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Autore: Nebul_a    01/02/2013    6 recensioni
Semplicemente Bardack e Taanipu.
Il loro primo incontro.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bardack, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Trilogia delle Origini.'
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Bella.
Inizio e fine coincidono.

Dintorni di Vegeta-Sei.
-Ehi, Bardack! Sei stato avvertito della nuova missione? Dicono che hanno bisogno di rinforzi su Baleh27.- 
-Sì, Toma. Partite, io vi raggiungo subito.- 
-Va bene, amico. Ci vediamo su rotta.- 
Il giovane saiyan chiuse il collegamento e ritornò al suo sonno ristoratore dopo una pesante missione che lo aveva segnato terribilmente. I muscoli erano quasi insensibili e ancora la respirazione non aveva ripreso il normale ritmo.
Dopo all'incirca venti minuti dalla chiamata, superò il grande pianeta rosso come il sangue che scivolava inesorabile lungo le sue membra ferite, ricongiungendosi alle quattro navicelle dei compagni che erano già partite spedite e ben assettate lungo la rotta delle coordinate.
Viaggiarono a massima velocità per circa un'ora prima di avvistare un piccolo pianeta dalla tinta ocra striato da nebulose nere.
-Ragazzi, dirigetevi al polo nord. È lì che ci aspettano.- li avvertì immediatamente Bardack.
-Sì.- assentirono in contemporanea gli altri.
Il pesante atterraggio fu attutito dalla conformazione sabbiosa del territorio. I quattro compagni furono rapidi a uscire dalle loro navicelle spinti dall'eccitante e consueta adrenalina dell'imminente scontro. 
Bardack invece si fece attendere per alcuni istanti, bloccato da un'improvviso e lancinante dolore al fianco che lo costrinse a serrare i denti per non lasciarsi sfuggire alcun lamento che avrebbe potuto scoprirlo agli occhi dei compagni.
Eppure, ancora più dolorosa della ferita, era, sicuramente, l'umiliazione del ricordo di come se l'era procurata. 
"Neanche un pivellino si sarebbe fatto fregare in questo modo!" Si disse con rabbia ma fu subito distratto dai richiami sornioni dell'amico  Toma.
-Ehi, Bardack! Non mi dire che ti sei già addormentato!- 
Per tutta risposta l'interpellato prese il volo senza dire una parola facendogli mangiare la polvere e spinto sopratutto dal desiderio di celare la sua debolezza. Voleva gettarsi a capofitto nella lotta per sfogare la terribile frustrazione che gli causava la precedente e cocente sconfitta.
Ma purtroppo per lui, fu presto deluso.
Il rilevatore indicava una piana non lontano come centro della battaglia perché vi era il più alto concentramento di livelli combattivi nel raggio di chilometri.
Atterrò accanto un gruppetto di ragazzi saiyan seduti a cerchio che si massaggiavano le membra malconce.
-Avete già fatto tutto?- chiese con un sferzante tono di disappunto e guardandoli come volesse incenerirli con il solo sguardo.
I mocciosi, perché altro non erano, si scambiarono occhiate smarrite non sapendo che rispondere.
Nel mentre Bardack fu raggiunto dai compagni anche loro confusi da quella eccessiva calma. Pensavano di arrivare nel mezzo di una lotta all'ultimo sangue, non certo in quella calma piatta. 
-Che qualcuno di voi risponda immediatamente!- ordinò perentorio stufo di aspettare.
Finalmente un ragazzo alto ma, stranamente, un po' mingherlino si fece avanti tremante. 
-Noi siamo i ragazzi che avevano avuto il compito di conquistare il pianeta e che hanno lanciato la richiesta di rinforzi quando ci siamo accorti che la luna non sarebbe sorta e senza la trasformazione non potevamo tenere testa all'intero esercito.- spiegò con la voce tremula.
Toma, Seripa, Panbukin e Toteppo sorrisero malefici dinanzi l'onta che incombeva sulle teste di quei mocciosi imprudenti e puerili.
Bardack gli riservò invece una terribile occhiata di disprezzo, ma poi tornò a interessarsi delle cose più importanti.
-Dovremmo essere noi il vostro rinforzo eppure vi vedo qui, belli tranquilli e sereni, senza nessuna battaglia da combattere.-
Il ragazzo si fece di nuovo forza per poter rispondere. -S... Sono già arrivati i rinforzi.-
I cinque saiyan illividirono di collera. -Cosa vuol dire che sono già arrivati i rinforzi? Hanno ordinato a noi di raggiungervi!- sbottò Toteppo che in tanti anni di carriera non si era mai ritrovato in una situazione del genere. 
Il ragazzino infossò il capo nelle spalle non sapendo cosa rispondere.
Bardack distolse lo sguardo e cominciò a osservarsi intorno. 
Da un'alta duna, proprio di fronte ai loro occhi, avanzò lentamente un piccolo manipolo di saiyan capitanati da un uomo dalla statura alta e imponente. Si contrastingueva tra gli altri per il portamento distinto e fiero, aveva zigomi alti e un naso dritto e altolocato. Occhi calcolatori e freddi come il ghiaccio segnati ai lati da sottili rughe d'espressione, e una capigliatura severa e ben curata, bianca come la neve.
Indossava una semplice ma sostenuta corazza di piastre nere come la pece illuminate da un piccolo gioiello in argento che la chiudeva sulla spalla sinistra su cui spiccava un bel rubino sanguigno.
Vedendolo, tutti i saiyan, giovani e vecchi, si rizzarono subito sull'attenti cominciando a sudare freddo.
Bardack si costrinse a fare un passo avanti, portandosi la destra al cuore e facendo un piccolo inchino col capo, imitato da tutti i presenti.
-Generale Koi, i miei ossequi e quelli della mia squadra.- 
L'anziano saiyan lo guardò con sufficienza.
-Chi siete?- 
-Io sono il capitano Bardack e siamo i rinforzi che erano stati richiesti.-
Il viso dell'uomo rimase una maschera di gesso. -Come potete vedere la vostra presenza non serve. Io e i miei uomini ci trovavamo di passaggio e ci è stata inoltrata la richiesta. Dovrebbero imparare a essere più precisi al quartier generale.- commentò con la freddezza che lo distingueva. 
Il giovane capitano annuì in silenzio serrando i denti. Era un peso sopportare quello sguardo glaciale e senza una benché minima luce vitale. 
Poi, d'improvviso, l'attenzione generale fu attirata dall'avvicinamento di altri tre saiyan.
-Le città orientali sono sotto il nostro controllo, generale.- esordì un colosso di due metri quasi completamente pelato se non fosse stato per un ciuffetto di ispidi capelli marroni.
-Ben fatto, Nappa.-
-Così come quelle del sud, generale.- comunicò la ragazza che lo seguiva subito dopo.
Bardack sentì fischiare Toma alle spalle, in un palese apprezzamento della bella figura della giovane donna. Lo avrebbe strangolato, lasciarsi andare in atteggiamenti talmente puerili difronte ad uno degli uomini più potenti e temuti di Vegeta-sei. Per loro fortuna quello fece finta di non accorgersene.
