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Autore: Ronnie Stregatto    01/02/2013    5 recensioni
Dopo la fine della battaglia, Meruem ritrovò Komugi.
La ragazza era felice ma non sapeva che presto tutto sarebbe finito, che la morte era dietro l'angolo, pronta ad avvolgerli nelle sue spire.
Ma forse proprio la morte é la risposta, forse proprio la morte riuscirà a consolidare un legame formatosi per errore e a farlo diventare eterno.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Meruem
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Best Moments'
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Si trovava in un magazzino.
Si guardò intorno, individuando la cassa che gli era stata indicata da quella donna. La estrasse dallo scaffale e la aprì: Komugi dormiva beata, ignara di tutto quello che era successo. Era stata avvolta in una coperta e legata con delle corde.
Il re la sollevò, cercando di essere il più delicato possibile e la slegò. Lei si agitò nel sonno.
“7-4-1 generale” mugolò.
Meruem sorrise: quella ragazza non pensava ad altro!
“Svegliati, Komugi!” disse. “Giochiamo!”
 
Erano in una camera di una casa abbandonata.
Komugi accarezzava con amore le pedine del gungi.
“Mi sembra che sia passato un secolo dall’ ultima volta che abbiamo giocato!” esclamò. “C’è una bella differenza tra giocare in sogno e farlo realmente!”
Era felice di essere di nuovo con il comandante. Le erano mancate le loro avvincenti partite.
“Mi avete salvata da quei tipi strani. Vi ringrazio”
“Non sono stato io” disse lui, brusco come al solito. “Sono stati i miei uomini”
Era saltata alla conclusione sbagliata! Si scusò con il comandante.
“Quando li vedrò li ringrazierò”
“Li ringrazierò io per te” disse lui. “Tanto li vedrò presto”
La ragazza annuì.
“Giochiamo?”
 
La ragazza aveva già vinto due partite. Ora stavano per iniziare la terza.
“Tempo fa mi avevi chiesto come mi chiamavo. Ricordi?” chiese il comandante di punto in bianco.
Lei annuì. “Si. Ricordo”
“Il mio nome è Meruem” disse lui, quasi con titubanza.
A Komugi venne naturale inchinarsi davanti a lui. “Per me è un piacere conoscerla, sommo Meruem! Io sono Komugi!” esclamò.
“Lo so il tuo nome” disse secco il comandante. “E non usare il termine sommo!”
Lei rimase di sasso, poi cominciò a parlare velocissima. “No! Non posso! Non potrei mai rivolgermi a voi in tono così confidenziale!”
“Allora facciamo che se vinco mi darai del tu” impose lui, testardo.
Komugi ci pensò su. “Quindi dovrei darvi del tu e poi morire?”
“Dimentica la questione della morte” ordinò lui. ”Sono cambiato. Preparati a perdere molte volte” affermò con l’ ombra di una sorriso nella voce.
La ragazza sorrise a sua volta. “Va bene”
 
Ecco! Quello era il momento giusto!
Komugi prese la pedina. “7-1-2 fortezza”
Un attimo di silenzio, poi la voce irata del comandante. “Komugi, ti stai prendendo gioco di me?”
“Affatto”
“Bada a come parli. Non tollero di essere preso in giro”
La ragazza si sentì punta sul vivo. “In tutta la mia vita non ho mai scherzato con il gungi!” ribatté.
“Mi rimagio ciò che ho detto: se perdi morirai!” disse secco il comandante.
“Va bene”
Non le faceva paura. Lui pensava che il Kokoriko fosse una mossa senza uscita ma si sbagliava e al prossimo turno glielo avrebbe dimostrato. Gli avrebbe dimostrato che esiste sempre una via d’uscita.
“9-2-1 vice-ammiraglio nuovo”
Bene! Proprio quello che voleva.
“4-6-2 ninja”
Poté quasi sentire la sorpresa del re sulla pelle.
“L’ho scoperta quella notte…” iniziò a spiegare, ma lui la interruppe: “Taci! Lasciami pensare!”
Sorrise comprensiva e tacque.
Mentre aspettava che il comandante facesse la sua mossa, ripensò a tutte le belle partite giocate con lui. Le piaceva molto giocare con lui. Sentì lacrime di felicità rigarle il viso.
“Cavallo! Ehi, che ti prende? Perché stai piangendo?” la voce del re la riportò alla realtà.
“Io… merito davvero… tanta felicità?” chiese. “Una come me… una come me… merita davvero di vivere ogni volta emozioni così belle?”
Non le rispose subito; il silenzio scese tra loro per qualche secondo.
“Forse è ora che ti sveli una cosa…”
“C-che cosa?”
“Io…” Fece una pausa. “Io sono stato avvelenato… perciò non mi resta molto da vivere”
No… Non poteva essere…
“Sommo Meruem…”
“Io… volevo passare i miei ultimi istanti di vita giocando a gungi con te”
Non riusciva a pensare niente da dirgli.
“Però… questo veleno è contagioso. Se mi resti vicina, a lungo andare anche tu…”
Fu in quel momento che decise.
“Sommo Meruem… io adesso sono davvero felice…” Fece una pausa. “So di essere inutile ma, vi prego, concedetemi di rimanere al vostro fianco.” Sorrise tra le lacrime. “Io adesso ho capito. Ne sono sicura. Io sono nata e vissuta in attesa di questo giorno. La mia vita è sempre stata rivolta solo a questo istante”
 
