Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: FairyFrida    02/02/2013    5 recensioni
Era arrivata nel monolocale di via Primavera con una valigia troppo pesante anche per essere trascinata, i braccialetti dell'estate ancora stretti al polso e il desiderio di lasciarsi alle spalle tutte quelle inutili preoccupazioni che da sempre la tormentavano.
Una nuova città, un incontro fortuito. Tra cestini di ciliegie e lunghe camminate, la storia di due ragazzi, del loro amore e dei loro sogni.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



A Daniela,
perché è una ragazza splendida
e merita davvero
un vissero per sempre felici e contenti.
Ti voglio un bene infinito. ♥







Ricorderai d’avermi atteso tanto





Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi
un rapido sospiro.

G. Ungaretti





Si era trasferita da appena due settimane, Daniela, eppure già si sentiva a casa. Come se la città fosse stata impaziente di accoglierla nelle sue stradine contorte, tra i suoi palazzi settecenteschi, e sotto il cielo che spesso si tingeva di nuvole bianche e filamentose; Forlì era così diversa da Ancona, perennemente immersa in una grigia umidità che dopo anni ormai le dava sui nervi.
Era arrivata nel monolocale di via Primavera con una valigia troppo pesante anche per essere trascinata, i braccialetti dell'estate ancora stretti al polso e il desiderio di lasciarsi alle spalle tutte quelle inutili preoccupazioni che da sempre la tormentavano. Aveva tentato di rinchiuderle nel guardaroba laccato bianco e azzurro in cui aveva stipato gli orsetti di pezza prima di partire, ma sospettava che almeno la metà sarebbe riuscita a inseguirla anche nella sua nuova vita.
Il semaforo da rosso diventò verde, e Daniela pigiò i piedi sui pedali della bicicletta; le strisce pedonali scivolavano sotto le ruote mentre la tracolla marrone pesante di libri le sbatacchiava sulla coscia, al ritmo delle sue pedalate decise. Il mercoledì finiva lezione alle quattordici, chiudendo in bellezza con Cultura e letteratura tedesca.
Le era costato molto prepararsi per il test di ammissione alla magistrale in Traduzione specializzata; tante serate spese tra dizionari monolingue e penne biro continuamente scariche, nonché la rinuncia a una vacanza alle Baleari con Alessia, l'amica di una vita. Ma a sorpresa i suoi sforzi erano stati premiati, e i nonni avevano insistito a pagarle i primi mesi di affitto se fosse riuscita a trovare un monolocale prima dell’inizio del semestre.
Daniela girò l'angolo e subito venne raggiunta da un intenso profumo di funghi e sottobosco, proveniente dalle ceste che il fruttivendolo doveva appena aver esposto. I colori del suo banchetto erano pennellate sgargianti sulla pavimentazione grigia della strada: l'arancione luminoso delle zucche, il timido verde dei cespi di lattuga, i mazzi rosa dei ravanelli, il rosso scuro dei lamponi, gli acini vinaccia dei grappoli d'uva. Attirata dalla buccia dorata delle mele e dal fatto che per pranzo si era dovuta accontentare di una barretta ai cereali comprata di corsa alle macchinette, strinse i freni e scese con un balzo dalla sella, dirigendosi con sicurezza verso gli espositori della frutta.
« Hai bisogno? »
Un ragazzo circa della sua età uscì proprio in quel momento dal negozio portando tra le braccia una cassetta di pere, e Daniela si sorprese a visualizzare nella sua testa lo stereotipo di fruttivendolo che aveva in mente praticamente da sempre: un uomo di mezza età con una camicia a quadri e la caratteristica pancia dovuta a troppa birra. Confusamente pensò che il ragazzo che aveva di fronte doveva essere l'eccezione che confermava la regola - o forse la dimostrazione che gli stereotipi non erano così affidabili come avevano voluto farle credere.
« Sì: due di quelle mele lì, grazie » rispose, distogliendosi dalle sue riflessioni.
« Subito » le sorrise lui, poggiando la cassetta a terra. Daniela notò i suoi occhi verdi, concentrati nella scelta dei pomi più maturi, e il piccolo neo che aveva sul collo, proprio sopra la clavicola. « Ecco qui. »
Nel momento in cui lui le porse i frutti e lei gli diede in cambio una manciata di monetine, lo sguardo le cadde sulle sue mani: erano belle e grandi, e recavano piccole pieghe sul palmo, evidenti impronte del manico della vanga.