L'anziano saiyan annuì serio. -Come vedete qui non c'è più  niente da fare. Possiamo tornare su Vegeta. Quanto a voi, farete immediatamente rapporto della vostra inettitudine.- chiosò scoccando un'occhiata glaciale ai ragazzini che cominciarono a tremare al pensiero della terribile punizione che li attendeva al loro ritorno. 
Bardack, Toma, Seripa, Panbukin e Toteppo serrarono i pugni furiosi per quell'inaspettata svolta ma non potevano fare nient'altro che girare i tacchi e tornare indietro.
Preceduti dalla squadra d'élite, presero il volo e  ritornarono alle navicelle. 
I quattro partirono immediatamente, troppo furiosi da non voler perdere un secondo di più su quel suolo che pareva farsi beffe dei loro sforzi; al contrario Bardack perse qualche attimo in più, si era accorto che la ferita al fianco si era riaperta, lasciando sgorgare il sangue nero e caldo. "Sono ridotto proprio male." Si disse cercando di riprendere fiato. Tuttavia prima di poter rimettere la testa dentro la navicella un enorme boato richiamò la sua attenzione e vide stagliarsi in lontananza un grande fascio di luce.
-E adesso che cazzo è successo?- urlò esasperato non esitando ad alzarsi in volo malgrado la cocente ferita. 
Credette di andare incontro ai nemici, ma, una volta atterrato al centro di un grande spiazzale che doveva essersi formato dopo una delle grandi esplosioni che avevano distrutto la città che un tempo doveva sorgervi, i cui resti adesso svettavano ai lati del cratere come silenziosi testimoni di quella sciagura, si vide circondato da una ventina di alieni viola che non sembravano avere alcuna intenzione positiva.
In condizioni normali non si sarebbe posto alcun problema a disintegrarli rapidamente, ma doveva ammettere che la ferita stava cominciando a debilitarlo seriamente. Per la prima volta nella sua vita maledì la propria incoscienza.
Il rilevatore peraltro segnava livelli piuttosto alti e del resto avevano dato del filo da torcere ai mocciosi, che per quanto giovani, dovevano sapere il fatto loro per essere mandati in missione.
Con rabbia lanciò un paio di ki-blast ben mirati nel tentativo di andare a colpo sicuro e non sprecare energie vitali. Il numero scese a diciotto. Ancora troppi.
Ne caricò altri ma quelli furono più avveduti: gli si gettarono contro con un fronte compatto pronti a smembrarlo e vendicare la loro gente. 
Bardack si spicciò a lanciare altri colpi ma il numero restava ancora troppo alto per lui e non poté fare a meno di cominciare ad attaccare alla cieca per allontanarli, ma pareva non sortire alcun effetto e lui si vide realmente perduto.
Chiuse gli occhi e si disse che la morte era quello: buio. 
Eppure il buio eterno non arrivò, anzi, fu un grandioso fascio di luce a colpirlo e a costringerlo ad aprire gli occhi per vedere la propria salvezza. 
Un'onda energetica di discreta potenza si abbatté sui nemici, disperdendoli, e una figura piuttosto famigliare gli si parò dinanzi con un fastidioso fare protettivo.
-Sei un pazzo!- urlò la giovane donna che aveva fatto rapporto al generale Koi.
Il viso del ragazzo si tinse dei più svariati colori e emozioni: sollievo, imbarazzo, fastidio, rabbia, umiliazione.
-Fatti gli affaracci tuoi, donna!- le rispose pungente riacquistando lucidità e cercando di trovare il modo per riprendere il controllo della situazione che gli era sfuggita dalle mani. 
-Sei in condizioni pessime! Come ti è venuto in testa di tornare indietro?- rincarò ancora lei.
-Taci e combatti invece di parlare!- la rimbrottò ancora più aspramente l'altro che non riusciva a tollerare l'idea di venire ammonito come un pivello e per di più da una femmina.
Insieme riuscirono a farli arretrare riuscendo a riprendere fiato. 
-Si può sapere che diavolo ci fai qui?- berciò, allora, Bardack tamponandosi con una mano il fianco, tentando di bloccare l'emorragia e  cercando di nascondere la propria curiosità. 
Gli occhi della donna si posarono sulla ferita per alcuni attimi e si fecero leggermente preoccupati, ma rispose duramente:-Potrei farti la stessa domanda.- 
L'uomo illividì ancor più di collera. 
La donna allora cercò di essere un po' più accondiscendente. -Mentre mi alzavo in volo con la mia navicella, ho notato il fascio di luce e sono tornata indietro. Tu?- 
-Lo stesso.- si limitò a rispondere quello cominciando ad avanzare per tornare indietro. 
La ragazza lo osservò zoppicare per un po' ma quando gli fece abbastanza pietà, richiamò la sua attenzione:-Vuoi una mano?- 
Bardack si irrigidì di colpo, ferito nell'orgoglio. Era messo così male?
-Non ci pensare nemmeno, donna!- sibilò con rabbia.
-Se vai a piedi ci metterai un'eternità.- gli fece constatare.
-Mi sto alzando in volo.- ribatté allora prontamente, tronfio, sicuro di averla fregata.
-Non resisterai a lungo. Hai perso troppo sangue.-
Bardack serrò i pugni per impedirsi di girarsi e mollarle in cazzotto, ma si disse che l'unico modo per farla zittire una volta per tutte era metterla dinanzi l'innegabile evidenza; così senza aggiungere altro si alzò in volo con tutta la potenza che le forze residue gli consentivano.
Neanche a metà strada, rovinò penosamente a terra.
E fu così che l'altra lo trovò: a sputacchiare sabbia e sangue cercando di rimettersi all'in piedi. 
Scosse la testa e si disse che non era il caso di infierire. Aiutarlo era già un'umiliazione sufficiente. 
Fece passare una delle forti braccia sulle spalle e lo fece sollevare, ignorando le sue lamentele.
-Lasciami, donna maledetta! Ce la posso fare da solo!-
-Taci e reggiti invece di parlare!- gli fece il verso quella beccandosi un'occhiataccia furiosa dal ferito. 
Con una forza che non si sarebbe aspettato, lo sollevò da terra e per quanto egli fosse notevolmente più pesante riuscì a mantenere un passo spedito per alcuni metri finché non si arrestò di colpo infastidendolo.
-Ora che diamine ti è preso?- 
-Si stanno avvicinando di nuovo!- lo informò osservando le coordinate che apparivano sulla schermo del suo rivelatore. 
-Maledetti! Spicciati, allora, la mia navicella non è molto lontano di qui!-  
La ragazza non disse nulla e tentò di accelerare il ritmo ma una volta avvistata la navicella si trovarono dinanzi un terribile colpo di scena. 
Furono improvvisamente sorpassati da due discrete onde energetiche che impietose si abbatterono sulla loro ancora di salvezza disintegrandola.
Bardack impallidì, ma l'altra non si perse d'animo e scattò velocemente in direzione della sua navicella, che sperava di raggiungere prima che seguisse lo stesso destino.
