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Autore: fuxiotta95    01/02/2013    0 recensioni
Ció che ha portato Vipiteno ad avere sul proprio corpo lo stemma del fratello maggiore Prussia, una promessa che rimarrá nel tempo a legarli...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Lascio scivolare la camicia sulla mia pelle dando le spalle all’enorme specchio del mobile, lentamente volto il capo…ed eccola li, enorme, impossibile da non vedere
-Gilbert…-
Quella cicatrice é tutto ció che mi rimane di mio fratello maggiore, osservo le linee sottili che mi percorrono tutta la schiena fino a formare quello stemma ormai dimenticato da tutti, lo stemma del magnifico, dl grande, dell’ormai scomparso Prussia.
 
Giravo per la casa di Austria con la testa alta e la mia solita espressione da dura, il vestito in velluto rosso a rendermi ancora piú regale, la corona sul capo
-Chiara!-
Mi fermo girandomi appena per incrociare lo sguardo luminoso di Italia, lo osservo mentre avanza verso di me con addosso il nuovo completo compratogli da Ungheria
-“almeno non sembra piú una femmina”-
Penso mentre si ferma a pochi passi da me
-Ti ho giá detto che non devi piú chiamarmi Chiara! Io sono Vipiteno, paese sotto la protezione della grande Prussia!-
Si posó le mani sulla bocca prima di mettersi a frignare per chiedermi scusa, spostai lo sguardo da lui per puntarlo alla finestra che si apriva sull’enorme giardino interno della villa. Da quando Sacro Romano Impero era partito lasciandomi sotto il dominio di Austria non ero piú niente, da Sacro Romano Impero ero passata come paese non ancora in stallo, costretto a stare sotto il dominio di Italia, ma per fortuna Prussia riuscí ad insediarsi nel mio territorio ed ottenne il diritto di avermi come sua regione vitale, non valevo molto essendo solo un piccolo paese, ma la mia posizione strategica era conosciuta a tutti, un ottimo ingresso per il territorio di Austria e Italia.
Ripresi a camminare, Feliciano mi seguii canticchiando, mi toccai appena sopra al petto percependo sotto la stoffa il contorno della croce di ferro donatami dal mio gemello poco prima di partire, mi mancava, mi mancava rispecchiarmi in lui, mi chiedevo se fossimo ancora uguali, anche adesso che avevamo sedici anni, in realtá non lo eravamo mai stati, io avevo i capelli castani con le ciocche albine, gli occhi del medesimo colore con riflessi rubino, l’unica cosa che ci rendeva simili erano i segno sotto gli angoli degli occhi, ma a noi andava bene cosí…perché noi ci sentivamo uguali. Da quando era partito sembrava che tutti si fossero dimenticati della sua esistenza, tutti tranne io.
-Austria mi ha detto di avvertirti che Prussia verrá a trovarti-
Lo guardaí continuando a camminare con passo deciso
-Quel dannato, sparisce per un anno, non si fá sentire per poi riapparire come per magia-
Ringhiai a denti stretti, odiavo quando faceva cosí, mi lasciava a gestire da sola i uomini dell’esercito che lasciava nel mio paese per difenderlo
-Appena che me lo trovo-
Non finí la frase che andai a sbattere contro qualcuno, stavo per cadere ma mi sentii afferrare per la vita per essere sollevata da terra
-Ecco la mia sorellina, sempre con il broncio-
Riconobbi immediatamente quella voce rocca
-Mettimi giú!-
Gli ordinai stringendogli le braccia, sorrise beffardo puntando le sue iridi rubino nelle mie
-Non ti fá piacere che il magnifico me ti prenda in braccio?-
La sua risata a denti stretti mi risuonó nelle orecchie
-“smettila…”-
-Non vuoi piú bene al tuo fratellone?-
-“smettila…”-
Mi strinse a se e mi bació la fronte, fú la goccia che fece sgorgare il vaso, lo spinsi via da me con violenza, avevo le lacrime agli angoli degl’occhi
-TU VIENI QUI E TI COMPORTI DA BRAVO FRATELLO, MA SAI UNA COSA?-
-Chiara…-
Italia mi sfioró il braccio, mi voltai a guardarlo malamente prima di tornare a fissare con odio Gilbert, le lacrime mi rigavano il volto
-NON VOGLIO UN FRATELLO CHE MI ABBANDONA!-
Mi chiedo ancora oggi se quelle parole erano veramente per lui, presi la corona che avevo sul capo
-VIPITENO NON HA BISOGNO DI TE!-