« È duro il lavoro nei campi? » gli chiese con cortesia, riponendo una mela nella tracolla e dando il primo morso all’altra.
« Abbastanza » ammise lui, stirando un angolo della bocca come in un accenno di sorriso. « Ma quello che ottieni ti ripaga di tutti gli sforzi. »
« Hai ragione » concordò Daniela, e i suoi pensieri corsero alla fatica e al sudore con cui usciva dalla palestra ogni venerdì sera; ma anche all’orgoglio e alla pura gioia dopo gli applausi di ogni spettacolo. A volte nemmeno un mazzo di rose in camerino valeva tanto quanto l’emozione del palco.
Non aveva fretta di rientrare in casa, quindi si sedette sulla panchina lì di fianco, appoggiando la bicicletta sul muro intonacato di fresco; tirò fuori dalla borsa la sua copia ormai lisa del Piccolo Principe in lingua originale e cominciò a leggere, i polpastrelli che lisciavano la carta ogni volta che girava pagina.
Aveva appena iniziato il suo capitolo preferito, quello in cui appare la volpe, quando vide avvicinarsi alla panchina il ragazzo che le aveva venduto le mele. Già durante la lettura aveva percepito più volte il suo sguardo posarsi su di lei, come una carezza reticente e timorosa; ma aveva preferito non sollevare il suo per timore di incontrare quegli occhi verdi e di arrossire senza riuscire ad evitarlo.
« Ehi, leggi in francese? » le chiese, sedendosi incuriosito accanto a lei.
« Sì » gli sorrise Daniela. Poi aggiunse: « Sono convinta che per quanto una traduzione possa essere ben fatta, non trasmetterà mai il preciso significato della versione originale. E poi il francese è molto più musicale e affascinante dell’italiano! »
« Ti trovo molto preparata » rise lui, ammirato, le pallide lentiggini sulle guance che si contraevano ogni volta che sorrideva.
« Studio al Montanari » rivelò lei. « Tu invece? »
« Lavoro con mio nonno, e quando mi chiamano do ripetizioni di inglese per pagarmi il corso di fotografia. »
« Sei un fotografo? » s’illuminò Daniela. Aveva sempre amato le diapositive e il modo in cui le emozioni e i profumi vi si appiccicassero come se fossero di carta moschicida; pensò alle scatole di cartone piene di fotografie che teneva nella parte bassa dell’armadio, ed ebbe un moto di nostalgia al ricordo delle estati passate al mare in compagnia delle amiche del liceo.
« Ci provo » sospirò lui, una nota di frustrazione nella voce. « Non si finisce mai di imparare, e a ogni lezione per un motivo o per l’altro finisco sempre per sentirmi ancora un imbranato alle prime armi... »
« Dovresti credere di più nelle tue capacità » gli suggerì Daniela. « Scommetto che sei un ottimo osservatore, è questa è una dote di partenza che non devi sottovalutare. »
« Che cosa te lo fa pensare? »
Daniela ricordò il modo in cui lui aveva guardato le mele, come se avesse cercato di vederle davvero, sotto la luce ingannevole del sole. Avrebbe voluto tanto che uno sguardo simile si posasse su di lei.
« È un’impressione » gli disse però, celando i sui reali pensieri. Un campanile poco distante rintoccò quattro volte, e a Daniela per un momento parve di essere la protagonista di una fiaba, spronata a tornare a casa dal suono calibrato delle campane. « È meglio che vada; devo ancora finire di scrivere il commento a un saggio per domani mattina. Comunque io sono Daniela » si presentò, la mano destra che saliva a sistemare dietro l’orecchio una ciocca sfuggente.
« Come il quinto album di Mietta, Daniela è felice » osservò lui, una luce divertita negli occhi. « Io invece William, come Shakespeare. »
« Sei inglese? » gli chiese lei, sollevando le sopracciglia in un’espressione di stupore.
« È mio padre l’inglese in famiglia » spiegò William. « I miei si sono conosciuti a Birmingham, mentre la mamma era in Erasmus; si sono tenuti in contatto e dopo un paio d’anni papà l’ha raggiunta in Italia. »
« Per questo dai ripetizioni di inglese » concluse Daniela, alzandosi e recuperando la bicicletta.
« Già » confermò lui, distendendo le gambe e facendosi scivolare sul bordo della panchina.
« Allora se quest’estate avrò problemi con linguistica inglese saprò chi chiamare » scherzò Daniela.
« Credi in te stessa » la spronò William, accompagnando il tono di voce rassicurante con un sorriso sincero. « Me l’hai insegnato tu, ricordi? »