Il saiyan era furioso, per la navicella, per la ferita, per le forze che scemavano e anche per quella donna, ma soprattutto per la sua incoscienza da moccioso imbelle quale non era. Si era sempre considerato un guerriero forte ma che non lasciava mai nulla al caso e guarda un po' quando si decideva a cambiare. "Idiota!" era più che meritato. 
-Se ce la fai cerca di volare anche tu, così faremo più in fretta e forse riusciamo a batterli sul tempo!- lo distrasse la voce un po' stanca della ragazza. 
Non se lo fece ripetere due volte. Ma purtroppo per loro fu tutto inutile quando arrivarono la navicella era stata smembrata di tutte le sue parti e data a fuoco. 
-Dannazione!- sibilò a denti stretti l'uomo -Era la nostra ultima speranza!- 
-Siamo bloccati qui...- mormorò invece la saiyan a mezza voce e gli occhi sgranati.
-Chiama immediatamente il quartier generale!- urlò Bardack come impazzito afferrandole malmenate il rivelatore e strappandoglielo dall'orecchio assieme ad alcune ciocche di capelli. La ragazza illividì di collera. Quel guerriero di infimo livello la stava trattando come un'inetta. Fare quella constatazione e mollargli un pugno sulla  mascella fu un tutt'uno.
-Brutta pu...- cominciò quello portandosi la mano al volto indietreggiando.
-Non osare mai più darmi degli ordini, fetida terza classe! Tu non sai chi sono io e devi ringraziare le stelle che non ti abbia fatto saltare ancora in aria.- lo interruppe bruscamente riappropriandosi del proprio rivelatore.
Bardack parve per un momento confuso e stupito da quella reazione che mai si sarebbe aspettato da un'inutile e inopportuna femmina come lei, ma poi un sorriso sornione gli si allargò sulle labbra sottili. -Tu minacci me? Questo si che è divertente! Ma se hai un livello combattivo notevolmente più basso del mio!-
Taanipu non si lasciò impressionare e si costrinse a tornare alla sua solita calma. -La nostra differenza di potenziale è di circa mille in condizioni normali, ma come ben sai sei ridotto ad uno straccio e credimi mille punti in più o in meno con le ferite che hai addosso non fanno alcuna differenza, quindi ti consiglio vivamente di tacere e non provocarmi!- 
Bardack socchiuse gli occhi desiderando incenerirla con il solo sguardo.
-Invece di blaterare, perché non provi a chiamare aiuto per farci recuperare prima di lasciarci le penne su questo pianeta schifoso?- 
-Tsk.- sbuffò la donna avvicinandosi il rivelatore al volto, ma prima che arrivasse solo vicino al naso un lancio laser glielo distrusse tra le mani, gettando i due in una cupa disperazione. 
-Cazzo! Siamo fottuti!- urlò Bardack battendo i pugni sulla sabbia calda per la furia irrazionale e la nera costernazione che gli sconquassavano le membra. 
Taanipu con rabbia cieca lanciò uno dei suoi attacchi più potenti contro il farabutto che aveva osato fare tanto, disintegrandolo all'istante, ma sapeva bene che quell'alieno doveva essere solo un'avanguardia e che presto sarebbero arrivati anche gli altri a farli fuori una volta per tutte. I gran bastardi erano stati sistematici, pensò la donna, gli avevano teso una bella trappola. 
-È tutta colpa tua!- l'accusò puerilmente il giovane. 
-Colpa mia?- la ragazza non poteva credere alle parole che aveva appena sentito. 
-Certo! Se non mi avessi dato quel pugno, non mi avresti rallentato e avrei potuto contattare la base!- 
-Brutto bastardo ingrato di una terza classe!- lo apostrofò allora stufa di quelle accuse. Non era arrabbiata per l'imminente fine, non di certo,  ma l'idea di aver rinunciato alla salvezza per aiutare quell'animale idrofobo e morire con lui, le faceva ribrezzo.
-Non mi provocare, sciacquetta! Sarò ferito, ma credimi che le forze per ammazzarti le trovo!- 
-Tu non provocare me, bestia! Chi ti dice che prima di morire non voglia prendermi un'ultima soddisfazione nella vita e farti fuori?- 
-Blateri tanto ma di fatto le tue sono e saranno sempre minacce a vuoto!- 
"Questo è troppo! Ora ti faccio vedere io,  animale!" 
Taanipu gli fu addosso prima che il sorriso sardonico abbandonasse le sue labbra.
Rotolarono sulle dune del deserto suonandosele di santa ragione, incuranti del fatto che molto probabilmente la loro priorità, in quel momento, era quella di affrontare gli alieni e non affermare le loro ragioni. La vicinanza non permetteva attacchi ben mirati, così non potevano far altro che ricorrere a graffi, piccoli cazzotti, morsi, in alcuni casi, e a tirate di capelli.
-Bestia!-
-Idiota!-
-Stronzo!-
-Imbecille!-
-Coglione!-
-Sei un essere inutile, hai fatto solo danni!- 
-Taci!- urlò esasperata allora la ragazza caricando un ki-blast, ma Bardack riuscì ad afferrarle il polso e a torcerglielo. Tenendo già l'altro, con un colpo di reni le fu di sopra schiacciandola al terreno. 
Malgrado la forte opposizione della donna, il giovane le strinse in una morsa d'acciaio i due polsi sul capo, lasciandosi il libero accesso al resto del corpo e al collo dove immediatamente si puntò la sua attenzione. Ben attento a bloccare alla perfezione i due polsi con la destra, portò l'altra mano al lungo e morbido collo ambrato. Glielo avrebbe spezzato e le avrebbe chiuso quella maledetta bocca una volta per tutte.
Il piano pareva perfetto, e lo sarebbe stato se non avesse alzato lo sguardo verso i suoi occhi.
Ne rimase come incatenato. 
Il suo cervello gli urlava di distogliere lo sguardo ma per quanto volesse non ci riusciva. Erano due pozzi infiniti, quegli occhi, neri e voluttuosi, carichi di sfida e determinazione, fuoco e sangue, morte e sesso. 
Per la prima volta nella sua vita, Bardack provò paura. Gli parve di provare un un'improvviso dolore al petto, come se il cuore gli prendesse fuoco. Tremò. Erano sintomi, conosciuti a tutti i saiyan e allo stesso tempo leggendari. Eppure era certo di provarli proprio in quel momento. 
Scosse il capo e deglutì. Quella maledetta non pareva nemmeno spaventata. -La chiudiamo qua, hai capito? Mi hai veramente rotto!- disse come a volerla preparare alla sorte che, era certo, le avrebbe dato di lì a poco.
Quella fece un mezzo sorriso. -Avanti, fallo, che aspetti?-
-Non vuoi vivere, donna?- 
Lei continuava a sorridere. -Sono una saiyan, cosa che, a quanto pare, non sei tu visto che esiti in questo modo.- 
Subito dopo la pressione al suo collo aumentò.
-Fai le tue ultime preghiere!- sibilò allora stufo. 
Stava per agire quando un'improvviso oscuramento della luce lo fece voltare. 
Tre alieni armati da lunghi fucili li fissavano con quei loro occhi inespressivi e vacui.
