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Autore: NoiseQueen    01/02/2013    1 recensioni
Sarah Manson è una famosa modella Inglese di origini Scozzesi ed ormai conosciuta come la ragazza di Oliver Sykes, cantante dei Bring Me The Horizon, anche se si sono lasciati da qualche mese.
Saranno fatti realmente l'uno per l'altra o rimarrà solo un ricordo?
(Sarah Manson è ripresa da Amanda Hendrick, l'ex ragazza di Oliver)
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Breathless.


Chiudiamo la chiamata dopo esserci messi d’accordo: mi verrà a prendere tra circa una mezz’oretta e andiamo nel nostro solito locale a prenderci il dannato frappè al cioccolato.
Il mio cuore riprende a battere fortissimo appena mi rendo conto di quello che è successo.
Sono mesi che non usciamo assieme.
Corro nella mia camera e metto dei leggins e sopra la maglietta un maglione scuro dato che farà sicuramente freddo fuori.
Mi trucco e mi sistemo i capelli giusto in tempo e poi esco dal portone.
Oliver è già ad aspettarmi dentro la sua Cadillac nera parcheggiata a fianco del marciapiede.
Abbasso lo sguardo e sorrido tra me e me.
Questa scena l’ho vista così tante volte, ma quasi mi sento come se fosse il nostro primo appuntamento.
Ricordo quando mi venne a prendere e mi portò al cinema a vedere una replica di Saw.
Passammo il resto della nottata ad inventare meccanismi strani per uccidere in modo lento e divertente le persone.
Sì, magari è un po’ macraba come cosa, ma quel momento era stato veramente perfetto.
Il suo viso è illuminato dallo schermo del cellulare acceso con cui sta giocando.
Busso sul finestrino e di colpo si gira a guardarmi come non se lo aspettasse.
Gli sorrido ed apro lo sportello.
“Così presto? Non pensavo ci mettessi così poco a prepararti.” Mi dice sarcastico sorridendo.
“Anche io sono felice di rivederti, Oli” Gli rispondo.
Ridacchia ed accende la macchina.
Il lettore cd parte automaticamente e riprende la canzone dove si era fermata:

 
“Passo i miei giorni sfogliando pagine,
cercando di trovare un modo per scappare da me stesso.
Come amore da dare, che ti lascia senza respiro.
Ora tutto c’ho che mi serve è una strada per capire cosa c’è nella mia testa.”