La gettai a terra prima di voltarmi e correre per il corridoio che avevo appena percorso, corsi ignorando la voce di Feliciano che mi implorava di fermarmi, corsi finché non arrivai alla mia stanza, vi entrai sbattendomi la porta alle spalle, mi buttai sul letto a baldacchino e scoppiai a piangere. Rimasi per un’ora buona stesa sulle coperte bianche, odiavo litigare con Prussia, ma in genere le nostre discussione riguardavano il fatto che i suoi uomini mi distruggevano mezzo paese quando erano ubriachi fradici e il tutto si risolveva con lui che dava una bella lavata di capo a tutti, ma questa volta, sapevo, non sarebbe stato cosí facile, Gilbert odiava perdere una regione vitale, soprattutto se era la stessa regione a dichiararsi indipendente. Ad un tratto qualcuno bussó con insistenza alla porta, mi misi a sedere e velocemente scesi dal letto nascondendomi sotto di esso, il vestito di velluto mi rallentó nel appiattirmi contro il pavimento per scivolare sotto la rete. Mi acquattai cercando di stare in totale silenzio, non sapevo perché ma il modo di bussare di colui che si celava dietro l’enorme porta in legno mi aveva terrorizzata, la porta si aprí lentamente, riconobbi i stivali che intravidi da sotto la rete
-Chiara Vipiteno Beilschmidt!-
Quando Gilbert mi chiamava con il mio nome intero non significava nulla di buono, mi appiatí maggiormente sperando quasi che il pavimento si aprisse sotto di me ingoiandomi, osservai i stivali muoversi per la stanza, li vidi andare in direzione della finestra e di colpo la stanza cadde nell’oscuritá, rimasi in ascolto, il rumore del tacco mi risuonava nelle orecchi ad ogni passo di mio fratello, speravo che smettesse di cercarmi e uscisse dalla stanza
-Eccoti!-
Mi voltai verso le mie gambe e lo vidi piegato ad osservarmi, non mi ero accorta che nel tentativo di mettermi centrale alla rete una mia gamba era rimasta fuori da sotto il letto
-Avanti vieni fuori-
Spostai lo sguardo rassegnata, sentivo che giá era nervoso ed era meglio non farlo infuriare, a fatica scivolai fuori dal letto, mi alzai mettendomi apposto la gonna del vestito e mi voltai a fissarlo timorosa. Si sedette sul bordo del letto e mi fece segno di avvicinarmi a lui, tenni lo sguardo basso mentre stavo in piedi di fronte a lui, temevo la possibile punizione che avrei ricevuto da un momento all’altro
-Guardami!-
Il suo tono era lo stesso di quando comandava le proprie truppe di raggiungere il fronte, alzai lentamente il viso incrociando le sue iridi color sangue, pensavo che bastasse il suo sguardo per farmi morire di paura, invece aveva gli occhi lucidi, era la prima volta che vedevo Gilbert con gli occhi velati dalle lacrime
-Chiara…pensi d’avvero di non volermi piú come fratello?-
Rimasi spiazzata da quella domanda, aprii la bocca ma non mi uscí alcun suono, volevo veramente perdere anche lui? E vero avevamo litigato spesso, ma quando Ludwig era partito, Gilber, era rimasto al mio fianco
-No…ma…-
Mi sfioró con dolcezza la guancia
-Ma?-
Gli presi la mano nelle mie
-HO PAURA CHE TU TE NE ANCDRAI COME LUDWIG!-
Urlai con le lacrime che mi rigavano il volto, non riuscivo a immaginare di poter perdere anche lui, mi inginocchia e terra e poggiai il viso sulle sue gambe
-Non…voglio perderti…-
Mi prese per la vita e mi strinse a se accarezzandomi la testa, nascosi il viso nella giacca della sua uniforme
-Hai cosí paura di essere abbandonata anche da me?-
Mi chiese cullandomi con le braccia, annuí senza staccarmi dal suo petto, le mi mani stringevano con forza la stoffa delle sue vesti, mi allontanó appena per potermi guardare in volto
-Nessuno potrá portarti via dal magnifico me!-
Dichiaró fiero e certo della propria grandezza
-Ma Austria dice che ben presto torneró a far parte dell’Italia-
L’informai posandogli le mani sulle guance dalla pelle chiara, la sua espressione mutó, il sorriso beffardo scomparve, abbassó il viso e sussurró un “lo so…”, appoggiai la mia fronte contro la sua
-Non voglio perdere anche te…non voglio diventare di un altro paese, voglio essere per sempre la tua sorellina-
Sussurrai soffiandogli sul volto, vidi le sue iridi sangue rispecchiarmi, una domanda si celava dietro quei occhi che avevano visto mille battaglie
-Ne sei sicura?-
Annuí, mi fece alzare e con ampie falcate raggiunse la porta per chiuderla a chiave, sentí una strana sensazione invadermi
-Togliti il vestito-
Sbarrai gli occhi a quel comando e arretrai di un passo, si tolse la giacca rimanendo solo con la camicia dalle ampie maniche che tiró sú arrotolandole sul braccio, avevo paura, ma sapevo di potermi fidare di Prussia, con le mani raggiunsi il fiocco al centro delle spalle, lasciai che il nastro rosso scivolasse dai fori del corpetto lasciandomi finalmente respirare, l’abito mi scivoló sulla pelle fino ad accasciarsi ai miei piedi, Giler avanzó verso di me, mi prese per la vita e mi coricó sul letto, mi copri con le braccia il seno appena accennato