Bardack rivolse uno sguardo complice alla donna, che annuì comprendendo il tacito accordo.
Veloce come un fulmine si gettò di lato lanciando un primo ki-blast ad uno dei soldati mentre, simultaneamente, Taanipu abbatté i due restanti.
-Che fai terza classe? Non mi uccidi più?- lo sfotté l'altra ripulendosi le mani soddisfatta.
-È solo rinviata! Prima voglio salvarmi la pelle!- le rispose prontamente l'altro piccato.
-Per quanto vale la tua pellaccia! Vedi che gran perdita.- ribatté, quindi, quella insolentemente. Gliela aveva servita su un piatto d'argento.
"Quella donna è una sfrontata. Giuro sul fuoco e le stelle che se riesco a uscire fuori da quest'incubo, la faccio veramente fuori!" decise mentalmente serrando i pugni e fissandola in cagnesco.
Scosse il capo come a volersi liberare la mente da quei pensieri, buoni solo a distrarlo dal riflettere lucidamente e pianificare una buona strategia.
Cercò di avanzare ma le terribili ferite che gli segnavano l'imponente corpo, che con gli ultimi avvenimenti erano andate sempre più ad aggravarsi, avevano cominciato a fargli pagare lo scotto. Tentò con tutta la volontà di cui era capace ad arrestare la caduta, ma il suo corpo ormai non gli rispondeva più; e, purtroppo, ad evitargli la caduta furono due mani maledettamente familiari.
Le lanciò uno sguardo che esprimeva perfettamente l'odio che provava nei suoi confronti, senza bisogno dell'aggiunta di parole.
La donna però andò anche oltre, osò sorridergli dolcemente! 
-Maledetta! Sei una sfrontata, lo sai?-
-Sì, in effetti, mi sta piacendo umiliarti aiutandoti!- 
-Taci!- sibilò allora veramente stufo di quella linguaccia che pareva saperne sempre una più del diavolo.
-Cerchiamo di trovare un luogo riparato in cui poter riprendere le forze. Poi affronteremo quelle creature che ci danno la caccia.- gli disse allora abbandonando completamente il tono pungente di prima.
Bardack stette in silenzio.  Respirava a fatica ma non avrebbe mai ammesso che era la stessa strategia a cui aveva pensato.
Si sollevarono in volo, stando bene attenti a stare contro luce e sotto vento. Gli alieni non riuscivano a percepire le auree ma avevano i sensi molto ben sviluppati e loro dovevano cercare di eluderli ad ogni costo.
Si diressero verso la città, ché tra le sue rovine erano sicuri di trovare qualche anfratto in cui celare la loro presenza. 
Riuscirono a intrufolarsi all'interno di una specie di grotta che si era formata dall'accavallamento di alcune strutture che ne rendevano l'entrata difficile da raggiungere e avvistare e quindi perfetta per le loro esigenze.
Bardack si staccò immediatamente dalle calde braccia della donna, gettandosi verso una delle pareti scure e appoggiandovisi le spalle, non potendo più sopportare quell'aiuto che sapeva così tanto di beffa. 
Taanipu non ci fece caso e cominciò a rilassare le membra, stiracchiando braccia e collo, in un movimento troppo sensuale per i gusti del saiyan che mettevano sin troppo in risalto la vita sottile e il seno così meravigliosamente sodo e prosperoso. Scosse veloce il capo, volendo scacciare quelle immagini dalla mente. 
L'altra cominciò a rovistare in giro, attirando malauguratamente l'attenzione dell'altro. 
-Che diavolo stai facendo?- 
-Sto cercando del materiale combustibile per accendere un fuoco.- rispose pacatamente l'altra non abbandonando la sua ricerca.
-A che ti serve un fuoco se siamo in un deserto?- berciò allora scettico.
-Per ora, ma presto sarà notte e scenderemo presto di molti gradi.- 
-Tsk, non mi dire che hai paura di un po' di freschetto, donna?-
La ragazza non lo degnò di un solo sguardo, e continuò imperterrita nella sua ricerca finché non si diresse a grandi passi verso l'ingresso del loro rifugio, facendolo preoccupare.
-Aspetta un momento dove credi di andare?- 
Bardack non seppe spiegarsi se aveva più paura di essere lasciato in quel lurido posto o per il fatto che quella strega uscisse da sola con tutte quelle bestiacce in giro. 
-Te l'ho detto: ci serve un fuoco!- rispose rapidamente quella prima di sparire. 
Il povero ragazzo tentò di alzarsi per fermarla ma le ferite lo avevano irrigidito troppo e poteva fare movimenti piccoli ed estremamente sofferti. 
L'attesa fu atroce, si tormentò le mani per tutto il tempo, tanto da farlo preoccupare seriamente. "Quella maledetta donna non può avermi fatto questo effetto!"cercò di convincersi, eppure l'ansia non voleva abbandonarlo.
"S'è fatta ammazzare, disgraziata che non è altro! Inetta, incapace, inutile, sfacciata, arrogante, sessu... Ehm, sensuale ragazza!"
Un brivido di terrore gli percorse la schiena. Che aveva detto?!
"Io sto veramente male! Non pensavo che le ferite potessero provocare allucinazioni, mi sto mettendo a vaneggiare!" si rimproverò con asprezza.
Gettò il capo tra le mani. Gli parve che passasse un'eternità ma poi degli strani scricchiolii attirarono la sua attenzione. In allerta, cominciò a caricare un ki-blast, ma con sommo e fastidiosissimo sollievo vide la figura della compagna in quella sfortunata vicenda delinearsi tra le tenebre.
-Ce ne hai messo di tempo! S'è fatta notte!- la sfotté malcelando i suoi reali sentimenti.
La ragazza senza dire una sola parola gettò ai suoi piedi, fasce, garze e vari medicamenti, zittendolo.
Poi si chinò mettendo insieme tutta la legna che era riuscita a trovare e dandole fuoco. 
-Lo sai che non basterà per tutta la notte.- le puntualizzò immediatamente il giovane.
-Un grazie sarebbe sufficiente.- si sentì invece ribattere.
-Tsk, io non ti ho chiesto niente.- 
-Be', allora è meglio salutarci visto che domani non vedrai il nuovo giorno.-
-Sciocchezze.-
-Hai perso troppo sangue. Anche se mi stupisce il fatto che non sei ancora svenuto.- notò con leggero stupore Taanipu. 
Egli sogghignò tronfio. -Un saiyan non sviene nemmeno dopo aver perso litri di sangue!-
La ragazza si portò una ciocca castana dietro l'orecchio con fare annoiato. Era così abituata a quella vanagloria del genere maschile, soprattutto, se appartenente alle classi più alte, da non farci più caso.
Gli si avvicinò e gli ordinò di togliersi ciò che era sopravvissuto dell'armatura e della maglia sottostante.
Lo sguardo di Bardack si fece subito malizioso, ma fu di nuovo ignorato. 
-Sai non sei poi così male, potrei anche fare il sacrificio e starci.- la stuzzicò. Ignorato di nuovo.
La giovane cominciò a bagnare le garze di strane soluzioni. 