“Komugi… sei ancora lì?”
“Si, non preoccupatevi… non andrò da nessuna parte”

“Komugi… sei lì?”
“Ma certo, mio signore! Forza! Facciamo un’altra partita! Inizia il perdente!”
“Komugi…”
“Si… cosa c’è?”
“Sai, in definitiva… non sono riuscito a batterti neanche una volta…”
“Ma che dite? La vera sfida deve ancora arrivare!”
“Si, hai ragione”

“Komugi… sei sempre lì?”
“Certamente, mio signore! Tocca a voi, sommo Meruem!”
“Mi sento… un po’ stanco… Mi riposo… solo un momento… Posso… appoggiare qui la testa?”
“…”
“Komugi? Komugi, ci sei?”
“Vi ascolto, mio signore”
“Tra poco mi alzo perciò… fino ad allora… ti dispiace restarmi vicino?”
“Non mi separerò mai e poi mai da voi! Rimarrò per sempre al vostro fianco!”
“Komugi… Grazie”
“Grazie a voi!”
“Mi faresti un ultimo favore?”
“Si?”
“Mi chiameresti… per nome?”
“…”
“Sogni d’oro… Meruem”
Lo strinse più forte tra le braccia.
“Presto anche io… vi seguirò”
 
Quando aprì gli occhi, per la prima volta in vita sua, vide un colore diverso dal cieco nero a cui era abituata: bianco. Quel posto era tutto bianco! Un bianco luminoso e puro, senza alcuna macchia di altri colori. No… una macchia c’era: in lontananza, in mezzo a tutto quel candore, riusciva a scorgere un piccolo puntino scuro. Si diresse verso di esso. Che quel posto fosse il paradiso? Era sicura di essere morta, uccisa da quel veleno di cui le aveva parlato il comandante, quindi questa opzione non era del tutto da scartare; avrebbe spiegato anche perché i suoi occhi avevano improvvisamente iniziato a mostrarle il mondo che la circondava…
Avvicinatasi al punto scuro, scoprì che si trattava di uno strano essere dalle fattezze umanoidi con una coda terminante in una specie di pungiglione. Si spaventò nel vedere quella creatura. Ma poi essa parlò: “Komugi! Alla fine mi hai raggiunto!”
Quella voce… Non poteva sbagliarsi… Quella era la voce del comandante!
“S-siete voi?” chiese per sicurezza.
“Si.” I suoi occhi si posarono su di lei e la osservarono con attenzione. “A giudicare dalla tua reazione direi che riesci a vedermi”
Komugi annuì, intimorita.
“Ti faccio paura, adesso?”
Era dolore quello che sentiva nella sua voce?
Guardò quella creatura negli occhi: erano decisi ma avevano anche un che di triste. Provò pena per lui e si diede della stupida. Avere paura di lui era davvero stupido! Se avesse voluto farle del male, lo avrebbe fatto molto tempo prima! Gli si avvicinò piano e gli toccò la guancia, accarezzandolo gentilmente. Temette di essersi spinta troppo oltre quando lo vide sgranare gli occhi, così ritirò la mano.
“Perdonate la mia sfacciataggine” si scusò amareggiata. Abbassò lo sguardo e solo allora notò una tavola da gungi ai piedi del comandante. “Vi posso chiedere se avete voglia di giocare?” chiese titubante, indicandola.
Meruem si sedette a un lato di essa. “Noi dobbiamo giocare!”
Komugi sorrise e si sedette di fronte a lui. Stava per prendere le pedine quando il comandante le fece notare una cosa.
“Dobbiamo trovare una nuova scommessa”
“Se vinco io, voglio fare un’altra partita!” disse sicura la ragazza, strappando un sorriso al suo avversario che sussurrò: “Ovviamente…”
“Se invece dovessi vincere io…” Ci pensò un po’ su. “Se dovessi vincere io… voglio che tu rifaccia il gesto che hai fatto prima” concluse.
“Quale gesto?” chiese confusa Komugi.
Meruem si toccò la guancia. “Quello di prima” ripeté distogliendo lo sguardo.
“Va bene” acconsentì lei arrossendo lievemente. “Iniziamo?”
“Ti lascio la prima mossa” disse il comandante, concentrandosi sulla tavola.
Komugi prese la pedina del cavallo e la dispose sul campo, iniziando una nuova, eterna partita.






NDR:
Ho un pò ritoccato la storia (solo la punteggiatura, a dire il vero) seguendo i consigli di Vì.
Grazie a tutti quelli che hanno avuto la buona volontà di leggerre questa ff :)
E grazie anche a chi a recensito! Mi avete fatta davvero contenta!
  
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