Se mai ancora, qualcosa oscurerà il tuo sorriso, io sarò sempre pronto a consolarti.- Le sue debolezze finirono col diventare la mia forza. Potevo tutto ormai, solo ed unicamente per lei.


(Louin ver.)
Le riprese del drama erano quasi alla fine.
Procedeva sempre meglio e grazie a lui non facevo che migliorare la mia indole artistica. Mi continuavano a fare i complimenti per ore. La signora Yamada era davvero fiera di me. Mi disse a lungo che non facevo che migliorare a vista d’occhio.
Il drama aveva una trama banale ma davvero appassionante: Key nei panni dello studente migliore di tutta la nazione, sempre silenzioso e con l’aria orgogliosa. Durante la sua solita vita scolastica, un giorno, arrivò una ragazza dall’estero, ovvero io. Altrettanto brava nello studio e negli sport, lo conobbi quasi subito ma la mia prima impressione verso di lui fu davvero pessima. Questo nel drama, ovviamente. All’inizio mi diede l’impressione del ragazzo figlio di papà, così mi promisi di superarlo in qualsiasi cosa in cui fosse al primo posto , per dimostrarli che non era l’unico a poterci riuscire. Nel periodo in cui cercavo di raggiungere la mia aspirazione ne successero di tutti i colori e fu proprio lui ad aiutarmi e a trasmettermi la sua generosità e il suo senso di altruismo. Quando però uscirono i risultati degli esami , riuscii a superarlo come volevo ma non ne ero contenta, non ne andavo affatto fiera. Mi sentii in colpa. Quando invece vidi la sua faccia, dopo l’accaduto , rimasi ancora più colpita: lui mi sorrise e mi fece sentire ancora più misera. Quella sensazione divenne ammirazione e col tempo cercai di rimediare al mio errore. Anche lui iniziava a interessarsi a me e a provare i miei stessi sentimenti. Così diventammo amici, poi più che amici e infine una vera coppia.
Come ho già detto, è davvero bella come storia. Ma dopotutto, non mi sarei potuta aspettare di meglio dalla grande Sakura Yamada. Quella donna era davvero da ammirare in tutti i sensi.
A parte questo, i miei sentimenti, anzi, i nostri, puntualmente crescevano.
Nello sceneggiato baciavo Key, fuori dalle riprese baciavo Key, a casa sua baciavo Key. Che cosa fantastica! Mi sentivo la ragazza più felice del mondo, ed è ciò che provo ancora oggi.
Brillavo, i miei occhi splendevano di gioia. Lo portai a casa mia e alla sua visione, le mie ‘bestie’ impazzirono.
Quel dannato Ren disonesto che non faceva che sparare stupidaggini a caso, rivelò a Key tutte le frasi più oscure che pronunciavo su di lui.
Lui moriva dalle risate ad ascoltare tutte le mie sciocchezze registrate da quell’inutile bocca lunga. –Dai non ascoltarlo, è così imbarazzante!- cercavo di evitare di scatenare ancora più imbarazzo di quanto già non stessi provando.
-Ma no, è davvero dolce da parte tua dire certe cose!-ma lui non mi ascoltava e continuava a ridere.
-Ehm… dolce?!-
-Okay, è abbastanza divertente. E tu sei una pervertita.- mi guardava talmente divertito che non sapevo dove nascondere la faccia. Poi però mi disse che li piaceva ascoltare tutto ciò , anche se dal becco di quel fottuto pennuto. –Ren, ti prometto che quando Key và via, sei morto.-
- Ma non dovrà aspettare un po’ troppo, contando il fatto che resterò qui fino a quando morirò?-si intromise Key divertito.
-Oh Ren… in quel caso ti lascerò morire di vecchiaia!- Morte eh?! Chissà cosa sarebbe successo una volta superati i confini della vita. Era proprio ciò che avrei voluto rimandare molto più avanti.
 