Alla luce del fuoco il colore ambrato e caldo della pelle risaltava ancora di più, notò il giovane. In effetti, aveva ragione, non era poi così male. Prorompente nella sua formosità, cosce toniche e atletiche, ventre piatto e vita tanto sottile da poter essere spezzata, seno... Be', Bardack aveva ben chiaro in mente cosa avrebbe fatto con quel seno, come con tutto il resto del corpo.
Eppure dal suo viso non traspariva nulla, era fermo e impassibile e impenetrabile come sempre.
Fu solo quando la donna gli si avvicinò che il suo sguardo finalmente si degnò di osservarne meglio il volto. Ne rimase incantato.
Lo sguardo della donna era concentrato sul suo braccio, nell'attività di fasciarlo, permettendogli di osservare quel viso con calma irreale.
Le fiamme del fuoco scoppiettante si riflettevano nei suoi colori caldi, il castano dei capelli e l'ambrato della pelle liscia e luminosa.
Lunga ciglia nere le proteggevano quegli occhi  neri come carboni ardenti. 
Il naso era dritto e con la punta all'insù e gli zigomi erano alti e altolocati. Le labbra, beh, le labbra erano meravigliosamente disegnate, tumide, turgide e umide, esoticamente scure. 
Erano il richiamo del sesso, ecco cos'erano.
Distolse lo sguardo, si vergognava di sé stesso, pensare al sesso in un momento del genere, che razza di cose.
 Ma il sesso, in realtà, era solo una patetica scusa. Ecco il vero problema.
Quella dedizione e strana gentilezza con cui lo stava curando, gli stava piacendo da matti. Ecco la verità.
Aveva mani morbide e calde, meravigliosamente delicate, ma allo stesso tempo decise e forti. Proprio in quel momento gli stava fasciando il petto, di conseguenza sfiorandolo. Al loro passaggio, le sue mani lasciavano una scia bollente, scottandolo e risvegliando desideri che avrebbe tanto voluto palesare.
"Bardack, sei un emerito idiota. Che cazzo aspetti a saltarle addosso?" Si chiese non riuscendo comprenderne la ragione ma cominciando ad architettare qualche modo per farla incazzare di nuovo. C'era troppa calma. 
Tuttavia le sue congetture furono bruscamente interrotte dalla voce di lei. 
-Come te la sei procurata?- chiese lei di punto in bianco senza nemmeno alzare lo sguardo, alludendo alla cicatrice sulla sua guancia sinistra.
Gli occhi del giovane brillarono. Ecco l'occasione propizia. 
-Avanti, ammettilo, dai!-
Vide la sua fronte corrugarsi e lentamente  il suo sguardo si alzò per posarsi sul suo volto tronfio e soddisfatto.
-Ammettere cosa?- chiese titubante.
Un'altro scintillio in quegli occhi beffardi che la fece irritare ancora di più.
-Che ti piaccio.- rivelò alla fine con una calma e pacatezza agghiaccianti. 
Taanipu rimase di sasso e per alcuni attimi non seppe cosa dire accrescendo la soddisfazione di Bardack. 
Ma alla fine parlò: -Povero illuso.- e lo disse con tono così sferzante nella sua pietà che il ragazzo se ne sentì offeso. Era un tono che rivelava come patetico lo stesse trovando in quel momento.
Eppure il saiyan riuscì a sorvolare, e più risoluto che mai ricominciò il suo assalto. 
-Tsk, lo dici solo perché non sai cosa ribattere alla verità!- 
-Ti piacerebbe!- rispose invece quella con un tono talmente malizioso che Bardack si vide costretto a fare appello a tutto il suo autocontrollo per non attaccarla, sbatterla al muro e fotterla come mai aveva fatto prima con una donna.
"No, deve essere lei ad attaccarmi. So che non reggerà a lungo." 
-Oh, avanti... Per quale altra ragione staresti qui a premurarti tanto del mio stato fisico? A fasciarmi le ferite come una serva ubbi...-  la presa ferrea al suo collo gli troncò la frase di netto.
-Paragonami di nuovo ad una serva e ti spezzo la trachea, terza classe!- lo minacciò con un sibilo per nulla rassicurante.
Bardack però fu altrettanto rapido e afferrandole le spalle la gettò a terra schiacciandola con il suo corpo.
La ragazza cercò si liberarsi graffiando e tirando i capelli, cercando di assestare qualche cazzotto ma l'altro stava facendo di tutto per afferrarle i polsi e trattenerla sotto di sé. 
-Lasciami! Lasciami ti ho detto, maledetto!-
urlava cercando di liberarsi. 
Bardack stette in silenzio finché non riuscì nel suo intento bloccandole le braccia sul capo.
-Dì un po', stai cominciando ad abituarti a questa posizione?- la sbeffeggiò tagliente.
Taanipu gli sputò sul viso.
Il giovane illividì di rabbia e alzò il braccio destro pronto a scattare verso la mascella di lei, ma i suoi occhi lo arrestarono di nuovo.
Si fissarono per degli istanti che parvero secoli. Il tempo si era fermato.
"Chi è il pazzo che ti lascerebbe andare? Donna, tu sei fatta per essere stretta al petto." 
Bardack dovette mordersi la lingua per non lasciarsi sfuggire quelle parole così compromettenti, o si sarebbe veramente sputtanato.
Stava per aprire bocca per ricominciare il suo assalto, quando notò che il volto della donna era diventato ancora più scuro e i suoi occhi erano corsi alle sue parti intime.
Bardack sgranò gli occhi e avvampò anche lui.
Una parte del suo corpo si era subito fatta attenta, intuendo il desiderio che la mente voleva negare.
Alzando gli occhi in contemporanea, i loro sguardi si incrociarono immobilizzandosi.
Bardack ormai si era scoperto e volendo avrebbe potuto palesare le sue intenzioni e vedere se ci stava. Sotto sotto, sentiva che un certo interesse c'era anche dalla controparte.
Cercò di chinarsi per afferrarle le labbra ma all'improvviso la ferita al fianco cominciò a rifare i capricci, strappandogli una smorfia di dolore.
 Taanipu scoppiò a ridere. -Che faccia buffa, hai fatto!- ridacchiò con sguardo tenero che ferì irrimediabilmente la virilità dell'uomo. "Ride come sei io fossi uno scolaretto che ha fatto un pasticcio! Ma come si permette?"
-Ehi, ma per chi mi hai preso? Che diavolo ridi?- strillò offeso sulla scia di quei pensieri.
La giovane però non mutò la sua espressione di benevolenza.
-Oh, avanti, togliti di dosso? Non lo vedi che sei proprio conciato male e non puoi nemmeno muoverti? Dovrai dire al tuo amichetto di star buono e aspettare.- 
Bardack la guardò inorridito. "Amichetto? È il mio cazzo, non un amichetto!" Ma malgrado lo sdegno e l'orgoglio sempre più a terra, non abbandonò il sorriso sornione. 
-Scommettiamo? Credi veramente che se tu ti spogliassi, io non potrei farcela?-
Il rossore sulle gote di lei si accentuò ancora di più a causa di una palese incertezza. 