Otto mesi dopo ~

Sotto il cielo di giugno lavato dalla pioggia del giorno prima, Daniela studia sulle dispense di letteratura ormai sgualcite; le sue gambe tese sono accavallate e la sua schiena è appoggiata al basamento della statua al centro di piazza Saffi.
Sono cambiate tante cose da quando è arrivata a Forlì in ottobre. Un paio di trenta sul libretto prima immacolato, un piccolo tatuaggio sulla scapola sinistra, qualche riflesso rosso ciliegia sui suoi capelli castani. E poi c’è lui, William, con le sue tasche piene di foglietti e la sua inseparabile Nikon; seduto accanto a lei, osserva la luce del sole posarsi sui palazzi e sul campanile di San Mercuriale e poi sciogliersi nelle strade.
Daniela solleva lo sguardo dagli appunti e lo posa sulle All Star verde bottiglia di William, un po’ strappate sopra il tallone. Pensa a quanta strada hanno fatto, quelle scarpe, insieme alle sue; le viene in mente quella volta in cui sono andati a Firenze in treno, per fotografare la cupola del Brunelleschi, e la lunghissima passeggiata che hanno fatto a Bologna, sotto gli archi del portico che da porta Saragozza arriva fino al Santuario di San Luca. Daniela si accorge di quanto otto mesi siano obiettivamente pochi rispetto a cinque anni o a una vita intera, eppure crede di non sbagliarsi nel definire quegli otto mesi tra i più belli che abbia mai vissuto. Anche le sue preoccupazioni e i suoi prima frequenti attacchi d’ansia hanno ora imparato a stare al loro posto, intrappolati nel guardaroba. E le rare volte in cui emergono ancora, c’è William, che la fa sorridere con una manciata di ciliegie e una fotografia che le ha scattato di nascosto un paio di settimane prima.
« Ti ricordi quel pomeriggio in cui avevi da fare quello studio sulle nature morte? »
« Me lo ricordo » conferma lui. « Mi avevi mangiato la melagrana, ed era il fulcro della composizione. »
« È vero » ride Daniela. Poi però torna seria. « Ecco, dopo che mi hai rincorso per tutta la stanza - e io avevo il fiatone, perché sono una ballerina, mica una velocista! -, è stato in quel momento che ho capito di essere davvero felice. »
William sorride, con quell’espressione carica di dolcezza e di affetto che Daniela ha già visto più volte, nei suoi occhi verdi. William non ha un sorriso perfetto: c’è quell’incisivo scheggiato che si è procurato da piccolo, mentre giocava a football americano nel campetto dietro la scuola; Daniela ha riso tanto quando lui gliel’ha raccontato - stavano guardando Noi siamo infinito, probabilmente per la ventesima volta, e i Devils si erano appena aggiudicati il punto decisivo per la vittoria della partita.
« Andiamo a prenderci un gelato » le propone lui, d’improvviso, alzandosi e offrendole la mano. Lei la afferra, come ha già fatto numerose volte; le sue esili mani espressive da ballerina nelle mani grandi e forti di lui, un binomio che hanno scoperto sembra funzionare davvero. William le posa un bacio sulle labbra, e, avvolgendo la sua nuca con un braccio, Daniela rivive la magia per cui ogni loro bacio sia allo stesso tempo simile e diverso dal primo, timorosamente rubato sotto un ombrello quel giorno in cui lui l’ha accompagnata fino al portone sotto casa.
« Se stai cercando di farmi mettere su qualche chilo riempiendomi di gelato, sai che non funzionerà, vero? » lo ammonisce, colpendogli il braccio con il piccolo pugno.
William ride, e mentre lasciano piazza Saffi, Daniela si sofferma a guardarlo, lui con quelle sue imperfezioni che lei ama tanto, con quello sguardo sempre diretto e penetrante, con la sua bontà così spontanea; pensa a quanto ha atteso di avere accanto una persona simile, e inevitabilmente sente sfuggire dalla sua bocca un rapido sospiro, che le contagia anche gli occhi, umidi di emozione.
« A cosa pensi? » le chiede William, incuriosito dalla sua espressione serena.
« Che Charlie ha ragione » annuncia Daniela, aprendosi in un sorriso radioso. « In questo momento noi siamo qui, e stiamo vivendo. E questa è l’unica cosa di cui m’importa. »
William annuisce, poi intreccia le dita con le sue, suggellando la tacita promessa secondo cui anche lui farà il possibile e l’impossibile per non dimenticarsi mai di tutto questo. Estrae l’iPod dalle tasche e, dopo aver districato i fili degli auricolari, le passa una cuffietta. E l’ending di Noi siamo infinito scoppia nelle sue orecchie e nel suo cuore come fuochi d’artificio.
