-Non ti faró del male-
Mi bació la fronte prima di voltarmi, le coperte fredde mi sfiorarono il ventre facendomi venire la pelle d’oca, si posizionó a cavalcioni sulle mie gambe piegandosi appena per arrivare al mio orecchio
-Chiara, ora faró in modo che tutti capiscano che in ogni caso tu sei e sarai sempre della grande Prussia-
La sua voce era un dolce sussurro, con la coda dell’occhio lo vidi rimettersi dritto con un sorriso beffardo a disegnargli le sottili labbra, l’osservai portare una mano all’impugnatura dello stiletto che portava alla vita, sbarrai gl’occhi
-Prussia?-
-Tranquilla…Chiara ora ti marchieró con il simbolo della grande Prussia cosi ché tutte le nazioni capiranno a chi appartieni…-
Sentii la punta fredda del coltello posizionarsi appena sotto la scapola e poi un dolore terribile e la lama che scorreva lenta appena al di sotto della pelle squarciandola con precisione, urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. Furono attimi interminabili, Gilbert cercó di essere veloce ma allo stesso momento preciso fece scivolare con abilitá la lama nella mia carne mettendo in mostra tutta la sua abilitá nell’uso delle armi bianche, mi voltai a guardarlo mentre le lacrime mi rigavano il volto e le mie urla risuonavano nella stanza, mi sorrise di conforto continuando a recidermi la pelle e poi il nulla.
Ero svenuta, quando mi ripresi la finestra era nuovamente aperta e il profumo dei fiori che Ungheria coltivava era entrato nella camera avvolgendomi, mi alzai lentamente sentendo a ogni movimento la schiena bruciai, mi osservai il torace avvolto da delle garze bianche
-COME TI È VENUTO IN MENTE?!-
La voce di Ungheria mi distrasse dall’analizzare le bende che mi avvolgevano, mi guardai in torno notando che le lenzuola erano pulite, compresi che non ero in camera mia, dalla divisa appesa all’anta dell’armadio capii che era la camera di Elizabeta, mi alzai lentamente dal letto affacciandomi alla finestra che dava sul retro della casa e li vidi Ungheria che urlava contro Gilbert
-Tu sei suo fratello maggiore!-
-Lei è della grande Prussia!-
Vidi Elizabeta colpire il volto di Gilbert con la mano, lo schiocco dello schiaffo risuonó nell’aria, rimasero fermi in quella posizione per alcuni minuti, lei ferma in mobile lo sguardo accusatorio posato sul volto di mio fratello, volto che era stato leggermente spostato di lato dallo schiaffo
-NO UNGHERIA!-
Urlai a affacciandomi maggiormente dalla finestra, non volevo che facesse del male a Gilbert, entrambi alzarono lo sguardo verso la finestra, Prussia sorrise spavaldo mentre Elizabeta lo fulminava con lo sguardo, si voltó a fissarmi
-Arrivo Chiara!-
Urló per poi tornare a guardare male mio fratello che continuava a sorridermi, gli diede le spalle sbuffando e sparí dietro l’angolo della casa per potermi raggiungere, tornai a guardare Prussia notando che aveva la spada al fianco, segno che ben presto sarebbe partito nuovamente, mi stava lasciando sola nuovamente, abbassai tristemente lo sguardo
-Hey sorellina devo partire per una nuova campagna, ma il magnifico me tornerá presto solo per la sua principessa!-
Dichiaró con la sua risata a denti stretti, gli sorrisi timidamente mentre una lacrima mi rigava il volto, lo vidi girarsi per incamminarsi verso i suoi uomini
-GILBERT!-
Lo chiamai sporgendomi ulteriormente di piú, la schina mi brució leggermente, si voltó con il suo solito sorriso
-VIPITENO SARÁ SEMPRE DELLA GRANDE PRUSIA!-
La mia voce risuonó per l’inero cortile posteriore, sorrise e prese la bandiera a uno dei suoi uomini alzandola in aria, gli sorrisi prima che qualcuno mi afferrasse il braccio per riportarmi nella stanza, vidi Gilbert salutarmi prima di girarsi verso i suoi uomini per partire…
Giá Vipiteno sarebbe sempre rimasta della grande Prussia anche se essa aveva cessato di esistere, anche se il suo esercito non avrebbe piú attaccato le grandi Nazioni con coraggio…il mio corpo sarebbe rimasto la testimonianza del suo passaggio, la mia pelle avrebbe sempre portato lo stemma della grande Prussia…sarei stata per sempre la sorellina di Gilbert…


SPAZIO AUTRICE
eccomi tornata con una nuova pazzia, Chiara torna a farsi viva dopo l'avventura con Inghilterra, muahahaha. spero vi sia piaciuta bacioni la vostra Fuxiotta95
 
 
  
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