-È una scommessa pericolosa...- mormorò titubante.
-Le mie preferite!- disse invece l'altro sicuro.
Gli occhi di Taanipu si ridussero a due fessure. 
-Mi sono seccata. Togliti.- era veramente stufa di stare sdraiata a terra e con lui addosso che non era certo una piuma.
-Perché? A me piace.-
-Ho notato.- sibilò quella acida, tremando a causa di quella virilità prepotente che ancora non aveva capito che quella notte non avrebbe certo fatto niente.
-Togliti.- ripeté allora con ancora più vigore. 
Ma quel debosciato non accennava al minimo movimento.
Non le rimase che giocare duro. Concentrò tutta l'aura creando attorno a sé uno scudo piuttosto potente che senza esitazione lanciò contro il fastidioso peso.
Il giovane aveva notato il cambiamento di registro, ma era convinto che quella mezza cartuccia non sarebbe mai arrivata a fargli del male. Si sbagliava di grosso. Le ferite chiedevano il loro scotto e lo avevano prosciugato di tutte le energie, e quelle che aveva recuperato non furono sufficienti a controbattere lo scudo.
Fu catapultato inesorabilmente verso il fondo del rifugio. 
Taanipu finalmente libera balzò all'in piedi pronta a difendersi dall'attacco vendicativo che era certa sarebbe arrivato presto, ed invece, il giovane restava fermo lì dove aveva sbattuto.
Che lo avesse fatto fuori? 
"Di certo non mi dispiacerebbe, ma mi era sembrato un po' più forte, a dire il vero." Pensò scettica facendo qualche passo incerto nella sua direzione. 
Apparentemente pareva svenuto ma per averne la certezza gli picchiettò una gamba con il piede.
Il braccio scattò rapido come un serpente. Afferrò la caviglia e tirò giù. Taanipu si ritrovò per l'ennesima volta a terra, ma prima che quello le saltasse addosso, rotolò su un fianco e balzando veloce come una saetta lo bloccò con le spalle a terra. 
Sorrise tronfia.
-Finalmente una ventata di novità!- urlò divertita. Bardack però non si perse certo d'animo. La giovane lo teneva a terra con le mani poggiate alle spalle, trascurando il particolare delle sue mani perfettamente libere. 
Scattarono rapide afferrando quelle braccia sottili al paragone nel tentativo di poterla avvicinare al volto e rubarle un bacio. Quella sarebbe stata la perfetta umiliazione.
Taanipu, tuttavia, fu accorta e, intuito il piano, riuscì a prevenire l'irrimediabile. 
Accompagnò il movimento e proprio all'ultimo istante calcolò una terribile testata che si infranse esattamente sul setto nasale dello sciagurato, spezzandolo.
Bardack non riuscì a reprimere un gemito, mentre la ragazza, finalmente libera, lo lasciò contorcersi a terra.
-Contento? Hai voluto giocare con il fuoco, ed eccoti accontentato.- disse serafica con uno sbuffo incrociando le braccia.
Il ragazzo combatté contro il dolore per alcuni istanti ma poi sorrise guardando dritto verso il soffitto perso chissà dove nei suoi pensieri.
Non aveva mai visto una donna con quella grinta, e di certo le saiyan non erano degli angioletti.
Si rialzò con fatica e una volta ritrovata una postura più dignitosa, fronteggiò la donna che rimase a fissarlo con sfida.
-Ho fame.- disse stupendola. Di certo non si sarebbe mai aspettata quell'esordio. 
Sorrise, voleva dire in altre parole: tregua.
Annuì accettando il patto di stabilità e si chinò sulla sacca in cui aveva cercato di mettere tutte le vettovaglie che era riuscita a trovare e mettere assieme. 
Mangiarono in silenzio, guardandosi di sottecchi e stando bene attenti a non incrociare mai lo sguardo. 
La notte era calata da un bel pezzo e le previsioni dei saiyan si erano rivelate entrambe corrette: la temperatura si era notevolmente abbassata e la legna si stava velocemente esaurendosi. 
Con molta pazienza, Taanipu finì di fasciare le ferite del giovane, dicendosi che la pietà e la gentilezza erano i suoi peggiori difetti. Ma quell'idiota dalla faccia da ebete gli faceva proprio pena e, poiché alcune soddisfazioni se l'era prese, decise di finire il lavoro.
Bardack aveva riacquistato tutta la serietà che di solito lo contraddistingueva e osservava i movimenti delle mani della donna con viso impassibile. Avrebbe passato l'intera notte senza rivolgerle mezza sillaba se non fosse stato per un'improvvisa constatazione che lo lasciò piuttosto perplesso. Ne avevano passate di tutti i colori in quelle poche ore e si era lasciato sfuggire un particolare così semplice e ovvio.
-Bardack.- disse con durezza.
La ragazza alzò di scatto la testa, stupita e curiosa di capire il perché di quella parola detta così all'improvviso. Poi comprese che quello doveva essere il suo nome e non riuscì a trattenere un sorriso intenerito. Ne avevano passate di cotte e di crude e non si erano ancora nemmeno presentati.
Lo guardò dritto negli occhi e disse il proprio.
-Taanipu.- ripeté l'altro come volesse sentirne il gusto nella bocca. 
La ragazza tornò a concentrarsi sulle sue fasce, mentre il giovane fu colto dall'impellente bisogno di porle altre domande. Da quando era così loquace? Non sapeva.
-Sei delle regioni a nord di Vegeta, non è vero?- chiese con un tono a metà strada tra il tentativo di mantenere la salita compostezza e quello goffo di non apparire troppo duro.
-Esatto, mentre tu sei della capitale, giusto?- 
-Sì, come hai fatto a capirlo?- 
-E tu invece?-
Bardack aggrottò la fronte infastidito. -Sei sempre inopportuna donna. Devi smetterla di rispondere alle mie domande con altre domande!- la rimbrottò.
Quella si limitò a sbuffare, cercando di evitare un ulteriore scontro che l'avrebbe tediata non poco.
-Dal tuo nome e dai tuoi capelli, tutt'e due tipici della capitale. Ora rispondi tu.- 
-Dal tuo accento. Hai un voce troppo dolce per essere cresciuta tra le strade della capitale. Sarai nata sicuramente in uno di quei piccoli villaggi a nord.-
Taanipu arrossì. -Non era poi così piccolo.-
-Sono certo che non c'erano molti avversari interessanti da battere lì, dico bene?- continuò lui imperterrito, volendo testare ancora una volta la sua pazienza.
La ragazza rilassò le labbra in un sorriso sornione. -Oh, ti sbagli, terza classe! Hai notato il livello della squadra a cui appartengo?-
-Certo, è elevatissimo. Infatti mi chiedo cosa ci faccia una mezza cartuccia come te agli ordini del generale Koi!- disse amaramente il ragazzo con una punta d'invidia, che fu subito notata dalla ragazza.
"Oh, non sai quanto ti sbagli, terza classe, a invidiare la mia condizione." pensò rabbuiandosi in viso.