(Kang Ho Dong ver.)
Una ragazza bionda, giovanissima e molto carina era appena arrivata alla SMtown. Era alta, magra, con un bel viso e dallo stile occidentale. Sembrava avere vent’anni, ma il suo sorriso era quello di una sedicenne.
La nuova recluta sembrava una persona molto affabile e gentile ed anche brava in ogni campo. Parlavano tutti molto bene di lei. Il suo nome era Sheila e conoscerla era uno dei miei principali obbiettivi al momento.
La ragazza avrebbe partecipato come ospite d’onore al mio programma, per la nuova puntata di Star King. Sembrava davvero simpatica e comunicava tenerezza.
Un giorno tra quelli, la vidi casualmente tra i corridoi dell’immenso edificio. Mi trovavo alla SM per discutere con il produttore e i manager della nuova puntata. Dovevamo progettare un episodio diverso dal solito, organizzato in due posti: prima nel normale stage del programma e poi in un piccolo parco acquatico montato appositamente per l’occasione.
Era rannicchiata sui sedili del lato destro del corridoio. Sembrava annoiarsi. Portava una divisa sportiva e un bel paio di Air Max color viola vivo e bianche. Si era sciolta i capelli e, scomposta, si agitava sul sedile con il cellulare il mano.
Arricciava le labbra e strizzava le palpebre. Guardava il soffitto, sospirava, ma poi scoppiava tra le risate.
Solo a guardarla mi veniva da ridere. Doveva essere davvero stanca per accucciarsi tra i corridoi in quel modo. Era davvero tenera e nonostante gli sforzi che stava affrontando per via degli allenamenti, scherzava come niente fosse, senza lamentarsi.
Mi avvicinai con l’intento di comunicarle l’invito al programma. Lei era sdraiata sulla schiena e quando cercò di fare una specie di ponte sul sedile, chinò la testa all’indietro e mi vide. Restò immobile per qualche secondo, mentre i capelli le scendevano in volto, e cercò di squadrare la mia persona per capire chi fossi, come straniata.
Quando probabilmente si ricordò di avermi già visto in televisione, balzò in avanti , scivolò sul lato e scese dal sedile. Sistemò i capelli arruffati all’indietro, mi guardò per un altro secondo. Poi alzò il braccio e mi indicò dicendo: -Ma tu sei il ciccio panzo di Star King!-
-Ciccio panzo?! Ahahahaahhaah e cosa significherebbe?- già dalla prima frase capii che era davvero così simpatica come dicevano.
Lei rispose: -Si certo, quando iniziai a seguire Star King insieme a una mia amica, ti attribuimmo quell’appellativo perché non conoscevamo il tuo nome. Poi quando lo scoprimmo, non riuscimmo a cambiare perché era pi divertente il precedente…- scoppiò a ridere e io con lei.
Che divertente! Era meglio di quanto mi aspettassi. Le raccontai tutto e la invitai al programma. Lei accettò senza problemi e continuò a sorridere.
Avrebbero partecipato tutti i membri della SM. La puntata trattava una sorta di metodo per presentare ai fan, la personalità solare e il carattere aperto di Sheila.
Erano tutti molto impazienti all’evento.
 
 (Il giorno della puntata)