Frida’s corner ~

Okay. Le note saranno lunghe e dolorose, quindi mettetevi comodi.
Partiamo dal setting, cioè Forlì: non ci sono mai stata, ma visto che sono particolarmente fissata con la credibilità delle ambientazioni delle mie storie, mi sono documentata (ringrazio a tal proposito lo Street View di Google Maps XD), e ho cercato di dare riferimenti reali: sia piazza Saffi che via Primavera esistono davvero, e se un giorno capiterete a Forlì potrete sedervi anche voi sotto la statua al centro della piazza. Stesso discorso per la specialistica frequentata da Daniela, di cui “il Montanari” è la sede.
Invece, per quanto riguarda l’album citato da William, Daniela è felice di Mietta, ammetto di non essere affatto esperta in materia, né di aver fatto sufficienti ricerche: avevo bisogno di una Daniela famosa per fare il paio con Shakespeare, ma visto che non ho trovato nessuna celebrità universalmente conosciuta, ho deciso che il titolo di un album poteva essere accettabile. XD
Infine, il misterioso (spero per voi che non lo sia, e che già lo conosciate u_ù) Charlie citato da Daniela non è altri che il protagonista di Noi siamo infinito, film che uscirà nelle sale italiane il 14 febbraio e che TUTTI voi siete obbligati caldamente invitati ad andare a vedere, perché è la pura meraviglia. (L’ending del film non ve lo anticipo - ma per chi lo volesse, qui il link.) Bene, dovrei aver finito con le note riferite alla storia (ah, se vi interessa qui c’è il tatuaggio che ho pensato per Daniela :3); di qua in poi, se già state dormendo sulla tastiera, siete esonerati dalla lettura. (A parte Caterina, che deve proseguire u_ù).

Domani compirò tre anni qui su EFP *_*
Non farò discorsi strappalacrime, perché l’autocommozione è da masochisti e io masochista lo sono già abbastanza, Caterina lo sa. Volevo solo ringraziare (anche se probabilmente i tre quarti dei citati in causa non staranno leggendo) sia le persone fantastiche che ho conosciuto (e voi sapete che mi riferisco a voi in particolare), sia quelle da cui ho imparato molto senza che ne siano venute a conoscenza. Sono stati tre anni diciamo di svolta, qui nella mia vita reale, e EFP è stata una costante che mi ha fatto compagnia, sia nei momenti difficili che in quelli sereni.
E ora a noi due, Caterina. In realtà non so bene che dire, se non che spero con tutto il cuore che ti sia piaciuta, visto anche che te l’ho fatta agognare parecchio, questa storia. Quello che volevo specificare, però, è: anche se io non compaio, tu lo sai, che se mi farai un po’ di posto nel tuo monolocale in via Primavera, io sarò felicissima di essere la tua coinquilina. ♥

Bene, queste note sono state così epocali che mi sono addirittura dimenticata per un momento che questa è la prima Originale che pubblico (nonché una delle prime che scrivo), quindi ora, colta da troppa emozione, scappo a guardarmi Il principe Caspian, sperando di non ricevere troppa frutta marcia.
A te che stai leggendo ancora questa frase, va il mio più sentito grazie per avermi sopportata fino a qui. ♥

Frida



   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: FairyFrida