Dopo la ribellione, tornai nel mio Distretto con Peeta e Haymitch.

Le nostre vite trascorrevano tranquille. Io cacciavo, Peeta sfornava il pane, Haymitch beveva, la vita nel Giacimento stava a poco a poco rinvigorendosi.
Ogni giorno andavo a casa di Haymitch a scovare le sue bottiglie di alcolici.
Ma un giorno andai a casa del mio vicino all'alba. Lui era ancora in piedi, barcollante, andava da una sedia ad un'altra bofonchiando. Il giorno prima avevo preso tutte le bottiglie dalla cucina, come aveva fatto a nasconderne altre?
-Ehi, dolcezza... non andare in soffitta... no...- Grazie Haymitch, ora so dove sono le bottiglie.
Posai l'arco e salii le scale. La soffitta era umida e in un disordine sconcertante. Era senz'altro un buon nascondiglio. Pensai di sbrigarmi, così sarei andata nei boschi mentre c'era ancora della foschia a mio favore. Aprii un baule polveroso e dentro trovai una lettera scolorita, un calamaio, vari libri. Quella lettera mi incuriosì particolarmente. Haymitch non aveva spasimanti, nemmeno a Capitol City. Con un sorriso beffardo sul volto, presi la busta. La carta era ingiallita, e la data era quella di qualche anno prima. Però il destinatario non era Haymitch. Era scritto lì, nero su bianco. La destinataria ero io. Mi sedetti su una panca. Le dita fremevano un po' mentre la verità si stagliava davanti a me. Cominciai ad aprirla, lentamente, con il timore di strapparla.
Ed eccola lì. La scrittura chiara e limpida di Gale. Era così tanto che non vedevo il suo nome stampato, o la sua scrittura. Ma sinceramente, non facevo che pensare a lui. La mattina nel bosco, quando prendevamo il doppio delle prede, grazie alle sue trappole e alle sue dita agili. Il sapore succoso delle fragole che raccoglievano in estate. Tutte le ore passate a insultare Capitol City. E a pranzo, non facevo che pensare a come Gale avrebbe giudicato il nostro pasto. E ogni pomeriggio ricordavo le passeggiate con lui, le occhiate d'intesa che ci scambiavamo. E ogni sera, prima di andare a dormire, ripensavo a tutti gli anni nei boschi, e come in così poco tempo io abbia cambiato la mia opinione, e a come tutto intorno a noi sia cambiato fino a farci allontanare.
Tutto questo mi attraversò in un lampo di secondo. Sospirai e con delicatezza aprii del tutto la lettera. I miei occhi grigi scorrevano avidi sulle parole in corsivo.

 “Cara Catnip,

sono Gale. Ti ricordi di me? Sono il ragazzo più grande di te che incontrasti tempo fa nei boschi. Sono il ragazzo che ti ha aiutata a cacciare. Sono il ragazzo che ti chiamava sempre Catnip.
Sono il ragazzo che ti ha amata sempre di più da quando ti ha incontrata. Sono il ragazzo che ti ha baciata nel prato. Sono il ragazzo che è stato frustato per aver cacciato nei boschi. Sono il ragazzo che ha sempre sperato, Katniss, che tu provassi qualcosa per me. Ma quando io ti dissi 'Ti amo' e tu mi rispondesti 'Lo so', capii che per noi non ci sarebbe stato futuro. Ma io ho sperato fino alla fine, Katniss, che tu mi amassi. Evidentemente non è così.

Ti amo, Catnip.

Ma dovrò comunque abituarmi al fatto che ora sei Katniss Mellark.
Torna da me.
Gale”

 Rilessi più volte, mentre il sole iniziava ad illuminare il Distretto. Alcune immagini affioravano, mentre ripensavo a qualsiasi cosa passata con Gale. Sulle labbra sentivo il sapore dei suoi baci, sul viso le carezze, dentro di me le sofferenze.
Le lacrime solcavano il mio viso, scendendo giù, frettolose, come se le tenessi dentro da anni.
E in effetti era così.
 

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Spazio autrice

Ok, se non si era capito, Gale aveva inviato questa lettera a Katniss, ma Haymitch l'aveva presa per non farla leggere né a lei né a Peeta. Il finale è un po' così, aperto, per fare immaginare al lettore se Katniss scopre di essere ancora innamorata di Gale, oppure no. Beh, spero di avervi lasciato con il dubbio (?)

Un bacio,
Gotribute