 
“Dovrei comprarmi l’album degli Asking Alexandria, mi piacciono molto.” Penso.
Il silenzio ci invade.
Parlare di silenzio con dell’Hardcore è strano, ma sento la tensione.
Guardo fuori dal finestrino, le case scorrono velocemente al mio fianco e le strade sono vuote; solo la nostra macchina sfreccia nel quartiere dove ormai vivo da qualche anno.
A metà strada decido di iniziare un discorso.
Rimango appoggiata al finestrino con la testa sorretta dal mio braccio:
“Non so se prendere il frappè al cioccolato o alla fragola..” Ammetto il più convinta possibile.
“Sei seria, Sa?” Mi risponde spostando per un secondo lo sguardo dalla strada per guardarmi.
“Si, perché?” “Non è da te non prendere il cioccolato!”
In effetti non ho mai preso nessun frappè alla fragola nella mia vita.
La cosa mi rende un po’ contenta. Dopotutto si ricorda anche delle mie minime cose.
“Oggi mi andava di cambiare gusto..” cerco di riprendermi.
Si rigira verso di me e mi sorride.
“Come va il tuo lavoro?” Mi chiede, sembra interessato.
Gli racconto gli ultimi risvolti tra cui il mio contratto con una nota  marca di Intimo Inglese e sembra molto contento che vada tutto a gonfie vele.
Parcheggiamo a pochi metri dall’entrata del locale.
Scendiamo dalla macchina e mi raggiunge sul marciapiede.
L’aria è gelida e tira un bel vento. Mi stringo nel mio cappotto.
“E’ davvero freddissimo” Dichiaro affondando metà del viso nella grande sciarpa.
“Dai, ora entriamo.” Si avvicina e mi stringe a se con un braccio dietro la schiena.
Mi irrigidisco, ma non se ne rende conto, lo ero già abbastanza per il freddo. Rimango con lo sguardo basso, mi lascio affondare nel calore del mio cuore e d’un tratto non sento più nemmeno un po’ di freddo, mi sento perfettamente bene.
Entriamo e siamo subito accolti da Claire, la cameriera ormai storica di questo posto.
“Ragazzi, da quanto non vi vedevo qui! Come state?” La donnona  bionda con il suo camice celeste e bianco ci fa strada verso il tavolino più vicino alle finestre, come piace a noi.
Ci sediamo uno di fronte all’altra e ci togliamo i cappotti.
“Va meglio qui dentro?” Si preoccupa.
“Certamente.” Gli sorrido sistemandomi i capelli all’indietro dopo che il vento me li ha scompigliati tutti.
Il locale è sempre rimasto uguale: pareti rosse con il soffitto di legno, le tovaglie bianche con il tavolino rosso e le poltroncine al posto delle sedie.
Ma la cosa che amo di più sono queste grandi finestre che si affacciano su un grande prato.
“Se tu prendi il frappè alla fragola, io lo prendo al cappuccino” Dice Oliver scappando fuori da dietro il quaderno del menù.
“Sei sicuro ti piacerà?” Lo guardo scettica.
“Non lo so, ma proviamo qualcosa di nuovo insieme!” Mi risponde chiudendo ed appoggiando il menù sul tavolo, sicuro.
Lo guardo e accetto, ma, non perché ho voglia di assaggiare quel frappè alla fragola, per ricominciare ad avere dei ricordi con lui.
Non so cosa si aspetta da questa serata assieme, ma, qualsiasi cosa sia, io voglio poterla ricordare al meglio.
 
“Il tour è andato bene?” Decido finalmente di chiedergli dopo aver ordinato i nostri nuovi frappè.
“Si, molto! Jona si è impazzito questa volta, dovevi vederlo!” Si sistema sulla sedia per raccontarmi meglio e continua: “Una sera eravamo ubriachi persi, eravamo a Franklin se non sbaglio, ed ha iniziato a togliersi la maglia e l’ha lanciata in mezzo alla strada. Ma fin lì tutto bene, poco dopo ha iniziato a sbottonarsi i pantaloni e stavo ridendo come un pazzo! Ricordo il tutto a pezzi, ma Matty è corso a fermarlo e Jona si è lamentato rumorosamente nel bel mezzo della notte. E’ stato bellissimo.” Sta morendo dalle risate e mi è riuscito a trasmettere tutta l’ironia della scena.
Non vedo i ragazzi da tanto tempo e un po’ mi mancano, mi mancano quelle serate a scazzo passate assieme. Magari a bere fino a che il nostro corpo non si rifiuta di buttare giù più niente, ma sono pur sempre delle bellissime serate.
“Nessuna foto? Avrei voluto vederlo!” Rispondo ridendo quasi quanto lui, ma d’un tratto si ferma e compre la risata con il suo splendido sorriso.
“Ah, Sarah, sai che non ci so fare con le cose sdolcinate.” Abbassa lo sguardo e poi immerge il suo viso tra le mani.
“Lo so bene, Oli, ma va bene così, che succede?” Allungo le mani fino alle sue braccia e lo accarezzo.
Sospira e poi si rialza.
“Mi sei mancata. E’ così strano essere qui con te, ma allo stesso tempo è normale. Non lo so, capisci? Io e te abbiamo passato una gran parte della vita assieme, questi mesi sono stati difficili. Ho dovuto lasciare le abitudini che avevo prima con te e probabilmente ancora non ci sono riuscito. Quando mi hai chiamato dopo tanto tempo è stato come un risveglio, come se qualcuno mi ha aperto il petto e mi ha rimesso il cuore dentro.” Si è fermato aspettando una mia risposta, ma ho veramente poco da dire.
“Oli, mi sei mancato tantissimo anche tu. Avevo bisogno di rivederti.”
“Ma devo dirti una cosa, penso sia giusto dirtelo.” Oliver si fa ancora più serio.
Mi irrigidisco.
 
   
 
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