-Accidenti, il grande generale Koi, uno degli uomini più potenti di Vegeta-sei. Ha combattuto sotto tre re e presto servirà il quarto. Si dice non abbia mai perso uno scontro e nessuno gli sopravvive.- iniziò a tesserne le lodi.
La giovane rimase in silenzio oppressa da qualcosa di molto pesante che il ragazzo non riuscì ad intuire. La vide affrettare le cure e una volta finito, afferrare una grande coperta lercia e lanciarla nella sua direzione.
-Dormiremo su quella.- gli comunicò invitandolo a stenderla.
Bardack fece del suo meglio ma le ferite tiravano terribilmente, costringendolo ad attendere per l'ennesima volta l'aiuto della mocciosa. Perché di mocciosa si trattava: doveva avere poco meno di venti anni.
Lo raggiunse immediatamente e con poche e sicure mosse, stesero la coperta e il giovane saiyan fu il primo a inaugurarla, gettandovisi a capofitto.
Non vedeva l'ora di chiudere gli occhi e dimenticare per alcune ore quella sgradita compagnia. Che pensasse lei a fare la guardia!
E così fu, chiuse gli occhi e si costrinse a cadere in un sonno profondo e senza sogni, mentre la giovane, afferrato il chiaro messaggio si sedette vicino le ultime braci tentando di godere del residuo calore.
La pace però durò poco, come ben si poteva immaginare.
Nel cuore della notte Taanipu si accorse che il fastidioso compagno di sventura era scosso da alcuni brividi di freddo. Gli si avvicinò cautamente e con delicatezza, per non farlo svegliare, gli poggiò la mano sulla fronte.
Come temeva. Scottava. 
L'idiota si era addormentato senza coprirsi le spalle con i lembi della coperta e la temperatura estremamente bassa e tutto il sangue che aveva perso avevano portato all'ovvia conseguenza: una febbre altissima. 
Non aveva modo si farla abbassare, avrebbe dovuto combatterla da solo. L'unica cosa che poteva fare era coprirlo con quel che restava della coperta, ma nel farlo dovette urtarlo in qualche modo perché Bardack spalancò gli occhi tutto d'un colpo.
-Che diavolo vuoi?- l'attaccò vedendola così vicina e con i lembi della coperta tra le mani.
-Hai la febbre molto alta. Ti stavo coprendo.- spiegò la ragazza pacatamente.
Egli avvampò per l'imbarazzo. Quella donna stava andando proprio oltre, lo stava trattando come un marmocchio.
-Ehi, donna, piantala. Non sono certo un moccioso!-
-Che razza di osservazione è? Scotti e io ti sto facendo il favore di non farti alzare ancora di più la temperatura! Ma tu sei soltanto un animale e certe cose non le puoi capire!- gli urlò in faccia con le gote rosse.
Bardack si scurì in volto e prima che lei potesse alzarsi in piedi e voltargli le spalle, la bloccò per un braccio. Tutti gli improperi che avrebbe voluto urlargli gli morirono in gola.
-Donna, io sarò bollente ma tu sei gelata.- le fece notare con il tono più vicino alla preoccupazione di cui fosse capace. In effetti, per i saiyan era un sintomo veramente preoccupante un temperatura eccessivamente bassa, anche più di una temperatura alta, perché erano soliti avere sangue letteralmente bollente.
Gli occhi di Taanipu, prima stretti per la rabbia, si rilassarono liberando tutta la loro profondità. 
-Ho fatto la guardia e il fuoco si è spento da un pezzo.- spiegò quasi in difficoltà.
Lo sguardo di Bardack si assottigliò. Con uno strattone se la portò al petto e la strinse forte tra le braccia possenti.
La ragazza non riusciva a capire quali erano le sue intenzioni e non mosse un muscolo, fino a ritrovarsi sdraiata e con le spalle schiacciate contro il suo forte petto robusto.
-Ma che diavolo stai facendo?- chiese finalmente tentennante.
-Taci, donna, e dormi!- ordinò invece lui sdraiandosi.
-Tu prima dimmi che diavolo hai intenzione di fare!- strillò invece cercando di liberarsi da quella morsa. 
-Tu sei troppo fredda e io troppo caldo. Io riscaldo te e tu raffreddi me.- spiegò conciso.
La ragazza si voltò a guardarlo negli occhi. 
Si fissarono per lunghi istanti. 
Scariche elettriche legarono quegli occhi bui per tutte le speranze che avevano infranto e per le loro colpe che li avevano macchiati di nero. Così simili, nella determinazione e nella furia, ma che per orgoglio volevano essere opposti. Volevano essere ciechi al legame che quegli occhi uguali e diversi avevano sancito, volevano apparire immuni da quel profondo dolore che aveva intrappolato i loro cuori, i loro polmoni, il loro respiro. Volevano. 
Solo quando vide il suo sguardo spostarsi sulle proprie labbra si accorse quanto fossero pericolosamente vicine.
Il giovane, infatti, le guardava con palese desiderio. 
-Non ci pensare neanche!- sibilò allora prima che quella che doveva assolutamente restare un'idea, si concretizzasse. 
Bardack non riuscì a celare il suo disappunto e questo la elogiò e la imbarazzò allo stesso tempo, e senza aggiungere altro si voltò e tentò di rilassarsi; l'immane calore emanato da quel corpo possente ebbe un tale effetto catartico da non farle notare il passaggio dalla veglia al sonno, cullata dal suo respiro bollente e stranamente profumato sul volto a scompigliarle i ciuffi sugli occhi e sulle orecchie. 
Bardack invece rimase sveglio un po' più a lungo, inebriato dall'odore dei suoi capelli e la morbidezza della sua pelle.
I raggi del sole arrivarono presto, ma non poterono fare nulla per svegliare il saiyan beatamente addormentato.
Nel sonno inavvertitamente si umettò le labbra risvegliando quel gusto dolce e soave che gli aveva tenuto compagnia per tutta la notte, rilassando le labbra in un piccolo sorriso involontario. 
Tutta la scena fu vista dalla ragazza che dovette coprirsi la bocca con una mano per non scoppiare a ridere. Che sorriso da ebete!
Lei si era svegliata già da qualche ora e aveva visto il sorgere del primo sole. Del resto non aveva potuto continuare a dormire con la prepotente virilità di lui ben sveglia e ritta di prima mattina e una delle sue mani che era inavvertitamente scivolata su uno dei propri seni. Quell'uomo era irrispettoso pure mentre dormiva.
Lo lasciò dormire ancora e provò ad uscire per controllare la situazione ma un enorme boato fece tremare il rifugio precario che minacciò di crollare. 
Bardack balzò all'in piedi in allerta e istintivamente guardò al suo fianco scoperto. Lei non c'era. Il cuore mancò un battito.
Si girò verso l'uscita e la vide sporgersi con cautela all'esterno nel tentativo di capire cos'era successo.
La affiancò rapido e silenzioso, pronto alla lotta. Con soddisfazione, infatti aveva notato che le cure erano state più che efficaci; per quanto non fosse ancora guarito del tutto, aveva riacquistato la maggior parte delle energie. 
Si scambiarono un'occhiata complice e decisero di uscire allo scoperto decisi ad affrontare qualsiasi cosa si fossero trovati dinanzi, anche la stessa morte, da veri saiyan qual erano.