(Sheila ver.)
-Rieccoci a una nuova puntata di Star King!- le telecamere si alternavano da ogni angolo e i riflettori accendevano l’atmosfera.
Entrarono tutti i partecipanti e nella prima fila si disposero gli SHINee insieme alle Girls’ Generation. Il resto dei gruppi si appostarono nelle file più esterne allo stage. Wow che emozione! Ero tra coloro con cui stabilii il miglior affiatamento: gli SHINee.
Ero circondata da esseri perfetti che parevano immortali: con un corpo bello, slanciato, forte , scattante e proprio strafigo, del tipo che ogni giovane uomo dovrebbe avere, se in grado di gestirlo.
Avevo sognato ognuno di loro venir sforacchiato da proiettili e uscirne illeso, guarendo sotto i miei occhi. Sembra fantascienza, lo so… Chi non ha mai desiderato un ragazzo da poter gettare sotto un camion senza alcun effetto permanente? Ovviamente però, le cose non erano esattamente così, dato che erano interamente dei mortali anche se avevano l’aspetto di esseri  opposti. Ne ero ben consapevole.
Ma restavo dell’idea che anche in un crollo improvviso, terremoto o chissà cos’altro, loro sarebbero potuti sopravvivere senza farsi neanche un graffio, e camminare fieri sotto note in stile western, con le loro immagini che si alternavano a rallentatore. Proprio come un film d’azione.
Ecco, io in tutto quel lasso di tempo sarei dovuta essere l’ospite d’onore. Fu proprio Ho Dong, il presentatore di Star King a propormelo. Lo conobbi mentre ero in pausa e ciondolavo per i corridoi senza obbiettivi. Era davvero simpatico e mi riportò alla luce tutte le risate che mi feci, quando qualche anno fa iniziai a seguire il programma assieme a Miharu. Lo soprannominammo ‘Ciccio Panzo’. All’epoca non avevamo nemmeno chiaro il significato, ma era molto divertente pronunciarlo.
Guardare il programma dal televisore era un momento molto divertente, ma viverlo ed esserne protagonista era una sensazione unica e irripetibile.
Mi alzai e a passi decisi raggiunsi il centro della scena. Non ero affatto agitata perché mi sembrò di trovarmi in una famiglia. La mia.
Il ciccio panzo venne verso di me, prese la mia spalla abbracciandola con il suo braccio e annunciò un gioco: avrei dovuto rispondere sinceramente alle sue domande scegliendo tra i membri degli SHINee.  Oh, a quel punto mi misi a ridere ma allo stesso tempo iniziavo ad essere agitata, anzi curiosa e eccitata all’idea.
-Cara Sheila, da fonti attendibili ho saputo che i primi con cui hai stretto amicizia sono stati quei bei cinque. Dunque ora dovrai rispondere sinceramente alle loro domande e alla tua risposta, osserveremo attentamente le loro reazioni. Ecco la prima domanda: chi ritieni che abbia il fisico più perfetto tra di loro?- si rivolse Ho Dong verso di me.
Senza esitazione e soprattutto sincera, risposi: -Minho!- lui alla mia risposta balzò in aria e lanciò a Jonghyun uno sguardo divertito e consapevole di quanto avessi appena confermato.
-Chi tra di loro è il più divertente?- a quella domanda risposi quasi immediata:-Onew chiaramente!- e tutto il pubblico iniziò a ridere e a guardarlo. Lui sfoggiò il suo sorriso kilometrico e disse:-…Chiaramente lo so!-
-Chi ha lo stile più stravagante? E chi ha una voce che fa sognare?-
-Key e Jonghyun.- sorrisi entusiasta e attesi l’ultima domanda. Intanto quei due appena tirati in ballo si guardarono dandosi un’intesa. Taemin invece, aveva un’espressione seria, probabilmente perché non avevo ancora fatto il suo nome.
-Okay Sheila, passiamo all’ultima domanda di questo gioco: immagina di dover scegliere come fidanzato uno di loro cinque. Attenta a ciò che dici: chi sceglieresti? E perché?- Ho Dong iniziò a guardarmi curiosissimo e intanto, spalancava le pupille a mille.
Tutto il pubblico dagli acclami precedenti piombò in un silenzio totale, attento alla mia risposta. Io iniziai a pensarci e a valutare ogni aspetto. La risposta arrivò quasi subito.
Così sorrisi e li guardai bene. Poi, di scatto, girai lo sguardo verso Ho Dong e dissi: -Hmm, Taemin perché è tutto ciò che mi hai chiesto fino ad ora!-
Alla mia risposta divenni più rossa di un peperone! Il pubblico balzò in piedi e prima sfornò degli ‘Aww’ molto energici, poi iniziò ad applaudire talmente forte da buttar quasi giù lo stage.
Taemin invece, nel suo bel cappellino di lana restò qualche millesimo di secondo immobile. Ma non appena il pubblico iniziò ad urlare lui saltò in piedi e corse a tutta velocità contro di me, abbracciandomi.
Mi strinse talmente forte che avrei potuto piangere di gioia. La folla iniziò a urlare ancora più di prima e noi restammo così per qualche minuto. Aveva un profumo odoroso, molto virile. Ne rimasi inebriata, quasi rapita. Il suo petto era caldo, proprio come allora, quando vinceva contro le mie lacrime di ghiaccio.
Sembrava davvero entusiasta e felice della mia risposta e mi abbracciava forte come se la ricambiasse. Poi mi prese in braccio e mi riportò sugli spalti, tra il pubblico.
Le risate continuarono a lungo, e non mi riferisco solo alla puntata. Di quel passo il mio sorriso non si sarebbe mai spento.
Con quella nuova vita stavo scoprendo di giorno in giorno, minuto per minuto, emozioni talmente forti ed eccitanti che non credo avrei voluto cambiarla…
 
 
  
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