Balzarono, l'una al fianco dell'altro, su delle rocce alte e frastagliate da cui si vedeva bene lo spiazzo dell'esplosione che aveva raso al suolo la città.
I raggi dei soli batterono con forza sulla terra battuta esaltandone la colorazione ocra. La temperatura era diventata alta come quella del giorno precedente e una calma piatta e irreale tornò a dominare la desolazione gialla.
Gli unici rumori degni di nota erano i loro respiri piatti e regolari.
Finché un paio di soffi sospetti attirarono il loro udito fine e acuto.
Si guardarono di lato e alle spalle. Nulla. 
Taanipu tornò a guardare innanzi e cacciò un urlo che costrinse Bardack a mettersi sulla difensiva.
Un' enorme palla rosa dalla pelle coriacea e piena di bozzi le era dinanzi e la guardava schifosamente lascivo.
-Chi sei?- berciò Bardack caricando un ki-blast infastidito dallo sguardo che quell'essere stava riservando alla compagna.
L'alieno allargò le labbra vergognosamente viola e piene in un sorriso sornione e pieno di scherno.
-Perdonatemi tanto, saiyan, per avervi spaventati, non era mia intenzione.- 
La luce malvagia dei suoi occhi porcini però pareva dire tutt'altro.
-Perdonatelo, vi prego. Dodoria non è mai stato propenso alle buone maniere.- si aggiunse una voce squillante e cristallina.
Un uomo alto e affascinante, dalla pelle azzurrina e i lunghi e fluenti capelli verdi legati in una treccia, si avvicinò ai due saiyan confusi più che mai. 
Scostando l'essere rosa, si fermò di fronte Taanipu rivolgendole un sorriso tanto bello e smagliante da poter sciogliere un pezzo di ghiaccio.
Si chinò a prenderle una delle mani; portandosela alle labbra eseguì un elegante e raffinato baciamano.
La ragazza si trovò in serie difficoltà, mai nessuno le aveva rivolto simili attenzioni.
-Tu devi essere Taanipu, la figlia del potente generale Koi, non è vero? Ti chiediamo perdono da parte del nostro potente signore Freezer. A causa delle contrattazioni tra i nostri sovrani, tuo padre non ha potuto organizzare prima il tuo recupero. Quando il nostro signore lo ha capito se ne è sentito tanto in colpa da voler provvedere immediatamente di persona e ci ha mandati immediatamente a recuperarti. Speriamo che tu stia bene e che gli alieni non vi abbiano dato fastidio più di tanto a causa della vostra inferiorità numerica. Ti vediamo in salute e questo ci riempie di gioia.- terminò finalmente il frocietto, come immediatamente lo aveva apostrofato mentalmente Bardack.
Una miriade di emozioni contrastanti si erano scatenate nel suo animo, ferendolo dieci volte di più di ogni ferita che aveva sulla pelle.
Chi diavolo erano quegli esseri? Di quali contrattazioni stavano parlando? Perché il baciamano di quell'effeminato gli stava dando tanto fastidio? E soprattutto... Figlia del generale Koi?! 
Maledizione, quello si che era un problema. Se la mocciosa si fosse lamentata della sua mancanza di rispetto con il pericoloso e potente paparino braccio destro del re, la sua testa non gli sarebbe rimasta a lungo sul proprio collo.
Non che i saiyan fossero particolarmente protettivi nei confronti della loro prole, ma le élite non mancavano occasione per marcare la differenza di status con le classi inferiori.
-Il mio nome è Zarbon e vi scorteremo di nuovo a casa. Prego seguiteci.- li invitò l'uomo indicando la strada verso la loro grande astronave.
-Come possiamo fidarci di voi? Non vi abbiamo mai visto!- esordì finalmente Bardack che non riusciva a fidarsi di quelle bizzarre creature.
Lo sguardo dorato dell'alieno che aveva detto di chiamarsi Zarbon si illuminò e da una tasca ben celata nell'armatura estrasse una piccola pergamena che porse con reverenza a Taanipu.
La donna la srotolò e dovette ammettere che i due dicevano il vero.
-Bardack, qui c'è la firma di mio padre e ci dice espressamente di fidarci.- 
Il giovane non poté fare altro che tornare al suo mutismo.
Una volta saliti sulla grande nave, le strade dei due saiyan si divisero. La prima fu scortata verso le stanze più lussuose, degne del sangue nobile che aveva nelle vene; il secondo verso l'infermeria in cui fu visitato ed entrò in una delle vasche di rianimazione, per recuperare le ultime energie.
Il viaggio fu breve e poche ore dopo atterrarono su un pianeta più in fermento del solito. 
I due saiyan si rincontrarono soltanto al momento di scendere. Sulla piattaforma d'atterraggio le loro strade si sarebbero presto separate e sarebbero tornati alle rispettive esistenze fatte egualmente di lotta e sangue ma allo stesso tempo estremamente diverse. Lui una terza classe, lei la figlia di un élite. 
Prima che lei si allontanasse troppo, Bardack le urlò dietro a mo' di saluto:-Quando ci rivedremo?- chiese con un marcato tono ironico che voleva nascondere una curiosità e speranza inconscia.
Lei si voltò e gli sorrise sprezzante:-Spero mai più!- trillò voltandosi e camminando affiancata dai loro due "salvatori".
È proprio vero che vita e morte camminano fianco a fianco.
Bardack osservò allontanarsi insieme la ragione della sua vita e la causa della sua morte.
Ma per sua fortuna ancora non era a conoscenza di nulla di tutto questo e così poté ghignare pensando:"Sarà una rompipalle ma è veramente bella." 



Nota dell'autrice: Buona sera a tutti gente! Spero che questa mia versione del primo incontro tra i genitori di Goku sia stata di vostro gradimento! Inizialmente é nata come una semplice os anche se un pò lunghetta, e tuttavia, sono piena di idee riguardo la vita dei due e di come possano aver deciso di stare insieme e soprattutto gli ostacoli che incontreranno, se vi piacerebbe sapere cosa frulla in questa mia testolina pazza, basta che me lo facciate sapere. :) Se qualcosa non vi é chiara, come ad esempio il dolore al petto che prova Bardack, basta che me lo diciate, probabilmente ho fatto molti riferimenti a mie personali idee sul mondo saiyan e potrebbero non apparire chiare. Il caso citato prima é proprio una di queste idee, infatti, personalmente considero l'universo emotivo saiyan estremamente fisico, nel senso che le emozioni si palesano gettando il corpo in dei particolari stati fisici, in questo caso l'innamoramento, che é così raro da apparire leggenda, si palesa con un forte dolore al petto, un dolore reale e non certo metaforico. Quest'idea verrà ripresa in altre mie storie quindi non stupitevi di trovare situazioni simili. Detto questo, ho capito di aver rotto abbastanza, ringrazio chi é arrivato fin qui e soprattutto ringrazio coloro che leggono, apprezzano e decidono di mettere questa storia in una delle liste o di commentarla in positivo e certamente anche in negativo. Un abbraccio, Gin.
 
  
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